sabato 6 febbraio 2021

Marvi Del Pozzo: "La logica delle nuvole"


Poeta / è chi riesce a farsi aria, / quella che avvolge / il senso delle cose, / trasvolando / e uscendo dalla storia / da miserie di un sé in disfacimento… “. Sono le parole sublimi e nello stesso tempo perentorie, di Marvi Del Pozzo, in una sua poesia. Ritengo che ogni buon poeta, e Marvi Del Pozzo lo è senz’altro – e quando dico “buono” intendo anche completo, di spessore, significativo – debba avere un suo personale concetto della “poesia” e di tutto quanto ad essa è legato o attinente: ogni buon poeta è in grado di esprimere la sua “dichiarazione” di poetica, nella quale concentra tutta l’essenza del suo pensiero, della sua linea progettuale a proposito di poesia e di fare (la sua) poesia. Bene, è opportuno dunque partire da questi versi della nostra autrice torinese, per introdurre una sia pur breve riflessione su quanto essa va “dichiarando”, e sviluppando, nella sua recente raccolta “La logica delle nuvole”, edita l’anno scorso da La Vita Felice.
Si tratta orbene di una raccolta davvero voluminosa, densa e intensa, nella quale Marvi Del Pozzo, certamente non nuova alla frequentazione del mondo poetico, esprime tutta la sua filosofia della vita e della natura, dell’umanità e dei sentimenti, ponendosi un attimo al di sopra della fragilità e del disordine terrestre e traendo da questi ciò che maggiormente è intriso di purezza e di spiritualità in questa nostra travagliata esistenza. La logica delle nuvole, appunto: nessuno può stabilire la loro presenza e il loro vagare nel cielo, se non il vento, la natura, le correnti, e in un certo senso il caso. Il destino entra allora nei versi della nostra poetessa come un vento in grado di scompigliare e disordinare gli eventi, la vita. A noi non resta che la preghiera, la speranza, la forza dei nostri sentimenti, corroborati da ricordi e memorie che hanno reso la nostra vita degna e nobile.
Il progetto poetico di Marvi Del Pozzo, in questa raccolta, è dunque ampio e abbraccia tutto un mondo e una vita di considerazioni e di riflessioni profonde sulla natura, sul senso dell’essere, sugli affetti, sui ricordi, sui valori etici, sulle geografie: tematiche che vengono trattate, dalla nostra autrice, con l’immediatezza del suo afflato poetico, con la cadenza lirica che le è propria, con versi diretti e scevri da ogni possibile e fuorviante ridondanza o sovrabbondanza; uno stile che è impronta personalissima e accorata, aderente ai contenuti e per questo, dovendo esprimersi su un panorama piuttosto ampio, come lei stessa ha affermato nella sua introduzione, l'Autrice ha voluto suddividere il percorso poetico in cinque sezioni: “Filosofia del naturale”, “La folgorazione dei frammenti”, “Il nutrimento degli affetti”, “Vita dei miei silenzi”, e “Fantasticherie”.
Il libro è comunque fluido, vi si nota in tutti i brani e in tutte le sezioni, la ricerca accorata del senso della vita, che solo la poesia può suggerire, invitando a considerare le meraviglie del creato, a perseguire la libertà (o logica indipendente) delle nuvole, metafora di una libertà ancora più sacra, direi suprema: quella che ogni uomo dovrebbe saper acquisire e condividere con tutti gli altri.
Ma non vi è solo libertà nel girovagare delle nuvole. Nella dimensione che è sopra di noi, metaforicamente immersa in una sfera di valori essenziali che innalzano l’uomo dalla mera superficialità materiale, l’umanità di Marvi Del Pozzo acquista tutta la sua naturale ragione d’essere, mediata da una parola poetica alta, coinvolgente, esemplare.
L'importanza della poesia come (anche) centro comune e condivisibile di dialoghi, riflessioni, idee, sentimenti fra persone, è espressa molto bene nella parte finale del libro, che accoglie un interessante carteggio tra l'Autrice e la poetessa Cinzia Marulli, sua cara amica e sostenitrice.
Nell'invitare a leggere l'intero libro, proponiamo intanto qui di seguito alcuni brani.



Scrivere poesia
è forma di preghiera.
Individuale
minuta intelligenza
nel crogiolo dell’anima
del mondo.
Come in vasi comunicanti
non sai più
chi dà e chi prende.
Scrivere poesia
è un senza tempo
di tragica Sibilla,
un Dio
metafisico e laico
fatto uno col poeta
tramite la parola, accade.
Sgomenta il pensiero
che a questo Dio
invisibile
sei tu a donare vita.


***

Vela

Da terra
una vela bianca alta
sul mare.
Vola il respiro in petto
per la gioia
primitiva dell’essere
vitale
all’Aperto, nel Sole
all’Avventura.
Con gli occhi, a riva,
abbraccio ciò che vedo,
vivo l’ubriachezza
dell’andare
ma io giungo al di là
dell’orizzonte
e più di quella vela
vado oltre.

(dalla sezione “Filosofia del naturale”)


***

Battiti del divenire

Come diapason
irrevocabilmente ossessivo
imprigionato
nei confini di vetro
di un vuoto a perdere
sento i battiti del divenire.
Seppure immaginassi
castelli di cristallo
d’intorno
m’inchioderebbe al reale
questa bottiglia claustrofobica
sbatacchiata in balia
d’un mare ignoto.
Io proprio non capisco
lo scopo
d’infinite spazialità intorno
a noi, lillipuziane creature,
autocondannate alla pena
di fantasmi diversi, in
solitudine uniforme.
Sotto vetro e sotto vuoto.
Ergastolani.
L’Aperto è fuori. Forse.

(dalla sezione “La folgorazione del frammento”)


***

Fanciullezza

Hai occhi ombrosi
di mirto lucido di sole
le mani da bambina
biscottate di granella
di sale.
Geroglifici bianchi
sul corpo adolescente
di creatura di mare.
Hai capelli di alga
attorcigliata
trascoloranti per la luce intensa
sui ciottoli accaldati
della spiaggia.
profumano d’altrove e di mistero.
Hai piedi di maestrale
quello estivo che lustra
cielo e acqua di colore
e rasserena il mondo
di frescura.
Proprio come fai tu
con un sorriso
di sassolini bianchi e madreperla
quando di corsa al limitar dell’acqua
in silenzio t’abbracci
all’orizzonte
e ti confondi nelle cose intorno.

(dalla sezione “Il nutrimento degli affetti”)


***

Rileggendo “Gli imperdonabili” di Cristina Campo

Perché i miei versi
sono così tristi
se la gioia mi coglie
e duratura
solo che guardi
la natura viva?
Allora sovrappongo tempi e spazi
e ricompongo simboli e parole
in figure nutrite d’armonia
di cultura, di mito, di un’idea.
Oggi il reale è freddo
di bellezza: disperso il favoloso
e il mistero, carente di destino
e profezia, il poeta smarrito
impallidisce
chiuso nel cerchio suo
di disincanto,
asfittico respira
nebbie inferte.
La memoria del Bello è lacerante.

(Dalla sezione “Vita dei miei silenzi)


***

Poeta

Poeta
è chi riesce a farsi aria,
quella che avvolge
il senso delle cose,
trasvolando
e uscendo dalla storia
da miserie di un sé in disfacimento.
Non vuol sfuggire
ma trasfigurare:
cerca un barlume spirituale e vivo
anche nel buio del dolore e morte.

(Dalla sezione “Fantasticherie”)

Brani tratti da: Marvi Del Pozzo, La logica delle nuvole; poesie. A cura di Cinzia Marulli. Edizioni La Vita Felice, 2020.

Marvi Del Pozzo vive a Torino. Dopo gli anni della formazione al Classico D’Azeglio di Torino e gli studi universitari, non ha esaurito la spinta ad approfondire la frequentazione della poesia. Da sempre si occupa, oltre che di poesia classica, di quella contemporanea nazionale e internazionale e da undici anni coordina il gruppo di poesia Tempo di Parole del Circolo dei lettori di Torino. Ha scritto nove volumi di poesia, autoprodotti. I più recenti: Pietre nel tempo (2014), Immagini ed Immaginazione (2015), Esserci e Riconoscersi (2017). Collabora con la rivista cartacea torinese di poesia “Amado mio” e cura la rubrica fissa di critica letteraria Letture condivise sul blog romano ParolaPoesia.
Ama affiancare all’attività di scrittura poetica quella di autrice di monologhi teatrali, incentrati sulle più autorevoli figure di poeti contemporanei internazionali.

 

 

 

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