E' un amore primordiale quello che sembra muovere la penna
ispirata di Rosemily Paticchio, una vera rivelazione poetica, a mio parere, di
questi anni; ed è un ingresso prorompente e meritato, perché nella poesia di
Rosemily si nota subito quella forza, quella determinazione e quell'afflato che
alimenta di continuo il verso, in un susseguirsi cadenzato di dichiarazioni, di
immagini, di emozioni. E' una poesia da "principio", dove la nostra
poetessa vuole collocare il punto essenziale del mondo, scaturigine di tutte le
cose: "Prima di tutto era la gioia di neve, l'improvviso stupore del
ghiaccio...". Una genesi quasi biblica, che vede però perdersi l'umanità
quando sarà il momento di separare il "Sogno" dalla cruda realtà
fisica di un mondo in perenne evoluzione.
Proponiamo qui di seguito alcuni brani della silloge,
intitolata appunto "Incipio", pubblicata da L'Arca Felice Edizioni;
gli amici lettori che ci seguono potranno, come sempre, lasciare un loro
gradito commento.
La foto di copertina è di Rossella Venezia.
***
Prima di tutto era la gioia di neve
l’improvviso stupore del ghiaccio
nel contatto gelido
era la corolla a invocare il bocciolo
il nettare a contemplare la sostanza.
Prima di tutto era l’assenza straripante di colori
era l’insieme riassuntivo dei teoremi
la grazia nascente di un batterio
nel primitivo pulsare di elementi.
Prima di tutto era un nome
senza nome
l’impronunciabile antimateria
che declinò in polvere
autografata da uno zero.
Prima di tutto era la fiamma
che bruciava lenta senza sapere
la matrice che coniò il primo stampo
Era la gestazione di un seme
un agguato teso alle sorgenti del sole
un sogno dentro al sogno
una lotta sovrumana contro il tempo.
***
Poi venne... la Separazione dal Sogno
Qui vi è il margine di separazione
dal Sogno
che
il silenzio oltrepassa sulle punte
e
un librarsi d’ali spinge nel vento
come
tempio sospeso tra nubi
con
l’arcata che pende dal cielo
e
arcobaleni finemente illustrati
quali
nicchie di un abside esterno
che
l’andar via sottile dei corpi
lo
svestirsi degli abiti
in
un soffio di voliera azzurra
rende
la gabbia possibilmente semichiusa
sulla
zona d’ombra di un micro-universo
e
gli uccelli in suoni convulsi
eseguono
melodie incendiate
a
ritmo crescente.
Potremmo
salpare qui dove le sponde
di
muschio bianco videro le gondole
migrarsi
oltre l’Oceano della Scienza
perduto
sulle scie d’incenso!
***
Incipio
Io
non partecipo all’incipiere del
giorno
non
odo i trilli delle albe pungenti
ma
dimoro soltanto
nei
posti estesi prescelti dalla mente
tengo
la rotta scura del crescersi diverso
ho
bocche da sfamare
come
lupe d’inverno
espressioni
aperte a colonizzare
le
visioni di un insieme
orifizi
tesi a cogliere il soliloquio
di
un dialogo imperfetto
Imperfette
Desinenze.
Nessun
posto abitai per intero
ma
gravitante fui tra i boschi
rigogliosi
di un tempo
dove
poggia il morbido piede
dorme
il mio ventre allegro
sulle Tracce
dell’ombelico
profondo
le
andature distorco sul sentiero.
E
se così pervenni alla nascita
a
non sbavare i contorni
ciò
che tremo in fondo è l’orlo
non le cime
più alte.
***
Eco di Fantasia
In
questo vago dolce nutrimento
s’aggira
inquieta una flotta di segni
d’incerti
voleri dissolti
al
brillare di sguardi lucenti
ogni
presenza in barca ciondola
tenendo
stretto tra denti di piombo
il
suo sogno integerrimo.
L’acqua
che proviene sublima
la
superficie del vetro
sui
ciottoli fragranti di passi.
Che
sia un’eco di
Fantasia
o il frantume di schegge taglienti
di
per
sé vuotoflesse
se sostare soffoca il fiato
se la salvezza di
un
lume è esigere
l’Enigma esistente
sulla carrucola di sogni e desideri
Andiamo pure!
Un
grande atrio spalanca l’emisfero
ricevendo
il rosone dei viventi
il
cui esercizio dei poteri è immenso
nel
contrappasso che genera l’ascesa
lo
scioglimento del rosario ai vespri
50
grani fluorescenti al tocco intenso
di
membrane e particelle
che
in congiunzione cercano gli anelli.
Ma in fondo è debole la mensa
e si resta in preghiera
nei nostri umili panni lisi.
***
Spazi segreti
Come
esiste mughetto tra i fiori di campo
esiste
luogo d’incanto
che
non risiede ma ci ho visto viaggiare
su
battelli sospinti a vapore
la
creatura leggera e slanciata
a
pochi passi da Dio
con
l’anima assetata di cristallo
straripante
di petali e forme
nel
respiro un infuso di tisana
e
vapori di agrumi sul volto
coinquilino
dell’erba rugiada.
Sorge
eterno e complanare all’altro
incolmabile
Spazio a Spirale
scavato
nel tunnel di un ipotetico viaggio
mentre
intorno è pieno di ordigni
pronti
all’implosione
vaganti
sulla polveriera nera.
Luogo in cui Realtà,
Sogno
sedimentano nel
mucchio informe
nello stesso agro infinito s’affollano
in giacimenti sorgivi
Vanno su locomotive fumanti
interminabili spazi segreti.
***
Dendros_01 (Anima mundi)
Nella sosta lieve, nella veglia profonda
nel riposo inviolabile
di
una
foresta in_vergine
dimora d’illusorio nonessere
si carica il solfeggio di uccelli
con armonie di tempere a fresco
s’ode il canto della dura corteccia
narrante la sinossi di un albero e dei suoi
anelli.
Udire i rami è di alto intelletto
le spirali traboccanti di segni
la sfilatura dei tralci
e tessitura di sfere concentriche!
Si dilata nei
polmoni aperti una chioma
dai
fitti misteri a tratti s’inchina
con la direzione del vento, a tratti si ferma
con lo sguardo rivolto a rotondità di cielo
come un magnete che si beve la luce
per fotosintesi del piccolo progetto.
Ogni ramo è un abile arciere
che la
lancia affonda nel
petto di un confitto
orizzonte
e sul
sipario fecondo e redditizio
si riflette
tutto il bagliore suo
Anima Mundi!
***
Dendros_02
(Via del Silenzio)
Nel segreto dei
boschi
s’inoltra un cammino
di
segnacoli accesi per la Via del Silenzio
di
una stele raminga sul prato
che pigia gli apici dei clandestini rigagnoli
i molteplici antri cardiaci
di
minuscole larve
sommerse.
Ora è un pioppo dallo spacco tortora
ora un cipresso
la cui ombra è il sottobosco di un regno
le propaggini un osservatorio immobile
orientato a nervo scoperto
verso il mantello cucito di pelle.
Sembra fermo il ventricolo destro
eppur si muove
rigenerato di
linfa nel sangue
sembra ferma la rugiada appesa
eppur si sfracella
Figliando Goccioline
ogni goccia è un riverbero di arteria
un sussulto nel silenzio della selva.
Muto è il ramo ad imperare
sull’abisso del pineto
muto è il passo d’animale o uomo
sulla stola d’aghi pungenti,
come
l’Abitare d’ogni quieta creatura
con
un solo gesto di presenza.
Rosemily Paticchio, poetessa leccese, esordisce in campo letterario nel 2012 con la pubblicazione della raccolta poetica “Prima che i germi”, nell’ambito del volume antologico “Retrobottega 2” (CFR Edizioni), con saggio critico di Gianmario Lucini, e successivamente con il libretto di poesie “Incipio” per la collana Coincidenze di Arca Felice Edizioni, a cura di Mario Fresa. Negli ultimi anni ha pubblicato suoi componimenti in varie antologie di Perrone Editore e partecipato a concorsi letterari, vedendo pubblicate alcune poesie nelle relative raccolte antologiche; altre sono state selezionate e pubblicate nell’ambito dei Premi “Verba Agrestia 2011” (Lietocolle) e “Dal manoscritto al libro 2010” (Perrone). Alcuni suoi contributi poetici sono apparsi su riviste letterarie, blogs e spazi on line dedicati alla poesia. Ha pubblicato racconti sulla rivista per ragazzi “Un due tre stella” (Lupo ed.) e collaborato con artisti operanti sul territorio locale, curando i testi creativi di mostre fotografiche e installazioni.
Grazie per l'attenta analisi, per aver trovato i fuochi che alimentano la vera sorgente in questa intensa "visione" dei versi. Un caloroso saluto!
RispondiEliminaRosemily P.
Grazie dell'intensa, plastica ed efficace introduzione alle poesie di Rosemily Paticchio, una poetessa capace di colori vividissimi e di accensioni di fuoco: siamo contenti di aver pubblicato la sua eccellente opera prima.
RispondiEliminaCon un caro saluto,
Ida Borrasi
Edizioni L'Arca Felice
La raccolta di Rosemely Paticchio è all'esordio un dono di poesia formidabile. Entra di forza nel genere lirico che avrà nel tempo il suo carisma, in quanto appartiene inequivocabilmente alla storia. Tonalità, metafore, forme, immagini di rara perizia, di sorprendente fruibilità elegiaca.
RispondiEliminaI contenuti di eccellenza e di rarità per -un'opera prima- che deve di sua necessità fare un "iter" vi sono, e sono di ottima qualità. Quello della Paticchio sembra ormai avviato, e se non lo capisce la critica, credo sia insufficiente a traguardare opere degne al processo della Storia letteraria. Auguro a questa poetessa, il migliore successo auguri sinceri- Ninnj Di Stefano Busà