giovedì 16 febbraio 2023

Il "Pescatore di perle" di Antonella Castigliano

Pescatore di perle è il titolo di una interessante raccolta di poesie di Antonella Castigliano, docente e scrittrice di Castellammare di Stabia. L’autrice non è nuova alla poesia, ma in questa silloge edita da Dantebus lo scorso anno, concentra maggiormente la sua potenzialità artistica e letteraria, approfondendo la sua ricerca sulla essenzialità e sulla schiettezza della realtà circostante. Come un “cercatore di perle”, la nostra poetessa inizia un viaggio alla ricerca di quelle preziosità che da sempre danno un senso alla vita, alla nostra esistenza in questo mondo: “L’essere è, / e non può non essere. / Solo così la morte scompare.” Così afferma nel finale di una sua poesia. Ed è proprio la poesia lo strumento, il tramite più consono e valido, per ricercare, approfondire ed esternare certi spaccati, riflessioni e convinzioni riguardanti la quotidianità, i sentimenti, il nostro rapporto con la natura e con gli altri.
Le poesie di Antonella Castigliano, in questa raccolta, sono un canto melodioso e riflessivo nei confronti di quella natura che sovente viene trascurata, per fare maggiormente spazio a quadri e situazioni di quotidianità contingente, che investono più urgentemente la società: “Alba di un sole nascente, / alba di un amore sperato, / alba di un amore sognato”: è la poesia che trascende la visione del quotidiano, va oltre i confini della città e del mondo, cerca quelle rare perle di verità, di schiettezza e di originalità che impreziosiscono la vita di ognuno. La poesia di Antonella Castigliano ci offre questa visione, questo progetto di vita, quest’andare sempre in avanti, con la fiducia e la speranza di trovare ancora, nella realtà che ci circonda, una meraviglia che ci scuoti.

 

Alba

 

Alba di un sole nascente,

alba di un amore sperato,

alba di un amore sognato.

Desiderio, illusione, speranza,

indizi manifesti o utopia della mente da miraggio colpita?

Inganno dei sensi, chimera beffarda e disperata irrequietezza

rendono l’animo vulnerabile ai sogni.

E tu spettatore inconsapevole,

forse ignaro di tanta emozione,

gioisci vanesio.

Ma è illusione o realtà?

 

Non c’è dato saperlo.

Quando poi, all’improvviso, un volto nuovo compare,

ti cerca, ti scruta, ti vuole, ti ama.

E ora ritorni spettatore inconsapevole, forse turbato,

persino impaurito

da emozione prima a te sconosciuta.

 

Alba di un sole nascente,

Alba di un amore inatteso,

Tramonto di un amore sognato.

 

 

***

 

Si può dire al sole

 

Si può dire al sole più sole o alla pioggia più pioggia,

al mare di fermarsi o al vento di non soffiare,

alla neve di scaldare o al calore di raffreddare?

Ascoltiamo allora le voci della città

che evaporano in nuvole di fumo,

guardiamo l’artista di strada

che dipinge il mondo che fluttua,

prestiamo attenzione ai giovani che,

con finta maestria, sono architetti delle loro bugie.

Scrutiamo con interesse

le sfumature delle nostre emozioni,

contempliamo il mondo che cambia

ma siamo artefici del mutamento.

Tendiamo la mano ai sospiri dell’animo umano,

siamo strateghi della sopravvivenza

o tattici dell’estinzione,

corresponsabili dell’essere e del divenire,

artefici di sogni e di speranze,

ad arginare confusione e ignoranza.

Forse allora il sole sarà più sole e la pioggia più pioggia.

 

 

***

 

Gelosia

 

Amica di un amore sognato

e nemica di un amore vissuto.

Ti appropri dell’animo umano senza infingimenti,

ma appari, a volte, simulatrice incontrollata di eventi inattesi.

Sfuggi al controllo della mente

offuscata da temuti sospetti.

Dubbi, timori e incertezze fanno di te la regina perfetta.

Cocci di un amore stregato e brandelli di cuori spezzati.

Non riesci a entrare in sordina,

ma dilaghi nel mare dei sensi,

mai argini gli scogli dell’anima.

Figlia dell’orgoglio,

ti fingi sorella dell’amore,

ma spingi negli abissi chi si affida a te.

Celata da una coltre bucata,

sei pronta a sfuggire al controllo,

Atena dell’astuzia di cui diffidare,

a pochi riesce sfuggirti,

amante oscura e gregaria dell’incertezza umana.

 

 

***

 

Signora delle tenebre

 

E all’improvviso mi lasciasti, inconsapevole.

Adagiato per riposare, lentamente ti spegnevi

e il cupo suono della triste signora diventava agonia.

Impotente, ignara, assistevo al trapasso standoti accanto.

Sei con noi per poco tempo ancora,

dopo, i ricordi avranno i tuoi occhi.

 

Entrate amici,

stateci accanto,

dateci l’amore che ci hanno strappato.

Non siamo più figli,

adesso siamo soli,

in un gioco di ruoli che cambia la vita.

Pregate con me,

non lasciateci soli,

accompagniamolo al viaggio perenne.

La mente rifugge dal distacco terreno

e insegue pensieri emblematici, irreali.

Ma il tempo esige il suo tributo,

non puoi sottrarti all’epilogo comune

e quindi, cerca fiori lungo la strada,

non restare dove sai di non poter fiorire.

La tua anima ha fretta,

non sprecare un momento,

non gonfiare il tuo ego,

fa’ ciò che il tempo vuole,

perché non si ferma,

ma si dilegua in un’eternità apparente.

Essere e divenire,

immobilità e movimento,

un processo di trasmutazione in cui si lotta per la vita.

L’essere è,

e non può non essere.

Solo così la morte scompare.

 

 

***

 

Gioventù

 

Dolce signora di fiori vestita,

che effondi energia in tutto il creato,

hai un inizio e una fine nel tempo,

ma non nella coscienza.

Nel fulgore della tua onnipotenza,

non sempre sei amata da chi ti vive e,

fra dubbi e incertezze,

ti consuma,

ma bramata da chi più non ti possiede.

Proprio in loro rivivi e persisti,

perché fai vedere nel buio e sognare alla luce.

E il tempo trascorso si fa dolce,

pure mentre la speranza si svuota.

Breve viaggio attraverso la cruna di un ago,

respiro sabbioso di un’effimera eternità.

Immagini di gioventù vivono gloriose

mentre il corpo soccombe al tempo.

Questa è la vita, dolce signora,

più dolce quando sei ormai passata.

Non è facile rinunciare a quella che fosti,

a quella che avresti potuto essere.

Così, sopravvivi a te stessa,

erede di te stessa.

 

***

 

Paura di vivere

 

Ho paura dei tuoni…

No, non sono tuoni.

Ho paura dei fulmini

… No, non sono fulmini.

Il cielo si tinge di rosso,

le sue ferite ti solcano il cuore.

… È tornata, non è mai finita.

Sirene impotenti ti spingono alla fuga

lì dove forse lei non ti troverà.

Ponti saltati da eroi impazziti,

che disperati sfuggono a te

con la speranza, forse vana,

di salvarti da lei.

Luccichio d’armi imbracciate da povera gente,

costretta a marciare verso ignoti destini

da megalomani menti.

Non bastava la lotta di virus tenaci

a tenerci in vita per la sopravvivenza,

occorreva il genio di un untore di guerre.

Non c’è lazzaretto, non c’è peste

ma responsabili consapevoli a diffondere il male.

Non c’è ideologia, non c’è concezione

che possa scusare la distruzione mondiale.

Perché non si arresta l’odio nel mondo

e il desiderio della propria vendetta?

Giochi nascosti,

trame perverse di egemonie spietate,

preminenza assoluta di repressioni subite.

Poli opposti di dialettiche contrapposte,

arroganza monolitica di egotismo vanesio

… Ecco, ora è mattino, un altro giorno è iniziato.

Tutto tace, non odo sirene.

Devo andare, devo correre, devo cercare.

Vale la pena di morire per un ideale?

Un bacio a mio figlio.

Sarà l’ultimo?


(Brani tratti dal libro Pescatore di perle, di Antonella Castigliano, Dantebus Edizioni, 2022)

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