martedì 26 settembre 2023

Il senso dell'attesa in "Waiting room" di Giovanni Bracco

Ritorniamo volentieri a parlare di Giovanni Bracco (https://transitipoetici.blogspot.com/2021/12/nocturnes-la-drammatica-attualita-nelle.html), segnalando questa sua recente opera poetica, intitolata Waiting room, edita da Cyberwit.net nel corrente anno. Una raccolta singolare, composta da testi scritti sia in italiano che in inglese, come nel precedente “Nocturnes”.
Qui il tema di fondo è l’attesa, introdotto in modo davvero appropriato dallo stesso autore, che apre la raccolta con una citazione di Mark Strand: “Nei quadri di Hopper ad accadere sono le cose che hanno a che fare con l’attesa. Le persone di Hopper paiono non avere occupazioni di sorta. Sono come personaggi abbandonati dai loro copioni che ora, intrappolati nello spazio della propria attesa, devono farsi compagnia da sé, senza una chiara destinazione, senza futuro.” (Mark Strand, Hopper (1994).
"L’attesa" di Giovanni Bracco è in sostanza uno stato particolare della sua filosofia di vita, non certamente inerente alla mera dimensione temporale, o almeno non soltanto a quella, ma piuttosto ad una più attenta osservazione della realtà circostante, nei dettagli anche minimi e apparentemente insignificanti, durante la quale il tempo sembra rallentare, attenuarsi, per dare maggiore spazio ed enfasi a riflessioni e considerazioni, anche a ricordi, suscitati da tali osservazioni. Così il racconto poetico si snoda con coerente continuità tra sale d’attesa, stazioni, isole, panorami, ma anche attraverso ricordi familiari e riflessioni indotte dal susseguirsi delle stagioni. Dappertutto, in queste poesie di Giovanni Bracco, c’è la pacatezza del dire, quasi un soffio di parole, pensieri delicati che ci giungono gradevolmente e che ci stimolano ad ulteriori considerazioni, come ogni buona poesia, nella sua sintesi, riesce a evocare.
E qui il discorso continua anche in modo globale, proponendo la versione in inglese, tale da abbracciare veramente una platea più ampia di poeti e di amanti della poesia. Noi ci limitiamo a proporre qui alcuni brani in italiano, lasciando ai nostri lettori, che sempre ringraziamo, il piacere di leggerli ed eventualmente commentarli.

 

Procida

 

Su un’isola si aspetta

anche se il mare è calmo.

Sulle isole ho visto

poca gente di mare,

perché è gente costretta

a starsene lontano.

Sulle isole c’è gente

attaccata ai limoni

ai conigli, alle vigne

e a tutte le fortune della terra;

che si ama nella spuma degli scogli

ma se c’è dietro un vento di cicale.

 

 

***

 

Milano Centrale

 

La grata arrugginita del cancello

dove il marciapiede si restringe

e finisce la volta centrale

di Milano Centrale.

La gente che si accalca a ridosso

dell’ultima carrozza

per una sigaretta. Noi, tra poco,

volteremo all’aperto

come i fiori che cercano la luce.

 

***

 

Sala di attesa

 

Domenica, il tempo rallenta. Il fischio

tardo del capostazione scuote

il torpore dei carri semivuoti,

si perde fra i gerani col crescendo

progressivo dello sferragliamento.

 

Mi avvicino allo scemo che ha dormito

fra i giornali nella seconda classe.

“Sala di attesa”, leggo. Ride muto,

gli occhi perduti nei binari: quello

sorride sempre. Aspetteremo insieme

le sorprese del prossimo convoglio.

 

 

***

 

(La madre)

 

La mano bianca sopra il letto bianco:

ed ora siamo soli nella stanza,

la stanza in cui si viene per morire.

 

Eri stonata e non mi hai dato il canto,

ho preso e amato cose anche staccandomi

dal tuo giudizio, e con qualche fatica.

Ma la curiosità del mondo e l’ambizione

li devo per intero a quei tuoi occhi

dolci e mobilissimi, un’ansia

positiva del dopo (a te, peraltro,

non piaceva scavare nel passato).

 

Ho fatto in tempo a dirti ch’eri stata

molto brava, una madre esemplare,

anche per la prontezza trascinante.

Poi quando non abbiamo più parlato,

la mano bianca si è levata un poco

additandomi un punto indefinito.

 

Su un vetro della metropolitana

nel mio ho visto il volto di mio padre,

incorporato per la prima volta,

severo, ma con gli occhi disarmati.

 

In quel riflesso, il segno di un passaggio,

la fine della lunga giovinezza,

ora compressa dietro al mio sgomento.

Non ho provato alcuna tenerezza.

 

 

***

 

Autunno


Il traffico insiste sulla strada

malgrado il pomeriggio di domenica.

Lo studio che s’annotta poco a poco

carica d’ombra immagini di morti.

Indovino il sorriso di mio padre

nella fotografia in mezzo ai libri,

lo sguardo mite, un velo di mestizia

che riconosco nei miei stessi occhi,

la nostalgia di un verso non espresso.

 

 

***

 


Tre giorni a primavera

 

Tre giorni a primavera. Il ciclamino

soffre un poco nel vaso sul balcone:

più acqua e all’ombra. I semi del malvone

è l’ora di interrarli nel giardino.

Nell’agenda è segnata ogni stagione,

coi compiti, le fasi. Solo manca

quante vendemmie ho a disposizione.


Testi tratti da: Waiting room, di Giovanni Bracco. Translations with Heather Milligan and Federica Giovannelli

domenica 24 settembre 2023

Donatella Nardin e il suo "Occhio verde dei prati"

L’”occhio” attento e sensibile di Donatella Nardin, stimata poetessa veneta, raccoglie qui le immagini, i panorami e i ritratti di una natura che si estende dal visibile fino alle più segrete stanze dell’anima, dove non è da tutti percepire l’armonia e la bellezza dell’intero creato. In questa pregevole opera letteraria l’autrice si immedesima essa stessa nell’”occhio” verde dei prati, ed è come se, in un rapporto rovesciato, fosse la stessa natura a parlare e a decantare attraverso la poesia dell’autrice. Un rapporto rovesciato, sì, ma intenso e appassionato, laddove la forza della sua poesia tende a nobilitare un mondo, una natura, che troppo spesso, specialmente in questa nostra epoca così travagliata e degradata, viene sottovalutato se non addirittura ignorato o anche offeso.
È dunque un immergersi completo nel mondo, un abbeverarsi alle fonti naturali del creato, ed è significativo notare, in filigrana, che la poesia, questa poesia di Donatella Nardin, decantando la natura, in effetti mira a ristabilire, a recuperare un equilibrio sacro tra umanità e natura stessa, con la consapevolezza che l’uomo ne fa totalmente parte, malgrado la sua indifferenza nei confronti di questa.
Un richiamo alle radici autentiche, insomma, e in fondo un obiettivo, una speranza, per ricostruire un “mondo altrove lì dove, / in pura nostalgia di pace / e di unità, potranno sottrarre / al tempo giorni migliori / nei bimbi deporre ossa / e vertebre miti…”
Caratteristica interessante, la scrittura poetica di Donatella Nardin, la quale fa sovente uso di termini uniti insieme in un solo vocabolo (sassopietra, nuvolafiore, blunube), libertà stilistica originale e indovinatissima per rafforzare in modo elegante, quasi fiabesco, e in modo coerente alla tematica dell’opera, le immagini e i concetti evocati dai singoli termini: così, sassopietra dà l’idea di un macigno più duro e massiccio, nuvolafiore un ghirigoro arabescato in cielo, e così via.
Ad impreziosire la raccolta, la versione in inglese dei vari testi, ben curata dall’abile Ivano Mugnaini, anche lui poeta di grande spessore.

Proponiamo qui di seguito ai nostri lettori alcuni testi tratti dal libro, tralasciando per motivi di spazio la relativa traduzione in inglese.


L’occhio verde dei prati

 

L’occhio verde dei prati, risvegliato,

fa nido bevendo la nuda

chiarità del mattino

come le vite care appese alle finestre

del loro infinito mancare,

come il biondosole, amore riverso

tra le scapole azzurre rotte

da assenze, commiati, afasie.

Ringraziare ogni risveglio che sia

sassopietra o nuvolafiore,

nell’attimo essere immensamente

grati – ai prati, al mondo, fosse

pure ai respiri affannati –

prima che il verde esca dagli occhi

come le vite care divenute

allo sguardo pura nostalgia.

 

 ***

 

Le madri

 

Si è riempito di buchi dolenti

il cielo infuocato da guerre

e da siccità.

 

Senza dirlo a nessuno,

le madri hanno raccolto in sé

i figli e sono fuggite

 

a fare mondo altrove lì dove,

in pura nostalgia di pace

e di unità, potranno sottrarre

 

al tempo giorni migliori

nei bimbi deporre ossa

e vertebre miti

 

purissimo un sangue nuovo

e ritrovato un futuro, speranza

che non muore

 

nella sua gratuità.

 

 ***

 

L’uomogroviglio

 

Macchia le malve sottili

il volo aggraziato di una garzetta,

proteso il punto perfetto in cui

stanno insieme – nell’animo come

nei sensi – finito e infinito.

 

Solleva lo sguardo dal nulla

l’uomo groviglio, blunube

sulla laguna – che c’è ma non

si mostra – tenta di mettere

al riparo la vita sotto un maglione

infeltrito.

 

Che sia benedetto il punto perfetto

come le malve sottili

rientrati nei corpi e nelle menti

percorrendo le soavissime

vie dello stupore, invisibili

ai più.

 

 ***

 

Verdegiada

 

Ti sia occhio questa turgida luna,

disseminata a cuore

nelle stanze inconcluse

mentre fuori impazzano lotte

e tormenti, notturna commozione

il sangue versato sul suolo

stremato.

Ti sia pace fuggevole il raggio

che verdegiada artiglia le sponde

come il lento gocciolio

di un sorriso

colato a dismisura sugli affanni

e più lieto si schiuda il giorno

dopo aver attraversato

la vera afflizione e placida scorra

un po’ di luce – come un dissepolto

abbraccio – dai miei pensieri

ai tuoi.

 

 ***

 

Un fermaglio di perle

 

Un fermaglio di perle

abbandonato con noncuranza

sul davanzale come l’inudibile

gelo sceso tra noi.

 

Difficile al vivere vero

il sopravvivere, nella colpa

di esistere testimoniare

la propria innocenza

 

con due boccioli

infilati a raggiera tra i denti.

Campanula accoccolata tra

gli alisei, dal nero più nero

 

spremere profumi gloriosi

privi di senso ancora.

 

 

*** 

 

L’alberofiore

 

Ci circondano acque e cieli

invecchiati con noi:

nel guardare ci osserva

la loro bellezza come,

– per mai arresi sentieri –

in modo nuovo ogni volta,

un’antica frescura,

o forse un frinire di sere attorno

all’alberofiore,

le nuvole batuffoli scuri

nell’inanità.

È l’atto semplice che conforta

qui, proprio qui, nei luoghi

amati dei molti, irrisolti

perché

 

 ***

 

Gli ultimi sogni

 

Chissà a chi appartengono

i sogni ammucchiati

in un angolo buio della cucina.

 

Forse a questo presente di umori

molesti e d’imperanti stridori.

Bagnati dal nulla

 

sono divenuti in pochi istanti

cibo per l’aria e per gli uccelli

come ben sa chi non appartiene

 

a nessuna casa, a nessuna vita,

in minime scintille

solo alla poesia e nulla più.

 

***

Donatella Nardin, L’occhio verde dei prati, Fara Editore, 2023
The green eye of the fields
Versione inglese di Ivano Mugnaini
Nota introduttiva di Carla De Angelis
Postfazione di Riccardo Deiana

Donatella Nardin è nata e risiede a Cavallino Treporti-Venezia. Dopo gli studi classici, ha lavorato nel settore turistico con incarichi dirigenziali. Sue poesie e racconti, pluripremiati in numerosi concorsi letterari, sono stati inseriti in raccolte collettanee di diverse case editrici come LietoColle, Empiria, La Vita Felice, Puntoacapo, Terre d’ulivi, in antologie di concorsi letterari, in riviste di settore anche straniere, in siti web e lit-blog dedicati. Alcune sue liriche sono state tradotte in inglese, in francese e in giapponese. In poesia ha pubblicato: per le Ed. Il Fiorino la silloge In attesa di cielo e la raccolta di haiku Le ragioni dell’oro, per Fara Editore Terre d’acqua e Rosa del battito. Sue sillogi brevi sono inoltre risultate vincitrici di selezioni per i recenti volumi antologici L’altra metà del cielo Ibiskos Ulivieri Editore, per Distanze obliterate Puntoacapo Edizioni e per il Premio di Poesia Città di Mestre 2022 (Mazzanti Libri). Da segnalare infine l’uscita a breve della raccolta poetica Il dono e la cura (Aletti Editore) con la traduzione in arabo da parte dell’Accademico Emerito Professor Hafez Haidar.




martedì 19 settembre 2023

Il Mastriani in una nuova approfondita opera di Anna Gertrude Pessina

Francesco Mastriani, un autore dentro e oltre la napoletanità

Anna Gertrude Pessina, nota scrittrice, saggista e poetessa napoletana, pluripremiata, ha da poco pubblicato questo importante lavoro su Francesco Mastriani con l’Editore Manni e con una approfondita prefazione del prof. Francesco D’Episcopo. L’Autrice dimostra ancora una volta, con questa nuova opera, la sua grande competenza in ambito letterario, quale solerte e attenta studiosa delle tematiche storiche, filosofiche, poetiche e letterarie in genere, confluite poi in pubblicazioni di saggi critici originali e rilevanti, come ad esempio La follia delle parole nel Seicento e Novecento (San Cesario di Lecce 2013); o anche un precedente lavoro su Mastriani del 2013: Francesco Mastriani: un escluso (Tullio Pironti Editore).
Vasta è anche la sua produzione poetica, come anche i premi letterari e i riconoscimenti ottenuti in tantissimi concorsi nazionali. Anna Gertrude Pessina si connota tra le maggiori presenze napoletane, ma direi anche nazionali, in ambito culturale, e in modo specifico in poesia, saggistica, narrativa e critica letteraria.

Riportiamo qui di seguito la scheda sinottica del saggio su Mastriani, lavoro recentemente pubblicato, invitando i nostri amici a procurarsi in libreria questa importante opera letteraria


Il presente saggio si inquadra in un disegno di disvelamento, che schiodi Mastriani dalle secche della stagnazione in cui lo ha relegato la critica dei passati due secoli e lo restituisca alla sua connaturata dimensione, che è quella di calarsi nel vissuto del sottoproletariato napoletano e di narrarne le lotte per la sopravvivenza, che non si diversificano da quelle dei bassifondi di Parigi, dei borghi putridi londinesi, dei baraccati del Sud America, dei reietti delle steppe russe. Muovendo da un osservatorio che va oltre la mera napoletanità, ho inteso dare al mio procedimento critico un taglio analogico-comparativistico con un monitoraggio intertestuale, dal quale si evince che Mastriani ha siglato storie paritarie e parallele, ma con peculiarità proprie, a quelle degli appendicisti europei; storie di tutti i giorni, inclusive del filone attualità e modernità, alla luce di uno ieri che è transitato nell’oggi e, probabilmente, transiterà nel domani, a norma di un nihil novi sub sole, sfrondato di valori etici e deontologici.

Anna Gertrude Pessina, Francesco Mastriani, Manni Editore, 2023; introduzione di Francesco D’Episcopo




martedì 5 settembre 2023

Le "Gocce di natura" nelle poesie di Sabrina Vanini

Sovente la fotografia artistica accompagna e si integra con la poesia, e viceversa. Il tutto viene poi organizzato e realizzato in un libro, un volume che acquista ulteriore pregio proprio in virtù di questa unione. È il caso anche di questo testo, “Gocce di natura, Sospiri di poesia” della poetessa Sabrina Vanini, di Albano Laziale, autrice apprezzata per i numerosi premi e anche per la sua intensa attività di promozione culturale. In questo libro, come si afferma anche nell’introduzione, Sabrina Vanini si ispira a delle immagini fotografiche per poi “allargare” o per meglio dire ampliare le sensazioni, le riflessioni e le emozioni che scaturiscono da queste, sviluppando in versi le tematiche suggerite. Si tratta dunque di originali opere "complementari", in cui il testo poetico è il “rovescio della medaglia” dell’immagine, o anche viceversa: due modalità di composizione e di fruizione di una poesia che è viva e colorata come l’immagine alla quale si ispira, una poesia che fluisce melodica e dolce come la stessa sua immagine suggerisce.

Riportiamo qui di seguito alcuni testi, ma consigliamo di leggere l’intero libro dove sono riportate anche le relative foto artistiche della stessa autrice.


Scivolo via

 

Scivolando nel silenzio

tra le onde del tempo

accompagno con fragilità

il ritmo lento dei miei passi.

 

Oscillo vacillando come

i rami di quel bosco che

mi accoglie con costanza

ogni volta che ne ho voglia.

 

Scivolo via abbracciando

il sentimento delle ore

che scorrono lente

verso la foce della vita.

 

 

 ***

 

Sfumature d’autunno

 

Foglie. Foglie secche.

Ovunque è Autunno.

Coriandoli colorati e pennellate

d’impressioni tingono il paesaggio

di ottobre.

La foresta ospita faggi spilungoni che

affollano magici boschi adorni

di tappeti soffici e dorati.

È Autunno.

Piovono le foglie,

cadono aghetti di larice,

la natura di rosso fulgido è tinta

mentre le spumeggianti bacche

di rosa canina e di ginepro

decorano il limes dei prati.

Scorre il ruscello

ostentando limpidezza perenne,

ne traspare dal letto tortuoso

la candida ghiaia.

Le chiome degli alberi

appaiono pungolare il cielo

e qualche fugace nuvola d’ovatta.

Le auricole in ascolto odono

una soave nenia, l’armoniosa

colonna sonora dell’attimo

che svanisce. È il battito del cuore

incalzato dalla magica bacchetta

di un direttore d’orchestra

davvero speciale:

l’Autunno.

 

 ***

 

Io, gabbiano

 

Abbraccio le sue piume,

mi stringo forte al collo,

chiudo gli occhi e

sogno il volo insieme.

Unisco zampe e gambe,

il becco fiuta la termica

e... su, su, voliamo via, veleggiamo,

volteggiamo.

 

Ci amiamo.

 

Due creature insieme nel cielo

protese verso l’orizzonte di luce.

Sibila al vento, stride,

schiude il becco e assapora il mare.

Io con lui in cima alla vita.

 

 ***

 


Lascia che sia acqua

 

Lascia che fluisca

verso la mia foce.

Che mi sia consentito

essere

semplicemente acqua

che scorre

lenta

lentamente

pregna di vita

saggia e fresca

in movimento incessante.

 

Lascia che preservi

nell’angolo di memoria

la limpidezza di quell’acqua

che un tempo

sgorgava

impetuosa

dalla sorgente d’altura

tuffandosi

nella piena della vita.

 

Intrisa di soddisfazione odo il soave

e dolce fragore

delle acque chete

che rinfrescano

il mio ardire impermanente solcando

il profondo sentiero

del destino.

 

 ***

 

Criniere islandesi

 

Dal confine dei tempi

le setole lucenti delle aurore

tingono di mito e magia

le criniere e i mantelli.

 

Mosse dal sibilo del vento

flutuano trasognanti

come sottili fili di aquiloni

mentre le viscere dei vulcani

incalzano il tepore della terra

che imperterrita trema.

 

Gli occhi, avvolti da ciglia dorate,

attendono all’orizzonte

la fioca luce del risveglio.

 

Sospinti dall’istinto dei primordi

i cavalli delle praterie

tra vapore e ghiaccio

volgono al galoppo

alla ricerca del rigoglio di vite.

 

Sono le criniere islandesi.

 

La silloge “GOCCE DI NATURA Sospiri di poesia” è una raccolta di quaranta poesie e venti fotografie, profonda espressione del legame simbiotico tra l’autrice, l’ambiente e la natura. La poetessa compie un Grand Tour nella tridimensionalità della vita, tra spazio, tempo e anima.


Sabrina Vanini risiede ad Albano Laziale (RM), È una poetessa e autrice di sillogi poetiche. Al fine di divulgare la poesia dal 2020 organizza e promuove eventi culturali di lettura e ascolto di poesie rivolti a un pubblico di tutte le età. Ideatrice del salotto letterario virtuale “PoeSiamo, lettura e ascolto di poesie”: tra il 2020 e il 2023 ha curato ben 22 appuntamenti mensili online, con collegamenti anche dall’estero.
Nella primavera del 2022 e del 2023 ha ideato e curato, con la promozione dell’Assessorato alle Biblioteche del Comune di Albano Laziale (RM), la rassegna di lettura di poesie a tema “Pomeriggi diVersi” dedicata ad alcune importanti ricorrenze istituite dall’UNESCO.
Dal 17/06 al 01/07 del corrente anno ha inaugurato e curato un’innovativa “esposizione di poesie e fotografie in simbiosi” tratte dal proprio libro di poesie e fotografie Gocce di natura, Sospiri di poesia. L’evento “Un libro in mostra” si è svolto presso il Museo civico “M. Antonacci” di Albano L. con la promozione dell’Assessorato alle Biblioteche.
Partecipa frequentemente a reading di poesia organizzati dalle associazioni culturali del territorio in cui vive. Numerosi i premi e riconoscimenti che le sono stati conferiti dalle giurie di Concorsi di rilievo nazionale e internazionale per le sezioni dedicate alla poesia, alla narrativa e alla fotografia.
Ha partecipato a Concorsi di poesia anche in veste di giurata.

Alda Merini vista da Ninnj Di Stefano Busà