Nel rileggere i versi di questa raccolta, dal titolo
originale e spiazzante, mi sorprende la laconicità con la quale il giovane
autore, Federico Pinzetta, riesce a sintetizzare i concetti e le riflessioni
sull’esistenza, sulla vita, sui rapporti con gli altri e in special modo con coloro
che ama, in un modo davvero efficace, anche dal punto di vista stilistico e formale. Laconicità che non è semplificazione o scarnificazione del dettato,
bensì al contrario, è potenziale profondo e denso di enunciati e di idee che
sottintendono, alludono, allargano ad orizzonti di significati più ampi. Come
ad esempio proprio nei primi versi della raccolta, che dicono così: “Una casa
in mezzo a un giardino, / le tegole lucenti sotto la luna, / la luna”: quasi un
sillogismo, un concetto che ne richiama un altro, fino ad estendere la visione
ad uno scenario universale.
Si tratta dunque, a mio giudizio, di una poesia davvero
essenziale, dove non c’è posto per fuorvianti giri di parole, ma in cui proprio
da questa perentorietà scaturisce fatalmente e sorprendentemente tutto un mondo
altro, custodito e misurato sapientemente nel cuore dei versi del nostro ottimo
autore.
Lasciamo ora ai nostri amici la possibilità, se lo vorranno, di aggiungere altri
graditi commenti, dopo aver letto i brani che seguono.
per questi interni mari ruggine
senza verso verrebbero
navi e
poesie bianche.
***
Negli occhi chiusi di mia madre
riconobbi il sonno del mondo,
poteva essere ognuno,
all’eternità di una memoria
sopravviveva un tramonto
dopo l’altro.
Di nuovo le foglie respirano
non sapendo di nascere
ancora.
***
Nel giro di boa delle mattonelle
sospirano le miserie,
in confronto allo stare
arboreo delle leggende
la botta del supermercato
spalmato sul cemento
raccoglie il ridicolo.
A volte è piangere un pilastro
per il gelsomino o
sputare se stessi.
Nel loro preciso essere nulla
i geli travestono.
***
Aprire le porte,
verso ogni dove spalancate
arie di sensualità odorano
nei miei capelli, le bave della notte
e aldilà di ogni ebbrezza
quella della carne cola
viscidamente dalle serrature, sebbene aperte
non ne arriva mai abbastanza
da entrambi i tropici, a vela
o a nuoto in ogni sogno essi
mi avvengono inesorabili
a seppellirmi in fosse di pelle.
***
Non si può cogliere la pioggia
la vita di questa cosa che cade
è solo nel momento in cui cade
che la goccia è goccia
intanto che è nell’aria.
Federico Pinzetta, Il travestire dei geli, RPlibri, 2020, prefazione di Antonio Bux
Federico Pinzetta è nato a Mantova nel 1996 e studia Filosofia a Verona.
Collabora con la rivista di filosofi a “Sovrapposizioni”. Il travestire dei geli è la
sua prima pubblicazione.
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