lunedì 12 aprile 2021

Loriana D'Ari e la sua forte consapevolezza poetica

Ecco una potente voce poetica, inaspettata, improvvisa, stentorea, che subito prende e per questo motivo con grande piacere l’accolgo qui su Transiti Poetici. Si tratta di Loriana d’Ari, genovese, impegnata professionalmente nell’ambito della psicoterapia ma con all’attivo già diversi riconoscimenti in campo letterario e con una sua pubblicazione di esordio, Silenzio soglia d’acqua, con la quale ha vinto la sesta edizione del rinomato Premio Arcipelago Itaca per la sezione inediti.
Proponiamo qui di seguito alcuni suoi brani, in cui spicca evidente il suo senso epico e il dettato fortemente scenografico, con interessanti contaminazioni teatrali (“Antigone, testamento”). In più, traspare dai suoi versi una particolare consapevolezza e sensibilità in merito alle problematiche esistenziali (“dei vivi e dei morti”). Una poesia convincente, che scuote gli animi e canta con dolce veemenza, utilizzando un lessico alto e pregevole.
Loriana D'Ari è senza dubbio poetessa che merita ulteriori approfondimenti e apprezzamenti, da tenere in considerazione nel nostro attuale panorama poetico nazionale.



Antigone, testamento

io donna nel mio ventre sottile
spezzerò questa catena micidiale
perché Antigone è il mio nome
nata al posto di un altro. fratello,
levigherò questa crosta di sangue
e fango, fino a restituirti un volto
e soffierò nei tuoi polmoni tanta vita
per quanta sciagurata colpa
è sopravvivere ai morti, portarli
come d’inverno nelle vene un canto
di passeri sepolti nella neve


*

sono andati tutti. col fiato addensi l’aria
ma la bolla si sfrangia, è trasparenza.
così rapprendi in un grano di buio
stringi il grido, resti nel dubbio


*

nel transito alla goccia, il chicco di grandine allenta
la scorza della dura lattescenza. non rimpiange
il confine, tutto quel che trattiene lo cede
in cambio di un po’ di calore


*

quasi nuda sulle scale, spingi avanti
alla cieca, pelle permeabile agli occhi
corpo di bianca sclera, un piede
dietro l’altro introflesso - l’orbita a
rovescio del passante, l’orlo slabbrato
del possesso. appartieni allo sguardo
dell’altro. la tua piccola morte soltanto
è un fatto privato, ti cade dentro


***

dei vivi e dei morti

ecco le povere cose, gli esili resti.
nel disarmo i coltelli feriscono
da ogni lato.
qui la colpa è uno scavo di rotule
nel fango, la spola
dei vivi tra gli opposti schieramenti.
quanto ai morti, indugiano
anche loro, da quando è slittata
la soglia non sanno più
dove cadere


*

non visti, i morti si allenano
alla trasparenza. dei vivi
ricalcano le orme, coincidono
ombre e contorni. d’inverno
ravvivano il fuoco, trascinano
notti interminabili lungo i
corridoi. non sanno se verrà
il perdono, ma intanto
bagnano i fiori. per questo
resistono, anche senza di noi


*

li abbiamo pianti, ma tornano a noi
per varchi tremiti schiusi ai rami
dai bianchi guizzi del mandorlo
e nel silenzio quel soffio di vento
ultrasuono che dice, non dice:
siamo la piena portanza dei corpi
la dissolvenza nella scia dei passi
non altrove, ma via dal vostro tempo
dentro il calco vivente del mondo


Loriana d’Ari vive a Genova, dove lavora come psicoterapeuta. Ha pubblicato su diverse riviste e blog letterari, e ricevuto riconoscimenti in occasione di vari concorsi, tra cui Ossi di Seppia, Bologna in Lettere e la segnalazione per la raccolta inedita al Montano. La sua silloge d’esordio, Silenzio soglia d’acqua, è risultata vincitrice del VI premio Arcipelago Itaca per la raccolta inedita (opera prima).

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