domenica 27 marzo 2022

Il "Zebù bambino" di Davide Cortese

Davide Cortese, originario di Lipari, ha un discorso poetico sempre molto incisivo e particolarmente "oltre le righe", chiaramente nel senso migliore del termine, perché a volte la poesia deve esprimere una propria verità, condivisibile da tutti, anche tagliente e sconvolgente. E la poesia di Davide Cortese è proprio così, ne abbiamo anche parlato tempo fa in una mia nota di lettura sulla sua raccolta poetica Darkana (Lietocolle 2017), apparsa su Transiti.
Il poeta, il vero poeta, è, e deve esserlo, un coraggioso traduttore dei segnali che gli provengono dal suo lungo percorso esperienziale, della propria esistenza come della realtà circostante. Trascrivere all’"acqua di rose" superficialità e ovvietà che tutti possono notare, come voli di gabbiani e albe luminose, non serve e non fa bene alla poesia: lo sappiamo; bisogna dunque avere il coraggio di andare nella profondità delle cose, cercarvi anche la complicanza più oscura e saperla offrire in riflessione, in meditazione. Davide Cortese compie questa operazione, la fa con determinazione e consapevolezza del proprio intuito e talento artistico e letterario, da poeta di prim’ordine quale è.
E allora possiamo scoprire questa sua recente perla poetica che è Zebù bambino.
Si tratta di un poemetto omogeneo costituito da testi brevi, epigrammatici, ben ritmati, anche grazie all’uso della rima alternata in diversi casi. La struttura poematica che il nostro autore ha voluto utilizzare, d’altra parte ben si addice alla trattazione dell’argomento, in chiave quasi di filastrocca scherzosa se non addirittura melodrammatica. Il tema è infatti dicotomico: una storia quasi parallela a quella sacra di Gesù, in cui si parla di un bambino che, in effetti, è in antitesi, all’opposto, pur conservando tutte le caratteristiche (buone e cattive) della fanciullezza. E qui torniamo al coraggio del poeta. Questo poemetto non è orrido e neanche dissacrante, anche perché la forma stilistica usata, come dicevo più su, è morbida, ambiguamente fiabesca. Si tratta invero di dar voce a quella parte dell’umano che si nasconde dietro i pregiudizi e le false credenziali che in realtà costituiscono la sua vera natura, libera e volitiva, possessiva e anche un poco egoista. Zebù bambino (guarda caso il gioco di parole ci porta a Gesù bambino) è un fanciullo come tutti gli altri, solo un poco più autentico e schietto, ma relegato e condannato dagli schemi stereotipi di una società non avvezza ai cambiamenti, alle singolarità, alle individualità. Un satira coraggiosa e intelligente, perché anche Zebù bambino ha le ali, ma sono ali d’angelo randagio e reietto. E, sembra dire il nostro autore, tutti i bambini del mondo povero, quel mondo lontano da noi, africano, siriano, yemenita e tanti altri, sono dei Zebù bambino, o anche quelli della nostra società attuale, oppressi, vilipesi, sfruttati in ogni ambito. Ma, come ogni bambino “normale”, anche Zebù bambino ama giocare con le bambole, e a una di quelle ha dato il nome della madre di Gesù, con la chiara evidenza di una grande sofferenza, una mancanza di amore che si ripercuoterà inevitabilmente sul suo futuro e sul futuro della nostra società ammalata dal falso e dall’ingiusto.


Ali nere d’angelo randagio
ha sul dorso Zebù bambino.
A dadi inganna il tempo malvagio
il signor Mefistofele piccino.


*

Gioca ai dadi con le bambole
il piccolo Zebù.
A una ha dato il nome
della madre di Gesù.
Tatua fiori di melo e serpenti
sul seno di plastica di Maria.
Poi rosicchia quel seno coi denti.

Succhia il latte che finge vi sia.


*

Piace la cioccolata
al piccolo demonio
non dividere in sillabe
la parola abominio.
Vuole il gesso nero
per scrivere alla lavagna.
Manda al cimitero
la maestra che si lagna.
Non vuole saperne d’ a, e, i, o, u.
Ama la ricreazione
il piccolo Zebù.



*


Ruba la spada di legno a Gesù
quel monello del bimbo Zebù
gli pesta i piedi, gli fa lo sgambetto
non gli risparmia neppure un dispetto.
Tira le trecce a Maria, sua madre.
Per correre al circo ruba i soldi a suo padre.



*


Talvolta se ne sta solo
ginocchia sotto il mento
in cima ad un pensiero
battuto dal vento.
Nessuno lo vede e piange
nel silenzio che fa spavento.
Lacrima zolfo, il piccolo Zebù
gocce che sfrigolano
cadendo giù.



*


Diventerà un bel giovane
il piccolo Zebù.
Presto farà breccia
nel cuore di Gesù.

Davide Cortese, Zebù bambino, Terra d’ulivi edizioni, 2021; postfazione di Mattia Tarantino. Collana “Deserti luoghi” diretta da Giovanni Ibello.

Davide Cortese è nato nell’isola di Lipari nel 1974 e vive a Roma. Si è laureato in Lettere moderne all’Università degli Studi di Messina con una tesi sulle “Figure meravigliose nelle credenze popolari eoliane”. Nel 1998 ha pubblicato la sua prima silloge poetica, titolata “ES” (Edizioni EDAS), alla quale sono seguite le sillogi: “Babylon Guest House” (Libroitaliano) “Storie del bimbo ciliegia” (Autoproduzione), “ANUDA” (Aletti). In seguito ripubblicato in versione e-book da Edizioni LaRecherche.it, “OSSARIO”(Arduino Sacco Editore), “MADREPERLA” (LietoColle), “Lettere da Eldorado”(Progetto Cultura), “DARKANA” (LietoColle) e “VIENTU” (Poesie in dialetto eoliano, Edizioni Progetto Cultura). I suoi versi sono inclusi in numerose antologie e riviste cartacee e on-line, tra cui “Poeti e Poesia”, “Poetarum Silva”, “Atelier” e “I fiori del male”. Nel 2004 le poesie di Davide Cortese sono state protagoniste del “Poetry Arcade” di Post Alley, a Seattle. Il poeta eoliano, che nel 2015 ha ricevuto in Campidoglio il Premio Internazionale “Don Luigi Di Liegro” per la Poesia, è anche autore di due raccolte di racconti: “Ikebana degli attimi” (Firenze Libri), “NUOVA OZ” (Escamontage), del romanzo “Tattoo Motel” (Lepisma), della monografia “I MORTICIEDDI – Morti e bambini in un’antica tradizione eoliana” (Progetto Cultura), della fiaba “Piccolo re di un’isola di pietra pomice” (Progetto Cultura) e di un cortometraggio, “Mahara”, che è stato premiato dal Maestro Ettore Scola alla prima edizione di EOLIE IN VIDEO nel 2004 e all’EscaMontage Film Festival nel 2013. Ha inoltre curato l’antologia-evento “YOUNG POETS * Antologia vivente di giovani poeti”, “GIOIA – Antologia di poeti bambini” (Con fotografie di Dino Ignani. Edizioni Progetto Cultura) e “VOCE DEL VERBO VIVERE – Autobiografie di tredicenni” (Escamontage)

 



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