Nel caso della nostra autrice, che da poco si affaccia al mondo della poesia ma già con solide basi e con idee chiare sul suo progetto poetico, è la rada il luogo ideale dove sostare finalmente in serenità, per poter comprendere meglio il mondo, la realtà, le circostanze e il subbuglio emotivo che sempre ci accompagna nel nostro viaggio esistenziale (e i creativi, e i poeti in particolare, ne sono come dicevo i più attenti frequentatori).
La rada è dunque questo luogo ideale, e poetico, dove l’autrice ha la possibilità di interrogarsi e di riflettere, finalmente, su tutto quanto normalmente è offuscato dalle incombenze di una quotidianità frettolosa e superficiale. In rada non c’è vento né tempesta, ma un cielo limpido e sgombro di nubi, segni atavici di speranza per un futuro migliore: “In rada / aspetto / il giorno che verrà”, afferma l'autrice negli ultimi versi della poesia con la quale apre la raccolta. Ed è appunto qui il nucleo essenziale del suo dire poetico: un desiderio di apertura alla speranza, alla libertà di cieli e terre nuove, da affrontare con coraggio e determinazione, traguardati da un angolo di pace e di serenità d’animo come stando in rada.
Tutto ciò, viene cantato dall’autrice con versi ben ritmati, generalmente brevi ed essenziali, diretti, in cui traspare a volte un velo di pacata nostalgia per il trascorso, ma sempre illuminati da una luce di speranza nel divenire.
In rada
Ho nel cuore
il mare
ma cammino serena
sulla mia terra
che sa
di calli e di salite
ma profuma anche
di boschi
e di anime ribelli.
Ricordo ancora
i sussulti che
tra polvere e detriti
fecero piovere
la notte all’improvviso.
Eppure
fra tremolii e speranze
io sono qui.
E a ridosso
dell’ignoto,
in rada,
aspetto
il giorno che verrà.
Vita
No, non smetto mai
di volerti,
di cercare
ad ogni risveglio
quel che
mi darai
nel nuovo giorno.
Così anche oggi
io vivo in te
e come te
sarò vento
o forse pioggia,
sarò
albero spezzato
o fiume straripato,
foglia cadùca
o fiore che spunta,
ma che importa,
sono qui,
ora
sono ancora qui
Quando s’alza il mare
Siamo come pietre
quando s’alza il mare,
ciottoli inermi
risucchiati dai flutti
e trascinati via.
Siamo come sassi,
resistenti ai colpi
ma stancamente arresi
al turbinio di risacca
quando s’alza il mare.
Risposte
Sempre protesa
a rincorrere
solo ciò
che esprima il calore
di un fuoco crepitante,
ancora
inseguo risposte
nel silenzio della solitudine,
nello stridìo della cattiveria,
nelle belle anime,
nelle lacrime raccontate.
Nelle tracce,
persino,
di chi
andava via per sempre.
I miei passi
Non sono mai sola
nella mia solitudine,
perché cammino nel mondo
e il mondo
cammina con me.
Ed ho
i miei pensieri
che mi seguono,
mi spiegano.
Ho poi
antiche impronte
e inattesi entusiasmi
che mi rischiarano
la via.
Ed ho volti che,
sia pur pochi,
non calpestano
i miei passi,
ma sorridono
di una dolcezza
dimenticata.
(Brani tratti da In rada, di Clarice Spadea, Edizioni RPlibri, 2022)
Clarice Spadea è nata a Taranto ma attualmente vive e svolge
la professione d’avvocato ad Avellino. Ha già pubblicato nel 2018 una prima
raccolta di poesie e riflessioni dal titolo Ho
imparato a guardare il cielo. Collabora da anni con il periodico di
attualità e cultura Il nuovo
Meridionalismo diretto dall’avv. Generoso Benigni. È altresì autore presso
ITV online, Irpinia TV di Avellino, diretta da Franco Genzale.
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