È davvero ammirevole che un autore, un poeta, si riferisca ancora a termini della nostra gloriosa etimologia classica latina, per individuare, sovente nel bailamme e nella superficialità dei modi di esprimersi attuali, una giusta e precisa linea del proprio dire. A volte, il latino, la nostra lingua madre, ci viene in aiuto per allargare i confini dei significati, in quanto molti termini e parole acquistano uno spessore rilevante, che va ben al di là del significato più semplice ed immediato. Fortunati noi, e degno di lode senz’altro l’autore che attinga dalla fonte dei classici il tesoro sepolto sotto anni di evoluzioni, dispersioni, sfrangiamenti, contaminazioni subiti dalla nostra lingua. È il caso di Lucia Stefanelli Cervelli, poetessa e autrice di grande cultura, che con il suo recente libro di poesie, intitolato “Postea”, riesce appunto a sintetizzare nel titolo una linea filosofica di pensiero alquanto rilevante e significativa. Avrebbe potuto semplicemente scrivere “dopo di che”, come è suggerito nel sottotitolo, tra parentesi, ma il termine latino “postea” è in tutta evidenza un qualcosa che oltrepassa l’enunciato, ed inoltre appare più solenne e degno di attenzione. La poesia infatti non può correre il rischio di cadere nell’ovvio e di sdrucciolare sulla mera superficie delle apparenze, ma deve mantenersi a livelli alti per offrire tutta una serie di significati, uno all’interno dell’altro, uno che richiama l’altro. In “Postea” si avvera tutto ciò.
“Quello che accadrà” non è dato sapere. Ma intanto urge la necessità di ricercare, sperimentare, indagare o perlomeno intuire, dalle cose che si hanno al momento disponibili, dai fatti contingenti, dallo stato d’animo attuale, cosa ci possa riservare il domani. Ma proprio mentre lo si pensa, lo si ipotizza, siamo già nell’oltre, siamo già ai confini del vago, dove la sfilacciatura delle certezze si aggroviglia in una matassa di probabilità, di vie divergenti, e ci si accorge così di essere, sempre, su un punto di labilità! Tutto questo sembra suggerire il pensiero poetico della nostra autrice, che pone nell’assolutezza del verso, nelle sue parole precise e nello stesso tempo allusive ad altre possibili e consequenziali aperture, l’ineluttabilità del fluire del tempo e la necessità di operare un hic et nunc di immediata consistenza esistenziale: “Pietrificata lava del pensiero rende cristallizzate le presenze / sospese al loro tempo intatto”, declama la nostra poetessa in un suo brano, a conferma dell’inanità di aprire porte sul domani, di conoscere l’oltre; e ove mai così fosse, si sfalderebbe il polverìo dell’ignoto, denucleato di ogni consistenza.
Amare dunque più il viaggio, l’andare, che la meta, afferma ancora la Stefanelli, come per ribadire questa vaghezza che ci attenderebbe se noi raggiungessimo la meta del nostro infinito cercare, di questo nostro incessante desiderio di conoscere ciò che sta oltre i confini; e d’altra parte è il viaggio, l’andare, il tentativo irrefrenabile e inarrestabile, che ci spinge e ci motiva il percorso stesso.
Postea è così un percorso filosofico nell’esistenza e nella quotidianità di ciascuno, espresso con un dettato poetico stringente e assolutamente consono, elegante e colto, che si snoda cadenzato e solenne, sviluppando la tematica di fondo in progressivi quadri sempre differenti tra loro ma, come i vari tasselli di un grande e pregevole mosaico, validi a ricomporre l’intero pensiero.
Dopo di che… è già l’Oltre
Il residuo del tempo che si sfalda annuvola di polvere
e allontana la netta turbolenza
d’esplicito contesto di visione
Dopo di che… è l’Attesa
che, pallida, si affida alla sua noia
Sfoglia nell’anticamera il giornale il gesto,
arido d’esproprio,
che assorbe la sottile inconsistenza
Non passa il giorno
ma si protende lungo assonnata parabola di ponte
che sempre più declina
fino allo squarcio lieve di acre fenditura
ove s’insinua quell’assorbita linea del disegno
Ritorna il condensato punto della fine.
***
Accorgersi d’un tratto di occupare labilità di un punto
Pietrificata lava del pensiero rende cristallizzate le presenze
sospese al loro tempo intatto
Non comprendi il dialogo impossibile
Fratte parole sostengono il cosmico rumore
dell’eco lontanante nel boato
Come, nell’infinita solitudine, rintracciare la meridiana del ritorno?
È lo sfaldarsi al polverìo d’ignoto
denucleato di ogni consistenza
***
Affrontare un infinito viaggio,
amare più l’andare che la meta,
transitare per luoghi senza nome
e l’uno all’altro averli sovrapposti
Allora sì che coincide il viaggio
con il passo del tempo pellegrino
Ogni ora incasella nell’incastro
la cattura del luogo al suo momento
Solo così può esserci il ricordo,
datato dalla pagina,
in progresso
o giocando all’inverso
La vita, nelle immagini, è sommario,
collezione di antiche cartoline
affrancate al bollo del vistato
Tutto pagato, tutto già spedito
***
Non esiste silenzio
Il sottofondo canta perenne in agonia
ma senza morte certa
Un palpitare querulo e distante
roco all’ascolto
e privo di domande
Il silenzio non c’è
se non l’assillo
per l’escavato vuoto
ad annegare
disagio di parola
***
Esilio, cittadinanza d’esserci
Un vivere s’aggira concretamente vuoto
Pare contraddizione la parola
ma vera si ipotizza nell’innesto
al tracciato dei giorni
Qui rimanere al cosa fare incerto
Questo il quesito di una corsa breve
ansante già da quel suo primo passo
Raggrinzisce il pensiero
e ancora illude a reggere sconfitta
(Brani tratti da Postea (Dopo di che…), di Lucia Stefanelli Cervelli, Terra d’ulivi Edizioni, 2020)
Lucia Stefanelli Cervelli, casertana di nascita, vive a Napoli. È scrittrice, saggista, poetessa. Già docente di Lettere e Filosofia, è anche sociologa. Regista e attrice, ha scritto numerosi testi per il Teatro, cui ha dedicato oltre un ventennio di insegnamento presso l’Associazione Internazionale Accademia V. Bellini. Nel 1990 ha fondato, con il regista Gianni Spataro, l’Associazione di Cultura Teatrale “L’ascolto”. È nel Comitato Scientifico della Rivista dell’Università di Roma “Teatro contemporaneo e cinema” diretta dal prof. G. Bartalotta. È autrice di numerose raccolte di poesia e di narrativa.
Ringrazio di cuore il poeta ed amico Giuseppe che ha dedicato alla mia poesia gli ascolti dell'intelleto e del cuore. Grata,Lucia Stefanelli Cervelli
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