martedì 8 ottobre 2024

La dolce ironia di Francesca Romana Rotella in "Un rossetto e un taccuino"

 

Oggi ho comprato un rossetto e un taccuino / perché desidero avere labbra rosse e scrivere poesie…” Inizia così Francesca Romana Rotella, valente poetessa e performer romana, la sua recente silloge dal titolo apparentemente sbrigativo: Un rossetto e un taccuino (Edizioni Ensamble). Dico apparentemente, per fugare subito l’idea che la poesia di Francesca Romana possa essere scaturita all’improvviso, in un momento di illuminazione che le abbia aperto finestre sul mondo e sulla propria condizione di donna. È, invece, l’attacco, la dolce veemenza del suo dire poetico in questa raccolta, che perentoriamente ci suggerisce l’impellenza del contenuto, l’urgenza del suo messaggio poetico. Messaggio poetico che tocca molto il sociale, e in particolare la donna, al centro di una società assente o indifferente al suo ruolo e alla sua persona, società ancora purtroppo intrisa di pregiudizi e stereotipi.
Ma non è tanto questa decisa apertura dell’autrice che colpisce il lettore, quanto la sua narrazione poetica originale e diretta, vissuta in prima persona. Francesca si pone al centro di un vissuto quotidiano, in una realtà anche minuta e ordinaria, fatta della normalità ripetitiva dei giorni, ed è brava ad osservare e raccogliere immagini e stati d’animo anche i più inusuali, come nella divertente descrizione del gatto (“Gatto sei tutto matto”), dove i versi si susseguono con cadenza ritmica e l’uso sapiente della rima rende il quadro complessivo più aggraziato.
Ma nel complesso, il dettato poetico di Francesca Romana Rotella è argutamente ironico, laddove il discorso tocca il sentimento, e in particolare l’amore. È un’ironia leggera, apparentemente sdrammatizzante, ma ben utilizzata per veicolare argomenti complessi e delicati come la violenza sulle donne: ”Oggi ho comprato un rossetto e un taccuino perché desidero avere labbra rosse e scrivere poesie": è un messaggio, un modo di adeguarsi alla moda corrente, ma non per apparire, bensì per mettersi alla testa di quella folla di donne che combattono contro la prevaricazione e la denigrazione che, in un contesto sociale ipocrita, ancora le umiliano. È un quadro complessivo comportamentale ed esistenziale che la nostra Autrice ha saputo bene veicolare attraverso la sua poesia, così autentica e perentoria, utilizzando persino altre espressioni linguistiche come lo spagnolo e il romanesco: un modo per dire che le problematiche che così “poeticamente” evidenzia, sono effettivamente universali!.


Qui di seguito alcuni brani tratti dal suo libro


Un rossetto e un taccuino

 

Oggi ho comprato un rossetto e un taccuino

perché desidero avere labbra rosse e scrivere poesie.

I miei versi sfilano liberi e neri su di un foglio bianco,

le mie labbra colorano i verbi.

Donna fortunata,

ché nessuno schiaffo mi ha mai sfiorata

per il rossetto, 

per le parole scritte 

o per quelle dette.

Ma io lo vedo quell’esercito di donne

offese, umiliate.

Esercito di corpi straziati 

e di menti annientate.

È pensando a voi 

che libero le mie parole,

è pensando a voi 

che coloro le mie labbra.

Piango il dolore per l’offesa ricevuta,

piango la rabbia per quel niente 

che niente vi vuole far sentire.

I miei versi sono scritti,

le mie labbra sono rosse

per le donne che furono,

per le donne che sono 

e per quelle che lo saranno.

 

 ***

 

Mil veces te escucharía 

 

Te escucharía mil veces 

mientras sigas hablando de ti,

de tu infancia,

de tus viejos recuerdos,

de tus juegos.

Te escucharía mil veces 

hablando de tus miedos,

sin enterarte que lo estás haciendo.

Te escucharía mil veces

aunque siguieras hablando de la misma cosa,

porque siempre la harás nueva,

cambiando palabras, 

suspiros, 

miradas.

Te escucharía mil veces 

mientras sigas hablando de ti,

desnudos o vestidos

distantes o abrazados,

mil veces te escucharía.

 

 

Mille volte ti ascolterei

 

Ti ascolterei mille volte 

mentre continui a parlare di te

della tua infanzia

dei tuoi ricordi lontani

dei tuoi giochi vani.

Ti ascolterei mille volte 

mentre parli delle tue paure

senza nemmeno accorgerti che lo stai facendo.

Ti ascolterei mille volte 

anche se ripetessi sempre la stessa cosa

perché sempre la renderai nuova

cambiando parole, sospiri, sguardi.

Ti ascolterei mille volte 

mentre continui a parlare di te,

nudi o vestiti,

distanti o abbracciati,

mille volte ti ascolterei.

 

 ***

 

Gatto sei tutto matto

 

Brontoli, nel buio miagoli 

soffi e scappi

poi salti, corri e ti arresti.

Ti giri, ti volti e rotoli

fissi il muro

fai le fusa, ti addormenti.

Ti strusci, ti strofini, mi tocchi.

Zampetta vuol giocare

artiglio vuol graffiare

mi lecchi.

Poi, ecco, butti giù un oggetto,

un bracciale o un fazzoletto.

Piccola tigre dalla fedele simmetria1

altezzoso predatore solitario

ovunque tu sia

sul divano, sul tavolo o sopra un tetto,

gatto, sei tutto matto!

Ora te l’ho detto.

 

(Omaggio alla poesia The Tyger di William Blake, raccolta in Songs of Experience, pubblicata nel 1794 («thy fearful symmetry»).

 

 ***


Petricore e Geosmina

 

Petricore e geosmina

gli odori preferiti di quando ero bambina

liberati da una pioggia adamantina,

diluvio universale che toglie il brutto 

battesimo naturale che purifica tutto.

Petricore e geosmina

profumi di questa mattina,

mentre la lumaca striscia 

e la formica cammina

mentre la pozzanghera riflette 

l’immagine di me bambina.

 

 ***

 

Madama Lucrezia 

 

Si un giorno nun me trovate più

dovete sape’ che l’ho fatto apposta:

sì, me so’ anniscosta!

L’ho fatto pe’ sfizio o pe’ curiosità,

pe’ vede’ alla fine chi me veniva a cerca’.

Ma sai quante vorte ciò pensato e me so’ detta:

«Mo m’annisconno qui, vicino a Palazzo Venezia,

accanto ar busto de Madama Lucrezia»,

un posto pieno de gente ma tranquillo

che nisuno me sente puro si strillo

e dove se pò sta in pace senza esse visti

dove nisuno pò capi’ quanno ciai l’occhi tristi.

So’ certa che m’annisconnerebbe là.

Ma si poi quer giorno nun me trovate,

nun ve preoccupate,

ché io in vita mia nun me so’ mai persa gnente,

e senza troppi rimpianti,

ner core mio ve ce ritrovo a tutti quanti!

 

 ***

 

Separazione

 

Triste è la separazione 

ché agli amanti nega per sempre

la possibilità di dirsi,

dentro a un abbraccio,

«Amore mio, 

non è successo niente».


(Brani tratti da Un rossetto e un taccuino, di Francesca Romana Rotella, Edizioni Ensemble, 2023).

Francesca Romana Rotella (Roma, 1975) si è laureata in lingue e letterature straniere con una tesi sullo scrittore e poeta spagnolo José Jiménez Lozano. Partecipa a poetry slam in locali dei circuiti romani. Un rossetto e un taccuino è la sua prima raccolta poetica.



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Alda Merini vista da Ninnj Di Stefano Busà