Sara Comuzzo è una giovane poetessa che ha viaggiato molto e in paesi
lontani l'uno dall'altro e quindi con tradizioni e usanze molto diverse tra di
loro. Ne ha certamente assorbito il segreto palpito umano e solare, integrandoli
e valorizzandoli con il suo innato talento poetico: si vede subito che la
nostra autrice ha buona dimestichezza con l'arte e soprattutto con la parola
poetica, riuscendo a estrapolare dal tessuto di vita quotidiano e dai lampi
improvvisi e spiazzanti sul mondo attorno a sé, un connotato di verità latente
che si possa condividere.
Se è vero che bastano pochi versi per individuare con abbastanza serenità
di giudizio la qualità e l'intensità del progetto poetico dell'autore, dobbiamo
dire che la scelta che Sara Comuzzo ha operato nel proporci i testi che andiamo
a pubblicare qui di seguito, sono certamente rappresentativi della sua intera
produzione, una produzione che non ha incertezze, ripensamenti o interruzioni,
ma è al contrario sempre continua ed efficace.
L'impianto poetico della nostra autrice è dunque caratterizzato da versi
decisi, perentori, dotati del giusto rimando allusivo e a volte persino
ironici. Inoltre Sara gioca bene con le parole, le sa "usare" con il
giusto peso evocativo e addirittura visivo (si noti quel "sollevano"
sfalsato rispetto al "ci", nella poesia "Icaro prima di
incontrare il sole", per dare proprio l'idea
dell'"innalzamento"!...). Sono versi che, come dicevo più sopra,
spiazzano il lettore, lo conducono per mano da un'asserzione apparentemente
semplice fino ad una riflessione profonda e universalmente buona da
condividere. La conclusione dei suoi testi è in quell'altrove che vede liberarsi tutta la positività e tutta l'anima
della creatura poetante: lei stessa si tuffa alla fine in quella metamorfosi
("Se a spiegare il senso della fine / fosse un baco da seta, / gli inizi
sarebbero meno dolorosi…") dove inizia un nuovo e più autentico ciclo di
vita.
Nel ringraziare Sara per averci emozionato con questi suoi pochi ma davvero
emblematici versi, invitiamo i nostri lettori a proseguire accanto a lei
proponendo altri spunti di riflessione e graditi commenti.
Da Una Bellezza Lontana, Gnasso Editore, 2018
Le
scuse del vento
Niente
succede se non lo fai accadere.
Con
le mani in mano
ora
dirai:
Non
era destino
e
Non abbiamo avuto fortuna.
Se
a spiegare il senso della fine
fosse
un baco da seta,
gli
inizi sarebbero meno dolorosi.
Le
scuse del vento ai nostri capelli,
le
capisci solo tu.
Le
prevendite per qualcosa che valesse ancora la pena
di
essere vissuto
quella
sera, erano finite.
Candeline
Chi
è che decide quando un cuore deve staccarsi dal petto?
Le
tartarughe non hanno fretta.
Ho
paura delle onde,
del
nome da dare a nostro figlio,
delle
fotografie in cui non compaio
eppure
tu sorridi lo stesso.
Spiegare
ai salmoni che possono saltare
solo
se sicuri di sorpassare la roccia.
Siamo
le candeline sulle torte
ma
non è il compleanno di nessuno.
***
da
Invecchiano Anche Le Rose, Il Rio
Edizioni, 2014
Dicembre
Resta
qualche traccia
di un
dicembre
speso a
rincorrerti
sulla
neve in infradito.
Dubbio
Diciamoci
bugie
a forza di
uscire
si
trasformeranno in verità.
La luce
accesa
dalla casa
sulla collina
crea
troppe domande.
Fugacità
Non
durerà
questo
specchiarsi in nuove stagioni
impegnarsi
per arrivare a domani.
Il
problema non è tanto
raggiungere
il podio
quanto
fare di tutto per mantenerlo.
***
da
Siamo Sopravvissuti A Un Altro Inverno,
Thauma Edizioni, 2014
Vincenzo
Cavi
della luce tagliano a strisce pezzi di cielo.
Vincenzo
ha cercato di tagliarsi ancora i polsi.
Con
accuratezza, disinfetti.
Chiedi
perché perché di nuovo?
Piedi
a contatto con erba, asfalto
con
chiodi, incendi: sono più o meno stessa cosa.
Non
senti più niente.
Vincenzo,
stavolta, c’è riuscito davvero.
***
da
Mentre loro parlano di non so cosa,
Thauma Edizioni, 2012
Icaro prima di
incontrare il sole
Ti ho ascoltato sorseggiare mimose.
Cadono lacrime agli angoli della bocca, sono
lingue avvelenate,
pronte a leccare fessure
tra unghie di poesie appese a masticare.
Deviazioni e vicoli ciechi.
Le nostre scapole sono sfondate da ali talmente grandi che
senza accorgercene siamo già in volo perché
sollevano.
ci
Non siamo angeli
non saremo mai angeli.
Gingilli e caramelle, falene a colazione.
Lungo la striscia di nubi
ti trovo sdraiato a mezz’aria.
Cadono delle altre lacrime da te.
E mi dici: Cazzo,
fanno così male queste cose alla schiena,
non
so se le voglio ancora.
Non so se voglio ancora volare.
Sara Comuzzo, nata a Udine, ha vissuto in Canada, Scozia,
Australia, Nuova Zelanda, Africa, Inghilterra ed Irlanda. Dopo anni di lavoro
nel sociale, principalmente con senzatetto, bambini di strada,
tossicodipendenti e adolescenti problematici, ora insegna italiano a stranieri.
Ha pubblicato 4 raccolte di poesie: Mentre
loro parlano di non so cosa (Thauma, 2012), Siamo sopravvissuti a un altro inverno (Thauma, 2014), Invecchiano anche le rose (Il Rio, 2014)
e Una Bellezza Lontana (Gnasso
Editore, 2018). Ha vinto il Premio "Valerio Gentile" con la raccolta
di racconti Dove nessuno può cadere (Schena,
2014). Ha appena Terminato un master in letteratura moderna e studi di genere
alla Sussex University, con una tesi sul teatro di Sarah Kane. Vive e lavora in
Inghilterra.
In letteratura, e nelle arti in generale, predilige il
minimalismo, il surrealismo ed il flusso di coscienza. I suoi poeti preferiti
sono Frank O’Hara, Dylan Thomas, Dave Lordan, Boris Ryzhy, Gu Cheng, Anna
Achmatova, Natalia Bondarenko e Michel Houellebecq.
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