Ed è proprio ciò che accade in Loredana Borghetto, poetessa veneta di grande talento, che con questo recente volumetto intitolato Tempi così e sincronie in volo, edito dalla Libreria Urso avendo meritato il primo premio al Concorso “Libri Di-versi in diversi libri” edizione 2019-2020, esterna in modo gradevolmente lirico le sue preoccupazioni e le sue tristezze dinanzi ad una realtà in costante decadimento, sia dal punto di vista sociale (soprattutto sociale!), e sia in ambito etico, morale e politico. La raccolta, divisa in due parti, inizia proprio con una lirica liberamente ispirata alla famosissima “Alle fronde dei salici” di Quasimodo: Anime arrese, rassegnate, cantano il disappunto, quasi una denuncia latente, nei confronti di questa umanità. Tempi così: e nulla potrà arrestare o limitare il degrado. Questa la constatazione poetica, intensa, pregna di rammarico, della prima sezione.
Ma la nostra autrice ha inserito nella raccolta anche una seconda sezione (“Asincrone sincronie”), dove con questo bisticcio di parole vuole a mio avviso sottintendere velatamente, e volutamente, ad una possibile redenzione, sebbene il titolo della sezione indichi ancora, piuttosto, una sorta di confusione, di scollegamento, di disarticolazione contingente, nei vari tentativi di rinascita, di recupero dei valori essenziali, dote preziosa di ogni civiltà progredita. È l’ora della partenza, dunque, afferma la Borghetto in una delle poesie della seconda sezione. È un richiamo al coraggio, alla ricerca del vero dentro di sé e dentro l’umanità, per crederci ancora, per far danzare ancora i sogni attorno ai raggi del sole, aprendo nuovi spazi.
Una poesia scorrevole, dai toni alti e declamatori, con una struttura stilistica di notevole livello, il che denota la grande esperienza poetica dell’autrice e la bontà letteraria della sua opera.
Anime arrese
(liberamente ispirata alle Fronde dei salici di S.
Quasimodo)
E come possiamo ancora cantare
in queste notti di musica spenta
mentre occhi increduli interrogano
divinità cadute. E voci senz’appigli
dall’abisso affiorano e ci sfiorano
ci afferrano e trascinano nel mare
popolato da lacrime asciutte
di madonne mute che raccolgono
corpi spogliati e increduli lamenti?
Giorno dopo giorno veli di cipria
sopra anime arrese coprono
l’inverecondo orrore
che profana l’architettura sacra
del cielo. Veli a proteggere cocci
d’umanità in attesa che timidi
sistri stingano suoni ubriachi
di un tempo scontornato
senza aneliti di redenzione.
In questa babele senza armonia
Colossei di cemento e cattedrali di cose
strade che volano e metalliche armature
paesi dilatati lungo arterie sclerosate
che risucchiano persone e cancellano ricordi
di natura, paesi congelati nel chiarore meticcio
di luna e lampioni che spiove freddo
su tetti butterati d’antenne e si dissolve
nel petrolio della pianura
in cerca di una via di fuga
l’occhio s’aggrappa a un campanile
lontano aspettando un suono
che sia rivincita su arroganti fragori,
insegue un lembo di cielo che restituisca
anche una sola stella o una fascia di terra
dove ascoltare un canto ancora
in questa babele senza armonia.
Siamo “l’impero alla fine della decadenza”
Quando ogni battaglia si consuma in asettiche lontananze
e nessuno ha voglia di cambiare la storia
quando i confini sono muri e filo spinato
e i porti fortezze impenetrabili
quando il silenzio invade strade d’ingiustizia
quando ci chiudiamo nei nostri rifugi
e lasciamo che le ferite diventino piaghe infette
quando la poesia si fa artificio che plasma gioielli
di scena con vuote parole e bugiarde
allora davvero siamo “l’impero alla fine della decadenza”
se novelli rabdomanti non faranno sgorgare
fiumi d’umanità inghiottiti da carsiche doline.
È l’ora della
partenza
Finito il tempo dell’attesa
è l’ora della partenza
nella casa gesti interrotti
che non tornerai a completare
domande senza risposte
risposte che hanno smarrito le domande
dettagli sfuggiti e voci orfane.
Spegni pensieri sbagliati
scavalchi il dolore
accalcato dietro la porta
misuri il silenzio che lento dilaga
nelle stanze spopolate
e scivoli lontano da luoghi e volti
sfumati già nel paesaggio
concluso del tuo destino.
Raccogli qualche parola attardata
per finire la tua poesia
e senza fretta chiudi la vita
nelle teche lucide della lontananza.
È l’ora della partenza.
***
Intorno a quel raggio di sole
Nella penombra pallida
di quella stanza dove la polvere
gioca con un raggio
impavido di sole
si allenta la morsa pesante
di tradimenti e promesse
lasciate inacidire
si cancellano pedaggi
d’abitudini pagati per coprire
peccati d’omissione.
Danzano i sogni
intorno a quell’audace raggio di sole
che apre spazi nuovi
oltre quella stanza,
alla ricerca di minute particelle
di luce sospese nell’alba
di ogni giorno da vivere
fino al tramonto.
Sei salvo
Non sono legate con fili di piombo
oggi le tue palpebre. Ti svegli
ti stacchi da terra sei oltre…
il mondo è laggiù lontano
e la tristezza è quasi dolce.
Sei salvo.
Ti butti nel vento ci balli dentro
aria nei polmoni cuore a mille.
Devi andare.
È come sparire ed esserci
non essere lì ed esserci più che mai
non sei più cocci sparsi.
Sei salvo.
(dalla Sezione II
- ASINCRONE SINCRONIE)
Loredana Borghetto, Tempi così e Sincronie in volo, Libreria
Editrice Urso
opera prima classificata al concorso Libri Di-versi in
diversi libri, edizione 2019-2020)
Loredana Borghetto, nata nella Marca Gioiosa, laureatasi in Lettere presso l’Università di Padova, vive in provincia di Belluno dove ha insegnato per molti anni in un istituto superiore del capoluogo. Donatrice di voce presso il CILP (Centro Internazionale del Libro Parlato) di Feltre, registra testi di vario genere (anche scolastici) ad uso di non vedenti, ipovedenti e dislessici. Le sue poesie sono state più volte segnalate e/o premiate da varie giurie. Si è classificata nei primi posti del Concorso “Libri di-versi in diversi libri” bandito dalla Libreria editrice Urso, presso la quale ha pubblicato le raccolte Anch’io sento quel canto e Vite in cammino. Ha seguito e segue l’attività della Libreria Editrice Urso a favore della circolazione della poesia in varie città d’Italia, sintonizzandosi poeticamente con i più svariati argomenti, nelle condizioni più insolite, anche per strade, piazze, come ha scritto l’editore Francesco Urso motivando l’assegnazione della prestigiosa targa da lui ideata. Partecipa a varie iniziative proposte da noti poeti e/o gruppi poetici, attenta a cogliere i segnali di innovazione nella poesia attuale per adattarli alla sua personale sensibilità.
Mi ritrovo in questa approfondita analisi della mia poesia. Molto significativi i testi proposti. Onorata dell’attenzione, ringrazio Giuseppe Vetromile.
RispondiElimina