lunedì 26 settembre 2011

I Poeti del Premio Momi

Domenica 25 settembre si è svolta a Pordenone, nel Teatro della Parrocchia di San Francesco, la I Edizione del Premio Nazionale di Poesia "Mario Momi", curato e organizzato da Samuele Editore e dall'Associazione Astro. La Giuria, composta da Rosa Momi, Ludovica Cantarutti, Liviana Covre, Alessandro Canzian (Samuele Editore), Federico Rossignoli, Guido Cupani e Jimmy Baratta, ha selezionato i Finalisti: Antonio Chiades, Leone D'Ambrosio, Dario De Nardin, Gennaro De Falco, Arnold de Vos, Grazia Frisina, Paola Loreto, Rossella Renzi, Andrea Roselletti e Giacomo Vit.
Il vincitore di questa prima edizione è risultato Giacomo Vit.
Volentieri pubblichiamo qui di seguito i testi del vincitore e degli altri finalisti, chiedendo ai lettori che ci seguono una loro eventuale e graditissima riflessione.

Giacomo Vit

In pericolo le parole. Si allontanano
dalle cose. Tradite, sanguinano senso
sulla carcassa dei giorni. E brucia
l’occhio della mente, la guerra che porti
nel taschino. Ti attraversa
l’aereo, il plotone delle formiche.
Pietà gravida sventolando la bandiera
chimica. Il vino della Storia inacidisce
nel calice di questo incontro.
In pericolo le parole. Le mie, grevi, seghettate;
le tue, sottili, piumate. In pericolo
il nostro ponte.




LA RAGAZZA CHE NON SOPPORTAVA
di Antonio Chiades


La ragazza che non sopportava
di venire interrotta

si è messa a lanciare bicchieri
mentre cantava
nell’osteria di campagna

Suo padre scriveva romanzi

quella sera parlava con l’attore
che sapeva far risuonare
la voce degli ubriachi

e gli accenti indifesi
di chi ha perduto ogni cosa
anche i sogni

Il vino schizzava sui muri
i visi di chi era seduto
si guardavano attorno indecisi

avevano lo stesso stupore
di chi si ritrova ogni giorno
uguale e diverso
in fondo a se stesso



SENZA BUSSARE
di Leone D'Ambrosio


Continuerò a chiamarti padre
con le comete appartate sui tetti
per non disturbare il tuo sonno.
È vedovo il mare dove sei nato
e tu madre vestirai a lutto
l’eterna sua pienezza.
Se devi andare, vai,
è una croce la malattia
che arriva senza bussare.



TRAFFICO BLOCCATO SU ENTRAMBE LE CARREGGIATE
di Gennaro De Falco


Anche stasera metto Vasco,
con la sua voce graffiante
e le sue parole incazzate

Anche stasera,
nel traffico della tangenziale est,
(isoradio dice che è tutto bloccato)
canto insieme a Vasco
e sono anch’io incazzato

Le luci lontane dei palazzi
sono come piccole stelle
che mi accendono speranze

Vasco canta
ed io vivo lo stesso film,
e mi chiedo perchè
e piango
e non so fare altro.



PER PURO CASO (1967)
di Dario De Nardin


Per puro caso
ascolto spirituals ed io
che già per altre cose mi par d’essere
spiritualizzato
(o forse solo e semplicemente spiritato)
sento calarmi l’anima nel fondo della pancia
che pare dilatarsi come utero fecondo
ma all’improvviso
forse in nove secondi
e poi non partorisco niente
e rimango così
gravido e dolente.
Perchè quanto m’impregna non potrò liberare
se non quando il mio corpo avranno sezionato
in ogni singola sua parte.
    Della mia essenza allora
    potranno ancora riempire
    se vorranno
    palloncini di gomma colorati
    da lanciare nel cielo della sera
    quando rosso è il tramonto   
    (vorrei che fosse estate
    e che l’aria ronzasse di zanzare
    e di falene bianche).
Per valli e per declivi così
in cento luoghi nello stesso istante
mi porterebbe il vento
e a terra scenderei solo ogni tanto
per cogliere fanciulle incuriosite
dall’altissima tensione folgorate
dello spirito mio eterizzato.



CUIUS REGIO EIUS RELIGIO
di Arnold de Vos


Sei la facoltà per mezzo della quale vedo
la mia facoltà di vedere, che viene meno
quando il coinquilino della mente è assente.
Sei la facoltà per mezzo della quale sento
la mia facoltà di parlare, quando il cuore
trabocca della sostanza pensante e la parola
dal golfo mistico della poesia sale al cuore della pagina.



Grazia Frisina

Levo la polvere dell’inverno
ammucchiata nelle scansie delle ossa.

Spalanco il portale al nuovo respiro.

Per rinverdire la casa da balcone
a balcone di stanza in stanza
da un pensiero all’altro
quasi con sinuosa processione
alla rondine prendo in prestito
il volo. Sul letto dispiego
aiuole di viole.
Tra i capelli uno stelo innamorato.

Sono pronta
        al passaggio di Maggio
araldo e signore col cimiero in festa.
Sono pronta.
        Dall’alto oggi
mi promisero sposa.



TANTE BELLE FOGLIE COLORATE
di Paola Loreto

Vengono le gite dell’ottobre,
di ruggine e melassa di mosto,
delle cose che se non le mangi
alla svelta si sfanno e comunque
crescon storte, vizze, ritorte,
bitorzolute, verdi, sbagliate.
Viene il tempo delle lunghe escursioni
a bassa quota, giornate piene
zeppe di passi perché corte,
il piede posato anche in levata
perché è l’ora che brilla
la contemplazione. Tutto cade
nella torta della nonna, messe
di frutta zuccherina, pesante di
soffice sostanza che ha percorso
fedele un’intera stagione.
Vengono le ortiche incattivite
di riarsa ricrescita tardiva,
testarda, la menta che ricorda
il suo apice balsamico, pungente.
La terra esausta si rilascia, cede.
Viene il dolce, il passito.


RITRATTO
di Rossella Renzi


Ripetiamo il segno che lascia la pioggia
sulla terra, una danza scomposta di punti,
un canto disperato
per chi non ha imparato
che questo, di alfabeto.

Sono cose così, che rigano la pelle
come il vento che muove le tende
mentre tu rifinisci il mio ritratto,
e mi dici: “mamma,
ti disegno il sangue negli occhi”.


ENTRAMBI INNOCENTI
di Andrea Roselletti
Ho stilato a freddo l'elenco
dei miei errori e peccati
        e dei tuoi
e siamo entrambi innocenti.


NOTA SU MARIO MOMI
Mario Momi è nato a Pordenone nel 1936 e ivi è morto nel 2009. Ha pubblicato Dai giorni neri (Società artistico letteraria, Trieste 1976, volume vincitore dell’ottava edizione del premio Friuli Venezia Giulia) e Quanti bei giorni persi  (Studio Tesi, Pordenone 1978). Pittore e incisore è antologizzato nella collana di Samuele Editore I Poeti di Pordenone, Poesia del Novecento a cura di Ludovica Cantarutti. Attivo sul piano culturale e sociale, è stato direttore del Circolo  Culturale ArtiClub a Pordenone. Nelle sue produzioni poetiche e grafiche prevale l’impegno, la ricerca di un'espressività tridimensionale che rende in una forma compiuta ed incisiva la sofferenza dell’individuo solo in una collettività ostile.  La sua concezione culturale si rende palese nel concetto di suicidio, nell’uomo che si rinchiude in un bozzolo spietatamente lucente, che in un gesto di supremo egoismo firma l’angoscioso assetto sociale di una collettività ignara dell’io. Un'espressione che ribadisce il concetto della lotta esistenziale componendo figure e immagini su piani diversi e creando così dei “mostri” sinuosi e contorti, beffardi e tragici richiami ad un mondo che ignora la poesia. Una poetica tutta  impegno, talora ironica, talvolta tragica, spesso illuminata da lampi di sapore kafkiano.

NOTE SUI FINALISTI



Giacomo Vit
Insegnante di Cordovado (Pn), è autore di opere in friulano di narrativa e di poesia, fra cui La plena (Biblioteca Civica di Pordenone, 2002), Sòpis e patùs (Cofine, 2006), Sanmartin (Lietocolle, 2008). Nel 2001, per Marsilio è uscito La cianiela, una raccolta di poesie edite e inedite scritte dal 1977 al 1998. Nel 1993 ha fondato il gruppo di poesia “Majakovskij” col quale ha dato alle stampe, nel 2000, per la Biblioteca dell’Immagine di Pordenone, il volume Da un vint  insoterat. Con Giuseppe Zoppelli ha curato le antologie della poesia in friulano Fiorita periferia (Campanotto, 2002) e Tiara di cunfìn, (Biblioteca civica di Pordenone, 2011). È componente della giuria del Premio “Città di San Vito al  Tagliamento” e “Barcis-Malattia della Vallata”. Ha scritto, tradotto e pubblicato, anche alcuni libri per l’infanzia.

Antonio Chiades
Nato a Treviso nel 1940, laureato in filosofia, giornalista professionista, vive a Pieve di Cadore. Ha pubblicato fra gli altri In attesa del re. Storie di follia durante la grande guerra (Canova, 1984 e 1992), Addio, bello e sublime ingegno addio. Ugo Foscolo e Isabella Teotochi Albrizzi (Scheiwiller, 1987), Suor Bertilla (Morcelliana, 1988), Vita di Gino Rossi (Amadeus, 1991; Terra Ferma, 2006), Il bosco guaritore (Canova, 1996), Vita di Tiziano (La Mandragora, 2000;  Terra Ferma, 2007), Dio, i potenti, la carità (San Paolo, 2001), Tutto è niente (Gribaudi, 2002), Di rosa e di terra (Canova, 2005), Giovanni Antonio Farina. Luce e profezia (Velar, 2007), Un antico implorare (Canova, 2009).

Leone D’Ambrosio
Nato a Marsiglia nel 1957, giornalista, vive e lavora a Latina. Ha pubblicato La meta rubata (Bastogi, 1999), Sulla via di Damasco (Genesi, 2002), Amore segreto (Menna, 2004), in francese Je dormirai dans ton âme (Chaumeil, 2006), Il canto di Erato (Azimut, 2007), La parola scura (Azimut, 2009), Non è ancora l’addio (Azimut, 2010), la versione francese di André Ughetto Ce n’est pas encore l’adieu (Encres Vives, 2011), Nel nome tuo - dieci poesie per il padre (La stanza  del poeta, 2011). Ha vinto numerosi premi in Italia e all’estero, fra i quali, il “Circe– Sabaudia”, il “Laurentum”, il “Sandro Penna”, il “Rhegium Julii”. È stato finalista al “Val di Comino” e al “Frascati Antonio Seccareccia”.

Gennaro De Falco
Nato nel 1976 a Napoli. Avvocato, sindacalista, vive a Milano. Ha dato alle stampe il volume di versi Panchine d’inchiostro. Ha ottenuto diversi riconoscimenti letterari tra i quali “Tapirulan” e “Arcobaleno della vita” nel 2010, “Adriano  Zunino” e “Premio Roscigno” nel 2011, ed è presente in diverse antologie e riviste letterarie on line. 

Dario De Nardin
Nato ad Agordo nel 1939. Diplomato presso il locale Istituto Minerario, ha lavorato alla diga del Vajont subito dopo la nota tragedia. Si è occupato poi di attività estrattive in sotterraneo e a cielo aperto a Caneva e Sacile. Ha pubblicato  Minatori (Samuele Editore, 2009). Ha ottenuto riconoscimenti a concorsi quali il “Barba Zep” nel 2001 e 2003, e il “Murazzo” nel 1998 e 2002. È presente in varie pubblicazioni di atti di convegni sulle attività minerarie. Col patrocinio del  Comune di Agordo nel 2003 ha pubblicato La Fiera del Bestiam, raccolta commentata di fotografie d’epoca accompagnate da liriche di poeti dialettali agordini. Collabora a periodici locali con articoli d’attualità e con saggi di ricerca  storica.

Arnold de Vos
Nato a L’ajia nel 1937, residente a Roma poi a Trento e Selva di Grigno nonché a Tunisi, ha pubblicato Poesie del deficit (Edigam, 1980, Premio “Taormina” 1980), Merore o Un amore senza impiego (Cosmo Iannone, 2005), Vertigo. 77  poesie per Ahmed Safeer (Edizioni del Leone, 2007), Sublimazione (ICI Edizioni, 2008), Nakedness Is Your Priestly Robe (Eloquent Books, 2008), Il nudo è il tuo abito talare (Edizioni del Leone, 2008), Amore con l’unicorno (Edizioni Il Foglio, 2009), Ode o La bassa corte dell’amore (puntoacapo Editrice, 2009), Il giardino persiano (Samuele Editore, 2009), Stagliamento (Samuele Editore, 2010, finalista al Premio “Alfonso Gatto” 2010 e premio “Città di Forlì” 2010 per l’introduzione), O terra, dammi ali (edizioni CFR, 2011), L’obliquo (Samuele Editore, 2011). E la monografia a cura di Gianmario Lucini, Arnold de Vos: L’ascetica dell’eros (puntoacapo Editrice, 2010, Quaderni di Poiein 1).

Grazia Frisina

Vive in Toscana ed è docente in un istituto di scuola secondaria di secondo grado. Ha pubblicato le due sillogi Dell’imperfetto sentire (2006), Foglie per maestrale (Il caso e il vento, 2009), e il romanzo A passi incerti (Pagliai, 2009). Varie sue poesie compaiono su antologie e riviste.

Paola Loreto
Nata a Bergamo, insegna Letteratura Angloamericana all’Università di Milano. Ha pubblicato L’acero rosso (Crocetti, 2002, “Premio Tronto” 2003), Addio al decoro (LietoColle, 2006, “Premio Calabria-Alto Ionio” 2007), La memoria  del corpo (Crocetti, 2007, “Premio Alpi Apuane” 2008), una silloge di poesie sulla montagna (“Premio Benedetto Croce” 2003), Spiazzi dell’acqua (pulcinoelefante, 2008), Transiti (Almanacco dello Specchio, 2009) e numerosi testi in  rivista (“Il segnale”, “ClanDestino”, “Ciminiera”, “La Mosca di Milano”, “La colpa di scrivere”) e in volumi collettanei. Ha curato il LucaniaPoesiafestival (2005 e 2008). Fa parte delle giurie del “Premio San Pellegrino”, “Premio Città di  Legnano-Giuseppe Tirinnanzi” e del premio “Subway-poesia”. Collabora a “Poesia” e a varie riviste di studi americani.

Rossella Renzi
Vive a Conselice (Ra) dove lavora come insegnante della scuola Primaria. Sue poesie sono apparse su diverse riviste e antologie poetiche, tra cui Pro/Testo (Fara Editore, 2009), Calpestare l’oblio (Ed. Cattedrale, 2010, Collana Argo), Salvezza e impegno (Fara Editore, 2010), Il Canto della Terra (Samuele Editore, 2011), Il LagoVerde (Le Voci della Luna, 2011). I giorni dell’acqua è il suo primo libro di poesie, (Editrice L’arcolaio, 2009). Dal 2003 è redattrice di “Argo, Rivista-Romanzo d’esplorazione”. Collabora con “Atelier”, “clanDestino”, “Farepoesia”, “La Mosca di Milano”, “land”. Collabora con la Kolibris Editrice al blog “Donne in poesia”. È tra gli ideatori e organizzatori del Festival di poesia  itinerante Luoghi diVersi (edizioni 2010-2011).

Andrea Roselletti
Nato a Perugia nel 1975, vive a Roma. Pur non avendo ancora pubblicato un volume personale è presente in numerose antologie. Ha ottenuto menzioni e premi a numerosi concorsi di poesia fra i quali “Certamen Daunun” di poesia in  lingua e metrica latina nel 1993, 1994 e 1995, “Pablo Neruda” e “Alberto Tallone” nel 2005, “L’arcobaleno della Vita” nel 2009.



 

sabato 17 settembre 2011

Francesca Coppola e il suo "Ultimatum dall'inverno"

Nell'interessante viaggio attraverso la poesia contemporanea, e in particolare quella campana e napoletana, sovente abbiamo incontrato giovani talenti che creano e frequentano con entusiasmo e costanza questo particolare mondo letterario, che non sempre gode di grande diffusione e notorietà. Ma i Poeti autentici sono tenaci e continuano per la loro (e per la nostra) strada, a volte illuminata e benevola, altre volte impervia e piena di ostacoli.
Così le illuminazioni poetiche possono sorgere ad ogni angolo, inaspettate e meravigliose, degne e meritevoli di essere ulteriormente conosciute e seguite.
Parlo, per esempio, della nostra giovane Francesca Coppola, di Portici, in provincia di Napoli, che molto volentieri ospito in questo spazio poetico, trovando in lei una vena davvero buona. Ho la sensazione che la sua poesia, così piena e dirompente, abbia bisogno di spazi più ampi, che la parola non le basti, tanto è vero che utilizza anche l'"anima" dialettale, il vernacolo napoletano, per dare maggiore spinta e risalto al suo interiore discorso ed alla sua creatività poetica. Spaziando da argomentazioni di carattere sociale e civile, ad altre più aderenti alla propria anima, Francesca Coppola è da considerarsi poetessa di rilievo, e, come sempre, i lettori potranno confermarlo.

Selezione dalla raccolta inedita “Ultimatum dall’inverno”
*
Di Libia ribelle

forse avevi un nome
quando a camminare
erano le tue gambe

ora ti passano accanto
e i tuoi occhi sono aperti
anche se sei freddo
da un pezzo

sì, uno di Libia
che ha retto il colonnello
uno che era un fratello
poi il sorpasso

scelta o dominio

uno che poi non ride
se i cosmi rivolta-tregua
si accoppiano


*
E ritorni
e mo' addò rìce
cà ammancan' e' géranio
mò ca' te port' dinto 'a tèsta
cà terra, cà càrne


tu terrai i tuoi spazi
nella mia ulcera
mentre cerco sutura
sullo sgabello di un bar


*
A(t)tenersi

è tradurre amore con il senno
di una bottiglia dal tappo a tenuta
dove il collo così lungo nasconde
sapori e segreti

come a dirsi tante cose e dopo
interrogarsi senza indovinare
niente

e mi scuoti e raccogli
con la gola di chi sa attendere
m' a t t r a v e r s i
che sto lì, lì per confessare

ma mi tengo_ mi tieni
in 194 centimetri di cristallo
bianco

*
Ultimatum dall’inverno

a lei piace stendere sorrisi
anche se incerti sono i tappeti
ha gerarchie senza limiti
e la forza di catturare gli spazi

magari con te si parla di assenza
poi lei apre stanze persecutorie
così gli uccelli non volano
zitti in ginocchio, pregano

e sembra quasi naturale
quel cimitero vivente anche quando
in ogni guerra incontro il tuo sguardo
e non ci sono superstiti nel dirsi ti amo
senza farci l'amore

*
Amare non è amore

hai le mie mani, certo
un punto a sfavore dirai
in questo gioco al massacro

loro si arrampicano
arrabbiate poi scivolano:
la tua pelle è una collina di ghiaccio

Quando l’amore ha valigie stanche
non ci sono destinazioni

le diramazioni come fantasmi
si nascondono in mappe bruciate

senza caccia al tesoro

*
O’ centesimo rò màre

Quacche vota m’addumannano pure si te vec’
quànno ra’ matìna arrevuot’ ogne pputèca
e tutto o’ màre ghìut a màle t’accumpagnà
vìco vìco

l’uòcchio tuoje cuntano ògne vòta
chella stòria ca t’ha visto scagnà o’ còre
cu nn’ammòre assaje cchiù gruòsso

nù centesimo  pè o’ màre
pè chella vàrca ca s’è magnata
famìglia e fatica.

(traduzione)

a volte mi chiedono ancora se ti vedo
quando dalla mattina giri ogni negozio
e tutto il mare andato a male
ti accompagna in ogni vico

i tuoi occhi raccontano ogni volta
quella storia che ti ha visto barattare il cuore
con un amore assai più grande

un centesimo per il mare
per quella barca che ha inghiottito
la  famiglia e il lavoro

Nota biografica:
Solo 29 anni e pur così tanti. Laureata in “Cultura & amministrazione dei beni culturali”, Francesca risiede in provincia di Napoli. Vive la natura come habitat ideale, ama profondamente gli animali.
Da sempre interessata alla scrittura, agli effetti benefici che ne conseguono, alle possibilità di esternare e condividere, sfrutta al massimo il filo illogico di internet: siti di poesie e forum diventano ben presto la sua casa, così le varie discussioni hanno sempre più il sapore del pane quotidiano.
Cercare e non trovare, difendersi a colpi di cartapesta, ragionare più del dovuto, infine capire che la meta è sempre la stessa, sono le strade a cambiare volto: queste sono le costanti che accompagnano il suo cammino in poesia.
Fa parte della redazione de I giovin/astri di Kolibris. Alcuni suoi testi compaiono in antologie, in particolare “L’origine” è stata selezionata per il poetico diario “Il segreto delle fragole 2012”, Edizioni LietoColle.
Presente nella lista dei poeti contemporanei  per le Edizioni Kolibris,  alcuni suoi testi compaiono in Viadellebelledonne e la Stanza di Nightngale.
Una selezione di opere accompagnate dalla nota critica di Lorenzo Mari sono presenti su “La Ginestra”( http://letteraturalaginestra.wordpress.com/2010/12/05/vetrina-1-francesca-coppola-non-togliermi-il-vestito/#comment-282).
Gestisce Versinvena, un forum di scrittura creativa assieme a Roberta D’Aquino: http://versinvena.freeforumzone.leonardo.it/default.aspx?t=634057517439694252.
Cura il proprio blog:  http://illavorodeipetali.blogspot.com .
 

venerdì 9 settembre 2011

Paola Casulli e il suo viaggio nel Mito

Con all'attivo molti apprezzamenti in svariate note critiche e prefazioni di personaggi illustri del mondo poetico, come Paolo Ruffilli, Rudy De Cadaval e Antonio Spagnuolo, Paola Casulli è già da ritenersi poetessa di grande rilievo. Ho avuto personalmente la fortuna e il piacere di curare la prefazione della sua recente raccolta di versi, "Pithekoussai", Kairos Editore, un libro che è, al tempo stesso, un omaggio alla sua terra natale, che è appunto Ischia, un ritorno alle origini, insomma; ma anche la rivisitazione del mito e dell'affascinante circolarità del viaggio inteso come metafora di approfondimento interiore e di ricerca delle verità esistenziali.
Queste ulteriori poesie, tratte dalla raccoltadi là dagli alberi e delle stagioni ombrose”, e che qui di seguito pubblichiamo, sono gradevolissime e in esse il canto della natura e dell'amore raggiunge livelli elevati. E' la riprova, se mai ce ne fosse bisogno, che Paola Casulli è poetessa autentica, il cui viaggio, già felicemente intrapreso, la condurrà a vette sempre più alte e ad approdi sempre più felici.
Il lettore attento potrà confermare questo mio parere, con altri interessanti e approfonditi commenti.

*
È strano il mosto
quando imbratta le vesti

Te ne accorgi,
diventano viola
e anche il cielo
balugina più del solito

Forse,
sospesa in alto
sorride la vita
dove più in basso
annotta vendemmia

*
Uno per uno
questi giorni altro non sono che fiumi
segreti

Un contadino apre la terra
e rivela grano
lì dove la spiga non è
stranezza o artificio

E' abbastanza perchè un uomo
possa diventare migliore

E' tutto per la mia voce
che va chiocciando beatamente
senza talento

*
Ottobre ha il ramo
che dorme con gli ultimi fiori

e il fiume è più chiaro
sulle cose invisibili.

Siamo chiusi nel nostro sangue
come nido che accoglie il silenzio
come l’acqua del grande abbraccio

Tu vieni -  poi -
con la calma che guarisce il pane
- e staremo lì -
allargati di luce. Sbalorditi
da tutto questo rinascere

Due steli
- sostanza di meraviglia - esposti

*
Ci sono papaveri

a grumi di rosso
ammaccato

sul ciglio di strade sospese
tra pietre ed enfasi nude

Come loro anche noi
facciamo rumore di erba

- Eternamente - mai pronunciando

*
Nient’altro che un fiume lento
è il mio abito - Esso scorre -

dal mio collo - percorre omeri e seni -

Mi guardano le mie figlie
come fossi l’anatra bianca
del sacrificio.

Immolata sulla veranda di casa
in questo tramonto
che non ha più giochi
a chiamarci

*
Per parecchie miglia seguii la costa

Poi mi diressi verso il temuto infinito

Solo allora mi accorsi
che la vita e i giorni
hanno un destino al rovescio
sparso sulle guance
di regni limitrofi
Paola Casulli è nata a Ischia. Isola che lascerà già dopo pochi mesi per seguire il padre, ammiraglio della Marina Militare, in viaggio per  Italia e all’estero.
Trascorre la sua infanzia e la giovinezza a contatto con le più diverse culture, lingue, usi e costumi, ma lontano dalla sua terra natia. Tanto che, proprio la sua vena poetica, nasce e si nutre di questa esperienza multiforme ma soprattutto, dalla volontà di riscoprire le sue origini perdute a causa proprio del precoce abbandono della sua isola. Sarà  forse quella incoercibile forza travolgente della ricerca risolta alla conoscenza sia trascendentale che immanente, che la porta a conseguire studi teologici.
Dotata di temperamento artistico, sperimenta le arti figurative approcciandosi con estro fecondo alla pittura, così come all’attività teatrale cimentandosi in esperienze di recitazione. Formatasi sulle letture dei classici greci e latini e sulla letteratura anglosassone e americana di tutti i tempi, approda alla pubblicazione di tre libri in cui convergono i molteplici stimoli culturali e artistici.
“Ad Ischia, mia Itaca”… è la dedica che apre l’opera del suo felice esordio editoriale - Lontano da Itaca -  pubblicato nel 2009 con la Pentarco Edizioni di Torino.
La pubblicazione, poemetto in dieci canti ed un epilogo, "in cui liricità e drammaturgia si fondono, dando vita ad un linguaggio dalla vibrante intensità, nasce all’insegna di quella dote specifica dell’autrice detentrice di una incisiva forza aforismatica, in cui si accompagna un linguaggio tanto personale quanto liricamente vibrante". (Dalla prefazione di Giuseppe Nasillo).
Mundus Novus, edito dalla Del Leone - Venezia -  è la seconda pubblicazione di Paola Casulli.
Ancora una volta "La costante presenza del mare. Un mare invernale, deserto che sparge relitti sulla misteriosa solitudine della spiaggia, e che è percorso da onde corpose di buio, che si configura infine come qualcosa che valica i confini dello stato d’animo e della confessione individuale, per articolarsi nella scarna semplicità di un linguaggio ove i termini si fanno parole quanto più intensa è la pena che li muove e li ravviva. Non escludendo quella oggettivazione che rimane la misura del grande impegno - morale e poetico -  di Emily Dickinson, e che mi sembra presente con amore e con estremo pudore, nelle poesie di Paola Casulli, poesie dal linguaggio così corposo nel suo lessico, così ricco di nudi scatti nella sua sintassi". (Dalla prefazione di Rudy de Cadaval).  
Pithekoussai , canto di isola è la sua ultima silloge. Kairos edizioni – Napoli -
“Pithekoussai, canti di un’isola” di Paola Casulli, è una raccolta poetica che vuole essere omaggio alla terra natale, all’origine della vita, e non a caso, il titolo è in termine greco: Pithekoussai, cioè Pitecusa, Ischia, volendo alludere metaforicamente non solo all’origine greca dell’isola d’Ischia, ma anche all’origine della poesia classica, all’origine cioè del canto e delle arti. E scioglie il suo canto, Paola Casulli, lungo tutto il libro, che è un ritorno dopo un periplo, un percorso di luci, di borghi, di mare, di angoli, di cieli e di fiori; ma è anche un sentire il canto sesso dell’Isola, che proprio attraverso i suoi unici e meravigliosi scorci paesaggistici  e umani, si rigenera e si ripropone alla protagonista e al mondo intero.
E dunque non resta che tuffarsi nella limpidezza e nella trasparenza, sia pure profonde, del canto di Pithekoussai, un canto che giunge vivido, sonoro e luminoso agli occhi e al cuore del lettore”. (Dalla prefazione di Giuseppe Vetromile).

Paola Casulli attualmente vive a Verona. Molte sue composizioni sono state ospitate da rassegne di letteratura - arte - attualità e periodici culturali come Silarus, La Bottega, Il Convivio, La Procellaria, Pomezia Notizie di Domenico De Felice, Percorsi D’oggi di Giuseppe Nasillo, Sentieri Molisani di Antonio Angelone.
Fonda l’associazione culturale Incanto Errante e organizza incontri di letteratura e laboratori di poesia e lettura poetica presso la librerie di Verona.



Alda Merini vista da Ninnj Di Stefano Busà