sabato 10 luglio 2021

Mara Venuto e la sua "Lingua della città"

Con La lingua della città, Mara Venuto vuole affrontare con coraggio e determinazione, ma anche con competente slancio poetico, i problemi esistenziali di una umanità cittadina, e quindi sociale, alla deriva, immersa prevalentemente in un disagio continuo, sia dal punto di vista ambientale, sia dal punto di vista lavorativo e relazionale. È in effetti un punto di partenza, in quanto mi sembra chiara la metafora della situazione locale, cittadina, che andrebbe estesa a tutta la contemporaneità geografica. Ed è giusto quel che afferma Giorgio Galli nella sua puntuale prefazione, e cioé che quella di Mara Venuto, in La lingua della città, non è in effetti una vera e propria poesia di denuncia, bensì è una poesia che fotografa lo stato delle cose, il rovello interiore derivante dalle situazioni precarie, e la traduzione in versi spiccati e a volte perentori, di una realtà esteriore macilenta, guasta, corrotta, degradata, ne è simbolicamente l’immagine.

Una città dunque che è anche il nostro stato, la nostra vita di tutti i giorni, con le problematiche economiche e lavorative che incidono fortemente sugli stati d’animo e sui comportamenti.

Guardarsi dentro, recita Mara in una delle poesie della raccolta, per trovare cosa: è questo uno dei cardini del progetto poetico della nostra autrice, e cioè dire, raccontare, far vedere la mancanza di contenuti forti, di valori, forse anche di buoni sentimenti, in un cuore di città (e di umanità) ormai sempre più leggera e superficiale, forse anche banale, priva di motivazioni essenziali; e questo vuoto viene purtroppo riempito dal degrado ambientale, dall’egoismo, dall’indifferenza generale.

Ma come sempre, la poesia, la parola poetica, è maestra nell’assumere in sé, quasi assorbendoli, gli umori, le emozioni, positive o anche negative che siano, per offrire una ricostruzione nobile e schietta della realtà di cui parla. La poesia non inneggia e non condanna, dice le cose così come stanno, con una lingua eccelsa e universale, in grado di far riflettere, in grado di indurre propositi nuovi e rigeneranti. 

Ecco: anche la poesia di Mara Venuto, scritta e proposta nella lingua della città, è un chiaro e pregevole esempio di questa nobile funzione della poesia.

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Mara Venuto, La lingua della città, Edizioni Delta3. Collana Letture Meridiane diretta da Eleonora Rimolo. Prefazione di Giorgio Galli.

Opera Segnalata al Premio di Poesia Contemporanea Bologna in Lettere 2020 Sezione Raccolta Inedita.


Sono nata e non ricordo,
il sangue le voci, non c’erano animali
o fuochi nella terra delle ragioni,
solo una bocca incapace di amore.

A settembre la città odorava di polvere e acqua,
la strada era un nido di passi
gazzelle e grembiuli neri
a coprire la bellezza dallo sporco.

 

***

Sui muri della città è scritta la nostra voce
l’eco è un’ombra d’acqua alla resa,
l’ascoltano i vecchi per farsi ragione
a ogni altro pare un invisibile fermento
che di notte partorisce eroi.

Nel sonno la luce fredda sui balconi
è una proiezione di capelli virginali,
una madonna s’abbandona sorretta al sale marino
ma nessuno la prega.

Fedeli ai riti viscerali i nodi invisibili
scendono nell’esofago e raccontano la vita così come è,
una trama stoica di anni minuti.

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Mara Venuto è nata a Taranto, vive a Ostuni. Tra le sue pubblicazioni: i monologhi teatrali Leggimi nei pensieri (2008) e The Monster (2015, testo finalista al Mario Fratti Award 2014 di New York per la drammaturgia italiana); le raccolte poetiche Gli impermeabili (2016, menzione di merito al Premio internazionale Piero Alinari 2014) e Questa polvere la sparge il vento (2019, opera segnalata al Premio Bologna in Lettere 2018 - Sezione Raccolta inedita di poesie; menzione speciale al Premio Internazionale di Poesia Don Luigi Di Liegro 2020 - Sezione Raccolta edita di poesie).

Ha curato e pubblicato numerosi altri volumi, tra cui un ciclo di pubblicazioni al femminile.

Sue poesie sono state tradotte e pubblicate in polacco, inglese, russo, hindi, albanese e spagnolo.

È inclusa in una trilogia di monografie dedicate alla poesia italiana femminile contemporanea

(Macabor Editore, 2017).

È stata ospite di Festival internazionali di Poesia, tra cui il IX Festival di Poesia Slava a Varsavia nel 2016.

Suoi testi e corti teatrali su tematiche sociali - The Monster; Gli Eroi; Faith; Zitti zitti; Miché; N.N.; Gli Argini di Spoon River - sono stati premiati in ambito nazionale e internazionale e rappresentati con buon riscontro di pubblico e critica.

A maggio 2021 è uscita la sua ultima raccolta poetica La lingua della città (Opera segnalata al Premio Bologna in Lettere 2020 - Sezione Raccolta inedita di poesie) nella collana Letture meridiane diretta da Eleonora Rimolo per Delta3Edizioni.

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Il libro "La lingua della città" di Mara Venuto è stato presentato nell'ambito della rassegna "Il London Park Letterario" a Sant'Anastasia (Na), incontro del 9 luglio 2021.

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