martedì 31 gennaio 2023

Angela Rosauro: "Il mondo è fatto a spigoli"

Non necessariamente la poesia deve manifestarsi esclusivamente sull’onda portante dei versi, nel rispetto delle regole, dei canoni molteplici e degli stili che un po’ tutti conosciamo o siamo abituati a riscontrare. Voglio dire, prendendo spunto dalle riflessioni di Caproni che la nostra autrice ha intelligentemente riportato in prefazione, che dare una definizione esatta di cosa sia la poesia è davvero arduo se non proprio impossibile. E allora, entriamo in merito a quest’opera particolare di Angela Rosauro, Il mondo è fatto a spigoli, brevemente, ma seguendo la riflessione di cui sopra. E cioè, una poesia ampia, a largo ventaglio, che abbraccia e include altre modalità espressive, come la prosa poetica e le immagini, ma anche, in alcuni tratti, una scrittura vicina al testo teatrale. (mi riferisco ai brani in prosa).
Si tratta di un excursus artistico-letterario in cui è predominante non solo la parola poetica, il verso libero dotato però di un grande afflato lirico interno, ma anche i momenti di prosa e le immagini, anche queste create dall’autrice e veramente corrispondenti al percorso complessivo che lei compie in questa raccolta.
Ma perché il mondo è fatto a spigoli, secondo Angela Rosauro? Se notiamo pure il sottotitolo, Il rinoceronte e la libellula, pensiamo subito a due estremi. Da una parte, il rinoceronte, simbolo di potenza e di forza bruta, dall’altra la libellula, simbolo di leggerezza e di grazia. Sono due poli che non si toccano, non entrano neanche in conflitto, ma stanno ognuno per sé: perché, il mondo, la realtà vista e narrata dalla Rosauro in questa raccolta, è proprio il caleidoscopio della vita quotidiana, nella famiglia, nella società, nel lavoro, che va da estremi di nefandezze e di disagi, di problemi difficili da affrontare, fino alla leggerezza e alla soavità, e direi della semplicità, dei sentimenti puri, dell’amore, dell’amicizia. C’è in tutto questo una sfumatura costante dall’uno all’altro capo: e il mondo è fatto a spigoli duri, zone del vissuto ognuna con le sue problematiche e i suoi sogni, i suoi dolori e le sue aspettative.
Il lavoro artistico e letterario di questa originale raccolta è stato magistralmente ideato e costruito unendo dunque vari aspetti della creatività dell’autrice. Non si tratta solo di poesie, come è evidente, ma di corpi artistici-letterari complessi, costituiti ciascuno da un’immagine, un brano in prosa e una o più composizioni in versi. La sequenza è: testo in prosa di apertura, immagine, poesie. Le tre modalità in ciascuno di questi paragrafi, sono intimamente connesse e aderenti al tema, e cioè a dire: l’argomento viene espresso attraverso le tre modalità artistiche/letterarie: prosa, immagine, poesia. Ma proprio per la bontà e per l’originalità delle immagini e dei testi in prosa, possiamo dire che tutta la raccolta è in effetti una espressione poetica ad ampio raggio, come asserivamo più su. In particolare, i testi in prosa si avvalgono di una immediatezza straordinaria, il racconto è essenziale, senza particolari prolungamenti descrittivi, fatto di rapidi stacchi, di flash, di immagini, situazioni e stati d’animo netti e improvvisi: “È in partenza dal binario ventidue… Passi veloci. Rimbalzi. Pesanti. Valigia nuova. Valigia zeppa.”
Analogamente, i brani poetici sono caratterizzati da un discorso fluido, che può fare a meno della punteggiatura in quanto le pause sono ben calibrate nei versi. Qui maggiormente si rivela il mondo emotivo di Angela Rosauro, osservatrice attenta degli stati d’animo e delle realtà psicologiche e materiali che condizionano gli animi umani, specialmente quelli femminili e la loro innata forza d’animo, la loro capacità, nonostante le sofferenze, di risalire la china e di lottare per i propri diritti.
Le immagini, originali nel contesto, integrano e completano quest’opera di grande valore letterario ed artistico, veramente meritevole di attenzione e di riconoscimenti.

voce di stazione


stasera il cielo di Napoli

come quello di Alessandria

trasuda gli odori

di un giorno caldo e faticoso

mi volto

e ti ritrovo accanto

il tuo volto triste

e abbronzato

come il vecchio marinaio Giovanni

andava e tornava da una vita

per mare

e l’amava e l’odiava quel suo mare

e Palinuro

era un posto sconosciuto

dove nessuno l’aspettava

questa è una sera di chi parte

te ne vai

e hai già negli occhi

la voglia e l’ansia dell’ignoto

cammini leggera

non senti le voci intorno

non vedi i colori morti

di una stazione misera e violenta

stringi fra le mani le tue cose

e guardi lontano

dove non c’è posto

per me per noi per tutto

queste voci queste grida

mi schiantano

sono voci malate e stanche

le loro le nostre la mia

ingoio un altro pezzo di vita

il passo deciso traversa rabbioso

la giungla di ubriachi

puzza di morte

e poi noi

 

***

 

È in partenza dal binario ventidue… Passi veloci. Rimbalzi. Pesanti. Valigia nuova. Valigia zeppa.

Anni stipati. Ciao quindi. Sì, ciao ci si sente. La tua piccola sagoma s’inoltra. Finestrini opachi.

Sporchi. Riflessi. Appari, scompari. Ti fermi. Ecco. Fischia. Ecco. Non c’è più tempo. Tatam-tatam…

Ora che fai? Mah… Faccio un passo indietro. Ruote metalliche prendono vita. Lente. Si muove. Sergio ti segue. Vi guardo. Tatam-tatam, tatamtatam… Sembrate un film. Muto. Tatam-tatam. Bello. Sempre più veloce, ancora un altro po’. Triste. Voglio andarmene. Odio le scene di addio. Retorica stopposa.

Vento. Ritmo. Ciao con la mano. Più veloce. Te ne vai. Ciao. Serrato. Tatam-tatam-tatam-tatam… Velocissimo. Finestrini sovrapposti, uno dietro l’altro, rapidi, uno sull’altro, sempre di più. Immagini sfocate lungo un’unica retta. Tanti volti. Tanti te. Nessuno. Tatamtatam… Velocissimissimo. Folata improvvisa. Ultimo vagone. Solo due luci, due fanali rossi. Grossi. Due occhi diabolici, famelici. Se ne vanno dietro al vento di un treno. Il tuo “tatam-tatam” s’inoltra nel buio, nel fuori, si ovatta. Ormai a stento vi vedo, l’occhio confonde i contorni, sovrappone. Piccola luce rossastra, pallida idea di vita, fuggita, svanita. Non riesco più a distinguerti, sei passata.

 

 

***


vespro

 

il cielo scolorisce in volto grande

anima dentro me

mi opprime

mi travolge

e il suo languore

m’agita dentro demoni stanchi

venere sorride

ammicca

invita

mi bacia di luce non vera

sola

muta

ripiego il capo

e il cuore

sulla mia vita

 

 

 

attesa elicoidale

 

non t’inganni il mio sorriso sospeso

inebetito di luce di attesa del suo moto elicoidale

insulso orpello di un possibile incontro

viene da mondi remoti improbabili rotte pozze di guazzo pensiero

porta indosso il puzzo dolciastro della sconfitta

e racchiuso tra i denti il sapore crudele di sale di sangue di soli di vita

non è ancora finita

non ancora è giunto il Tempo

a posare il suo occhio ferrigno che tutto avvolge nel silenzio

pur anche gli strazi di anni di vite di sogni di belve di morte

s’inebriano al suo nettare e infine si placano

non è ancora finita

risale indomita la smania di vita

in mille rivoli invade gorgoglia

risale fin dentro la gola assecchita

feroce rimesta le carni di sterpi di rupi di sassi

non è ancora finita

 

 

 ***

 

 

dammi un nome

 

mi dici mi canti mi culli

cose leggere leggeri

giorni baci leggeri

il tuo profumo spande

spumoso contagia

carezzano gli occhi

ridenti

i tuoi occhi ignari

dammi le mani

imparerò le carezze più dolci

dammi la voce

ti canterò di sera di notte

amore dolce candore

nascerò

mi nasconderò nei giardini

dei tuoi giovani anni

berrò il tuo vino

ti ridarò la vita la morte

danzerò per te nelle stanze segrete

i tuoi sogni nascosti

dammi un nome

un sospiro un dolore

sarò amore del tuo amore

 

 ***

 

non sempre è poesia

 

il tuo dire è potente

di sapienza lontana racconta la fiaba

sembra ferire

eppure scivola

inutile

lambisce di Bruges la trina

preziosa veste avvolge

un bianco inerte

ti accolgo mi smollo il respiro modello

al tuo passo di allegro

ma stolta il tempo perdo

in andante mi attardo poi incespico in largo

scandendo parole

maliarde fredde pupille

non riesco a squarciare

infine grave

torna d’affanno rimbalzo sul piano di marmo

senza toccare fondo

il mio è lontano da qui

ancora volta pagina

e poi ancora come incagli

di nastri di vite

pezzi di fogli stranieri

gli uni sugli altri

in ordine stanno

e più non dicono

 

 

 ***

 

in bilico

 

in bilico

sull’argine più alto

di quest’irta e scoscesa vita

sto

soffoca il cuore

nel tumulto del suo grido

né odo altro

mentre attendo

che s’alzi il vento

ma tu

fragile

imperiosa misteriosa

appari

ti appropri

mi tieni

 

(Brani tratti da Il mondo è fatto a spigoli, di Angela Rosauro, Nonsolopoesie Edizioni, 2022)


Angela Rosauro è nata a Napoli il 12 febbraio 1961, dove vive. Sin dalla giovane età ha mostrato vari interessi in campo artistico, dalla pittura alla musica, dalla poesia alla letteratura. Docente di lettere e successivamente dirigente scolastico ha dedicato la sua vita alla formazione delle nuove generazioni, dedicandosi con impegno e passione. I suoi molteplici interessi si manifestano chiaramente negli scritti, che vanno dalla saggistica storica, come La storia tra le storie, alla metodologia e didattica, come Cittadini si diventa e I fili invisibili, alla drammaturgia come Biancaneve e oltre e Il cunto de lu brigante Barone, al romanzo Catàmmari catàmmari.

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