Accogliamo qui di seguito una approfondita analisi critica di Franca Alaimo per il libro "Così l'anima invoca un soffio di poesia", di Rita Pacilio
Così l'anima invoca un soffio di poesia
poesie scelte di Rita Pacilio, Marco Saya Ed., 2023
«La poesia è soprattutto linguaggio»:
così risponde Rita Pacilio, intervistata da Gabriele Ottaviani
(“Convenzionali”, 12 Aprile 2022), ribadendo la funzione precipua della
scrittura poetica come strumento di rivoluzione etico-estetica attraverso la
decostruzione di un sistema comunicativo piatto, ripetitivo, fatto di una serie
di convenzioni utili al mantenimento dell'ideologia e della cultura dominanti.
Nasce
anche da questa postura intellettuale l'interesse dell'autrice per il
deragliamento linguistico dei cosiddetti malati mentali, i più vicini alla
libertà creativa dei poeti. Ad essi è dedicata una sezione dell'ampio volume
edito recentemente da Marco Saya, nel quale converge il meglio delle sillogi
già pubblicate da Rita Pacilio nell'arco di un ventennio.
Osservando
i malati mentali nella loro dimensione quotidiana l'autrice sceglie di
nominarli per sottrarli all'anonimato in cui i “diversi” vengono di solito
abbandonati (Loro sono lì, nel posto più lontano della solitudine) come
inutili cose senza identità: Alfonso ha le ali di un angelo bianco e Massimo
disegna nature morte, e poi c'è lei, l'addensata di sorellanza viva,
che, pur costretta nella camicia di forza, persino l'aria avrebbe
sconfitto; e soprattutto li riconsegna allo spalancamento
verbale all'interno di uno spazio poetico in cui possano non solo riconoscersi,
ma alonarsi di un privilegio sacro (Ho pensato che Dio ama l'insicurezza/ e
le sfumature dei dirupi) secondo un parallelismo non troppo peregrino con i
mistici, i cosiddetti folli di Dio, che proprio per il loro linguaggio
insolito, fuori dalle formule della preghiera canonica, sono sempre stati
stigmatizzati dalla Chiesa.
Dallo
stesso atteggiamento immagino consegua la predilezione dell'autrice per la
musica jazz con il suo fraseggio improvvisato (alcuni testi di questa
raccolta sono dedicati, infatti, ai cosiddetti mostri sacri di questo genere
musicale, quali Billie Holiday e Charlie Parker) ma sempre tenuto costantemente
insieme dalla logica armoniosa del ritmo, che è anche il presupposto della
struttura versificatoria della Pacilio, al di là di metri e rime canonici.
Di
fatto, il linguaggio della Pacilio, e non solo in questa sezione, si accende
frequentemente di un'ardita visionarietà, specchio di una spiritualità che fa
emergere nei suoi testi l'invisibile che brucia dentro e oltre le cose
visibili, in virtù di un sogno conoscitivo, in cui gli opposti si abbraccino
per tornare all'unità del Tutto. La chiave di indagine è il sentimento
dell'amore e il suo contrario. La scrittrice, proprio perché vede la realtà e
il suo inquieto disordine ed ha preso piena consapevolezza del male e del
dolore, li elegge quali temi della sua scrittura, affidandole il compito di
elaborarli, poiché è soprattutto dalla discesa ai propri inferi che si può
risalire alla luce, secondo la lezione magistrale lasciataci da Dante.
La
produzione poetica di Rita Pacilio è intessuta, infatti, di molti riferimenti
autobiografici, come nella bellissima silloge “Quasi madre”, il cui
titolo allude già ad un doppio disamore, quello della madre, ormai in preda
alla demenza senile, per la figlia e di quest'ultima per la madre, se è vero
che anche la figlia fallisce spesso nell'amore dell'accudimento Si tratta di
testi coraggiosi, spesso dialogati (sebbene le parole sembrino il più delle
volte non passare dall'una all'altra) in cui la memoria del passato incrina la
volontà di pacificazione, acuendo la ferita iniziale, portando alla superficie
frammenti di gesti e messaggi risalenti all'età infantile della poetessa che
ostacolano il passaggio dall'odio al perdono, sebbene non lo precludano per
l'insistere della tensione emotiva verso la comprensione con cui, come dice la
stessa parola, afferrare i lembi del trauma e ricucirli.
Mi
sembra di ravvisare in questa drammatica autoanalisi l'attitudine propria della
sociologa Rita Pacilio che a Giorgio Moio (“Cinque colonne Magazine”, 19
Febbraio 2023) dice: «Attraverso e mi lascio attraversare come sociologo, ma
soprattutto come persona, dalle varie patologie degli esseri umani che vivono
una condizione di alienazione, marginalità, sofferenza”. Come sociologa, l'autrice
sa bene come il trauma per antonomasia sia la mancata accoglienza genitoriale,
proprio perché sperimentato in un'età senza difese, così come ci ha raccontato
in “Quasi madre”; ed è per questo
che il filo conduttore del sillabario poetico di Rita Pacilio resta, in tutte
le raccolte, l'indagine del sentimento amoroso in tutte le sue sfaccettature,
perfino in quelle più degradanti, come possono esserlo il sesso a pagamento, lo
stupro, il possesso inteso come atto di dominio e non di condivisione. Tutti i
versi sono segnati da una partecipazione vibrante, da una struggenza di perduta
innocenza, ma anche da una necessità di verità sostenuta dalla forza delle
virtù teologali della Fede e della Speranza, di cui sembrano farsi angeli
nunzianti la bellezza e la grazia della Natura e il bene che gli uomini sanno
reciprocamente scambiarsi. Occasione tutte di quello stupore coincidente con la
ricerca di Dio – innanzitutto, nell'interiorità di ogni uomo – senso autentico
dell'atto del poetare.
Il
capovolgimento semantico delle parole, spesso adottato dalla Pacilio, e
talvolta portato alle conseguenze estreme dell'absurdum, come si diceva
all'inizio di questa nota, contiene, infatti, a mio parere, anche un elemento
di cristicità, se è vero che il verbo del Figlio di Dio capovolge le gerarchie,
riscatta la donna dalla sua inferiorità, rinnova la Tradizione, smarca la
pratica religiosa dalla paura, e consegna all'Umanità intera una paternità
amorevole. Ora se questa sequenza di azioni viene spostata nell'ambito
scritturale della poesia religiosa o più ampiamente spirituale, qual è quella
di Rita Pacilio, dobbiamo convenire che essa s'avvera con pienezza.
Rita
Pacilio ci dimostra, come scrive Christian Bobin che “abitare poeticamente
il mondo” «è molto difficile, ma è fattibile. Ed è tanto più necessario che
il mondo si perda, si rovini, si laceri. È molto più necessario che si aprano
qua e là dei pozzi di luce”. Poeta è, insomma, chi dalla distruzione salva
quanto serve alla ricostruzione, chi dal dolore ricava semi di luce per
ripiantare la vita non nell'oscurità del Male ma nella chiara luce dello
Spirito. A tutto questo mi sembra si accordi perfettamente il titolo stesso del
volume: “Così l'anima invoca un soffio di poesia”.
Franca Alaimo
Rita Pacilio (Benevento, 1963) è poeta e scrittrice. Sociologa di formazione e mediatrice familiare di professione, da oltre un ventennio si occupa di poesia, musica, narrativa, letteratura per l’infanzia, saggistica e critica letteraria. Direttrice del marchio Editoriale RPlibri è Presidente dell’Associazione Arte e Saperi. È stata tradotta in nove lingue. Sue pubblicazioni:
Per la poesia: Luna, stelle e ... altri pezzi di cielo – (E.S.I. 2003); Ciliegio forestiero (LietoColle 2006); Tra sbarre di tulipani (LietoColle 2008); Alle lumache di aprile (LietoColle 2010); Di ala in ala (Pacilio – Moica, LietoColle 2011); Gli imperfetti sono gente bizzarra (La Vita Felice 2012); Quel grido raggrumato (La Vita Felice 2014); Il suono per obbedienza (Marco Saya 2015); Prima di andare (La Vita Felice 2016); Al polso porto catene (RPlibri 2019); La ferita dei fulmini (GaEle Edizioni d’Arte 2019); La venatura della viola (Ladolfi 2019); Quasi madre (Pequod 2022); Di ala in ala con Claudio Moica (RPlibri 2022); Così l’anima invoca un soffio di poesia – poesie scelte - (Marco Saya 2023).
Per la prosa poetica: Non camminare scalzo (Edilet 2011); L’amore
casomai (La Vita Felice 2018).
Per la saggistica: Pretesti
danteschi per riflettere di sociologia (Guida Editori 2021); Assunta
Finiguerra: il fuoco della poesia (RPlibri 2022); Sui prerequisiti retorico-valoriali del fare poesia Rivista Metaphorica, semestrale di Poesia, Anno I numero
2 (Edizioni Efesto 2022).
Per la narrativa: Cosa
rimane (Augh Utterson 2021); Il bambino d’oro (Pequod 2022).
Per la letteratura per l’infanzia: La principessa con i baffi (Scuderi Editrice 2015; Cantami
una filastrocca (RPlibri 2018); La favola dell’Abete (RPlibri 2018);
La vecchina brutta e cattiva (RPlibri 2019); Tre gemelline ballerine
(RPlibri 2022); Tre gemelline sognano (RPlibri 2023).
https://www.rplibri.it/rita-pacilio/
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