La sensibilità del poeta, e in particolare quella di Marco
Masciovecchio, è tale da saper cogliere, individuare i messaggi negativi che
provengono dalla realtà, già in anticipo: “già conoscevi la tua fine / avevi
gettato il cuore oltre il confine / del moralismo d’una società perbene.”… Ma
qui il poeta non è né giudice né arbitro, non soltanto un “osservatore esterno”
che, munito di un buon impermeabile, attraversa indenne la tempesta della
quotidianità; è, piuttosto, anima integrata in essa, consapevole di esserne
comunque influenzato: “ho smarrito me stesso / perdendo il passo, durante il
ballo, / per non sprofondare nel vuoto / fuggo nel bosco e sono lupo / sbrano
carne fino all’osso…”
La raccolta di Marco Masciovecchio è in definitiva un
viaggio nelle inquietudini e nei disagi che la vita lavorativa, affettiva e
sociale ci mostra quotidianamente, e che ciascuno patisce e sopporta più o meno
consapevolmente, oppure adeguandosi ad essi, come sovente accade per l’attuale
generazione e ancora meglio dettagliato dal prefatore Renzo Paris.
Una constatazione amara sulla realtà sovente amorfa,
negligente e accidiosa che coinvolge gran parte della società giovane odierna.
Ma la poesia, oltre ad essere giusta cartina al tornasole per la denuncia di
certi fenomeni sociali, è nello stesso tempo anche suggerimento, indicazione di
un processo di redenzione che riporti l’uomo sulla retta via: un tentativo,
almeno, ma che si legge benissimo tra le righe, anzi tra i versi, pregni di
latenti metafore, del nostro autore: “adesso la notte muore / conto i secondi
di separazione / dal giorno che in quell’istante nasce…” Una sorta di rifiuto
del grigionero, di riscatto della luce. E i versi di Marco Masciovecchio, in
fondo, con quel loro andamento aspro e a volte drammatico, vogliono dire che il
poco o più di niente di quello che resta di noi, è in fondo ancora una luce
preziosa.
già conoscevi la tua fine
avevi gettato il cuore oltre il confine
del moralismo d’una società perbene.
bruciavi il tempo bruciando nel suo fuoco
come il sacerdote brucia nel turibolo l’incenso
tradito dall’amore, un lupo che brama sesso.
macellato fino all’osso, messo in croce,
dal Golgota all’Idroscalo morto ammazzato
il corpo amato senza resurrezione
e poi l’ultimo respiro: liberazione.
l’insonnia è la mia badante
di notte pulisce la mia bocca
sporca d’infetto sangue
veleno ingoiato durante il giorno
dagli orifizi spurgo.
lei è qui, ascolta silenziosa il mio delirio
mi sbatte in faccia i miei peccati
viaggio con lei nel pozzo dei ricordi,
stringe la mia mano fino al mattino,
al sorgere dell’alba finisce il turno
tornerà la prossima notte, puntuale,
timbrando il cartellino.
ho smarrito me stesso
perdendo il passo, durante il ballo,
per non sprofondare nel vuoto
fuggo nel bosco e sono lupo
sbrano carne fino all’osso
la notte è il nero
affondo dentro al fango
della moralità del mondo
ho terrore dello spettro
ascolterò in silenzio
il suo muto lamento
una radice afferro
m’isso fino al bordo
è bianco il giorno.
adesso la notte muore
conto i secondi di separazione
dal giorno che in quell’istante nasce,
l’occhio osserva attentamente
tirano le somme, testa e cuore,
annotano ciò che devo fare
schiacciato dal senso del dovere,
vorrei poterlo spegnere il cervello
leggero, volare libero come un uccello,
vedere dall’alto le macerie
di questa civiltà morente
schiacciata tra consumi e niente
trascinata dall’inerzia verso la fine
senza nessun valore, senza amore,
confessare tutto senza pudore.
abbiamo solo questo niente
ci siamo accorti tardi
viaggio di sola andata
non c’è ritorno
abbiamo buttato i giorni
in attesa del domani
come se tutto non avesse fine
fosse tutto permesso, tutto concesso,
illusi come struzzi
la testa nascosta nella sabbia
il piede in aria
come una bandiera, senza vento,
chiusa.
domenica, la chiesa piena,
la coscienza va smacchiata
una volta a settimana
c’è chi si confessa
chi sbadiglia una preghiera
la pace sussurrata sulle labbra
in fila per la salvezza,
infine la benedizione
un amen dopo la croce
intanto i vecchi dormono
per terra alla stazione.
Marco Masciovecchio, Poco più di niente, Edizioni Ensamble,
2023. Prefazione di Renzo Paris, Nota introduttiva di Giuseppe Cerbino.
Marco Masciovecchio, nato a Roma nel 1967, è impiegato in
una multinazionale con sede a Roma. Poco più di niente è il suo esordio
poetico.
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