martedì 27 aprile 2021

L'immediatezza poetica di Stefano Tarquini

Da Roma, la voce di un poeta che ha molto amato e seguito la beat generation, giungendo anche ad entrare nel meraviglioso mondo della musica con la realizzazione di alcuni lavori discografici. Si tratta di Stefano Tarquini, del quale qui di seguito proponiamo alcuni testi poetici. Risalta evidente in questi versi la freschezza e l’immediatezza del suo dire poetico, un discorso privo di inutili sovrastrutture e lunghi giri di parole. Un canto incentrato sull’essenzialità del quotidiano, anche nell’ambito amoroso-sentimentale.


Fantasmi


È solo un sogno che non hai finito,
lungo una carreggiata che ti porta altrove
dove i pensieri non rimangono,
premono come fantasmi sulle tempie.

E ti fai spazio tra i vestiti della sera prima,
camminando tra le fiamme senza far rumore.

Non voglio svegliarti.
Il mio sogno diventerà il tuo.

***

Il sangue di domani

Con un sorriso idiota
affronteremo le altezze,
accartocciando pensieri ad uno ad uno.

E come mani in tasca,
fogli infreddoliti di giornale
soffieranno via,
il sangue di domani.


***

La rivincita dei vivi

Quando il giorno nasce appena
e ingoi come un brivido la notte,
un soffio di vento ti spalanca il petto,
un istante ti colora.

Ha lo stesso sapore della sconfitta
la rivincita dei vivi.


***

La stagione della caccia

Penserò a te,
avvolta in un timido vestito a fiori
che ti copre le gambe,
mentre passi un po' di terra sulle guance
viola scuro sulle labbra.

Mentre finisci il tuo Campari
lasciando il rossetto sul bicchiere
e due gocce di pioggia sotto gli occhi grandi.

Penserò a te,
mentre un vortice di pensieri e parole mi scoppia in testa,
sdraiato sull’erba bagnata dei venerdì notte
in cui hai avuto paura.

Penserò a me,
che proprio oggi che apre la stagione della caccia,
ho deciso di sbattere forte le ali
come un cormorano!


***

Letargo

Corridoi freddi più di prima.
Devi accendere la luce per vederne la fine.

Serrande abbassate.
Finestre serrate sui primi schizzi di luce del giorno
che tarda ad arrivare.
Porte socchiuse e sbattute senza rumore
su quello che era vero.

Mi specchio dentro pezzi di vetro che non riflettono.
Cerco una risposta oltre me.
Mi accontento dei riflessi.

Stanze vuote come strade vuote.
Mani vuote come occhi chiusi.

Ma oggi tutto è fermo.
Gli oggi che corrono a nascondersi dietro le maschere di domani.
Quei sorrisi dopotutto. Quei sorrisi appiccicati alla faccia,
perdono pian piano il colore primo
e riportano a noi.
A come siamo in mezzo al mondo.
Al mondo come era.

Cosa vedi oltre la porta?
Un uomo debole.
Una donna di lana.
Un paese in letargo.

Un mucchio di parole sbagliate che prendono fuoco.

***

Stefano Tarquini nasce a Roma nel Giugno del 1978.
Completati gli studi classici, si avvicina fin da subito alla poesia rimanendo completamente affascinato dalla beat generation e dal primo libro che legge senza condizionamenti esterni: “On the road” di Jack Kerouac. Conosce Ferlinghetti a Firenze. Scopre Bukowski.
Nella prima fase della sua scrittura pubblica su tantissimi blog di settore, riviste online e cartacee. Partecipa attivamente a manifestazioni poetiche, concorsi, laboratori di scrittura creativa.
Comincia a lavorare nel 2000. Si sposa e le nasce una figlia. Smette momentaneamente di scrivere per dedicarsi ad un’altra sua grande passione: la musica.
Incide cinque dischi con un gruppo crossover romano, i Palkosceniko al Neon, con cui colleziona più di 300 live in giro per l’Italia e l’Europa.
Nel tempo libero fa sport ed è amante della montagna e della buona cucina. Negli ultimi due anni ha ricominciato a scrivere.

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