martedì 1 ottobre 2024

Susy Gillo e la sua tenace ricerca del "filo da conquistare"

Una raccolta di poesie deve essere come un grande e significativo mosaico, i cui tasselli, costituiti dai vari brani, pur nella loro autonomia di contenuto, devono contribuire, collegandosi l’uno all’altro, ad ampliare l’orizzonte propositivo ed emotivo dell’intera opera. È così anche in questa silloge di Susy Gillo, dal titolo che appare subito determinato e impellente: Il filo da conquistare. Ne riportiamo in questo spazio alcuni testi, che potranno suggerirci delle riflessioni.
È sempre nelle intenzioni del poeta cercare una traccia significativa nel subbuglio delle visioni e dei messaggi che gli pervengono dalla realtà esterna, e anche interiore: mettere ordine, in qualche modo, al groviglio di sensazioni, sentimenti e dinamiche da affrontare nella quotidianità e nelle aspettative di vita futura, in relazione anche con gli altri, con il mondo circostante e con la società. Il creativo raccoglie tutti questi segnali e li traduce in materia artistica, ne realizza un’opera che ne rappresenti, totalmente o solo in parte, lo stato delle cose e del pensiero che al momento egli “vede”, “intuisce”, “avverte”. È il filo da ricercare, il “filo da conquistare”, filo logico capace di dare un senso, di legare insieme tutte le cose viste e vissute in un determinato tempo e da una particolare angolatura.
E dunque anche Susy Gillo, valente poetessa di origini napoletane ma residente in provincia di Pistoia per la sua attività lavorativa, si pone al centro della realtà circostante, indagandone i messaggi e ricercando quel sottile ma indispensabile “filo conduttore” che possa tenere insieme la sua visione del mondo. È però necessario staccarsene, da questa realtà, per un’indagine più sincera, entrando con tenacia e coraggio nel cuore delle cose e delle sensazioni, per individuare, o almeno intuire, la dimensione reale della propria e dell’altrui umanità. E quindi, “spogliata di tempo / sguscio nuda / di perenne solitudine…”: così Susy Gillo declama, nella centralità del suo pensiero poetico, prendendo le distanze dal mondo, rendendosi conto di quella solitudine, di quel “baratro senza desiderio” che, metafora del mondo e dell’attuale società decadente, cerca di coinvolgerla.
Ma è d’altro canto un “filo da conquistare”, come lo stesso titolo della raccolta suggerisce. Non basta indagare, prendere coscienza o intuire la vita che lì, fuori, sembra fluire investendoci con accadimenti e sentimenti contrastanti, a volte trascinandoci in quell’”abisso di distanza vuoto e senza desideri”. Deve essere anche, per la nostra Autrice e anche per tutti noi, un filo da capire, da trattenere forte, a cui aggrapparsi, con le unghie tra i capelli, per risalire da una terra oscura verso un orizzonte di speranza.
I versi di Susy Gillo, in questa silloge, denotano dunque una consapevolezza profonda del malessere del mondo e dell’esistenza umana, e quindi rispecchiano un velato pessimismo, che però è mitigato e anche superato dalla tenacia e dal coraggio della ricerca, nel sondare con sincerità la propria anima e la realtà contingente, onde trarne momenti di redenzione e di speranza, per sé e per tutti. Con un dettato poetico asciutto e diretto, consono alla gravità e alla profondità del contenuto.


Abisso di distanza

è vuoto senza desiderio

eppure le mie mani si erano 

riscaldate al tuo sorriso 

sembrava un fuoco

che ardeva l'ombra

Oggi senz'anima 

al baratro di un pensiero

Dignità vestita a festa

si ciba di solitudine

nel fondo sabbioso

della mente, si ignorano       

loro si parlano                     

senza  incontrarsi 


***


Aggrappata alla terra

Con le unghie tra i capelli

come veliero confuso  

di terra ancora fredda

penetro le ossa 

feritoia trasudata

si squarcia alla tua vista 

Morente di un vivere

sola coglie il giorno

il fiore inespresso 

di radice senza linfa

il limite che si affanna

 a gioire

Assetata di tempo

nella coltre corta

del disagio 

ancora il sapore di senso

ancorata all’oggetto 

respiro un vivere

di libertà senza sogno

il nulla di un presente 

Quel filo sconosciuto

da conquistare 


***


No!

Non voglio pensare

Se ho il fiato appena appena fioco

No, non voglio attendere e sapere

Voglio suonare le trombe

del tempo e ascoltare il suo contrasto di umori

No, con le mani

appoggiate sul ventre

voglio mostrare chi sono, cosa sono

dove voglio andare, e tu respiro

mi dovrai assecondare,

tu dovrai arrenderti,

ti dovrai vestire di vita

E  con me, andare

nella venare cupola

del sorriso

Dove il tempo pungente

si dovrà schiudere a vertigine

E tu lo saluterai con il calore

del fuoco, e con il sapore delle mie radici

che ancora sapranno di fango trasudato.

E nel viaggio scoprirai il Sogno !

Che ancora ti inonderà

di sapore nuovo, di frammento vivo

della terra

E tu sorriderai per averci creduto,

per aver folgorato quell’attimo

che ancora, ti cercherà e si vestirà di

Tempo

E noi, ai tuoi piedi, ancora

saremo a invocare il tuo passo


***


Spogliata di tempo

sguscio nuda 

di perenne solitudine

nell’oblio colo  

per non corrompere il fato

senza colpe, lui chiede 

promesse. 

In lontananza 

oltre il percorso 

bacio ferite,

nel riserbo  

dell’ultimo ordire

mi offro al mio destino

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