mercoledì 28 marzo 2012

Ketti Martino e i suoi grappoli di nuvole poetiche

Indubbiamente la poesia è un mezzo di eccezionale efficacia per dire le cose come stanno veramente: non solo agli altri, a coloro che amano seguire la scia poetica dell'autore e l'eco plurisemantico che ne scaturisce, ma soprattutto a se stessi. Anzi, è la poesia stessa verità interiore da cui non ci si può nascondere. Ketti Martino dice pane al pane e vino al vino, con un'enfasi poetica equilibrata, venata anche di una sottile ironia, ma molto riflessiva. I suoi versi ben costruiti si susseguono in un'atmosfera che fa sembrare la realtà quasi distaccata dalla superficie del mondo e della natura umana: ma a ben vedere, anzi a ben leggere, ci si accorge che il suo canto è assolutamente aderente ad un mondo autentico, genuino, privo di qualsiasi scoria, come se venisse riflesso da uno specchio che accentua e risalta la parte migliore, la parte più luminosa dell'anima e del creato.
Di Ketti Martino, che è poetessa autentica e impegnata, proponiamo qui di seguito alcuni suoi testi tratti da raccolte edite. Invitiamo i nostri lettori ad aggiungere qualche altro interessante commento.

Da "I poeti hanno unghie luride", Boopen Led Editore

I poeti hanno unghie luride

I poeti hanno unghie luride e occhi fissi
guardano come lupi l’altro che siede accanto
e non si voltano a cercare gesti.
Amano il vento che spettina i capelli
e confidano nella notte
che straripa rime ingorde.
Pensano poche cose
ma le pensano davvero
perché credono alla magia della parola ferma
e al miele sul pane caldo la mattina.

I poeti hanno unghie luride
perché si grattano la pancia
mentre guardano le stelle
e invocano il dio dei disperati
ché legga i loro versi empi.
Fanno una prece per chi li compra
cogliendo come acini d’uva
i sogni di una vita.

***
Annuso dei nostri corpi

Annuso dei nostri corpi
il timbro del vortice scomposto,
prezioso monolite tra vene e malta.
L’alito scaleno si attarda nella gola
stana i flutti e suggella i nomi.
Odo il mistral che segna a chiaroscuri il collo
e il trucco screziato che l’occhio tuo non scorge.
Sosto guardinga,
volpe tra foglie rosse e oblique rime.
                                                   
Discendo la transumanza tattile di quest’abisso.

***
La loggia

Occupa tutto lo spazio e anche il tempo questa loggia
coi grappoli di bougainville sigillati al tufo
come figli abbarbicati al seno.
Non lascia tratti inviolati il mio occhio
né fessure trasparenti e piane;
ricopre la distesa azzurra
riparo d’infanzia e magie
giocate dietro i cespugli di ginepro
coi calzettoni lilla.

***
La mia vita è un quartiere sgombro

La mia vita è un quartiere sgombro
ingoiato dal silenzio
landa genuflessa senza lavori in corso
e strade parallele
abitacolo sventrato
con gli abiti dismessi impolverati
e quelli ancora nuovi e già invecchiati.

Ho traslocato mille volte da me stessa
e sempre son tornata
con rime mal cucite
e un Golgota sedato dentro al cuore.

Taccio solo per uniformarmi allo sgomento
rivestire i luoghi 

svuotare due bagagli.

***
 Se questi giorni

Se questi giorni fossero adorni di carezze
e occhi vaporosi in cui annegare,
sarei briciola nella brocca di cristallo
Se fossero arruffati
dal canto dispettoso della cinciallegra,
o danza di passione già sbocciata,
sarebbero presagio di futuro
e ostili all’odio.
Forse privi di parole e locuzioni audaci,
ma basterebbero a me, ed io a loro,
anche senza scrivere.

***
Nuvole

Sono grappoli d’uva quelle nuvole
segnano svolazzi nella mente cava.
Frugo nel pantano
cercando il senso delle nostre vite audaci
ma nella spelonca livida
resta solo il candore del ricordo
Corpetti inamidati e lenze mai scagliate
Annaspano come coperte d’amore atavico,

e nostalgia.

***
Della poesia voglio le ossa

Della poesia voglio le ossa
le trasparenze scorticate e monde
agguantare la sostanza dura
fino all’anima spugnosa
sentirla trasudare da ogni poro.
Trattengo il verso tra mascelle e denti
stritolo la carne e la rimando,
bolo suggellato appeso a cento arpioni.
Lo digerisco e poi lo cerco ancora.
Smantello la sequenza
i riti blasfemi le verità
e castro l’essudato che tentenna.

***
Testi tratti da “La poesia è una città” a cura di Floriana Coppola e Ketti Martino, Boopen Led Editore, 2011

Angoli

Ci sono angoli
in questa città
dove ogni cosa è certa
tutto si ricompone
e si raggrumano
anche le lacrime
sul viso/maschera.
È lì che il mondo
scorre nelle vene
come quando un giorno, in auto
al parco delle Rimembranze
coi fogli di giornale appiccicati ai vetri
chiedevi: mi ami?
Ci sono angoli in questa città
dove ripieghi le ali sulla vetta
e lanci un urlo
o puoi ingoiare il buio di un viale
per sentire il crepitio
di foglia sotto le suole.
Ci sono curve
in questa città
dove il respiro conosce solo affanno
e il coraggio è ruga spesa
sulla fronte in cerca della vita.
e poi ci sono
cerchi
in questa città smarrita
sostanze sterili
assedi di campanili
che non puoi solcare
nemmeno a mani giunte
e con la croce sopra
al petto.

***
Quartieri spagnoli

i quartieri spagnoli
sono ferite aperte
che vomitano pus
di tanto in tanto
interstizio intraducibile
di vicoli
limitare affranto
di presente e futuro già passato
compasso invisibile su tettoie
e balconi avari.
La luce rubata con gli specchi
ne fa zattera/postribolo
aggrappato alla collina
mimetizzato antro
dimora di plebe
scalza di sogni e indignazione.

***
Da "Arbor poetica", a cura di Diana Battaggia, Lietocolle

Non vedo cielo e nuvole

Non vedo cielo e nuvole da qui
mi guardano finestre cieche
squadrate gabbie inchiodate all’utopia.

Le vivo come presenze tossiche
cattedrali oblique che falciano la bruma
quando il diaframma è accumulo di lecci.

Una fioritura di detriti mi avvolgerà, lo so
dolce narcolessia in cerca di un abbrivo.

***
Da "Le strade della poesia", a cura di Mimmo Cipriano, Delta 3 editore

Terre(na)

la corteccia sbucciata è pelle
frutto oltraggiato
rinsecchito dal troppo stritolare

le formiche ricamano una scia che
sa di passi giusti
e io accarezzo il punto esatto
in cui i ricordi sfumano nel divenire
fino a sprecare l’ultimo sorso di
romanzo

il gusto di schiacciare
un sogno una foglia dà dolore

l’apologia di te è ancora madre
feconda superficie in cui affondare.

Ketti Martino, nata a Napoli, laureata in filosofia, ha insegnato nella scuola pubblica e si è occupata di promozione teatrale e musicale. Fa parte della compagnia di scrittura Homo Scrivens. Ha pubblicato testi poetici nelle antologie: Dalla bocca del Vesuvio, a cura di G. Marino (G. Perrone,2007); Nella notte di Natale (G. Perrone, 2007); Fili di parole (G. Perrone, 2008 ); L’amore, (G. Perrone, 2008); La notte (Giulio Perrone, 2008); Il tempo (Giulio Perrone, 2008); Logos (Giulio Perrrone, 2008); Le parole che nascono dall’anima (I giardini dell’anima, 2008); Arbor poetica, poesie su immagini di Stefano De Francisci, a cura di Diana Battaggia, 2011 Lietocolle; Le strade della poesia a cura di Mimmo Cipriano, Delta 3 edizioni, 2011; Le parole del mistero. Il perturbante nel quotidiano a cura di Gloria Gaetano, Neverland edizioni; Alchimie e linguaggi di donne, Terzo quaderno antologico di poesia, collana diretta da Esther Basile a cura di Floriana Coppola, Photocity edizioni.
Finalista al Premio Letterario Le parole che nascono dall’anima 2008.
È fra i compilatori dell’Enciclopedia degli scrittori inesistenti, a cura di Giancarlo Marino e Aldo Putignano, Boopen Led, 2009. Suoi racconti sono presenti in rete su siti letterari. Nel 2010 ha pubblicato la silloge poetica I poeti hanno unghie luride, Boopen Led editore. Ha curato, assieme alla poetessa Floriana Coppola, l’antologia poetica La poesia è una città, 2011, Boopen Led editore.
Ha preso parte a numerosi reading ed eventi letterari.

domenica 25 marzo 2012

Dalla Bulgaria: Silviya Petkova

Continuando il viaggio poetico oltre i confini nazionali, incontriamo una giovane poetessa bulgara, Silviya Petkova, che ci ha inviato alcune poesie scritte direttamente in italiano. Ne abbiamo scelto una, la più rappresentativa, che riportiamo qui di seguito.


Visi appesi


Siamo visi appesi alle finestre
sulle corde delle anime perse
dondoliamo avanti ed indietro
senza tempo.
Ogni battito è un cuore che muore
nell'assenza angosciante d'amore
noi siamo respiri sospesi
dei peccati concessi.
Desidèri da cucirci la fede
aggrapparsi al cielo
masticare le nubi
provocare una caduta di neve.
Inciampare nelle sponde dei fili di luce
abbrancati alla coda della scia che conduce
fare gioco per scelta o per seria esigenza
prosciugando le radici di memoria e coscienza.
Siamo visi appesi alle finestre svetrate
amati a lungo e poi disprezzati,
siamo cuori di orologi che non sfiorano il tempo...
trasparenze vaganti raccontate a stento.


Silviya Petkova è co-dirigente dell' Art-gallery “Il Riflesso” situata nella splendida cittadina di Varna in Bulgaria, che si affaccia nell’incantevole scenario del Mar Nero, le cui baie si incastonano nel verde dei suoi immensi parchi.
Appassionata fin da piccola del mondo dell’Arte, si esprime tramite la danza classica, la pittura e la poesia.
Il 4 dicembre 2010 la poesia “Mi fa male…amare” si classifica vincitrice del secondo premio, nella “sezione poesie in lingua straniera” al Concorso di Poesia Internazionale “Messina Città d’Arte”.
Il 24 marzo 2011 la poesia "Ambiguita'” è stata selezionata per far parte dell'antologia di poesia "La Maschera", un tascabile di 176 pagine a cura del Collettivo "Poesia è rivoluzione".
Il 1 luglio 2011 la poesia “E se ti penso...” giunge finalista e vincitrice nella sezione PREMIO SPECIALE DELLA CASA EDITRICE  al Concorso Letterario Nazionale “Emozioni in bianco e nero” - Edizioni del Poggio.
Il 15 dicembre 2011 l'opera poetica “Il grido della solitudine” giunge finalista al XXIII Concorso Internazionale Letterario d’Arte e Cultura dedicato a Giuseppe Gioachino Belli 2011 - Roma.
Il 10 dicembre 2011 la poesia “E poi, e poi, e poi - adesso” si classifica al secondo posto al Concorso di Poesia Internazionale “Messina Città d’Arte”.

mercoledì 21 marzo 2012

Marina Nazzaro e il suo canto alla donna

Particolarmente sensibile al mondo femminile è la voce poetica di Marina Nazzaro, che qui proponiamo. Le poesie che seguono, infatti, hanno un velato riferimento alla condizione della donna che sovente, ancora oggi, è costretta a subire ogni sorta di discriminazione e di violenza. I versi di Marina, però, non sono taglienti, vogliono solo mostrare le "ferite" e la mancanza di "rose rosse" che avviliscono e adombrano l'animo femminile; il suo è un canto malinconico, intriso di amarezza, per aderire in pieno, con grande resa, all'immagine della donna bistrattata. Ma è, nel contempo, anche un canto d'amore, che vola in alto con "ali di cielo".
I lettori sapranno certamente aggiungere altre interessanti riflessioni.


Ferite

Sdraiata su un letto di capelli castani
chiude gli occhi per dimenticare il dolore.
Brividi le scuotono il corpo,
il freddo sostituisce il bruciore delle ferite.
Fuori, un bianco riflesso,
surreale e lunare,
un freddo bagliore, misto di silenzio,
paura, pace e solitudine.
Emozioni inattese, e poco comprese,
s’impadroniscono del suo ventre.
Trattiene il respiro,
s’annoda in lei un groviglio di nervi
che come un rampicante s’espande
e la tiene prigioniera.
Ha paura.
Ed ha paura della sua stessa paura,
che la stupisce e turba il suo sonno.
Nei corridoi della memoria corre,
pur restando immobile; qualcuno la trascina,
nell’indifferenza di rumori metallici
e vitrei sguardi di routine.
E’ sola, o almeno crede di esserlo.
Allora si augura di addormentarsi
e scivolare in un’altra dimensione,
indolore e senza terrore.
Finalmente una voce calda la raggiunge
e le dice «sono con te».
In fondo, di questo timore non v’è bisogno,
nell’azzurro del cielo,
e nel ventre della terra,
qualcuno pensa per lei.


Xeno

Non ci sono rose rosse, solo asfalto mischiato alla pioggia,
sotto la luce biancastra di due occhi stretti e impietosi
che mi guardano indifferenti mentre vado via.
Sul muro proiettano la mia sagoma smunta,
spettro d’angoscia incredula,
che s’allontana a passi svelti
come di chi fugge alla sensazione di un inseguimento.
Ma nessuno segue quella figura ferita,
gli occhi meccanici guardano già altrove
e sembrano di colpo incredibilmente lontani;
la loro luce allo xeno illumina già un’altra strada,
altre intenzioni, nella direzione opposta,
da quella parte della finestra dove ora fa male guardare.

Prati blu

Profondità inesplorate
abissi di ombre e luci
Vertigini sconosciute agli occhi
che il cuore può accogliere.
Altalene oscillano su mondi distanti
che si avvicinano senza toccarsi.
Segnali di speranza in fondo al petto.
Allunga la mano e salterò nel tuo universo.

Passato

Strascichi pesano come catene
Anelli d’angoscia s’affacciano in superficie,
da dove tu li avevi cacciati;
il timore al timone.
Salvagenti ingannevoli:
intorno al bianco lucente s’avvolge una corda,
rasposo serpente sintetico.
Conquistano spazi,
si dispiegano come vele al vento,
gonfia forma e sostanza.
Cupe schiume di onde che avevi respinto,
non sono lontane, giocano come il gatto col topo
nel cortile della tua anima
Svelte e sinuose s’insinuano sulla pelle;
lei soccombe, senza comando si fa plumbea
e presto il peso di nuovo t’incatena.

Penombra

Silenzi e sguardi
che sanno di pioggia.
Nere gemme preziose
sulla tua fronte di perle
s’oscurano su abissi profondi.
Vertigini nel petto
sfumano i miei arcobaleni.
Mostrami il tuo sorriso:
una bianca luna su
sabbie d’argento
che accarezza le onde
con soffice spuma di luce.
Abbandona gli abissi e
vola con le mie ali di cielo.


Marina Nazzaro (1976) traduttrice editoriale e insegnante d’inglese. Laureata in Lingue e Letterature Straniere presso l’Università degli Studi di Salerno, si è poi specializzata in Traduzione Letteraria e Tecnico-scientifica presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, dopo un corso di perfezionamento per Operatori dell’editoria, del giornalismo e della comunicazione (Università degli studi di Roma “Roma 3”) e dopo aver conseguito la qualifica di “Traduttore Letterario” riconosciuta dalla Regione Campania nell’ambito del progetto formativo omonimo organizzato da Fondazione IDIS, Scuola Europea di Traduzione Letteraria ed altri partner. Ha svolto la sua attività di traduttrice, dall’inglese e dal francese, occupandosi prevalentemente di saggistica (alcuni titoli: Storia di Sophie Scholl e della Rosa Bianca – Lindau, Torino 2008; I Celti. Dal mito alla storia – Lindau, Torino 2008; Il liberalismo di Hayek – Rubbettino, Soveria Mannelli [CZ] 2008; Contro l’eutanasia – Lindau, Torino 2007; Il nuovo anticristianesimo – Lindau, Torino 2007; Coca-Cola, l’inchiesta proibita – Lindau, Torino 2006), ma anche di narrativa (Straordinarie storie di gatti. Dai più grandi scrittori di ogni epoca – Edizioni L’Età dell’Acquario, Torino 2011 [selezione di racconti]; Il suo primo americano – Cargo, Napoli 2009 [romanzo, in collaborazione con F. Gerla]; Quando le donne aprono le danze – Einaudi, Torino 2006 [collaborazione col docente O. Fatica ed i colleghi del corso “Il traduttore letterario”, Città della Scienza, NA]), con qualche approccio alla poesia (Mercoledì delle ceneri di T. S. Eliot – “Il Traduttore Nuovo”, ANNO LIII 2003-2, VOLUME LIX [collaborazione col docente G. Massara ed i colleghi del corso “Tradurre poesia”, Università degli Studi di Roma “La Sapienza”]). Muove da pochi mesi i suoi primi passi nel mondo della scrittura creativa ed in particolare della poesia, che la vede attualmente impegnata nella stesura della silloge inedita Diario tra le stelle.     

sabato 17 marzo 2012

Regina Célia Pereira da Silva e la sua poesia lusitana

Ancora una vibrante voce "estera": quella di Regina Célia Pereira da Silva, che qui proponiamo con tre suoi testi in lingua originale portoghese e relativa traduzione. Poesia estera fino a un certo punto, perché Regina risiede a Napoli ormai da alcuni anni e si è pienamente integrata nel tessuto geo-storico e letterario italiano e napoletano in particolare, essendo peraltro docente di Lingua, Cultura e Traduzione Portoghese dell’Instituto Camões di Lisbona nell’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa di Napoli. 
L'affinità tra i due mondi, quello lusitano e quello napoletano, è evidente nelle liriche di Regina Célia da Silva, nelle quali predomina la musicalità e la solarità del canto, in un dettato poetico che è anche acuta osservazione della realtà circostante e denuncia sociale.
Lasciamo come sempre al lettore affezionato ulteriori graditi commenti.

Noções...

Fala-se muito de valores.
Até parecem flores
que nascem
sem serem cultivadas
e vivem livres em todas as estradas.

Amor, amizade, esperança,
ardor, justiça, confiança.
Vocábulos que voam
com rumo incerto
nos jornais e microfones.
Passam sem sequer
emitir um lamento.

Palavras usadas, ocas.
Frutos sem polpa.
Lemas sem conteúdo.
Vazio. Noite escura.
Cultura alienada.
Política sufocada.
Arte pouco inspirada.

Atenção
à nova geração
que procura com obssessão
uma réstia de ideal,
de dignidade na própria vida.

É normal.


Nozioni

Si parla molto di valori.

Sembrano perfino fiori
che nascono
senza essere piantate
e vivono libere su tutte le strade.

Amore, amicizia, speranza,
ardore, giustizia, fiducia.
Vocaboli che volano
colla sorte incerta
nei giornali e microfoni.
Passano senza neanche
proferire un lamento.

Parole usate, vuote.
Frutti senza polpa.
Lemmi senza contenuto.
Vuoto. Notte scura.
Cultura alienata.
Politica soffocata.
Arte poco ispirata.

Attenzione
alla nuova generazione
che cerca con ossessione
un briciolo d’ideale
di dignità nella propria vita.

È naturale.


O progresso

Com a enxada
cavava.
Terra cultivada.

Nos sulcos abertos
com esforço e prazer
cresciam os frutos
do árduo fazer.

Mudam-se os tempos,
mudam-se os
instrumentos.

Entram cedo nas fábricas
sem sorrisos mas com suor
trabalham nas máquinas
de carvão, sem vagão nem condutor.

Mas, mundo global
requer tecnologia, informática,
agressão geral.

Sai para o escritório.
Não interessa a emoção.
De gravata e fato,
pois o computador é alienação.

Digital identidade,
esperança secreta
de encontrar a felicidade.



Lo sviluppo

Con la zappa
arava.
Terra coltivata.

Nei solchi aperti
con sforzo e piacere
crescevano i frutti
dell’arduo operare.

Ma cambiano i tempi,
cambiano gli
strumenti.

Ben presto entrano nelle aziende
senza sorrisi ma con fatica e sudore
lavorano alle macchine
di carbone, senza carrozza né guidatore.

Ma, mondo globale
richiede tecnologia, informatica,
aggressione generale.

Esce per andare in ufficio.
Non interessa l’emozione.
Vestito con il suo completo,
poiché il computer è alienazione.

Digitale identità,
speranza secreta
di trovare la felicità.



O caracolinho

Gente esquecida
ignorada, violentada,
martirizada e até
morta.
          Porquê?
          Por quem?
          Onde é que estão?
          Mas, quem mandou?
Aldeias
monstruosamente destruídas.
Vidas,
ao nascer castradas.
Culturas,
horrorosamente queimadas.

Um pequenino caracolinho negro
entre os detritos levanta-se.
Sorri. Olha à sua volta e,
pensa... eu... existo.

Ricciolo

Gente dimenticata
ignorata, violentata,
martirizzata e perfino
ammazzata.
            Perché?
            Da chi?
            Dove sono finiti?
            Ma, a mando di chi?
Villaggi
mostruosamente distrutti.
Vite,
alla nascita castrate.
Culture,
orrorosamente bruciate.

Un piccolo ricciolino nero
tra le macerie si rialza.
Sorride. Si guarda in torno e,
pensa … io… ci sono.




Regina Célia Pereira da Silva, nata a S. João da Madeira Portogallo è docente di Lingua, Cultura e Traduzione Portoghese dell’Instituto Camões di Lisbona nell’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa, Napoli. Dottore di Ricerca in Letterature Moderne e Studi Filologico-Linguistici presso la Facoltà di Lettere dell’Università degli Studi di Palermo in collaborazione con l’Università degli Studi l’Orientale di Napoli. 
Ha pubblicato diversi saggi e articoli di studio: Breve viaggio nella poesia saramaghiana, in Rivista “Proa Italia”, n. 7 e 8, Sentieri Meridiani Edizioni, 2011, pp. 11-22 ISBN 978-88-95210-88-9; Traduzione di poesie di Alessandro Carandente da Risveglianze in Rivista Secondo tempo libro quarantatreesimo, Marcus Edizioni, Napoli, 2011, pp. 26-33. ISBN 9788890260254; Traduzione di poesie di Raffaele Urraro da Ero il ragazzo scalzo del cortile in Rivista Secondo tempo libro quarantatreesimo, Marcus Edizioni, Napoli, 2011, pp.34-43. ISBN 9788890260254; Antologia, Attraverso la città, rilievi e risalti poetici del tessuto cittadino, Avellino, Scuderi Editrice, 2011, pp. 42-47, ISBN 978-88-96554-02-09; Trasparenze culturali, oggetti d’oggi e pensieri/Transparências culturais, objectos de hoje e pensamentos, Roma, Aletti Editore, 2011. ISBN 978-88-6498-566-4; Il mezzogiorno d’Italia visto da un lusitano alla fine dell’Ottocento, in Bollettino del C.I.R.V.I., n. 62 (luglio-dicembre 2010 – anno XXXI – fascicolo II), Torino, pp. 91-111.; Soares de Passos e ‘Os últimos momentos de Afonso de Albuquerque’, in BRIDI, Marlise Vaz, SIMAS, Monica, POMA, Paola (org.) “Dor e Desejo”, São Paulo, Editora Paulistana, 2010., pp. 15-28.  ISBN: 978-85-99829-44-8; Ela /Lei, “Antologia Napoli Cultural Classic”, Premio Internazionale di Poesia e Narrativa, V edizione, Albus Edizioni, Napoli, 2010, pp. 49-50. ISBN 978-88-96099-32-2.; Poesia Meridiana Spazi e luoghi letterari per i paesi mediterranei e per i sud del mondo, Speciale Portogallo, ( a cura di) Delta 3 Edizioni, Anno II, N. Speciale, Nusco (AV) Jan.-Jun. 2010.; Produzione lirica di Manuel Maria Barbosa du Bocage durante il suo soggiorno a Goa (India), in “Annali dell’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa”, Arte Tipografica, Napoli, 2009, pp. 761-781. ISSN 2037-5867; L’epopea camoniana nel trattato del goano João da Cunha Jaques, in “Orientalia Parthenopea” Opuscolo IX, Orientalia Parthenopea Edizioni, Napoli, 2009, pp. 197-212, ISSN 1972-3598;  "A península de Lisboa entre o Mar do Norte e o Mar Mediterraneo", in Atti del Congresso Internazionale Portogallo e Mediterraneo, 4-6 Ottobre 2007, Università degli Studi di Napoli l’Orientale, Dipartimento di studi comparati – Collana di Letterature Comparate, 11, Napoli, 2009, pp. 337-350, ISBN 978-88-95044-60-6; Métodos e especificidades lexicais na tradução dos Colóquios dos simples e drogas e cousas medicinais da Índia de Garcia da Orta, in ‘Quarderno... UNIOR, marzo 2009; “Napoli in me/Nápoles em mim”, in ‘Rivista Mundus, per un’etica del rifiuto’, Napoli, dicembre 2008; “Un campano racconta la cosmogonia e la mitologia indù – Giacomo Fenizio, S.J. (Capua 15558 – Porakkad 1632) ”, in ‘Rivista Orientalia Parthenopea’, vol. VII, Associazione Culturale Orientalia Parthenopea, Napoli 2008; Postfazione e traduzione: “Ballata Lusitana” Amor de perdição di Camilo Castelo Branco”, Casa Editrice Marlin, Salerno, 2008; “Come la pioggia”, con litografie di Manuel Cargaleiro, traduzione di poesie di Mimmo Grasso, Edizioni Laboratorio, Napoli, 2007; "A península de Lisboa entre o Mar do Norte e o Mar Mediterraneo", in Atti del Congresso Internazionale Portogallo e il Mediterraneo, Palazzo du Mesnil, Rettoria dell'Università degli Studi di Napoli l'Orientale, 4-6 Ottobre 2007, Napoli; "As competências do tradutor e o contexto cultural na tradução literária. Os espaços metanarrativos do romance 'Equador'", in Actas del Congresso Internazionale AISPI, Padova, Maggio 2005;  "O tradutor  e o  problema da multicultura", in Galiza: Berço da Lusofonia, Atti del V Colóquio Anual da Lusofonia, Bragança, Portogallo, Ottobre 2006; “Eça de Queiroz - O Homem. A Obra.” in Actas do Congresso “Eça de Queiroz e a Europa”, Consolato del Portogallo a Napoli, I.U.Orientale e I. S. O. Benincasa, Napoli, anno 2000.
Vinse il Premio Giornalistico internazionale “Theodor Mommsen 2001”, Sezione Coppa di Nestore – Campi Flegrei (NA) con l’articolo «Il vino Porto», in Notiziario Flegreo Pozzuoli, 07/08 – nov. 2001 e il 1º Premio per la poesia in lingua straniera attribuito dall’Associazione Napoli Cultural Classic per l’anno 2010 con la poesia “Ela”.

martedì 13 marzo 2012

Fàtima Rocio e la sua poesia naturale

Transiti Poetici varca i confini nazionali e compie un volo di migliaia di chilometri, per atterrare in Perù. Concediamo quindi spazio anche alla poesia estera, e con Fàtima Rocio Peralta Garcia, iniziamo, appunto, con un'autrice peruviana. Se è vero dunque che la poesia non ha confini, mi sembra giusto dare spazio, almeno di tanto in tanto, anche a delle voci non italiane, anche per un eventuale confronto, o per semplice curiosità.
Il dettato poetico di Fàtima Rocio Peralta Garcia si avvale di un lessico piuttosto semplice, ma nello stesso tempo intriso di soavità e solarità. La sua poesia è fortemente icastica, rievocando immagini e storie caratteristiche della propria terra d'origine.
Proponiamo qui di seguito alcune sue poesie in lingua originale, tradotte in italiano dalla stessa autrice.
I lettori che ci seguono sapranno certamente aggiungere un loro gradito commento.

Mariposa a la orilla del alba

Sobre una piedra en espera
en la noche serena,
a la sombra de la luna
mariposa a la orilla del alba,
silenciosa,
soñaba la primavera.

“Farfalla alla riva dell’alba”

Sopra una pietra in attesa
nella notte serena,
all’ombra della luna
farfalla alla riva dell’alba,
silenziosa,
sognava la primavera.

“Bosques de silencio”

Se funde mi voz entre imágenes y sonidos,
cual mito inmortal,
sobre la línea melódica del bel canto.
¡Oh soledad mía!
Se descubre sobre el palco de viento.
Ilusiones 
en la distancia del tiempo…

“Boschi di silenzio”

Si fonde la mia voce tra immagini e suoni,
quale mito immortale,
sulla linea melodica del bel canto.
O solitudine mia!
si scopre sul palco di vento.
illusioni 
nella distanza del tempo…

“Niebla de otoño”

Junto a tu silencio
en llanura de la noche,
en los ojos…

“Nebbia d’autunno”

Accanto al tuo silenzio
nella pianura della notte,
negli occhi…

“Piel de rosa”

Perfume de un suspiro
al paso de un camino
piel de rosa
fragmento de un amor.
Oración de rocío
espina de un adiós,
en el exilio de la noche
llevada por el viento.

“Pelle di rosa”

Profumo di un sospiro 
al passo di un cammino
pelle di rosa
frammento di un amore. 
Preghiera di rugiada
spina di un addio,
nell’esilio della notte
portata dal vento.

“Al atardecer del alba”

Tímida y confundida
al paso de tu fuego
estremecimiento en el silencio
resonancia de pasión.
Bajo la espada de la noche
encuentro secreto,
aves tiernas entre respiros.
Perdida en el misterio de tu delirio 
acaricio el deseo
al atardecer del alba.

“Al tramonto dell’alba”

Timida e confusa
al passo del tuo fuoco
fremente nel silenzio
risonanza di passione.
Sotto la spada della notte
incontro segreto,
teneri uccelli tra respiri.
Perduta nel mistero del tuo delirio
accarezzo il desiderio
al tramonto dell’alba.

“Noche de Orfeo”

Pentagrama en el tiempo
sombra de un amor
enmascarado por el dolor.
Es la noche de Orfeo 
a los pies del Olimpo
Tormento de la lira.

“Notte di Orfeo”

Pentagramma nel tempo 
ombra di un amore
mascherato dal dolore.
È la notte di Orfeo
ai piedi dell’Olimpo
Tormento della lira.

“Pescador de perlas”

Ave de sal
Crisantemo solitario.
Eres verso en la aurora
en las páginas del mar.

“Pescatore di perle”

Uccello di sabbia
crisantemo solitario.
Sei verso nell’aurora
nelle pagine del mare.

Fàtima Rocio Peralta Garcia è nata a Lima, in Perù, il 28 gennaio del 1978. Vive nel Distretto di Santiago ed insegna presso una scuola femminile. Ha studiato lingua e letteratura italiana presso l'Istituto Italiano di Cultura di Lima, e a conclusione degli studi ha ottenuto, nel 2011, il diploma del Centro di valutazione dell'Università per stranieri di Perugia.
Scrive poesie da alcuni anni; questa inclinazione le è nata seguendo i corsi di italiano, prediligendo in modo particolare Petrarca.
Ha partecipato a diversi concorsi letterari e ha tradotto alcuni poeti italiani della nota associazione culturale "Akkuaria". Ha anche tradotto un quaderno di poesie religiose ispirate alla vita della Serva di Dio Maria Bolognesi, che si prodigò per i fratelli più bisognosi. 

Alda Merini vista da Ninnj Di Stefano Busà