lunedì 9 agosto 2021

Uno sguardo attento sulla quotidianità, in "Coleoptera", di Enea Roversi

Forse la soluzione potrebbe stare nel / vivere come un coleottero qualunque / tra miliardi di simili incompresi e vacui…” Come sempre accade, è in un assunto centrale, preciso, fondamentale, il nocciolo significativo di un’intera opera poetica, un progetto ben intuito e realizzato, con il quale l’autore riesce poi a sviluppare i vari corollari, le numerose sfaccettature e punti di vista, le considerazioni che andranno a completare il mosaico complessivo del progetto. E anche qui, in “Coleoptera” di Enea Roversi, penso di partire da questi versi importanti, nei quali credo sia racchiusa tutta l’architettura propositiva del libro. Uno sguardo attento alla vita e al senso dell’esistenza, permette a Enea Roversi di paragonare metaforicamente lo stato dei “coleotteri”, ordine di insetti che è formato, guarda caso, dal maggior numero di esseri viventi sulla terra, ad uno stato umano (o disumano?...) costituito prevalentemente dalla frammentarietà dei rapporti sociali, dall’incalzare di una nuova società prevalentemente egoista e indifferente, a volte impaurita, sospettosa e pregiudizievole.
In effetti il panorama poetico di Enea Roversi in questa sua recente e interessante raccolta, è ampio e riesce a coinvolgere diversi aspetti della vita sociale, nelle tre sezioni del libro (Presenze/Presente, Addizioni e sottrazioni, Il futuro del mondo), internamente connesse e collegate, nelle quali il nostro autore prospetta, in definitiva, tre modi diversi di indagine della realtà esterna ma che alla fine si ricongiungono tutti nel grande e profondo asserto della metafora del coleottero, intesa come scollegamento tra le parti sociali di una umanità attualmente devastata da solipsismi, meri egoismi e vuoti valoriali. La città, intesa nel suo più ampio significato, e cioè come luogo non solo stanziale ma piuttosto di incessanti viavai, di confuse e a volte surreali situazioni di vita quotidiana ridotta all’essenza, è e rappresenta per Roversi la scena o meglio il fondale, dove la società attuale si gioca il suo senso dell’esistenza. Nelle minime e impensabili cose di tutti i giorni, come ad esempio una macchia di liquido rovesciato o di bagnato indecifrabile, Roversi rintraccia la segreta vena dolorosa, triste e forse addirittura surreale, di una dispersione, di una frammentazione del vivere in attimi e momenti distaccati l’uno d’all’altro; questo vedere, questo indagare nei minimi particolari, è mirabilmente tradotto in poesia dal nostro Autore, che riesce, come giustamente afferma anche Alessandra Paganardi nella sua attenta prefazione al libro, ad attraversare la realtà senza sconti, lasciandosene in pieno contaminare. È dunque una poesia, quella di Roversi in “Coleoptera”, che ci restituisce perfettamente l’immagine profonda delle cose, degli interstizi, degli spigoli, delle mancanze di socialità, con un dettato esplicativo, riflessivo e particolareggiato. Una poesia che induce a verificare e a comprendere meglio ciò che sta dietro le minime cose apparentemente banali di questa nostra attualità così confusa e, sovente, senza cuore.
La poesia, e nella fattispecie questa poesia di Enea Roversi, si pone sempre come sentinella in avanguardia, per meglio scrutare gli orizzonti prossimi o che già stanno per coinvolgerci.
Proponiamo qui di seguito alcuni brani tratti dal libro: i lettori che ci seguono potranno aggiungere altri graditi commenti o riflessioni in proposito.


latte ghiacciato

sul marciapiede una macchia, con bianche striature
di liquido rovesciato o di bagnato indecifrabile
si diramano stelle in ambo i sensi sull’asfalto
sembra latte ghiacciato, forse brina dicembrina rappresa
cerco di evitarla, non mi chiedo il perché di questa
mia azione ma poi è calpestata ormai la brina
di latte ghiacciato che supera il pensiero
che oltrepassa la volontà di delimitare il
raggio d’azione     un raggio di sole che infine
scioglierà la macchia con scontata dolce efferatezza


***

pozzanghere

specchiarsi in una pozzanghera
alto e misurato procedere di passi
urtare qualcuno e scusarsi
per averlo inavvertitamente certo
come la strada diventi ora lucida
e come i passi si facciano via via più veloci
un’altra pozzanghera è adesso trappola
pensare alle scelte sbagliate
come: queste scarpe e non le altre
l’acqua è specchio metafisico
i muri dei palazzi sono facce sghignazzanti
alta ma assai meno misurata ora
la cadenza dei passi
nel riproporsi affannoso del respiro


***

arcata sopraccigliare destra

ancora una giornata di sole
sfacciata e luminosa cartilagine gialla
a farci dimenticare gli incendi lontani
nel portafoglio tre banconote spiegazzate
diverse per colore e per valore
nella testa un pensiero di scale ripide
il malinconico tentativo di giustificare
gesti non voluti e frasi non dette e
sopra l’arcata sopraccigliare destra
un puntino rossastro prude per
giustificare la propria presenza



***

risorse umane

filtra la luce dall’ampia finestra s’
irradia sulla copia di Klee alla parete
stravolge geometrie e cosmi macchiati
la kenzia nell’angolo il sottomano in
pelle il notebook ultrasottile poi quella
gentilezza così fuori luogo quel falso
sorriso da boia ben pagato curato nel
vestire col suo fresco lana grigio
chiede di mettere una firma si duole
è il mercato globale la concorrenza
si sa a volte è sleale dice buona fortuna
risparmia la bocca del lupo stavolta
la targhetta sulla porta dice che il
mondo va avanti per fortuna prima
eravamo personale ora siamo
risorse umane


***

coleotteri

forse la soluzione potrebbe stare nel
vivere come un coleottero qualunque
tra miliardi di simili incompresi e vacui
con la disinvoltura del saprofago
che sceglie con cura ogni sostanza
sorvolare inquietudini e tormenti
disegnando nell’aria la naturale
linea di voli radenti e ben calibrati
un organismo anonimo e ronzante
sbeffeggiatore di teste umane
inopportuno trasvolatore in cerca
di


***


il futuro del mondo (II)

il futuro è un buco nero tra fuochi di universi remoti
un urlo interrotto in gola dopo lo spavento
uno scarabocchio di catrame stracciato in mille pezzi
la scia di una cometa dal tubo di scappamento
un satellite-latrina senza uscita di sicurezza
il gioco noioso di un mediocre mago imbolsito
l’antenna sul tetto su cui sbatteranno le ali dell’angelo sterminatore
un fiume di vino dalle cantine a colorare l’asfalto
soldati in marcia verso confini dai limiti smagliati
cappelli che volano e stelle che si spengono

Brani tratti da: 

Enea Roversi, Coleoptera, puntoacapo Editrice, 2020; prefazione di Alessandra Paganardi

Enea Roversi è nato a Bologna, dove vive. Si occupa di poesia da molti anni, collaborando  con diverse realtà. Più volte premiato e segnalato in numerosi concorsi, è stato pubblicato su riviste, antologie e blog letterari e ha partecipato a diverse letture e rassegne poetiche. Le sue ultime raccolte pubblicate sono: Incroci obbligati (Arcipelago Itaca, 2019) e Coleoptera (puntoacapo Editrice, 2020). Fa parte dello staff organizzativo del festival Bologna in Lettere fin dalla prima edizione. Si occupa anche di arti figurative (collage e tecnica mista). Gestisce il blog Tragico Alverman e il sito www.enearoversi.it .



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