La scelta di esprimersi con un linguaggio prevalentemente narrativo ma “addolcito” e armonizzato da accentuati elementi poetici, è stata a mio avviso più che indovinata, dovendo trattare temi che l’autrice desiderava esporre in modo non sintetico e allegorico (prerogative della poesia), ma piuttosto esaustivi, articolati e addirittura speculativi, come accade nella migliore prosa, specie nella narrativa “breve”. Ne è dunque risultata una composizione del tutto nuova, che ha in sé i semi sia della prosa che della poesia.
“Mare”, “Passi”, “Giorni”, “Saudade”, “Respiri”, “Posti”, “Stagioni” e “Lockdown 2020”, sono infatti gli argomenti, più che sezioni, del libro, certamente di vasta portata, sui quali Laura D’Angelo si è voluta soffermare: capitoli o paragrafi di un lungo viaggiare poetico, questo sì!, attraverso i siti del proprio cuore e della propria mente, riflettendo e disegnando con un discorso intimo e pacato, ma anche arguto e propositivo, un mondo e un tempo attuali dove solitamente si è più impegnati negli aspetti di una vita frettolosa e abitudinaria, anziché in quelli meditativi e riflessivi, sul senso dell’esistenza e sui sentimenti. E qui, in questi brani, il leitmotiv di fondo che unisce le varie tematiche, i vari punti, è questo amore, sentimento indispensabile e primario, che l’autrice cerca in tutta la realtà del mondo, ma attingendo anche a lontanissime sorgenti cosmiche, al di là di ogni confine spazio-temporale e giungendo a declamare: “Lo cercherei nelle notti più profonde di silenzi e nostalgia, a metà tra un sogno e una paura, una lacrima e un sorriso, lo cercherei per te, lo inventerei per metterci tutto l’amore del mondo, e le stelle, che lassù brillano e già contemplano il tuo nome”.
Un’opera letteraria preziosa, ricca di contenuti, dove la poesia non è tanto nella struttura del dettato in prosa, quanto dentro ogni quadro, ogni brano la cui significanza ne è testimonianza palpitante e viva.
Qualche felicità
La raccolta di conchiglie sul bagnasciuga, la voglia di catturare il rumore delle onde, la meraviglia di sentire il profumo del mare.
La ricerca dei passi di ieri sono orme che si susseguono ad altre impronte, di ieri, di oggi, chissà come, chissà di chi, chissà perché, i piedi che lasciano impronte più grandi non combaciano ma si fanno rincorrere. Non combaciano le onde che si rincorrono.
Non combaciano gli sguardi, io dico una parola, tu un sorriso, io sorrido, tu scrivi. E il resto è vento. I pezzi di vetro levigati sono gli smeraldi dei pirati.
Una stella marina mi disegna le punte di una rotta incantata, una bussola fatata, per nuovi lidi, destinazioni. Sono le bottiglie sulla spiaggia le mappe del tesoro degli eroi, un’isola, una benda, all’arrembaggio. Tra i castelli di sabbia, si ascoltano ancora vecchie promesse. È il canto delle sirene, dei marinai, la voce del vento.
I bambini sulla riva svuotano il mare con i secchielli.
Ci si incanta di qualche felicità. È il canto di una poesia che mi porta a te.
(Dalla sezione “Mare”)
Ieri, oggi, noi
Il tempo consuma e trasforma ogni cosa. Passa, finisce, non è più.
Ma qualcosa di quello che siamo resta, lì nella parte più profonda di noi, qualcosa di quello che è stato non passa, resta il ricordo, il senso di un sorriso, di una lacrima, il dolore di un vuoto, di un’assenza.
Il dolore ci insegna che nulla dura per sempre, ci insegna la fine, la perdita, la realtà della vita.
L’amore ci dice che qualcosa invece dura per sempre, ed è nella parte più profonda di noi, qualcosa che non passa ma resta, che non finisce e si riconferma, ed è l’altra verità della vita. Il dolore ci fa crescere.
L’amore ci fa capire.
Tutto è verità e passaggio
(Dalla sezione “Passi”)
Domenica di pioggia
Le domeniche mattina con la pioggia. Le gocce sul vetro, il tempo che passa, il paese che vive, da qualche parte qualcosa continua, qualcosa finisce, e sono lacrime, o pensieri. Lascerei un’impronta sul vetro, l’ombra di un disegno, un’immagine, una poesia su qualcosa che non è più, che fa male, fa sentire un po’ vecchi, un po’ più grandi, mette tristezza. I riflessi sul vetro bagnato di pioggia portano nuovi sguardi, si ha un viso diverso, dopo. È come il ticchettio di una clessidra silenziosa, la pioggia. Racconta nel silenzio storie che non si sentono più, e ognuno ripete a se stesso la propria verità, chissà quante cose teniamo strette dentro, quando tutto passa e tutto scorre via. Come le scritte sui muri che raccontano un amore, ci sono gocce di pioggia che sanno di nostalgia, di qualcosa che lascia il segno, nella vita che scorre.
(Dalla sezione “Giorni”)
Orizzonti di memoria, ricordi
Il tempo passa e cancella ogni cosa. Ma qualcosa di quello che abbiamo vissuto ci resta cucito addosso, come un filo invisibile che ci dice quello che abbiamo amato, quello che siamo. Da questo filo possono aprirsi gli orizzonti della memoria, i ricordi.
Da un filo invisibile può nascere l’amore.
(Dalla sezione “Saudade”)
Sapore d’autunno
E poi l’autunno ti raggiunge persino al mare, e non puoi farci niente.Arriva qui, dove la sabbia è un po’ più scura e un po’ più fredda, e le onde sono schiuma bianca che non finisce mai. Arriva qui, con il lungomare all’imbrunire, con un vento un po’ più fresco e un sole già lontano, in un fascio di colori in cielo, tra la luna che brilla e le nuvole, che ci sono e sono pensieri. Arriva in riva al mare, con il profumo della legna arsa e dei fuochi dei campi, qui dove i gabbiani hanno il nido e il mare intona il suo canto, qui in riva alla sera, dove l’odore di un fuoco lontano è già un sapore d’autunno, nel vento che passa e tutto porta via, nel tempo che resta e tutto conserva con sé.
(Dalla sezione “Stagioni”)
***
DistanziamentoOggi ci parlano di distanziamento sociale. Ci vediamo da un oblò, chiusi nello specchio delle nostre verità, e attraverso lo schermo di un PC che le distanze un po’ le annulla un po’ le amplia. E così siamo noi. Io ti chiamo e tu mi parli, racconti, mi spezzi i silenzi, mi spazzi i dolori, copri i battiti dell’orologio, i malumori, io ti chiamo e ti sorrido, mi riempi, è questione di connessione, siamo tutti connessi in questo mondo che soffre, non ci sono distanze se c’è che ti penso, che mi manchi, che ti ascolto, io scrivo poesie, tu videochiamate, tu ridi, io parlo, io piango.
Oggi, nella conta dei lutti, il mio cuore è un cumulo di macerie.
Oggi, nella conta dolorosa, ogni lutto è un peso sul cuore. Quanti vuoti ci portiamo dentro. Come si colmano i vuoti?
I vuoti da negozi presi d’assalto, i vuoti degli occhi, del tempo, del ti cerco tu mi cerchi, i vuoti di un abbraccio, di una stretta di mano, i vuoti alla finestra nelle case, i vuoti dentro, che fanno male.
I vuoti non si colmano, restano vuoti, ti lasciano incompleta. L’amore ti riempie, ma oggi anche il ricordo è una pena dolorosa, è un cordoglio, perché i posti vuoti di chi non c’è più sono i vuoti delle assenze che feriscono, degli addii senza voce, senza una carezza, senza pace.
I vuoti scrivono un grande poema d’amore.
(Dalla sezione “Lockdown 2020”)
Laura D’Angelo
Nata nel 1986, si laurea con lode in Lettere classiche e Filologia classica, e consegue un Dottorato di ricerca in Studi Umanistici. È autrice di articoli per riviste culturali online e accademiche. Partecipa a convegni internazionali, concorsi letterari e di poesia, ottenendo riconoscimenti e premi, tra cui il primo posto sezione “Poesia” al Premio letterario “Putignano racconta”, Storie dalla pandemia (ed. 2020), Menzione speciale al Concorso Internazionale di Poesia “Ut pictura poesis” (ed. Fuerteventura 2020), secondo posto al Premio Internazionale “Lettera d’Amore” Torrevecchia teatina, edizioni 2017 e 2020, Premio speciale edizioni 2018 e 2019. I suoi interessi spaziano dalla scrittura scientifica a quella creativa. Suoi testi poetici sono raccolti in antologie, quaderni di poesia e blog letterari. Cura presentazioni di testi e autori, ed è giurata di un premio letterario di narrativa nazionale. Ha pubblicato il volume di prose poetiche Sua maestà di un amore (Scatole Parlanti, 2021).
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