Tipica pianta augurale, sovente utilizzata nelle festività natalizie, l’agrifoglio è qui suggerito da Rita Nappi con e per l’auspicio di un mondo migliore, più sincero e diretto. Ma è soprattutto l’emblema di un diario di vita in cui amore e sofferenza, luci ed ombre, asperità e gioie, si susseguono, a modellare una sorta di mosaico emotivo forte, ben delineato, fatto di agri fogli, come pure il titolo della raccolta sembra indicare. La poesia di Rita Nappi è dunque qui concentrata ed espressa in questi fogli agri, giocando con le due parole del titolo, volendo mostrarci il suo mondo emotivo e riflessivo di fronte alle asprezze che la vita le ha riservato, ma anche quei lacerti di tempo vissuti con una grande passionalità e gioia. Si tratta dunque di una sorta di bilancio sentimentale ed emotivo, di esperienze vissute sulla propria pelle, narrato su fogli acuminati, pungenti, come afferma anche Alessandro Izzi nella sua dettagliata prefazione, proprio perché la poesia, come l’arte in genere, è l’unico tramite per affermare la propria realtà, la propria verità, senza mezzi termini o giri di parole, ma direttamente, sinceramente. Per l’autore è una sorta di liberazione, anzi di confutazione dell’ipocrisia predominante in una società ancora legata a stereotipi e a formalismi di facciata, in una società che non vede, o non vuole vedere, l’autenticità dell’uomo, o della donna, nella sua naturalità, che non è sottomessa, non lo deve, a qualsiasi imposizione di comportamento esterno.
Il progetto poetico di Rita Nappi è notevole, e viene maturando attraverso le sue esperienze di vita, le vicissitudini amare di lotta continua per il suo stato di salute, attraverso i difficili rapporti in campo affettivo, ma anche attraverso la visione obiettiva di un mondo ingiusto e ipocrita sotto molti aspetti. La poesia autentica sgorga sincera dal cuore e dall’anima, affermando una verità interiore che non teme di essere né sminuita, né contrastata; e la poesia di Rita Nappi ha in sé il coraggio e la limpidezza della propria vera natura, va delineandosi e strutturandosi in un susseguirsi di versi pregni di languore e, nello stesso tempo, di veemente slancio di disapprovazione nei confronti di una società, come dicevamo, ipocrita e superficiale; ma sono anche versi appassionati, in cui non manca la nota lirica e il buon ritmo, a testimoniare uno spessore poetico non comune, una notevole padronanza della parola poetica nella struttura complessiva dei testi.
Agri Fogli, una raccolta ben suddivisa in tre sezioni ("Dell’amore", "Lacci dal passato", "Rimanenze"), che sapientemente tracciano un’esperienza di vita, espressa in poesia, in cui i versi dedicati all’amore si legano poi ai ricordi nostalgici e a riflessioni su momenti che hanno particolarmente caratterizzato la sua vita, mentre in Rimanenze, la sezione conclusiva, l’autrice raccoglie il residuo di verità che alimenta la sua anima e che gli altri ancora non vedono: "Voialtri non v’accostate, non v’affacciate negli occhi, pensate di sapere.../ E invece quel po’ di me che resta lo lascio lì a me stessa".
Musa
Celo parole già dette per scoprirne altre,
scavo nel profondo perché meriti il mio nuovo cuore.
Doni e dai, anche nei plumbei cieli grigi
di giorni nati storti.
E vorrei poterti regalare il tic tac del tempo,
il batter ciglio,
l’istante dopo aver goduto,
la tremante voluttà dell’attimo prima del bacio,
il sole allo zenit...
Se mi fermo è solo per raccoglierti
e ripartire.
Siamo oltre.
E mi accorgo che il rigo della pagina è troppo breve,
perché tu sei poesia.
Inenarrabile.
8 settembre 2018
Non premo tasti e corde senza suono,
mi basta aver udito per un attimo la tua voce.
Il sonoro della gola s’increspa di saliva,
mentre m’accovaccio negli angoli dell’inguine.
Tu premi a fondo,
io annaspo, incalzo e mi fermo.
Tu freni, io ripeto gli accordi che m’hai insegnato:
aspetta, dai tempo.
Son tue le parole,
le menzioni di lode che scrivi sul corpo.
E giaccio su queste onde del cuore,
in testa all’equilibrio di un sussulto già finito,
aprendo l’anima allo spazio,
mi piaci così.
Eterna notte di promesse
e silenzi digiuni di parole,
perché nel calore e del fiato
non va mai sprecato.
Quel che ho lasciato libero è alla porta:
trovami altrove.
Trovami anche quando mi sono persa.
(Dalla sezione “Dell’amore”)
Libertà
Bisognerebbe vivere di nuovi inizi.
Avere l’ingenuità delle prime volte,
la curiosità dei primi passi,
il coraggio di perder l’equilibrio.
L’incoscienza di liberare il palloncino
e non abbandonare la mano della madre.
Bisognerebbe ridere a ogni caduta,
sorprendersi di non poter guardare il sole.
Si vive di ragioni e arrendevolezze.
Basterebbe tornare a sognare,
tornare a viaggiare
e chiedersi perché...
Sensibilità alterata
La sensibilità alterata,
così la chiamo,
è quella in cui un soggetto
riesce a percepire un dettaglio,
una virgola, una doppia punta,
il riflesso sulla pozzanghera,
il mignolo, un ricordo accantonato,
lo stelo caduto, il soffio del vento,
le lacrime nascoste dalla madre.
La sensibilità alterata
non è per tutti, è unica.
Si cela perché spaventa.
E ciò che si teme, si emargina.
Ma solo l’incontro
con un altro soggetto sensibile,
può permettere al primo
di aprirsi e amare
a cuore aperto.
(Dalla sezione “Lacci dal passato”)
Presente
Non ho perso,
ho solamente azzardato sogni
e vite diverse;
ogni volta
un cuore nuovo
e braccia aperte.
Non ho tralasciato nulla
se non il mio dito puntato alla luna,
un po’ come i bimbi che seguono le nuvole.
Non temete,
non ho ancora ceduto
se non i pensieri passati
e la volontà di spingerli oltre.
Non ho più gli occhi miei
li vedo ombrati
straniti
impauriti,
ma non abbiate paura
io resto.
Questo è il mio posto,
la mia terra
con fango e acqua
luce e riflessi
traslo istanti
li rivivo.
Io sono qua
presente.
Alla mia LMC
Questa dissolvenza
impaurisce
e sbiadisce,
aumenta e sfoca la mia immagine,
ogni parte del mio corpo,
ogni cellula del mio sangue.
Questo freddo che percuote
e fa sudare dolore,
invoco pietà
per aver un minuto di quiete.
E ho timore di non vivere,
di non avere più un’ombra...
Rimanenze
Quel po’ di me che resta
emerge e sfavilla
d’improvviso s’abbassa,
s’increspa e inciampa.
Mi tengo a freno:
vorrei, ma non posso.
E tutta la vita che scorre davanti
non si ferma un secondo.
Non riesco ad allungare il dito
neanche a quel Dio che mi ha tanto proibito.
Resto o vado via?
Alibi e scommesse, per chi come me
gioca a carte con la morte.
Voialtri non v’accostate, non v’affacciate
negli occhi, pensate di sapere...
E invece quel po’ di me che resta lo lascio lì
a me stessa.
(Dalla sezione “Rimanenze”)
Rita Nappi, Agri Fogli, deComporre Edizioni, 2021;
prefazione di Alessandro Izzi, postfazione di Sandra Cervone. Copertina di Suma
Mellano
Rita Nappi è nata e vive a Napoli. Appassionata di scrittura
fin dall’adolescenza, ha partecipato a premi nazionali e internazionali,
conquistando nel 2004, a soli 16 anni, il primo posto al Premio Nazionale di
Poesia Trecase. Finalista nel 2016 al
Concorso Letterario Nazionale Gioacchino
Belli, tenutosi in Campidoglio. Inserita in diverse antologie poetiche, nel
2015 ha pubblicato la silloge I miei
orizzonti di… versi con deComporre Edizioni, approdata a Cheverny (Francia)
nel 2019 in uno spettacolo di musica lirica e versi con la mezzo soprano Suma
Mellano. Attualmente è impegnata nella stesura del suo primo romanzo.
Il libro è stato presentato presso la Libreria Mancini di Napoli, nell'ambito della Rassegna "Un caffè da Mancini" ideata e condotta da Gennaro Guaccio e Giuseppe Vetromile, il 10 giugno 2024. Durante l'incontro sono state esposte le opere pittoriche dell'artista e poetessa Susy Oliva, autrice di alcune illustrazioni del libro.
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