Lei stessa afferma che la sua è una storia di ponti, intesa nel lavorare e progettare, sia socialmente ma soprattutto culturalmente e artisticamente, alla realizzazione di un ponte ideale che le permetta, nello stesso tempo, di affacciarsi alla nuova realtà italiana, pur conservando i suoi legami con la vecchia patria: lei si sente una piccola virgola che unisce due parti di due mondi. Mondi naturalmente diversi, per geografie, civiltà e culture, e che la nostra autrice è consapevole di dover in qualche modo integrare per poter affrontare la sua nuova realtà.
La sua poetica è dunque essenzialmente fondata sulle esperienze umane, sociali ambientali e sentimentali che la nostra autrice ha sperimentato lungamente, venendo in Italia, ma che però tiene conto delle radici indimenticabili e profonde della sua origine, le sue stesse costole, mentre nello stesso tempo traguarda un orizzonte nuovo, situato a nord, più distaccato dal proprio corpo.
Così, il corpo fisico, il suo cuore palpitante, le sue costole, si metamorfizza in un corpo ideale, rinnovato e arricchito dalle esperienze di vita, dai patimenti del distacco, dalle forti emozioni, dai nuovi progetti da affrontare, corpo che si integra completamente nella sua nuova patria, nella sua nuova città, Firenze, tanto da farle asserire che “Vi è qualcosa di meraviglioso nella lingua italiana. Qualcosa che mi rende dolce – questa vita anche quando mi è amara”. E ancora in una sua poesia intitolata “Gettando lo sguardo su Firenze” afferma: “A volte ti guardo e mi doni pienezza / di ciò che ero - sono - e mi sono persa. / A volte ti guardo come / non ti ho mai guardata / solo per dirti che ti ho subito amata. / A volte la voce mi si perde nei silenzi, / ostaggio di ombre - lungo cipressi”.
La Poesia di Denata Ndreca si snoda repentina, generalmente con testi molto brevi, quasi epigrammatici, ma nei quali fa convergere tutta la sua potenzialità emotiva, tutto il suo carico di passione e di intelligente lavoro di ricucitura fra i suoi due mondi, quello natio e quello attuale, nel quale, attraverso i ponti che lei stessa ha saputo costruire, riversa tutto il suo amore.
L’unica cosa alla quale non sapevo resistere -
era la tenerezza - capace di farmi saltare per
aria con lo stesso risultato distruttivo di una
violenza inaudita. Se in questi anni avevo
imparato a costruire dighe e bloccare il fiume
che scorreva dentro di me, a lei non avevo
proprio pensato. Capii che, avevo fatto un
errore enorme a non prevedere che, la
violenza o la tenerezza mi avrebbero portata
nello stesso stato: - la devastazione.
Scricchiola la sabbia nelle ossa;
sulla carta la matita
scrivere – osa.
Senza terra
Ti ho tradita.
Un’altra terra
stringo tra le mie dita.
Essere ferita –
non sarà più una ferita…
Me lo disse la luna –
la sera
che sono partita.
Lasciare un pezzo di pane
per chi ha fame –
all’angolo della strada qualcuno ci attende,
giù per le siepi ciotole riempite di acqua
per il cane randagio che ha sete.
Lasciare aperta una finestra -
per la luce che raggiungerà nella notte buia.
Lasciarsi andare verso l’altro -
senza
avere paura.
Taglia un pezzo dalla tela del tuo tempo
ovunque e con chiunque tu sia.
Taglia un pezzo di carta dal tuo taccuino
e lascialo divenire poesia.
Taglia un pezzo di carne e costola
intreccia mani, pelle e ossa.
Taglia,
taglia il mondo – ciò che dista
dalla tua alla mia costa.
Gettando lo sguardo su
Firenze
A volte ti guardo e mi doni pienezza
di ciò che ero -
sono - e mi sono persa.
A volte ti guardo
come
non ti ho mai
guardata
solo per dirti che
ti ho subito amata.
A volte la voce mi
si perde nei silenzi,
ostaggio di ombre -
lungo cipressi.
Sono così lontana –
schiacciata da nostalgia.
Garofano di Scutari –
sigillo di anima mia.
La morte non viene mai da sola.
Sveglia tutte le cose morte
che dormono in noi.
Scappare non serve a niente,
devi solo fermarti, lasciare che
i venti accarezzino le ferite, se puoi.
Scegliere vuol dire
prendere degli schiaffi in faccia,
vedere chiudersi una porta
mentre tu stai per arrivare.
Scegliere vuol dire
rialzarsi dopo la caduta
e riprendere a camminare.
Scegliere vuol dire
diventare atlante,
tenere sempre sulle spalle e proteggere
il seme dell’umanità.
Scegliere vuol dire osare, amare.
Solo i vigliacchi vivono a metà.
La poesia è: il tempio dell’amore. È il respiro
pieno, l’attimo di pace. Qui, tra queste pagine,
un pezzo di infinito, un pezzo delle mie
tracce.
Vi è qualcosa di meraviglioso
nella lingua italiana.
Qualcosa che mi rende dolce –
questa vita
anche quando mi è amara.
Brani tratti da A nord delle mie costole, di Denata Ndreca. Bertoni Editore, 2023
Nata a Scutari, in Albania, nel 1976, Denata
Ndreca è poetessa e giornalista. Vive a Firenze dal 2000. È autrice delle
raccolte poetiche La ragazza del Ponte
Vecchio; Tempo negato; Un faro nella nebbia; Senza Paura; Calicanto; Intorno a me;
e dei testi di letteratura per ragazzi: I
Giorni della pace (insieme a Ven. Phra Medhivajirodom); Sono io; La carrozzina magica. È stata tradotta in diverse lingue. Le sue
opere hanno ricevuto importanti premi letterari nazionali e internazionali. Già
insignita del “Women for Culture and Peace” 2022. Si occupa di diritti
umani. Ha collaborato con vari quotidiani e radio.
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