Ma dove potrà condurre questa strada? Ovvero, che cosa l’Autrice vuole raggiungere, quale meta o quale stato (interiore o virtuale) la nostra poetessa tenta di traguardare?... Forse non è tanto il traguardo, ma il viaggio in sé verso qualcosa, che interessa Rossana Jemma, perché è il cammino, il percorso, in fondo, che può fruttare emozioni e scoperte, conoscenze e speranze, non proprio l’arrivo, fonte di possibili amarezze e delusioni: “E perché non - ogni sera - / la chimera incurante / che non preclude niente?...”.
La strada verso il canto diventa così il giusto itinerario dei sogni e delle speranze, a prescindere dalla meta, che comunque sta lì, asintotica e (forse) irraggiungibile. Laddove il canto non è altro che l’aspettativa di uno stato d’essere più libero, più illuminato, più “naturale”, similmente ad una farfalla che vive intensamente la sua breve vita, prima di essere travolta dalla realtà di una terra che sgretola ogni ala.
C’è dunque questa intensa consapevolezza della necessità di imboccare questa strada verso il canto, di intraprendere un viaggio in avanti, malgrado tutto, malgrado gli ostacoli che ne rendono arduo il procedere: e sono ostacoli descritti bene, metaforicamente, nelle tre sezioni del libro (Buio e aritmie, Fantasmi e presenze, Canto e speranza). Tre sezioni, tre prospettive diverse, che si congiungono al termine nell’evanescenza della speranza, ultima sezione introdotta con una citazione della Dickinson: “La speranza è quella cosa piumata che si viene a posare sull’anima, canta melodie senza parole e non smette mai”.
Ottimo libro, con il quale Rossana Jemma costruisce con una modalità lirica veramente pregevole la sua idea di percorso esistenziale, fatto di solidi ricordi, di incertezze, di delusioni ma anche di illuminazioni, di sogni e di speranze.
Ritmo spezzato
Il cammino ebbe inizio
con una forte esplosione
Si spezzò il ritmo
si fermò il cuore
Li sommerse il fragore
tutto fu ronzio di fondo
Accordi stonati
nell’urna dell’inazione
Farfalla
Una mano forte ti colse
quand’eri farfalla
appena dischiusa
fremente
in mezzo alle vibrazioni
dell’aria frizzante
Un tocco di roccia friabile
ti spinse su in alto
ti rese più abile
poi finì col bloccarti
al suolo
e in un cupo assolo
ti spappolò le ali
Avvinghiata al buio
Avvinghiata al buio
pregno di disincanto
ogni tanto
rivolgo un inno sacro a Dio
- ch’Esso sia o non sia -
ormai così assenti gli uomini
Piegati da dita potenti
- capo chino verso il basso -
ora incapaci di cogliere
della terra i sussurri
Intenti a giocherellare
come putti ignari del male
o pure a osservare
da dietro vetri scuri
che inghiottono l’anima
come si muore in guerra
come inghiotte il nostro mare
(dalla sezione “Buio e aritmie")
In sogno sveglia
Stanotte nel sonno
ho ancora parlato con te
Senza nome ma così attento
di voce vera - eri -
di sguardo limpido
di carni fragili e languore
che veglia tanto reale mai fu
Vivida nel sopore
di un sogno palpabile
quale dei due me è veritiera vita?
Il risveglio - ogni dì -
possibile nell’incedere
delle ore illusorie?
E perché non - ogni sera -
la chimera incurante
che non preclude niente?
Attendo ancora
l’apparizione che Morfeo concede
nutrimento di corpo e mente
e troppo mortale - col giorno -
indossare gli abiti
del rinascere - talvolta -
mi è insufficiente
In questo pulviscolo d’incontro - forse -
ci uniremo veramente
Fantasma
Sarei tornata un pomeriggio
in quella strada spoglia
- senza via d’uscita -
Avrei salito le tue scale
per entrare già colpita
nella tela dell’intelligenza
- a lungo agognata -
Avrei avanzato lieve
in volute di fumo
trapassando gli arredi
e - di sbieco riflessa -
crocifisso in quel dipinto
avrei incontrato te
e - senza scampo -
avrei ritrovato me stessa
(dalla sezione “Fantasmi e presenze”)
***
Salvata dal canto
Ero ancora sul ciglio di me stessa
- sopra un tiglio stamattina -
quando un canto d’usignolo
come incanto mi ha destato
Una giornata di nuova poesia
sorta da queste melodie
- omaggio di madre Natura -
potè ricominciare e poi finire
Nel suo ristoro verde-antico
dall’alto di un florilegio
nutrito con difficoltà
proverò ancora a sostenere il cielo
Ancora vivo
L’Eternità - tutta -
sento racchiusa
tra il sole e la sabbia
in un anfratto accecante di pace
Il Paradiso - intero -
espande in me
la sua nitida assenza
da un prato di ciclamini al mare libero
Perciò respiro e ancora vivo
(dalla sezione “Canto e speranza”)
Brani poetici tratti dal libro La strada verso il canto, di Rossana Jemma, RPlibri, 2023, prefazione di Maria Allo.
Rossana Jemma vive e lavora a Parigi, ma ha sempre mantenuto
un forte legame sentimentale e professionale con l’Italia. Docente di italiano
e francese, traduttrice e operatrice culturale, ha tradotto e/o collaborato con
diversi artisti, drammaturghi contemporanei e poeti tra cui Ricci/Forte,
Randazzo, Ceresoli, De Novellis, L. Prosa, Zinna, Maffei, Badea, Pollina. Anche
in qualità di traduttrice e studiosa di poesia, ha collaborato a molte
pubblicazioni (su Caproni, Pascoli, Marinetti, Pozzi, Buzzati, Zanzotto,
Bontempelli…) e a diversi incontri culturali sulla letteratura. Ha collaborato
alla pubblicazione del doppio volume di prose e poesie inedite di G. Caproni
Caproni a 100 ans, con cura e traduzioni di M. Rueff, R. Jemma e J.P. Ferrini
(edizioni Po&sie n. 137-138) e
partecipato a diverse rassegne e festival internazionali volti a diffondere la
letteratura, il teatro e la musica italiana in Francia tra cui «Les Italiens à
Paris», «Festival del libro e della cultura italiani», «Le pouvoir de la
parole: les nouvelles dramaturgies italiennes», «Festival Canzoni &
Parole». Nel 2021 ha ottenuto la menzione d’onore al Mediterranean Poetry
Prize. Sue poesie sono apparse in diverse riviste e antologie di settore. La
strada verso il canto è la sua opera prima.
Bellissime poesie, tra classico e moderno. Voce molto originale, fuori dalle mode poetiche attuali.
RispondiEliminaSono d'accordo, un libro stupendo! E.
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