mercoledì 12 gennaio 2022

La "Sinfonia del mare" nei versi di Guglielmo Aprile

È indubbio che il mare possa essere fonte di ispirazione per tantissimi poeti, per la vastità e la ricchezza dei temi che esso può offrire: storici, geografici, mitici, e persino metaforici. E poi, quale altro poema più dell’Odissea, per esempio, può essere preso a conferma di tale interesse, se pure il mare lì appaia come sceneggiatura di fondo alle note peripezie di Ulisse nel cercare disperatamente la via del ritorno a Itaca.
Ed ecco dunque la riproposta del “mare” in questa ricca e interessante raccolta poetica di Guglielmo Aprile, autore certamente di riguardo, nell’attuale panorama poetico italiano, e che conferma, con questa sua silloge, Sinfonia del mare, la grande cura e attenzione nei confronti di un tema che, facilmente, può nascondere ovvietà o eccessivi entusiasmi per immagini e descrizioni stereotipate e riusate. Ma l’intuito, la cultura e l’intelligenza di Guglielmo Aprile, la sua vasta esperienza poetica, hanno evitato ogni possibile caduta di stile, producendo un nutrito e ben articolato poema sul mare, nuovo e originale nella fonte di ispirazione, nel contenuto e nel dettato.
Il mare considerato dunque nella molteplicità dei suoi aspetti, mare come elemento davanti al quale riflettere sull’evoluzione dell’umanità, ma anche come teatro di storie antiche e moderne; mare come simbolo di infinitudine, di apertura, ma anche di accoglienza, di riparo; mare come emblema di incorruttibilità, ma anche come esempio di trasformazioni ineluttabili, e quindi metafora del divenire, metafora di libertà e di autoconsapevolezza del proprio valore, della propria essenza. Ecco dunque il “mare” di Guglielmo Aprile: un mare vero, che ha una propria personalità e intuìto come entità sedicente e pensante, un’entità che parla tutte le lingue ed è perciò distante da ogni sorta di divisione razziale e da ogni conflitto intersociale, un mare che è di ognuno e di tutti, un mare che fonde tutte le voci del mondo, le unifica e le fa proprie, le trasforma in unico idioma, che è soltanto suo ed è soltanto quello, l’unico, in grado di lambire e di accogliere tutte le storie e tutte le geografie.
E a questo caleidoscopio marino, Guglielmo Aprile affida la sua poesia, traendo le note di un’armonia infinita proprio dal mare, e scrivendo versi di grande impatto emotivo, densi di significati: la sinfonia del mare!



Mi parlarono le onde

Risuonano tra le onde eco disperse
di altre voci, di uomini
vissuti in altre età, boati e gemiti
di Atlantidi dimenticate, il rombo
di uragani e naufragi
anche se per la distanza smorzato
si prolunga nel rantolo
della risacca che cresce dal largo
e che parla alla spiaggia, e le confessa
il remoto martirio di qualcuno
che si annegò, e di cui si ignora il nome;
e brandelli riemergono
di rotoli e di codici, in un vortice
di spume, avvolti dalle alghe, cocci
alla rinfusa, formule sbiadite
da acqua e sale, di rune e di saghe,
e tavole ma infrante tra gli scogli
e pagine di silice ma in pezzi
con sopra incise e quasi cancellate
le prime leggi e stralci del racconto
di come ebbe origine il mondo;
e sull’acqua prendono forma a volte
i tratti di quello che sembra un volto.
Mare, di fronte a te, sulle tue sponde
a lungo siedo, da solo, in ascolto.

(dalla sezione “Origliando alle porte del mare”)



***


Delle voci del mondo unica eco

Parla tutte le lingue
ma ciò che dice resta incomprensibile,
e fonde tutte le voci del mondo
in una sola, la sua, che non varia;

forse conserva nel suo oscuro idioma
l’eco di ogni parola che confessa
ognuno alla propria ombra quando è solo:
mare, conchiglia del cuore dell’uomo.

(dalla sezione “Bardo schiumante”)



***


La pagina rombante

Infaticabile mare, trascrive
con la mano febbrile della spuma
la sua biografia sconosciuta
sul quaderno sgualcito delle rive,

amanuense cosmico; e conosce
di ogni passata tempesta
le mai narrate gesta
e ne serba il ricordo nella voce;

e anch’io, suo copista fedele,
ripeto in sogno, sotto dettatura,
le parole che ha inciso sulla stele
delle onde, nella sua lingua oscura.

(dalla sezione “Cembali della Ionia”)



***


Nelle insonni fucine

Fabbro insonne del tempo
e della creazione, alacre il mare
lavora da quando nacque a plasmare
le coste e i loro profili volubili,

scava tornisce e smussa
la creta di falesie e continenti
in fantasmagorie, in assurdi abbozzi
di aberranti idoli, d’erme barbariche

e poi abbatte quanto le sue mani
enormi di magma e spuma innalzarono
ma ricomincia daccapo, mai domo,

prosegue la sua infaticabile opera
perpetuamente provvisoria e in fieri
e che fine non avrà mai.

(dalla sezione “Fuoco che di se stesso si nutre”)


***


Battesimo

La baia, con il suo profilo curvo,
scava una culla
sospesa tra nuvole ed onde:
nel suo profondo grembo
io mi corico, e piano
disteso su di un fianco, prendo sonno
su questa spiaggia, embrione
delle galassie, e il mio corpo consegno
alla sabbia, alla sua carezza calda
che mi battezza a una seconda nascita
più vera e pura; mi fa oggi il mare,
non di carne, da madre,

(dalla sezione “Il mare è una carezza”)



***


Ama celarsi, parla per enigmi…

Metaforico mare, ha molte maschere
ma una sola anima: suo è il dono
di mutare, di assumere

qualunque profilo, a capriccio,
quando l’onda disegna sulla riva
ora un cavallo, o un’idra, o una fanciulla,

ma sempre confonde i suoi esegeti
e dei loro pronostici si beffa,
e il suo vero volto non mostra

a chi si affacci sul suo specchio; mare,
a ogni nostro bussare il tuo silenzio
è la sola risposta.

(dalla sezione “Mare solo maestro”)

Brani tratti da Sinfonia del mare, di Guglielmo Aprile, Il Convivio Editore, 2021.


Guglielmo Aprile, nato a Napoli nel 1978, attualmente vive a Verona. È autore di alcune pubblicazioni di poesia (Il dio che vaga col vento, 2008; Primavera indomabile danza, 2013; L’assedio di Famagosta, 2015; Il talento dell’equilibrista, 2018; Elleboro, 2019; Farsi amica la notte, 2020) e di studi critici sulla poesia del Novecento e su alcuni classici della tradizione letteraria italiana.





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