domenica 23 agosto 2020

Le "Indiscrezioni dal fortilizio", di Sergio Carlacchiani


È straordinario come i poeti, nel produrre e pubblicare una loro raccolta, riescano molto spesso a indovinarne il titolo. Nel senso che il titolo è senz'altro l'indizio principale, una sorta di passepartout, che aiuta il lettore a situare tutta la costruzione, l'idea, il progetto poetico dell'autore in un determinato ambito significativo. Una sintesi essenziale, dunque, che forse soltanto i poeti più "profondi" e impegnati hanno. Non è da meno sicuramente Sergio Carlacchiani, che sorprende tutti con questo titolo che è tutto un fitto programma, è il caso di dire: "Indiscrezioni dal fortilizio", edito recentemente da RPlibri di Rita Pacilio.
Dicevo sorprende, in quanto Sergio Carlacchiani non è affatto un nome nuovo nella poesia: artista poliedrico di grande talento, attore, performer, lo abbiamo ascoltato tantissime volte recitare alla perfezione poesie di grandi autori e di autori meno noti, con quel suo timbro dolce-grave, da attore esperto e consapevole della sua maestria e professionalità. Quindi, è certo che il nostro Sergio sappia che la poesia, quella sua come quella degli altri, va trattata con delicatezza e rispetto, va interiorizzata nel proprio spirito o anima o cuore che dir si voglia, cioè con la consapevolezza che si sta trattando un insieme di parole, di pause, di sfumature, di echi, che complessivamente ri-costruiscono una forte verità emotiva, un senso nuovo da dare a ciò che si avverte normalmente nella fretta del vivere quotidiano. Sergio Carlacchiani ne è doppiamente consapevole perché oltre ad essere poeta produttore di versi, è poeta nell'interpretare i versi degli altri, nel tradurli, nel commentarli, nel fotografarli e nel dipingerli.
Ma è poeta soprattutto per se stesso, quando esplode, ma in modo controllato e coerente, nella sua arte complessiva, integrando perfettamente le parole con le immagini e con i suoni della sua stessa voce, forze creative innate nella sua spiccata personalità d'artista completo.
Dal "fortilizio" egli osserva attentamente il mondo e l'umanità. Non è un trincerarsi velleitario e asettico dietro una metafora di paravento per uscirne con anatemi e frasi fatte sulla disgregazione del mondo, ma è un effettivo contaminarsi e integrarsi con la realtà esteriore, pur tentando di schermarsi all'interno di un presidio ritenuto, almeno in certi momenti, punto di base per riflettere con serenità.
E il tutto può riassumersi nel titolo del primo brano che ho scelto per questa discussione sulla poesia del nostro Sergio: "Siamo poesia matasse di nuvole da disbrogliare". Ahimé!, compito assai arduo, per il poeta e per noi tutti, che cerchiamo una realtà facile e diritta, sfrondata da tutte le inutili e deleterie sovrastrutture, pregiudizi, distorsioni e negatività con le quali di solito ci accompagna lungo la vita.
Sergio Carlacchiani utilizza ogni canone creativo per esprimere questa realtà sfrangiata o addirittura distopica: versi, immagini, suoni sottintesi. La parola all'interno del verso si autosostiene, slegata eppure tassello indispensabile di un mosaico più grande e percepibile con attenta lettura. Poesie libere, come libero è l'afflato che le collega tutte verso un mondo dove regni una maggiore schiettezza e semplicità di sentimenti e di rapporti umani. Una poesia che diventa a volte discorsiva, propositiva, indicatrice, ma mai dichiarativa: sempre coerente con la linea del disordine esistenziale contingente, pur denunciandone la complessità e la pericolisità.
E in effetti, le sue sono solo "indiscrezioni", con le quali, umilmente ma con grande sagacia poetica, il nostro Sergio Carlacchiani, dal suo "fortilizio", riesce a indicarci una possibile redenzione.
Lasciamo ora ai nostri cari lettori la possibilità di aggiungere ulteriori gradite riflessioni, dopo avere letto i brani seguenti, tratti da "Indiscrezioni dal fortilizio", di Sergio Carlacchiani.


Testi tratti da "Indiscrezioni dal fortilizio", di Sergio Carlacchiani, RPlibri, 2020


Siamo poesia matasse di nuvole da disbrogliare

Anime belle siamo fantasia incontri casuali velati di malinconia
ottime scelte marionette senza fili preghiere diventate musica
conforto che l’esistenza propone nello smarrimento quando
il tempo è sospeso tenuto vivo dalla parola indefinibile salvata
dal manicomiale chiacchiericcio anestetizzante d’un pedante
niente borghese che tutto vuole inghiottire siamo strani ritratti
scontornati dal vento parliamo ai silenzi di tesori chiusi dentro
imperscrutabili solitudini siamo come voli sospesi leggeri sacri
chiamati dalla bellezza al sacrificio di schiudere ostili oscurità
colme di sofferenza che nell’aldilà accompagnano e resistono
con lo sguardo imperturbabile aperto rivolto a un cielo di vita
che sbroglia matasse di nuvole per farne poesia a Dio gradita.


***

Dio fluisce gioioso

M’inoltro in un sentiero di campagna
so di regalarmi un tempo incantato
rapisce una qualsivoglia apparizione
straordinaria ogni volta come dorata
la luce mossa da un vento spensierato
la corsa a perdifiato sopra l’erba viva
mi riporta indietro alla fanciullezza
immutabile carezza come fosse
la prima volta d’un epoca lontana
la vita a volte segue un rimpianto
ti lascia muto a invocare un affetto
in un silenzio che non è solitudine
ma in-canto gioioso respiro vitale
che scorre invisibile inafferrabile
dalla terra all’aria è il benevolo Dio
che ogni rio peccato e colpa sperde
il cielo svaria sulle selvose montagne
le nuvole inseguono scrutano il verde.


***

Angelico inconsentibile!

In questa specie di gelido deserto
mi sento un preambolo imbrigliato
libero dal fuoco delle apparenze
incessantemente nello stupore
osservatore umile servo creativo
differenziabile instabile mobile
che si lascia calpestare dal sole
interrogare stravolgere dal caso
accidente metafisico della creazione
essere dal cuore tatuato colorato
una fioriera autentica di sorprese
atto diretto di/segno incomprensibile
dal mero punto di vista umano terreno
persino vocale astrale angelico divino
indicibile inascoltabile inconsentibile!


*** 

Il poeta e i suoi crimini

Non volevi scomparire per sempre
accennasti alla trascendenza agli
spiragli di luce sussurravi piani altri
volevi rovesciare il poetare costituito
hai perduto sconfitto dalle parole vane
hai scommesso su errori troppo facili
c’era un via umile alla comprensione
nella verità della propria autenticità
ora perché poeta le scrivi sconnesse?
Quale recondito speciale significato
cerchi non sarebbe meglio silenziarti?
Adesso non piangere crepuscolare sei
nel reclusorio nessuno ti vede né ti sente
ti sei indebitato hai dilapidato un patrimonio
di versi ti verranno a pignorare tutti i libri
questo ora è pentiti almeno o vergognati
molti avrebbero scommesso sulla tua verità
ormai tutto ciò che scriverai sarà ingiustificabile
l’oscurità ti regalerà quell’intervallo che ti spetta
adesso ricomponiti insignificante non sei più vivo
i giorni dell’abbandono saranno la tua produzione
più interessante nel disagio troverai un anelito vero
d’appartenenza l’ineluttabile decadenza ti divorerà.


***

Scandagli

Mi lascio vivere da ogni crocefissione che appare
affacciato alla finestra d’una libertà senza significato
ferito d’ansia processo l’ingenuità del resistere
il mondo s’è scambiato i vestiti non si appressa
l’ora è perduta irreale nell’infinita sottrazione
l’ombra se ne va sola sciolta da ogni legame
inabissata in una malinconia ormai incorniciata
continuano i malintesi col sonno fuori di ragione
sono come il giorno intrappolato nella notte
seduto al tavolo della cucina attendo gli avanzi
della mattina per fare smunta colazione di luce.


Nato a Macerata nel 1959, Sergio Carlacchiani (pseudonimi: Karl Esse - Sergio Pitti - sergio e Basta!) è performer, attore, doppiatore, poeta e pittore. Direttore artistico di varie rassegne teatrali tra cui ricordiamo: “ Poeti e Poesie da Decl/Amare ; “Civitanovapoesia”, Festival Internazionale di Live Poetry ; “Poesia inVita”, Festival di Poesia Declamata e “Vitavita” Rassegna Internazionale di Arte Vivente. Si è occupato di poesia lineare, visiva, concreta, sonora e di mail art. Ha pubblicato nel 1979, “Poesie”, per la Collana Poeti D’oggi, Gabrielli Editore, Roma; nel 1983, “Quadri di Parole”, a cura dell’Associazione per le Ricerche sulla Scrittura, Grafi che Cardarelli & Casarola Editore, Monte San Giusto, Macerata; nel 1987, con lo stesso Editore ha pubblicato Quadri di parole 2. Dal 2016, dopo un lungo periodo d’inattività ha ripreso a scrivere e nel 2020 è prevista una nuova pubblicazione di sue poesie. Si è formato come attore, presso la scuola del Minimo Teatro di Macerata. Ha seguito diversi corsi di perfezionamento e specializzazione. Ha conseguito a Roma il diploma d’impostazione e uso della voce e tecnica del doppiaggio cinematografico, sotto la guida del maestro Renato. La foto “Indiscrezioni dal fortilizio” è opera di Gianfranco Mancini Cortesi. Da molti anni si occupa di porgere la poesia in maniera multimediale e spettacolare. Tra i tanti recital tenuti, da ricordare in assoluto quelli a Recanati, presso il Colle dell’Infi nito, il 29 Giugno 2010, e 2014 in occasione delle Celebrazioni Leopardiane (prima di lui Gassman, Bene, Albertazzi, Lavia, Giannini, Bucci...) Visto il grande consenso e favore di pubblico e di critica Casa Leopardi gli ha chiesto d’interpretare, in sala d’incisione, una selezione di Canti leopardiani. Nel 2011 la Giacomo & Giacomo SRL li ha poi editati in un cd “O graziosa luna, io mi rammento...” che si trova in vendita con il fi lm di Martone “il giovane favoloso” nel Museum shop di Casa Leopardi. Sergio Carlacchiani ha un canale su YouTube, una sorta di Biblioteca Sonora ad Alta Voce che può contare più di 15.000 sue interpretazioni, registrate dal vivo o in studio, che danno voce a poeti, scrittori, fi losofi , dall’origine dell’umanità ad oggi, di tutti i paesi del mondo. Affatto di secondo piano è la sua attività di pittore. Artista interdisciplinare, attraversa le ragioni del proprio operare servendosi di linguaggi, forme e materiali, sempre diversi, aff ermando così la sua identità come entità complessa e frammentata, secondo i modi di una sorta di eclettismo che non si preoccupa tanto della “coerenza stilistica”, quanto dell’intimo legame, ogni volta da inventare e scoprire, tra idea e materia, tra la forma e la sua ragion d’essere. Numerose sono le sue mostre personali e collettive di pittura, scultura e poesia, altrettante sono le performances, gli happening e i vernissages realizzati in diverse città italiane ed estere. Le sue opere, recensite da quotidiani e riviste specializzate, sono state esposte in tutto il mondo e sono presenti in alcuni tra i musei, gallerie, biblioteche ed istituti tra più importanti d’Italia e d’Europa.



mercoledì 5 agosto 2020

Michela Zanarella e la sua "Filosofia del sole"


Luce – sole – cielo – amore… Su queste quattro parole Michela Zanarella fonda la sua "Filosofia" poetica, riunendo in un pregevole testo i suoi versi che parlano liricamente, dicendoci di una realtà interiore in fermento, pronta ad offrirci e a proporci lacerti di verità assolute, quelle che noi tutti mettiamo in sott'ordine ritenendole non adatte o addirittura inutili alla vita cosiddetta razionale di tutti i giorni!
Con "La filosofia del sole", Michela Zanarella, poetessa romana di spessore, propone con un'opera in versi compatta e fluida, le innumerevoli verità della vita e dell'uomo, fondando il suo dire poetico, per l'appunto, principalmente su quei quattro termini e costruendo su di essi e tramite essi, un progetto filosofico-poetico completo ed eccezionalmente convincente e appagante.
La ricerca di una linea esistenziale libera e svincolata da ogni compromesso, da ogni legame costrittivo, anche per necessità sociale, lavorativa, comportamentale, è sempre stata una prerogativa degli spiriti liberi, e in particolare degli artisti e dei poeti. Il contrasto tra vita reale e vita desiderata è evidente, e in Michela Zanarella questo contrasto si esplicita attraverso i suoi versi de "La filosofia del sole": "Guardare quello che resta del sole / mentre la luce si aggrappa alla sera / e chiedersi quanto ci sia di noi / fuori dal corpo", afferma la nostra autrice (pag. 23). È la riflessione consapevole su un'esistenza altra, diversa da questa materiale e corporale, dove le leggi fisiche e anche quelle del vivere sociale, impongono restrizioni e legami (al di là di ogni retorica o morale o etica, nel bene e nel male): una esistenza che sta oltre, non parallela a quella attuale, dove la verità, la luce, il cuore, il sole, siano gli elementi primevi, fondamentali, in grado di liberare l'uomo dal fardello materiale e razionale della corporeità.
Non è una ricerca del trascendente, o anche dal punto di vista religioso la speranza di una "vita migliore" che l'anima buona guadagna dopo la morte. Michela Zanarella aspira adesso, e non "dopo", a questa libertà, inneggiando al sole e all'amore, e come tutti gli eccellenti poeti, anche lei si prodiga con i suoi versi ad indicare e a suggerirci una possibilità di riscatto dalle ombre e dal peccato, una sorta di redenzione dalla materialità delle cose, che si rispecchia nella purezza del cielo e "gioca" con quei quattro termini, ricostruendo un mosaico di autenticità di vita, quale in effetti dovrebbe essere il nostro arduo percorso su questa terra.
A volte si realizza un libro di poesie mettendo insieme vari testi slegati tra di loro, magari rispondenti esclusivamente ad un percorso temporale dell'autore. Michela Zanarella dimostra invece, con "La filosofia del sole", ma certamente anche con la sua produzione poetica precedente, di possedere un progetto chiaro e costruttivo da proporre,  con contenuti e forma stilistica di grande pregio ed efficacia.
Proponiamo ora ai nostri lettori alcuni brani tratti dal libro di Michela Zanarella, invitandoli ad esprimere ulteriori graditi commenti.


Restituire alla vita
lo stesso amore
che ci è stato dato dal cielo
raccoglierlo da terra
come se ci fosse luce
che cresce sotto l'erba.
E se occorre rimediare
farlo tornare questo amore
come un giorno pieno di sole
prima nell'anima e poi nel corpo
perché a volte serve riprendersi il tempo
di una scintilla sulla pelle
l'idea di un bacio che non muore
per scoprirsi prossimi all'infinito.


***

Sistemarsi l'anima
con un segno di luce
un vociare di sole sceso alla finestra
e dirsi disarmati che l'amore
è aria silenzio e viaggio
di un respiro accennato
alla sera.
Il cuore impugna la luna
all'improvviso
fa diventare nettare
l'eco negli occhi.


***

L'idea che ci sia altro oltre il cielo
non soltanto una somma di anime
in mezzo alle nuvole
non un'infinità di luce che ridiventa luce
magari è lassù il tempo per giurare verità
a cuore nudo
per mettere la vita al sicuro
e afferrare il sole con le ossa
magari la luna ci potrebbe dire
se si pronuncia ancora in silenzio
l'amore eterno.


***

Il cielo era luce prima di noi
ha conosciuto le nostre vite precedenti
sa che siamo stati il tiglio e la quercia
sa che non esiste tempo che ci allontani
fu così anche nel mito di Filemone e Bauci
a radici nude nel sole eterno
l'anima sciolta nel vento
pronti a gocciolare amore come polline
e a rinascere tutte le volte
che un fiore s'avvera sulla terra.


*** 

 Dall'altra parte del cielo
saremo sempre gli stessi
con l'anima meno carica di croci
avremo tutto il tempo
per perdonare il corpo
che pensavamo nostro
e per toccare benignamente la luce.
Con il cuore sollevato da terra
ciecamente rinati a nuvola
ci chiameranno i vivi
a farci esili sparsi all'invisibile.


(Testi tratti da "La filosofia del sole", di Michela Zanarella, Edizioni Ensemble, Roma, 2020; prefazione di Dante Maffia)

Michela Zanarella, nata a Cittadella in provincia di Padova nel 1980, è autrice prolifica ed è tra le voci più interessanti della sua generazione. Ha pubblicato le raccolte poetiche Credo (2006), Risvegli (2008), Vita, infinito, paradisi (2009), Sensualità (2011), Meditazioni al femminile (2012), L'estetica dell'oltre (2013), Le identità del cielo (2013), Tragicamente rosso (2015), Le parole accanto (2017), L'esigenza del silenzio (2018), L'istinto altrove (2019).
Le sue poesie sono state tradotte in inglese, francese, arabo, spagnolo, rumeno, serbo, greco, portoghese, hindi e giapponese.
Ha ottenuto il Creativity Prize al Premio Internazionale Naji Naaman's 2016.



Alda Merini vista da Ninnj Di Stefano Busà