mercoledì 22 maggio 2024

I "Madrigali" di Giovanni Bracco

Madrigali è il titolo di questa recente e intensa raccolta poetica dell’ottimo Giovanni Bracco, un poeta che ama lavorare nella dignità della riservatezza, lontano dai clamori che sovente si riscontrano anche nel mondo poetico. Perché la poesia, la poesia autentica, va “lavorata” nel silenzio e nell’intimità, per farsi poi voce potente e propositiva che possa sovrastare il vento delle banalità, delle ipocrisie, delle superficialità che invischiano l’attuale società cosiddetta dei consumi, divenuta impermeabile, quasi, ad ogni emozione e sentimento positivo.
Tornare alla donna e all’ammirazione nei suoi confronti, in una sorte di dolce stil novo che però amplia gli orizzonti femminili in un contesto di attualità e di rapporti più equilibrati all’interno della coppia e della società?... Direi che siamo di fronte ad un’idea originale, ad un progetto nuovo in ambito poetico, da apprezzare sicuramente per le modalità di composizione e per le diverse angolazioni e punti di vista con cui l’autore affronta l’argomento.
Certo, parlare della donna in poesia, scrivere versi ispirandosi alla sua figura, potrebbe sembrare facile e, a dirla tutta, potrebbe facilmente dare adito ad ovvietà e banalità, considerato l’argomento che, proprio in poesia, fin dalle origini, è stato quello che maggiormente ha interessato i poeti.
Ma il talento di Giovanni Bracco, l’esperienza e la padronanza della materia poetica che lo contraddistinguono, sono tali da permettergli di creare versi ispirati al tema della donna che hanno in sé una forza, una vitalità e una luce del tutto inaspettata. Madrigali è il titolo e, di fatto, veri e propri madrigali sono i brani di questa raccolta. Un rispetto della forma eccezionale, elegante e puntuale: otto versi suddivisi in tre strofette di endecasillabi, con rima nei due versi finali.
Sorprende la molteplicità di questi madrigali, ognuno con una significanza e una vitalità propria, introdotti direttamente, senza un titolo che possa in qualche modo “distrarre” il lettore con delle pause inutili o fuorvianti.
Ma non è tanto la centralità della donna che viene messa in risalto in questi bellissimi versi, quanto soprattutto il mondo intimo dell’Autore e il suo rapportarsi con il femminile, e anzi qui il protagonista è lui che, da svariate angolazioni, narra, e si narra, le implicazioni, i raffronti, le supposizioni e persino i ricordi di un possibile rapporto amoroso con l’altra. Vi appare tutto un mondo di contorno, pregno di sospiri, desideri non realizzati, sogni, aspirazioni, ricordi, possibilità perdute, rimpianti…
Un libro d’amore, dunque, ma di un amore completo e complesso, che travalica certamente l’aspetto fisico ed erotico, nei confronti della figura femminile, che qui diventa simbolo, oltre che persona fisica, cui riferirsi, rivedersi, rinarrarsi, riproporsi: il tutto in un ambiente familiare e sociale emotivamente ricco e variegato.

Riportiamo qui di seguito alcuni brani tratti dal libro.


Ho provato a negare che tu esista,

il disordine non mi fa migliore:

sei giorno mentre è notte, sei l’errore,

 

la crisi del teorema. Che io resista

è l’azzardo del capriccio d’amore

sempre in bilico tra slanci e pudore.

 

Tu cura solo che io non resti senza

pena dell’eccitante sofferenza.

 

 ***

 

Si avvicina un’altra veglia amara.

Nel cortile insiste ancora il vento,

marca gli spazi in fuga, ci separa

 

sempre di più. È un pomeriggio lento

e, mentre annotta, mi diventa chiara

la ragione di questo incantamento,

 

all’improvviso come in un bagliore:

è che avevo bisogno di un dolore.

 

 ***

 

Fuori dalla mia vita sei tu vera.

L’ha sfiorata il tuo soffio e ora l’idea,

nel magma di confusi sentimenti,

 

spesso contraddittori, vive intera

dentro di me, reclusa. È una marea

che rimonta e ignora pentimenti.

 

Il prima, il dopo, dunque? L’incoerenza

sconquassa il desiderio nell’assenza.

 

 ***

 

Potrei dirti che sei una fra tante.

Sarebbe una patetica bugia.

Voglio te sola fino ad abitare

 

il tuo corpo, non di altre, il tuo che sia

dedicato a nascondermi o a frugare

(niente che ti abbia dato alcun amante)

 

parole nuove, l’inverno lontano.

Come una figlia ti terrei per mano.

 

 ***

 

Blasfemo, sono entrato in una chiesa,

senza coppola ho osato inginocchiarmi.

Sono certo che non si sia offesa

 

quella dolce figura che ad amarmi

sarebbe deputata, con l’intesa

che al pianto avrei dovuto abbandonarmi.

 

L’ho fatto e le ho rivolto la preghiera

di riaverti e lei trovi la maniera.

 

 ***

 

Sul crinale del Montecalvario e della Costa

Cucchiara ancora un filo di luce celestina.

Senza Luna è la sera, non oscura.

Al crepuscolo il drappo nero altrove s’accosta,

libera incauti sogni, repressi sulla china

del tuo fluire, esclude la mia cura,

come fosse per destini spaiati

dormire soli, non rasserenati.


Giovanni Bracco, Madrigali, La Vita Felice Edizioni, 2023


Giovanni Bracco è nato a Polla nel 1961. Premio Caudium Ars 2023 per la poesia, è giornalista professionista, laureato in Lettere all’Università di Napoli e diplomato in pianoforte al Conservatorio di Potenza. Con La Vita Felice ha pubblicato cinque libri di poesia: Le grandi mani calme, Il nostro tempo, Il mare mi ha deposto dalla croce – Mediterraneo, Sull’orizzonte dei binari in fuga – Carme famigliare, Urne. Per Cyberwit (India) sono usciti, in edizione bilingue italiano-inglese, Nocturnes e Waiting room. Con Il Bulino ha pubblicato la plaquette Suite Cilentana, con opere di Michele Marinaccio. Sue poesie sono state accolte da Nuovi Argomenti e Poeti e Poesia e, tradotte in inglese e spagnolo, da diverse riviste internazionali. Con Route 96 bis (Porto Seguro editore, 2023) ha esordito nela narrativa. Vive a Roma. Ha quattro figlie, una vigna e un piccolo uliveto. Coltiva le lettere e la musica, su uno Steinway & Sons del 1938 e su un clavicembalo costruito per lui da Urbano Petroselli.



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