lunedì 22 novembre 2021

Il "Corsivo" di Sabatina Napolitano

Un ritorno piacevole e interessante, quello di Sabatina Napolitano ( vedi Transiti Poetici, post del 27/9/2017), poetessa e scrittrice veramente originale, con un’impronta personale e unica, dal carattere scritturale apparentemente disteso ma che in realtà cela, in modo sapientemente controllato, un magma emotivo e passionale davvero considerevoli. La riproponiamo dunque qui, riportando alcuni brani tratti dal suo recente libro intitolato Corsivo, edito da Il Foglio, in cui è manifesta la sua ormai acclarata maturità e complessità poetica. Una poesia dall’aspetto narrativo che però riesce a legare insieme flash, immagini e sensazioni diverse l’una dalle altre anche se in qualche modo concatenate, collegate: a volte è come trovarsi in un “hic et nunc” che va serpeggiando tra i versi, spiazzando il lettore e offrendogli panorami a tutto campo. Dalle cose minime e apparentemente banali, dagli scatti anche i più brevi, dai gesti e dalle azioni anche le più usuali, come ad esempio il trafugamento di un paio d’occhiali, Sabatina Napolitano riesce a costruire una fisica e una metafora psicologica del convulso mondo odierno in cui è immersa, e dove il sentimento, l’amore principalmente, è sezionato e millimetrato attentamente, anche attraverso guizzi di ricordi e sovrapposizioni temporali. Vi è evidente anche la constatazione di una vita piuttosto formale e persino ipocrita nell’immagine dell’altro, compagno o amante che sia, e la descrizione quasi in sottofondo di una relazione difficile, impulsiva e temeraria, ma proprio per questo appassionata e travolgente. Il verso è piano, discorsivo, ma ricco di imprevisti e spiazzamenti, a costruire un edificio poetico solido, nel quale tutte le situazioni, o se vogliamo stanze, sono indagate con dolorosa presa di coscienza; una poesia che libera e scioglie segreti intimi, sfaccettature quotidiane della passione erotica e sentimentale, una vivisezione quasi del rapporto e una affermazione di dominio, o desiderio di dominio, su di esso, con decisa e consapevole femminilità.


Il racconto e la poesia

La poesia ha un andamento narrativo.
È come il piatto che ho davanti,
come l'acqua che scende dal lavandino,
ma anche come odiare un’altra poeta
o come portare il cane a spasso.
La poesia è un racconto.
Questi quattro alberi di limoni
sanno dell'odore delle sue camicie
stirate appena da ragazzo,
sono dentro i miei libri e i personaggi
sono come spiriti, un po' amici
un po' pubblico ma non è tutto nella mia mente
anzi purtroppo è tutto nella natura:
appena scrivo dei miei figli, un gatto
nero si mette sotto la finestra a miagolare
come un bambino strabico.
Per non parlare delle farfalle legate a Nabokov
la natura che parla
non sarebbe giusto farla zittire sempre.
L'uccello con le ali rosse, strano
sarebbe stato un soggetto per un libro di Murakami.
In ogni caso mi ricorda Gustavo ed Edoardo
mi ricorda le scene di quando parlano,
ma sono io che li faccio parlare
faccio zittire un po' la natura
prendo l'abbraccio di mio marito
mentre legge distratto.


***


Come un figlio

Non voglio mai più litigare con te.
Apro ancora questo libro di notte chiedendomi
se mi stai ascoltando. Voglio maledire
l'ultima ladra. Ma ci sei tu alto, e dolce
alle porte di questa notte mite
quando ho perso tutto, avrei voluto solo
sentire il mio nome pronunciato dalle tue labbra.
Non ci sono canzoni che sanno dirlo.
Nonna cuci un filo per me, metti un ago
nel buco di questo palazzo, al modo in cui
si congiungono i destini e gli eventi.
Nella sua cucina voglio che mi chiami,
e voglio che nelle sue camicie
lui pensi di me quello che è di una moglie.
Mancano tre giorni al nostro matrimonio,
muoiono le ladre, prendi un tuo ricordo
di giugno mettilo sul mio velo come un figlio.


***

(Coro dei poeti definitivo, esaustivo, compulsivo)

Sono io all’uscita di
scuola forse diciasette anni
interminabili passi
per attraversare la piazza
l’obelisco esco fino al bus
o dipende a volte
la metro a volte
un tost al macdonald’s
rubano il paio
di occhiali
occhiali da sole di
bellissimi colori chissà il ladro
dove vive ora
dove abita
per aver indossato
venduto o maltrattato
i miei occhiali da sole
sarà stato un immigrato
un drogato, un disoccupato
un isolazionista, un anarchico
un indipendentista, un religioso
un politico, un segretario
un professore intossicato
uno scarcerato, un assassino
un malmenato
uno che cattivo voleva
i miei occhiali da sole
o comunque una vittima
di una società la stessa
dei fortunati
si scartano i disoccupati
la disoccupazione raggiunge
tutti come un virus
lo portano in commissariato
“perché hai rubato
questi occhiali alla signora?”
un cittadino, un poliziotto,
un nuotatore, un chimico
un malavitoso, un generoso
chi ha rubato i miei occhiali
da sole: tu intanto giri per
strada col tuo amico
non mi vedi sono io
ho forse diciassette anni


***


Destino disinvolto

Era l’ora del loro grande riflesso,
decise di regalami un viaggio agli inizi degli anni Duemila.
Commissionò dei registri per un film biografico post-mortem.
Poi lo trafisse un sentimento del tempo tanto forte
che così severo e deciso,
era nella bellezza di un marito poi,
mi lascia svegliarmi, che quando parla
non usa le virgolette. Sapere sentire questo.
Limpidità di un amore commosso.
Con una sola parola cancellava ogni rimorso,
riempiva di una sfiducia snob i giorni della settimana.
Mentre scrivo sento uno stridere di topo,
non c’è alcuna guardia alla torre dell’anima
qualcuno potrebbe affacciarsi all'anima
dimenticare riflessioni sugli elementi naturali
ed essere costantemente in guardia.
Ma in questo non c’è verità e non c’è poesia,
lui si dedica a me, mi colma di comprensione
mi accompagna ogni volta che cade forte
e questo alle Esperidi* non interessa.
Guardo un dipinto delle pittrici suicide.
Ogni suo desiderio si ingigantisce
quando apre le braccia,
è indicativo il mistero, ho poggiato
le mie fantasie sul tuo ombelico di poeta.
Dei film che mi piacevano non ho più memoria,
ho solo tante possibilità necessarie davanti a me.
La dolcezza del parlare d’amore,
valenze idilliache fortemente simboliche
la mia libertà legata alla sua.

*oltre al mito uno dei noti dipinti col tema delle Esperidi è “Il giardino delle Esperidi” di Jones

***


La natura dell’uomo

L’uomo mi difende perché
sono la sua donna alfa.
L’uomo porta ogni tanto il cane a spasso
e il figlio alle mostre,
tende a implementare
la sua natura di descrizioni tecniche,
dice che quando sta zitto
è perché deve lasciare che la poesia lo visiti

così mentre aspetta con sguardo nel vuoto
sbrigo alcune faccende,
gli do giusto il tempo di pensarci;
scrive qualcosa sull’agenda
che non mi fa leggere,
mi guarda negli occhi

come sempre fa riferimento
a un aneddoto che nel testo precede il mio nome
poi tocca piano i miei seni
giusto per rilassarsi, cedere all’attrazione.
Mentre mi abbraccia il mondo è dietro
queste montagne, il suo respiro
mi dà informazioni su come fare
a chiudere gli occhi.

Gli segno delle correzioni
ad uno scritto, non si arrabbia mai
non è mai polemico
è cominciato tutto dall’amicizia
poi sono seguite le notti insieme
gli orgasmi sinceri
i poeti del Novecento ancora
come rampicanti
le vecchie foto del Portogallo
e di Los Angeles, la prima volta
che abbiamo parlato col prete
per sposarci
e lui pretendeva di spiegare
e dire di metafisica.


***


Papà che cosa è il kamasutra

Alessandro gli chiede che cosa
è il kamasutra. Lui gli ha comprato
il motorino quando ha compiuto cinque anni
illudendosi che il figlio
avesse preso una forma di mascolinità
diversa dalla sua.
Il padre che è un accademico ha cercato
di fare una lezione al figlio che ormai ha sette anni.
A scuola gli hanno detto del kamasutra
e lui è andato dal padre a chiedere informazioni.
Rimanevo a guardare la scena indifferente.
Considerando il fatto che per essere genitori
necessariamente e tacitamente
asserivo che lui, mio marito,
è un perfetto educatore, di fatto lo è veramente.
Se non fosse che per parlare del kamasutra
ha usato una metafora del calcio e del campionato italiano.
Confusa mi sono messa a piegare i panni
e li ho lasciati perdere.

Brani tratti da:
Sabatina Napolitano, Corsivo, Edizioni Il Foglio, 2021.

Sabatina Napolitano è poetessa, scrittrice e critico letterario, residente a Napoli. Ha vinto diversi concorsi nazionali per la poesia singola e per la poesia edita, ed è stata membro di giuria del Premio Nabokov. Ha pubblicato nella rubrica di Silvia Castellani; su Poetarum Silva, nell’antologia Secondo repertorio di poesia italiana contemporanea di Arcipelago itaca; nel blog Poesia ultracontemporanea di Sonia Caporossi; su Neobar, Bibbia d’Asfalto, Irisnews, La poesia e lo Spirito, con Pasquale Vitagliano, Poesiadelnostrotempo, Nazione Indiana, La recherche. Ha collaborato con Oubliette Magazine.

Corsivo è la sua pubblicazione più recente.

venerdì 12 novembre 2021

Il viaggio nella carnalità dei sentimenti in "La sete della sera", di Agnese Coppola

Di Agnese Coppola, autentica rivelazione poetica di questi ultimi tempi, ci eravamo già occupati avendola inserita nel volume XXVIII dell’Antologia “Transiti Poetici” (antologieditransiti.blogspot.com). La ritroviamo e la riproponiamo qui, con questi brani tratti dal suo recente libro La sete della sera, edito da La Vita Felice nel corrente anno. Un’opera di spessore, che conferma la rapida ascesa della nostra autrice, originaria di Nola ma residente nel milanese dove svolge nella sua attività di docente. Questo libro, che è ulteriormente impreziosito dalle note introduttive di Rossella Tempesta, altro nome di rilievo nel panorama della poesia italiana, e da una accurata postfazione di Roberto Comelli, è senza alcun dubbio un progetto poetico robusto, intelligente ed anche esteticamente ragguardevole; vi si nota un linguaggio poetico di alto profilo, il che dona a tutta la raccolta la giusta aderenza e coerenza all’autentico modo di fare e scrivere poesia: una non plausibilità di immagini e di riflessioni sul mondo e sui sentimenti, una non ovvietà di certe espressioni sdolcinate e scontate, bensì un vigore sempre nuovo e rinnovatore, un dire anche altro partendo da flash iniziali, che riescono a suscitare nel lettore una visione più ampia e ricca rispetto al corpo primario del testo che, come diceva il buon Ungaretti, deve appunto contenere un velato segreto che potrà rivelarsi solo dopo aver interiorizzato e metabolizzato il brano poetico.
Poesie dunque che partono da asserzioni quasi lapidarie, laconiche, ma che poi deflagrano nel suggerire universi ampi gremiti di luci, di afflati emotivi, di sentimenti ma anche di impeti di carnalità e di forti aneliti di vitalità schietta, quasi primitiva, nel senso di potenziale capacità di ricreare, come all’origine, il tempo e i giorni dell’uomo. Indubbiamente, come si afferma anche nella prefazione della Tempesta, c’è in queste poesie un forte accento erotico, ma un erotismo che maggiormente coinvolge e interessa la sfera della genuina e primaria affermazione della vita, come dicevo più sopra, riferendomi al potenziale vitale insito in ciascuno di noi e che preme dall’interno, sollecita costantemente il nostro comportamento, suggerendoci di superare schermature, falsità, convenzioni, omologazioni, in una società come quella attuale dove ogni cosa e ogni sentimento ha perso ormai la patina dell’autenticità.
E in questo universo fortemente richiamato all’essenzialità e alla genuinità dei sentimenti, l’Autrice individua e centra il progetto poetico di tutta la sua raccolta: una vita svestita di tutte le vane apparenze, dei fronzoli ingombranti, dei fardelli imposti e degli inutili e viziosi giri di parole, per lasciare spazio al vero motore dell’esistenza, la forza generatrice dell’amore, intesa nella sua capacità e potenzialità di rigenerare la vita; e come recita Agnese Coppola in un suo testo iniziale: "Amo di Adamo il miele / dalle labbra scivola / e sazia. /Ripide le rapide dorsali / a mani nude tento / lo scalo di roccia e neve…", questo amore totale, che va al di là di ogni aspetto fisico e sentimentale, al di là di ogni idealizzazione trascendentale, si pone, nel dettato poetico dell’autrice, all’origine e al centro della vita, celebrandone anche il profondo piacere fisico che l’accompagna.
La sete della sera è dunque questo viaggio nella carnalità dei sentimenti, narrato a volte con dolcezza, altre con nervose punte di ironia (“…Uomini misurano distanze / tra le vicinanze strette / dei miei monti…”; “Le costellazioni sono lì / da anni e noi siamo / briciole di pane quotidiano, / Dio mastica l’infinito / e ci sputa.”…), e lungo il quale non mancano feed back di ricordi nostalgici (“…ho ombre e fiato / che si allungano sul sorriso / di mio padre, nella ciotola / le nocciole dicono che / padrona è la sera”).
Un’opera letteraria di grande pregio, che si colloca certamente tra le migliori proposte poetiche di questi ultimi tempi, per l’attualità e per l’originalità della trattazione di un tema alquanto complesso come l’amore, senza scadere in facili e piatte etichettature e formalismi di cui sono piene molte scritture poetiche simili, ma anche per il dettato, convincente e avvincente, sobrio ma diretto e colto.

Da La sete della sera proponiamo qui di seguito alcuni brani, invitando i nostri lettori ad esprimere, se lo vorranno, altri graditi commenti o spunti di riflessione.



Amo di Adamo il miele
dalle labbra scivola
e sazia.
Ripide le rapide dorsali
a mani nude tento
lo scalo di roccia e neve.

Il miele di Adamo bagna
petali di pelle bianca

e lascia che la notte vada.

Uomini misurano distanze
tra le vicinanze strette
dei miei monti.



***


Da vicino il fiume
segue l’incostanza
delle tue parole,
il manto animale
tracciato dalle stelle
sulle sinapsi invisibili
di quel vago sapore di-vino.

Da lontano lo spettacolo
di ogni fiume
ha portate regolari;
in contrasto i pagliacci
agitano il sorriso.

E piove la sete della sera.


***


Mi ostino. Dico. Buona notte
sono coriandoli le stelle
grattugiate nella notte.
Le falde faglie a parola
tra i denti battono
Senti. Lo schianto. Il Silenzio.
Gli angoli di luna
affettano gli occhi.
Le costellazioni sono lì
da anni e noi siamo
briciole di pane quotidiano,
Dio mastica l’infinito
e ci sputa.
Ho appeso corde
ai bottoni del cappotto
Ho cucito gli avanzi
che l’universo mi deve.

***


Questo cuore, Vesuvio, s’affetta,
il sangue s’annetta
mani mute mai stanche d’amore.
La ginestra è giallo profumo,
oltre l’orizzonte
le parole sono radici
l’inverno è un ago
cuce con l’acciaio
i miei occhi di seta.
Eppure ricordo
fu del fuoco la cenere.
Ho mangiato i vetri
lo specchio è senza anima.



***


L’oltre arrotonda in me il vuoto.
Non ti muovere! Muoversi è valle
misura le vette, parti dal fondo.
Rovista tra i boschi
i semi sono stati appena piantati.
Aggrappati ai virgulti,
procedi a piedi scalzi
in cima, pre-ci-pi-ta.
Adagio, piano, aspetta
in volo organi a tempo.
Cuore, continua, danza
impazza, pulsa, respira.
L’oltre non è più nel corpo,
è il mio vuoto pieno.



***

Il tempo si allinea in una mano
e l’olio scorre e poi s’inzuppa
nell’ombra del pane, sulla tavola
si confessa un bicchiere di vino.

Domani sarò supplice
ho ombre e fiato
che si allungano sul sorriso
di mio padre, nella ciotola
le nocciole dicono che
padrona è la sera.

Io sono pronta a sgusciare
e intanto il sole cade e
il vento ha promesso
tornerà e non avrà voce.



***


La pioggia arriva quando vuole
la terra ingoia lacrime di miele
e tavole di profumo negli occhi.
Ricorda tutto all’uomo
il suo essere dettaglio
il suo essere ombrellino aperto
per una sola tempesta di anni.
Questa goccia mi ha detto oggi
riconosce il mio lamento
mi farà spazio nel firmamento.


Agnese Coppola, La sete della sera, Ediz. La Vita Felice, 2021; prefazione di Rossella Tempesta; postfazione di Roberto Comelli.

Agnese Coppola è nata a Nola (NA) e si è laureata in Lettere classiche nel 2004. Vive in provincia di Milano dal 2006 dove insegna presso l’Istituto Alessandrini di Abbiategrasso. Curiosa, appassionata e vorace lettrice, scopre il mito di Lilith che determina un’esplosione poetica e il coinvolgimento dei suoi studenti nel progetto “Io sono Lilith”. È co-fondatrice della Rivista internazionale Tam tam bum bum e attiva organizzatrice di eventi culturali, poetici e artistici, come NaviglioInVersi e Ric-amati. Pubblicazioni: Mario, in Vacanze milane (Guerini e Associati, 2012); Ho sciolto i capelli, abbracciami Frida (La ruota edizioni, 2a ediz, 2018); il romanzo Strisce pedonali, (L'Erudita, 2018); Specchi (dialogo poetico) con Gianni Bombaci (Raccolto, 2019); La sete della sera, (La Vita Felice, gennaio 2021). Presente come autrice nel volume Distanze obliterate. Generazioni di poesie sulla rete (puntoacapo 2021).



Alda Merini vista da Ninnj Di Stefano Busà