Già in quella occasione notammo nella poesia del nostro giovane autore una impellenza e una schiettezza particolare nel portare in emersione sentimenti latenti generati dall’osservazione della realtà circostante. Questa sua peculiarità si affina in questo corposo volume, suddiviso in tre sezioni, di cui la prima, L’etica delle cose minime, è di gran lunga la più ricca di brani; le altre due sezioni, Vita aperta e 24 Febbraio, sono più corte ma mantengono la stessa intensità del dire, anche se c’è qualche lieve differenza strutturale (mancano del titolo).
Si tratta comunque di un dettato poetico in cui prevale la tendenza a “scoprirsi” e a “scoprire” le proprie verità insite nell’animo, attraverso una indagine e una ricerca che coinvolge materia, corpo e sentimenti; una osservazione di sé e del mondo così intensa e così perentoria, da “consumare” lo spirito, come lo stesso titolo della silloge ben sintetizza.
Un lavoro poetico eccellente, che merita plauso e incoraggiamenti per un percorso letterario futuro sicuramente interessante, che darà i suoi buoni frutti.
Proponiamo qui di seguito alcuni brani tratti dal suo libro.
Ferite nascenti
Nel buio del reale
come raffiche di mitra
sguardi persi nell’orizzonte del mare
l’occhio dell’inconscio
guarda
contempla
stop!
la critica del fare.
Ruvide
di lamenti freddi
di destini nascenti
sei tu
sono io
nessuno saprà il nostro nome
forse un’ eco
o forse chissà
o saprà mai
dove termina il navigare.
***
La parola sorgente
Succede
che poi sfugge
l’incomprensibile bisogno
urge
camminare sulla superficie
minima
parola minima
che determina e avvolge
i nostri corpi sudati
caduti più in là
tra gli anfratti illuminati.
Una parola strana
sorge invano
da vene morte
e riascoltate
morte e riascoltate
vive
nelle nostre pagine tatuate.
Bucata dai nostri respiri
ricucita dal sarto giudizioso
che in noi è vivo
si eclissa
e lascia il segno.
Quest’ora è andata
la successiva
la lasciamo al postmoderno.
***
L’incompreso presente
(Senza data)
L’oggi termina il suo stare
il domani navigante si accinge ad arrivare
annoso il suo reiterare ad un presente incerto
dove non si sa la strada da fare.
Fra i due l’eterno restare
delle anime nascoste
tra un passato e un futuro
che scorgono il continuo presente
che naufraga per non farsi comprendere.
***
Canto il corpo che rinasce
amplifico la misericordia
nella costruzione del verbo
che si fa pulsante
si fa clima dolce
per la mietitura del bene.
Canto la vita intera
che sta tutta nei vestiti che indosso
nelle infinite parti
che la rendono linfa
di un urrà festoso
preghiera costante
di gioia fertile.
***
Batte il tempo
in levare i miei versi
seguono congiunzioni
seguono direttive di misericordia
nell’antipasto primordiale
che ci fa uomini
ci fa crescente equilibrio
di trame e forme
dove la poesia si fa carne
e viene ad abitare in mezzo a noi.
Francesco Vitale si è laureato nella magistrale di Cinema,
televisione e produzione multimediale all’Università Roma Tre. Ha pubblicato
Una storia dei giorni che passano (Coessenza, 2015) e Varchi attivi (Edizioni
Erranti, 2020). Alcune sue poesie sono state tradotte in spagnolo nel volume
argentino Fragmentos de Humanidad (Le Pecore Nere Editorial, Rosario 2018). I
suoi testi sono apparsi su siti e riviste.
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