Questo impulso creativo che sprona e incoraggia l’autore a raggiungere, almeno asintoticamente, il confine della propria idea poetica, di metterla finalmente per iscritto (per poi da qui ripartire per altri orizzonti, dacché è chiaro che la poesia, proprio in virtù di quanto affermato più sopra, è materia fluida e sfuggente, che mai riempirà di grazia i nostri “contenitori” intellettuali ed emotivi…), si materializza appieno in Affreschi strappati di Giuseppe Settanni, Ensamble Edizioni 2022, e di cui proponiamo qui di seguito alcuni brani.
Qui sia il lessico che il contenuto, e persino lo stile, distaccato e misurato (la mancanza dei titoli e l'assenza di maiuscole denotano una poetica decisa, senza inutili perifrasi) testimoniano insieme questo stato di inappagamento, continuamente teso alla risoluzione (che mai avverrà!), dei dubbi e dei problemi dell’esistenza. È come se si facesse un passo avanti e due indietro, intravedendo qualche luce lì di fronte al proprio cammino, ma ritraendosi subito per meglio riconsiderare e osservare i fatti: “Il passaggio è aperto ma / sembra un’arpa in decomposizione / ammutolita dal troppo rumore”.
Sono dunque versi che spiazzano subito il lettore, in quanto hanno la capacità di condurlo repentinamente da un quadro all’altro, lungo un percorso stringato ma nel quale il dettato poetico, concentrato e denso, riesce ad ampliare il concetto di partenza. C’è comunque un desiderio di recupero, di riappropriarsi delle cose minime dell’esistenza, in questi versi (“Ho bisogno / ogni volta / di un pezzo timoroso / di realtà”), e quindi la decisione di riportare i propri “affreschi strappati”, cioè tutte le parti sparpagliate e ancora vive della propria umanità, in quella fatidica cattedrale, che è poi la metafora di un’anima creativa che sempre persegue l’intento di preservare i valori sacri e fondamentali dell’esistenza.
Giuseppe Settanni con questa sua nuova silloge entra sicuramente, e meritatamente, nell’attuale panorama poetico italiano, dimostrando una grande padronanza della materia, sia dal punto di vista dei contenuti e sia per la personale forma stilistica.
Lasciamo ora ai nostri lettori altri graditi commenti in proposito.
la ragnatela appesa al ramo del castagno
e i capelli genuflessi
il passaggio è aperto ma
sembra un’arpa in decomposizione
ammutolita dal troppo rumore
la bocca si è sciolta tempo fa
nei vigneti di mio nonno
bruciati dalla fatica
un invito
a cui ora non so più rispondere
***
attorcigliato sconquassato soltanto ipotizzato:
stritola piano, questo pantheon di itterici
la meccanica
uno due e poi ancora uno due tre quattro
ansie inconsapevoli
circonvenzione di carapaci
virgole, al massimo
sul letto, a trascorrere
morituri moribondi
un rintocco, è l’ora
e la luce si spegne da sola
***
li porto via
per egoismo
ho bisogno
ogni volta
di un pezzo timoroso
di realtà
può essere una cantilena
o un sacchetto di semi
o ancora del cotone
oppure il calco di uno stelo
li attacco
per avidità
nella mia cattedrale,
i miei affreschi strappati
***
ottuagenari luccicanti
avvolti in epidermidi
senza aperture
società
di solitudini edulcorate
microgranuli a forma di cranio
in mondovisione temporanea
le madri nascondono i ritagli
da idolatrare
per l’erotismo della notte
devo proprio?
ah sì, tutto in una pellicola
fotogrammi in sequenza
resti
***
senza neppure salutare
abrasioni
distopie
l’interruzione mi trascura
quasi fossi imbalsamato
se solo fossi riuscito
a scartare le scorie
e tenermi gli abbracci
a conservarne il calore
***
al bivio
inconciliabili parvenze
di libertà
e l’esitazione
che penetra lieve
tra i capelli
lasciarsi oscillare
tornare indietro
avendo scelta
***
né avremmo potuto affievolirci
nelle inesattezze del dormiveglia
o prima di un salto attutito
al saluto non credo più,
è quello che si attacca sulle unghie
a mantenermi in vita
torna presto
prima di adesso
Giuseppe Settanni è nato a San Giovanni Rotondo nel1981. Vive
a Fano. È avvocato e docente universitario. Ha pubblicato la raccolta poetica Blu (Ensemble, 2019) e vari testi su
siti e blog letterari. Con alcune sue poesie ha ricevuto importanti
riconoscimenti, tra cui il “Premio Ossi di seppia” e il “Premio Ariodante
Marianni”.
Belle e scarne immagini di una realtà sofferta che, come tessere musive, connotano un'opera artisticamente riuscita. Il risultato? Una realtà apparentemente frammentata, in verità una sorta di "ragnatela" che avviluppa e stritola l' uomo del XXI secolo, dopk averlo isolato.
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