giovedì 26 gennaio 2023

Il degrado dei "Tempi così" nella poesia di Loredana Borghetto

È indubbio che le persone più sensibili siano le prime ad accorgersi che la realtà circostante sta subendo dei cambiamenti e che questi cambiamenti vanno significativamente verso uno stato di degrado e di squallore, in tutti gli ambiti, sempre più accentuato. È indubbio anche che molto probabilmente stiamo scendendo giù per la china verso una fase negativa della nostra civiltà contemporanea, nel rispetto di quella filosofia vichiana dei corsi e ricorsi che prevede l’alternanza di epoche felici e illuminate, con un susseguirsi di periodi di decadenza. Questa sensibilità è forse più acuta nei creativi e negli artisti, tanto che sovente mi piace considerare il poeta alla stregua di una sentinella che, sulla cima di una collina, riesce a traguardare meglio di ogni altra persona quello che succede o che si prepara laggiù, lontano, nella valle!
Ed è proprio ciò che accade in Loredana Borghetto, poetessa veneta di grande talento, che con questo recente volumetto intitolato Tempi così e sincronie in volo, edito dalla Libreria Urso avendo meritato il primo premio al Concorso “Libri Di-versi in diversi libri” edizione 2019-2020, esterna in modo gradevolmente lirico le sue preoccupazioni e le sue tristezze dinanzi ad una realtà in costante decadimento, sia dal punto di vista sociale (soprattutto sociale!), e sia in ambito etico, morale e politico. La raccolta, divisa in due parti, inizia proprio con una lirica liberamente ispirata alla famosissima “Alle fronde dei salici” di Quasimodo: Anime arrese, rassegnate, cantano il disappunto, quasi una denuncia latente, nei confronti di questa umanità. Tempi così: e nulla potrà arrestare o limitare il degrado. Questa la constatazione poetica, intensa, pregna di rammarico, della prima sezione.
Ma la nostra autrice ha inserito nella raccolta anche una seconda sezione (“Asincrone sincronie”), dove con questo bisticcio di parole vuole a mio avviso sottintendere velatamente, e volutamente, ad una possibile redenzione, sebbene il titolo della sezione indichi ancora, piuttosto, una sorta di confusione, di scollegamento, di disarticolazione contingente, nei vari tentativi di rinascita, di recupero dei valori essenziali, dote preziosa di ogni civiltà progredita. È l’ora della partenza, dunque, afferma la Borghetto in una delle poesie della seconda sezione. È un richiamo al coraggio, alla ricerca del vero dentro di sé e dentro l’umanità, per crederci ancora, per far danzare ancora i sogni attorno ai raggi del sole, aprendo nuovi spazi.
Una poesia scorrevole, dai toni alti e declamatori, con una struttura stilistica di notevole livello, il che denota la grande esperienza poetica dell’autrice e la bontà letteraria della sua opera.


Anime arrese

(liberamente ispirata alle Fronde dei salici di S. Quasimodo)

 

E come possiamo ancora cantare

in queste notti di musica spenta

mentre occhi increduli interrogano

divinità cadute. E voci senz’appigli

dall’abisso affiorano e ci sfiorano

ci afferrano e trascinano nel mare

popolato da lacrime asciutte

di madonne mute che raccolgono

corpi spogliati e increduli lamenti?

 

Giorno dopo giorno veli di cipria

sopra anime arrese coprono

l’inverecondo orrore

che profana l’architettura sacra

del cielo. Veli a proteggere cocci

d’umanità in attesa che timidi

sistri stingano suoni ubriachi

di un tempo scontornato

senza aneliti di redenzione.

 

 ***

 

In questa babele senza armonia

 

Colossei di cemento e cattedrali di cose

strade che volano e metalliche armature

paesi dilatati lungo arterie sclerosate

che risucchiano persone e cancellano ricordi

di natura, paesi congelati nel chiarore meticcio

di luna e lampioni che spiove freddo

su tetti butterati d’antenne e si dissolve

nel petrolio della pianura

 

in cerca di una via di fuga

l’occhio s’aggrappa a un campanile

lontano aspettando un suono

che sia rivincita su arroganti fragori,

insegue un lembo di cielo che restituisca

anche una sola stella o una fascia di terra

dove ascoltare un canto ancora

in questa babele senza armonia.

 

 

 ***

 

Siamo “l’impero alla fine della decadenza”

 

Quando ogni battaglia si consuma in asettiche lontananze

e nessuno ha voglia di cambiare la storia

quando i confini sono muri e filo spinato

e i porti fortezze impenetrabili

quando il silenzio invade strade d’ingiustizia

 

quando ci chiudiamo nei nostri rifugi

e lasciamo che le ferite diventino piaghe infette

quando la poesia si fa artificio che plasma gioielli

di scena con vuote parole e bugiarde

 

allora davvero siamo “l’impero alla fine della decadenza”

se novelli rabdomanti non faranno sgorgare

fiumi d’umanità inghiottiti da carsiche doline.

 

 (dalla Sezione I - TEMPI COSÌ…)

 

 

 ***

 

È l’ora della partenza

 

Finito il tempo dell’attesa

è l’ora della partenza

nella casa gesti interrotti

che non tornerai a completare

domande senza risposte

risposte che hanno smarrito le domande

dettagli sfuggiti e voci orfane.

 

Spegni pensieri sbagliati

scavalchi il dolore

accalcato dietro la porta

misuri il silenzio che lento dilaga

nelle stanze spopolate

e scivoli lontano da luoghi e volti

sfumati già nel paesaggio

concluso del tuo destino.

 

Raccogli qualche parola attardata

per finire la tua poesia

e senza fretta chiudi la vita

nelle teche lucide della lontananza.

 

È l’ora della partenza.

 

 

***

 

Intorno a quel raggio di sole

 

Nella penombra pallida

di quella stanza dove la polvere

gioca con un raggio

impavido di sole

si allenta la morsa pesante

di tradimenti e promesse

lasciate inacidire

si cancellano pedaggi

d’abitudini pagati per coprire

peccati d’omissione.

 

Danzano i sogni

intorno a quell’audace raggio di sole

che apre spazi nuovi

oltre quella stanza,

alla ricerca di minute particelle

di luce sospese nell’alba

di ogni giorno da vivere

fino al tramonto.

 

 ***

 

Sei salvo

 

Non sono legate con fili di piombo

oggi le tue palpebre. Ti svegli

ti stacchi da terra sei oltre…

il mondo è laggiù lontano

e la tristezza è quasi dolce.

Sei salvo.

Ti butti nel vento ci balli dentro

aria nei polmoni cuore a mille.

Devi andare.

È come sparire ed esserci

non essere lì ed esserci più che mai

non sei più cocci sparsi.

 

Sei salvo.

 

(dalla Sezione II - ASINCRONE SINCRONIE)

 

(Brani tratti da:

Loredana Borghetto, Tempi così e Sincronie in volo, Libreria Editrice Urso

opera prima classificata al concorso Libri Di-versi in diversi libri, edizione 2019-2020)


Loredana Borghetto, nata nella Marca Gioiosa, laureatasi in Lettere presso l’Università di Padova, vive in provincia di Belluno dove ha insegnato per molti anni in un istituto superiore del capoluogo. Donatrice di voce presso il CILP (Centro Internazionale del Libro Parlato) di Feltre, registra testi di vario genere (anche scolastici) ad uso di non vedenti, ipovedenti e dislessici. Le sue poesie sono state più volte segnalate e/o premiate da varie giurie. Si è classificata nei primi posti del Concorso “Libri di-versi in diversi libri” bandito dalla Libreria editrice Urso, presso la quale ha pubblicato le raccolte Anch’io sento quel canto e Vite in camminoHa seguito e segue l’attività della Libreria Editrice Urso a favore della circolazione della poesia in varie città d’Italia, sintonizzandosi poeticamente con i più svariati argomenti, nelle condizioni più insolite, anche per strade, piazze, come ha scritto l’editore Francesco Urso motivando l’assegnazione della prestigiosa targa da lui ideata. Partecipa a varie iniziative proposte da noti poeti e/o gruppi poetici, attenta a cogliere i segnali di innovazione nella poesia attuale per adattarli alla sua personale sensibilità.

1 commento:

  1. Mi ritrovo in questa approfondita analisi della mia poesia. Molto significativi i testi proposti. Onorata dell’attenzione, ringrazio Giuseppe Vetromile.

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