martedì 12 gennaio 2021

La "Sfinge di pietra" di Claudia Piccinno

 

Quando si ha una grande esperienza e conoscenza di diverse lingue, sorge quasi spontaneo il progetto di realizzare un’opera letteraria di ampio respiro, che possa essere letta e apprezzata direttamente non solo a casa propria, ma anche a livello internazionale: perché in fondo, l’arte e la poesia hanno respiri che travalicano ogni confine, e se c’è una possibilità che un cittadino di Dublino, ad esempio, possa, contemporaneamente ad un cittadino di Bologna, gustare i medesimi versi scritti da un poeta, allora questa è davvero un’opportunità bellissima, da non perdere, che avvalora l’universalità di una realizzazione artistica. 
È il caso di Claudia Piccinno, poetessa esperta e sensibile, che con il suo recente volume bilingue, italiano e inglese, dal titolo “Sfinge di pietra”, offre ai lettori internazionali (l’inglese, si sa, è ormai una lingua diffusa e praticata in tutto il mondo) il suo pensiero poetico, il suo mondo poetico. 
Si tratta di una raccolta molto ricca, corposa, non tanto perché i testi singoli sono ripetuti nelle due lingue, quanto per la varietà delle riflessioni e dei tracciati, dei percorsi suggeriti dai versi. Il tutto parte proprio dalla “sfinge”, entità emblematica che racchiude, nel suo richiamo mitico, l’enigma della vita e delle relazioni tra gli esseri umani. La sfinge di Claudia Piccinno sta lì, ad indicare nello stesso tempo una pietra inamovibile e compatta, in cui sono concentrate le domande e i perché che ognuno si pone, che la stessa poetessa si pone, e d’altro canto è pure un luogo di partenza, un solido centro (l’anima?, il cuore?...) da cui partire per intraprendere quel viaggio infinito, oltre le Colonne d’Ercole, alla ricerca di risposte a quelle domande. Risposte che non saranno mai esaustive. Per questo, il dettato poetico della Piccinno è un lungo interrogare, è un dialogo con l’alter ego al quale si chiede continuamente una risposta, ben sapendo però che la sfinge di pietra è e rimarrà il simbolo di una indicibile e misteriosa esperienza verso la verità finale. Esperienza che, forse, solo con la parola poetica può essere vissuta, così, a contatto diretto con il mondo e la sua realtà che ci nega il senso ultimo dell’esistenza, ma che nello stesso tempo ci mostra la via, o le vie, da seguire accompagnati dalla speranza. 
Le poesie di Claudia Piccinno in “Sfinge di pietra”, delle quali proponiamo qui alcuni brani, sono dunque l’eco di questi interrogativi peculiari che agitano in profondità la nostra poetessa, sollecitandone se non proprio risposte certe, almeno delle riflessioni, delle considerazioni, che la sua stessa poesia riesce a veicolare e a esternare con grande efficacia formale e stilistica.



Sfinge di pietra

E se anche in questo momento di connessione
Tu decidessi di defilarti
io capirei.
E se io continuassi a scrivere
con penna molesta,
se a te nuocesse, mi fermerei.
Se un microbo ti trascinasse via
su altri lidi
dove non sono ammessi interlocutori,
sfinge di pietra mi murerei.
Piovono parole nuove
senza alcun senso,
a dare misura di questo vuoto
che parla sospeso
in attesa di un verso.


***

Amica mia

E se fosse paura
l'assurda pretesa di dare
un nome alle cose?
Non suggerirmi
la tonalità delle grinze
del vestito che dovrei indossare.
Ingessarmi in un tailleur plissé?
No grazie non fa per me
Continuerò a luccicare di impavida follia
e mi potrai chiamare amica mia.
Oserei senza fretta
un accostamento insolito
un kimono, un sari, un kilt
è pur sempre un abito tradizionale
finché scalza e gitana,
senza veli né vincoli
senza catene o guinzagli
Io me ne andrei.


***

Sono vetro

I

Sono oltre la prudenza
del silenzio,
oltre ogni automatismo,
oltre queste acrobazie
del quotidiano.
Sono altro
da chi si vanta
di espletare un dovere
come fosse una
missione esistenziale.
Sono nei libri che ho letto
e nei versi che ho scritto,
nell'incauto ardire dei miei alunni
e nel loro argomentare ad alta voce.
Sono nel tempo che dedico a mio figlio.
Sarò altrove ad osservare schegge
di libertà negata
scansandone gli spigoli taglienti.
Sono vetro, in me ti specchi
e sai che io rifletto.
Sono altro, sono oltre, sono altrove.


V

Cerco il senso

Cerco il senso
di questo vuoto di parole
in una dimensione
che non mi appartiene.
Accumulo i silenzi
come fossero perline
da ricamare su una
toppa sgualcita.
Attendo abbracci
che non arriveranno
neanche per Natale.
Annaspo tra i perché
dei miei bambini.
Fisso lo sguardo
oltre la pianura
e mi ritorna indietro
carico di nebbia.
Torneranno le lucciole
festosi fermagli
a ravvivare i cespugli.


XXV

Elegia o parodia?
Consenso o dissenso?
Cos’è la poesia?
Canto o lamento?
Arte o linguaggio?
Credo sia un varco
per anime sole,
una brezza
che aleggia sui cuori,
l’intimo codice
di pensieri nascosti,
forse vanga
che smuove le ceneri,
tizzone ardente
di nuove scintille.


XXXIX

Le parole che non dico

Sono colme d’amore
le parole che non dico,
sul precipizio della fiducia
io le trattengo,
perché tu non ne abbia noia.
Sono colme d’amore
le parole che vorrei sussurrarti
nel talamo segreto
di questa nostra corrispondenza.
Come insetto
intrappolato nell’ambra
la mia voce…
quando io colgo
un barlume di tenerezza
nel tuo dire distratto
e vorrei tu vedessi
il sorriso che mi accende il volto
prima che volutamente
io finga di parlare d’altro.


Poesie tratte da "Sfinge di pietra", di Claudia Piccinno, Edizioni Il Cuscino di stelle, 2020; prefazione di Dante Maffia, nota critica di Brunello Gentile, postfazione di Francesca Ribacchi.

Claudia Piccinno è docente, traduttrice e autrice di numerosi libri di poesia. È direttrice per l’Europa del World Festival Poetry, ambasciatrice per l’Italia del World Institute for Peace e di Istanbul Sanat Art, e benemerita del Comune di Castel Maggiore per meriti culturali. È responsabile della rubrica poesia per la Gazzetta di Istanbul, editor per l’Europa della rivista turca Papirus, edita da Artshop; collabora con vari blog e riviste cartacee, tra cui Menabò e Il Porticciolo.

Ha pubblicato diversi libri di poesia, tra i quali: La sfinge e il pierrot (Aletti Editore, 2011); Potando l’euforbia in Transiti Diversi (Rupe Mutevole Edizioni, 2012); Tabahnha  (Il soffitto, Edizioni Majdah, 2014, edizione in serbo); Ragnatele cremisi (La Lettera Scarlatta Edizioni, 2015); Grimizna Paucina (Alma publisher in Belgrado, 2017); Ipotetico Approdo (Mediagraf edizioni, Padova 2017); Karaya Cikma Hayali (Artshop, Istanbul 2018); Pourpre toile d’araignée (Edilivre, Paris 2018). Ha inoltre pubblicato il saggio Asimov, Un volto inedito (Il cuscino di stelle edizioni, 2020) e, in lingua francese, L'abord hypothetique (Edilivre, Parigi, 2018). Ha pubblicato in turco e inglese Karaya Cikma Hayali (Artshop, Istanbul 2018); in serbo e macedone МОГУЋА ЛУКА (Alma editore, Belgrado, settembre 2018); in tedesco Magie in Staunen (Verlag Expeditionm, Hamburg 2018); in lingua araba Your voice in countersong (Goodreads 2019 U.E.A).

È co-curatrice dei volumi antologici: Volti invisibili (Africa solidarietà, 2018), Atunis Galaxi Anthology 2018 e 2019 (Albania).

Ha tradotto in lingua italiana i libri di numerosi poeti stranieri.

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