sabato 5 giugno 2021

Fernando Della Posta, "Sillabari dal cortile", silloge vincitrice del 3° premio ex-aequo Transiti Poetici 2021

 

Elementi primari di vita quotidiana, di storie e geografie insolite benché attuali, orlature di immagini inusuali, compaiono in questa silloge originalissima di Fernando Della Posta, dall’indovinatissimo titolo Sillabari dal cortile, meritevole del terzo premio ex-aequo. La silloge, solo apparentemente sembra disarticolata in vari spezzoni autonomi e inerenti a quadri di tematiche diverse, ma a ben vedere esiste un sotterraneo filo conduttore che tiene uniti i vari contesti, e si tratta dell’ambiente romano generico, immerso però in una luce quasi canzonatoria e ironica. La struttura poetica utilizzata dall’autore è poi un secondo aggancio opportuno, un collante eccezionale per dare unità logica all’intera silloge.

Si parte dal basso, dagli elementi primari, come dicevo, e le parole del Sillabario prendono corpo a formare quadri e situazioni quasi surreali, pur rimanendo nel contesto dell’osservazione diretta, molto verosimili se non addirittura effettivi. Certo, la poesia per sua natura dona un velo di mistero o perlomeno di indeterminazione, con il quale riesce ad arricchire di significati e a moltiplicare le interpretazioni degli enunciati, altrimenti sarebbe solo mera cronaca o semplice riporto narrativo. L’enfasi poetica è importante, perché nel detto dice anche altro, vola oltre le dichiarazioni belle e buone, e le parole devono essere aerei che volano oltre le normali costruzioni dell’uomo.

Sillabari dal cortile è tutto questo, rappresenta tutto questo. Muovendosi dalle cose di tutti i giorni, dal cortile dove la vita è, ed è stata, quella più spinosa ma anche più autentica, immediata e senza troppi fronzoli o inutili e sterili sofismi, l’autore tocca il vivo della storia, di quello che era stato uno scenario ben frequentato, un ambiente casalingo, l’interno di un’osteria, adoperando il suo intelligente e sagace sillabario per descrivere, giustamente trasfigurando poeticamente, gli atteggiamenti, le piazze, le situazioni, i volti, i sentimenti.

Ogni cosa è nella giostra della poesia, che ruota attorno alla realtà di un mondo non sempre concepibile con la semplice logica della mente, ma ci vuole il volo descrittivo ed emotivo della poesia per afferrarne appieno i meccanismi, a volte astrusi, che muovono le cose e il mondo attorno a noi, attorno alla città.

E Fernando Della Posta è maestro, nel descrivere questo suo mondo particolare, che è poi il mondo di tutti, con versi che prendono immediatamente, che fanno vedere e sentire ciò che la vita di superficie banalmente e laconicamente nasconde.


SILLABARI DAL CORTILE

 

Gioca per sé, come tutti

un rialzo massimo

la sfinge del convolvolo.

Scommette meno di un soldo

per una vita brevissima,

ma ugualmente sentita.

 

 

***

 

Dalla finestra pendolare si mostravano in cinepresa

di Caravaggio l'alto campanile a lanterna

e quei cascinali riempiti dagli amori tra pari,

tenaci nei gruppi che sceglieranno i sobborghi.

Sanissimi nel corpo e addestrati all’esodo,

hanno affilato le unghie come tigri del Borneo,

hanno addolcito brutture e abbellito le vesti,

hanno cresciuto figli come stolidi cipressi

destinati alla saturazione infine al declino.

 

 

***

 

Quando Roma graziosa sonnecchia,

rumorosa di ninne nanne e arrosti,

anche l’inverno può essere bello,

leggero come un vetro soffiato.

 

 

***

 

 

Cinecittà

 

Cinecittà scimmiotta le città rinascimentali,

ideali, le mura che la cingono sono ponti

dov’è l’acqua che scavalca le persone.

Le torri hanno nomi esattoriali, da solido

apparato assolutistico. Cupole moderne,

caserme, reiterate missioni pastorali e campi

da calcetto, testimoniano un lavoro secolare,

perseverante, di educazione borgatara.

Confinate in un gran recinto di cemento

scenografie mirabolanti giacciono

come un Carnevale permanente.

Zingari e giostrai riempiono gli spazi ai margini.

Sgomberi e bonifiche li hanno ricacciati nel verde,

demolizioni e dismissioni di lussi proibiti.

Al Quadraro, suo nucleo primitivo

il Quadraretto è il cammeo della collana

che va a posarsi tra i seni della dea, Roma!

Don Bosco e padre Sardelli mettono

a segno le cime irraggiungibili, come Rosa e Stelvio.

La materia della più delusa periferia si palesa

schiacciata, in sprazzi di abbacinante

bellezza, i graffiti di quegli adolescenti che hanno

lo stesso stallo di coloro che non hanno

un’identità accettata, una statura riconosciuta.

La paccottiglia benestante invece si accatasta

in palazzi tutti uguali dove si ripetono

storie di vita da catene di montaggio

capillari, fino al più intimo frammento di tessuto

stretto nel proprio incanalarsi regolare.

Ma nel ritmo semaforico, ipnotico del traffico

riconosco volti col mio stesso peso piuma

sul cuore, che un giorno si fa lancia verso il cielo,

l’altro punta ventre a terra la durezza del selciato.

Tra gli antichi acquedotti passa un treno

come un dardo, ma fa un rumore di caldaia,

più che di sfrecciante oggetto dell’aria.

Forse fuori dallo schermo avrà un castone

tutto suo, dove fare da tassello naturale.

Ma passa e va, come tante storie dimenticate.

 

 

***

 


Centocelle

 

Nuova periferia non nasce un poeta

che ti canti, né un pubblico disposto

ad ascoltarti. Se prima una ferita

ti slegava dagli stemmi, oggi una frattura

ti separa dai quartieri identitari.

Penisola che un fragile istmo attacca

a un cuore morto, nel tedio domenicale

il silenzio, un vuoto senza nome avvolgono

i tuoi stradoni solitari. Nell’osteria turca

ben quattro dico quattro signore slave

onorano un pranzo festivo; due ragazzini

guance nodose, tessuti scolpiti nel teak

bevono un espresso nazional-popolare;

la stessa magrezza di mio nonno giovanotto

appare nel levantino che esce dal locale.

Una bambina indù si rassicura sul mio resto,

mi propone stuzzicadenti cinesi. Esco contando

le persone su sei dita. Sui Gerani sta piovendo sole.

 

 

***

 

Fanno chiasso i girasoli sotto il sole,

un parlottare muto nella stessa lingua

della specie, un fragoroso muoversi

di venti, odi bambini gridare fra gli steli.

 

 

***

 

Malinteso?

 

Gli umori dei nostri corpi nudi

dopo che si sono amati sfregati scorticati,

li rimettiamo a concisi lavatoi. Da lì, attraverso

un lungo sentiero di passaggi sommersi,

giungono al mare a diluirsi nel sale.

Ma chissà se tutto questo pudore

una volta posato sulla bilancia del Creatore

salverà questo mondo o se non sia

il principale motivo di questa dannazione

nera che ci mena dentro i nostri

sempre più asettici e solitari appartamenti.

 

 ***

 

Gli aeroporti spediscono lettere alle nuvole.

Il salto metalinguistico è vertiginoso.

Un banco di cirri può essere un nastro

trasportatore, le destinazioni vanno decifrate.

Babele è cresciuta come un intrico nei cieli.

 

 

***

 

Paterson*

 

Il turista giapponese dice che vive di poesia.

È venuto a Paterson per il poeta locale dal nome simpatico

e per il poeta ebreo amico di Dylan.

Sa anche del Bresci, l’italiano che uccise il re,

ma lo considera un fatto secondario. Paterson,

cittadino di Paterson, ogni mattina annota poesie

sul suo taccuino prima di partire con l’autobus

che guida otto ore al giorno per guadagnarsi da vivere,

per sé e sua moglie. Come molti suoi colleghi

di penna condivide il pensiero che tradurre

sia un po’ come smontare i ciliegi.

 

*film di Jim Jarmusch del 2016.

 

 

***

 

Giovani costruiamo un mondo per giovani

illusi di poterci conservare,

ma gli anni ci stringono alle lusinghe

dell’inganno di una stasi felice.

 

Ma torni ogni deluso dalla vita

a chiedere un futuro che non sia

rovina di un cortile abbandonato!


Fernando Della Posta è nato nel 1984 a Pontecorvo in provincia di Frosinone. È laureato in Scienze Statistiche, vive a Roma e lavora nel settore informatico. Numerosi sono i premi letterari ottenuti e numerose sono le sue recensioni e le sue sillogi reperibili su diverse riviste e diversi blog letterari, come Neobar, Poesia del Nostro Tempo, Words Social Forum, Viadellebelledonne, Poetarum Silva, L’EstroVerso, La poesia e lo spirito, LaRosainpiù, Perigeion, Poesia Ultracontemporanea e Il Giardino dei Poeti. Ha pubblicato le raccolte di poesie L’anno, la notte, il viaggio per Progetto Cultura nel 2011, Gli aloni del vapore d'Inverno per Divinafollia nel 2015, Cronache dall’Armistizio per Onirica nel 2017, Gli anelli di Saturno per Ensemble nel 2018, Voltacielo per Oèdipus nel 2019 e Sembianze della luce per Giuliano Ladolfi nel 2020.

 

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