Tornare alla donna e all’ammirazione nei suoi confronti, in una sorte di dolce stil novo che però amplia gli orizzonti femminili in un contesto di attualità e di rapporti più equilibrati all’interno della coppia e della società?... Direi che siamo di fronte ad un’idea originale, ad un progetto nuovo in ambito poetico, da apprezzare sicuramente per le modalità di composizione e per le diverse angolazioni e punti di vista con cui l’autore affronta l’argomento.
Certo, parlare della donna in poesia, scrivere versi ispirandosi alla sua figura, potrebbe sembrare facile e, a dirla tutta, potrebbe facilmente dare adito ad ovvietà e banalità, considerato l’argomento che, proprio in poesia, fin dalle origini, è stato quello che maggiormente ha interessato i poeti.
Ma il talento di Giovanni Bracco, l’esperienza e la padronanza della materia poetica che lo contraddistinguono, sono tali da permettergli di creare versi ispirati al tema della donna che hanno in sé una forza, una vitalità e una luce del tutto inaspettata. Madrigali è il titolo e, di fatto, veri e propri madrigali sono i brani di questa raccolta. Un rispetto della forma eccezionale, elegante e puntuale: otto versi suddivisi in tre strofette di endecasillabi, con rima nei due versi finali.
Sorprende la molteplicità di questi madrigali, ognuno con una significanza e una vitalità propria, introdotti direttamente, senza un titolo che possa in qualche modo “distrarre” il lettore con delle pause inutili o fuorvianti.
Ma non è tanto la centralità della donna che viene messa in risalto in questi bellissimi versi, quanto soprattutto il mondo intimo dell’Autore e il suo rapportarsi con il femminile, e anzi qui il protagonista è lui che, da svariate angolazioni, narra, e si narra, le implicazioni, i raffronti, le supposizioni e persino i ricordi di un possibile rapporto amoroso con l’altra. Vi appare tutto un mondo di contorno, pregno di sospiri, desideri non realizzati, sogni, aspirazioni, ricordi, possibilità perdute, rimpianti…
Un libro d’amore, dunque, ma di un amore completo e complesso, che travalica certamente l’aspetto fisico ed erotico, nei confronti della figura femminile, che qui diventa simbolo, oltre che persona fisica, cui riferirsi, rivedersi, rinarrarsi, riproporsi: il tutto in un ambiente familiare e sociale emotivamente ricco e variegato.
Riportiamo qui di seguito alcuni brani tratti dal libro.
Ho provato a negare che tu esista,
il disordine non mi fa migliore:
sei giorno mentre è notte, sei l’errore,
la crisi del teorema. Che io resista
è l’azzardo del capriccio d’amore
sempre in bilico tra slanci e pudore.
Tu cura solo che io non resti senza
pena dell’eccitante sofferenza.
Si avvicina un’altra veglia amara.
Nel cortile insiste ancora il vento,
marca gli spazi in fuga, ci separa
sempre di più. È un pomeriggio lento
e, mentre annotta, mi diventa chiara
la ragione di questo incantamento,
all’improvviso come in un bagliore:
è che avevo bisogno di un dolore.
Fuori dalla mia vita sei tu vera.
L’ha sfiorata il tuo soffio e ora l’idea,
nel magma di confusi sentimenti,
spesso contraddittori, vive intera
dentro di me, reclusa. È una marea
che rimonta e ignora pentimenti.
Il prima, il dopo, dunque? L’incoerenza
sconquassa il desiderio nell’assenza.
Potrei dirti che sei una fra tante.
Sarebbe una patetica bugia.
Voglio te sola fino ad abitare
il tuo corpo, non di altre, il tuo che sia
dedicato a nascondermi o a frugare
(niente che ti abbia dato alcun amante)
parole nuove, l’inverno lontano.
Come una figlia ti terrei per mano.
Blasfemo, sono entrato in una chiesa,
senza coppola ho osato inginocchiarmi.
Sono certo che non si sia offesa
quella dolce figura che ad amarmi
sarebbe deputata, con l’intesa
che al pianto avrei dovuto abbandonarmi.
L’ho fatto e le ho rivolto la preghiera
di riaverti e lei trovi la maniera.
Sul crinale del Montecalvario e della Costa
Cucchiara ancora un filo di luce celestina.
Senza Luna è la sera, non oscura.
Al crepuscolo il drappo nero altrove s’accosta,
libera incauti sogni, repressi sulla china
del tuo fluire, esclude la mia cura,
come fosse per destini spaiati
dormire soli, non rasserenati.
Giovanni Bracco, Madrigali, La Vita Felice Edizioni, 2023
Giovanni Bracco è nato a Polla nel 1961. Premio Caudium Ars
2023 per la poesia, è giornalista professionista, laureato in Lettere
all’Università di Napoli e diplomato in pianoforte al Conservatorio di Potenza.
Con La Vita Felice ha pubblicato cinque libri di poesia: Le grandi mani calme, Il nostro tempo, Il mare mi ha deposto dalla croce – Mediterraneo, Sull’orizzonte dei binari in fuga – Carme
famigliare, Urne. Per Cyberwit
(India) sono usciti, in edizione bilingue italiano-inglese, Nocturnes e Waiting room. Con Il Bulino ha pubblicato la plaquette Suite Cilentana, con opere di Michele
Marinaccio. Sue poesie sono state accolte da Nuovi Argomenti e Poeti e Poesia
e, tradotte in inglese e spagnolo, da diverse riviste internazionali. Con Route
96 bis (Porto Seguro editore, 2023) ha esordito nela narrativa. Vive a Roma. Ha
quattro figlie, una vigna e un piccolo uliveto. Coltiva le lettere e la musica,
su uno Steinway & Sons del 1938 e su un clavicembalo costruito per lui da
Urbano Petroselli.
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