martedì 29 giugno 2021

Lo "Sguardo scarlatto" di Raffaella Lanzetta

Sguardo scarlatto è il titolo di questa recente raccolta di poesie di Raffaella Lanzetta, autrice romana molto apprezzata e alla quale le sono stati attribuiti diversi riconoscimenti in ambito letterario. Si tratta di un’opera omogenea nella quale predomina, prevalentemente, una ricerca dell’autenticità e dell’essenzialità nella vita quotidiana e nell’esistenza in genere. Sguardo scarlatto è metafora generalizzata di questa ricerca, di questa visione rigenerante della vita e dei comportamenti umani in un contesto sociale a volte opprimente e subdolo nel suggerire fatui panorami di benessere e di pace. Ma la poesia, e in particolare la poesia di Raffaella Lanzetta, si svincola dal vaglio di una società dedita essenzialmente a perseguire obiettivi materiali e superficiali, tralasciando a volte, anzi spesso, il lato buono dell’uomo, quello dedito alla “contemplazione” e alla ricerca del “chi sono-cosa voglio-dove vado”. La poesia segue una strada parallela, indica obiettivi sani e completi, che includano sì la carnalità, ma anche la trascendenza, il sentimento, l’emotività, la meraviglia, lo spirito. Con il coraggio di uno sguardo scarlatto, colore diretto e intenso, Raffaella Lanzetta affronta dunque questo percorso parallelo, guardandosi allo specchio nel quale la sua anima (e l’anima di tutti), non dipendendo né dalle geografie, né dai colori, né dal tempo, è sempre l’espressione volitiva e creativa di ogni Dio, cioè è purezza essenziale, è verità autentica e genuina.

Ed è con questo asserto che Raffaella Lanzetta ci conduce nella sua visione dell’uomo e del mondo, ci illustra la vita e i sentimenti anche nei più piccoli gesti e nei momenti più precari ma anche più belli, mostrandoci velatamente come siano falsi certi stereotipi e certe situazioni di apparente (o formale) libertà (“Lo strofinaccio parla con il bicchiere di cristallo e / tintinneggia chiacchiericci di ospiti andati”…), dove la monotonia e la formalità, l’abitudine regnano sovrani e gestiscono, opprimendoli, i sentimenti e le velleità di rapporti e relazioni più autentiche e immediate.

Interessante è la struttura poetica complessiva utilizzata da Raffaella Lanzetta in questo libro. La poesia per lei è l’atto conclusivo, è la definizione in sintesi, esaustiva ma mai definitiva, come si conviene ad una buona poesia, è la punta esplicativa di un iceberg che ha bisogno di ulteriori indagini e proiezioni per poter cogliere, almeno in parte, la materia ribollente che urge nel proprio intimo, domande e interrogativi, dubbi, speranze, possibilità… Ma a volte, la sua poesia è preceduta da una sorta di breve introduzione, un invito in prosa, un tentativo di aprire una strada tra e nei versi che si susseguono: per precisare, in qualche modo, per anticipare emotivamente e contenutisticamente ciò che lei desidera esprimere: ma non per spiegare, bensì per offrire altre aperture, altre possibilità di sentire e di riflettere. Ed è, questa, una operazione che denota quanto la nostra Autrice tenga a raccontarsi e a raccontare la vita e il mondo, anche i comportamenti e le piccole cose, ben sapendo che la poesia ha infinite corde e possibilità di sfumature da parte del lettore.

Una poesia armoniosa, propositiva, che induce a riflettere sul senso delle cose, sulla vita, sull’uomo.

Proponiamo qui di seguito alcuni testi tratti dal libro, invitando i nostri lettori ad esprimere ulteriori commenti in merito.


L'anima non ha colore

Una lacrima non ha colore,
né sapore né odore,
il grido per il parto non ha verbo,
il sorriso,
mezza Luna in Occidente ed Oriente.

L’anima ha forma inespressa se non ha voce,
ma l’anima è figlia di ogni Dio.



***


Palazzi

Due trattori arrancano su pendii,
corrono i palazzi in una gara a perdifiato con grattacieli
fino alla vetta su una collina di fiele antico.
Periferie delle coscienze,
tutti quanti siamo, tanti,
senza nome firmiamo sui muri
passaggi clandestini.
L’istinto primordiale non si ferma
chiede al destino il primogenito,
poi un sogno,
poi una dimora
fino al miracolo dell’uomo all’infinito.




***


Vorrei regalare poesia a te che ti nascondi tra i binari di una metro o dietro un pin, vorrei cercare per te l’angolo che non senti più, il mondo che nascondi alla fantasia per non soffrire.
Vorrei avere il potere di sollevarti alla ragione di esistere e non farti dimenticare delle meraviglie che puoi regalare con un sorriso. Posso solo scriverti come posso, solo conoscerti attraverso i versi e dirti che come te non ho storia, per ora sopravviviamo alla fatica di vivere. Respiriamo lentamente e rimaniamo in apnea per paura di perdere l’ultimo treno, quel il treno di cui ti ho raccontato. Non sarà l’ultimo.


Mi chiedi la mia storia?


Mi chiedi: la mia storia?
io non ho storia non ricordo il mio inizio
e non conosco la mia fine.
Nella poesia la volontà
di ordinare la storia dell’anima.
Inizio dal primo amore,
Mio padre,
No. Il primo amplesso.
No. Il figlio.
Non conosco l’ultimo,
l’ultimo è sempre l’ultimo,
nella speranza di fermare il tempo.
Mi chiedi qual è la mia storia?
non ho storia,
non ho droga, non ho alcol, non ho partito,
ma tasse e bollette
quattrini per comprare momenti felici,
nelle ore di poesia non ho storia,
solo poesia.


***


Per non vivere di noi

Lo strofinaccio parla con il bicchiere di cristallo e
tintinneggia chiacchiericci di ospiti andati,
il coltello accompagna la forchetta nell’ultimo acuto,
i piatti applaudono alla fine della giornata,
la tovaglia si raccomanda con le parole della mamma,
la candela fa cenni di non spegnerla,
il vaso sussurra i segreti al fiore per ogni petalo tanti baci
ed un solo boccone.
Parla la tavola, tiranneggia,
ordina un solo abbraccio.
Si perdono le voci, restano tintinnii
le parole non ascoltano,
e l’ascolto non può parlare,
così muti restiamo per non vivere di noi,
non esistere per il Mondo.



***

Regalo la mia libertà

A cosa mi serve la libertà,
se sono prigioniera dell’anima
prigioniera di un sogno d’amore.
Senza te legata a quello che sarebbe stato
e non è.
Non mi serve la libertà
se non potrò guardare con gli stessi occhi la fantasia.
A cosa mi serve la libertà
se sono prigioniera della coscienza,
nei legacci del tempo
che mi lascia immobile nell’anima,
ma porta via il resto.
Regalo la mia libertà
in cambio di un angolo di pace.



***

Scendo qui

Nonno ferroviere
Con un padre figlio del vento
Giocavo con l’aria spostata dalla velocità del treno.
Nell’adrenalina di un transito veloce
Mi sono rifugiata su tram di grandi città,
giostra per occhi ancora fanciulli,
girandola di visi, sorrisi e grugniti,
ad ogni giro la scoperta di saluti teneri o traditi,
case dai soffitti sopraffini,
il desiderio di quotidianità,
lampioni banditi dai sogni
nella fantasia di un lavoro.
Nel tram, speranza di nuovo,
incrocio di occhi affamati di senso
a ciò che corre senza freno,
con la disperazione del nulla determinato.
Scendo qui, la mia fermata: Poesia.



Brani tratti da:

Raffaella Lanzetta, Sguardo scarlatto, Edizioni Libreria Croce di Fabio Croce, 2020; prefazione di Antonio Veneziani.

Raffaella Lanzetta vive a Roma. E' laureata in Lettere classiche presso l'Università Federico II di Napoli. Dal 2001 lavora in Rai, attualmente per RAIPlay, gestione del personale. La sua prima raccolta Fammi diventare poesia (Chillemi), prefazione di Vincenzo Mollica, è stata premiata per la Poesia Contemporanea al Festival di Spoleto nel 2018 e dal Rotary (Abruzzo, Molise, Marche, Umbria) con il “Premio Cultura 2018”. Ha partecipato a numerosi reading collettivi con poeti come Corrado Calabrò, Sandrino Aquilani, Angelo Sagnelli, Giovanna Cristina Vivinetto, Plinio Perilli; inoltre molte poesie sono state inserite in numerose e pregevoli antologie.

 

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