martedì 28 marzo 2023

I "Pezzi d'anima disillusa" di Salvatore Cantone

Di fronte ad una realtà come quella attuale, terribilmente complessa e sovente contraddittoria per la quantità di informazioni che ci raggiungono da tutto il mondo, dai messaggi più o meno subdoli, alle apparenze e altri stimoli che influiscono in qualche modo sul nostro stato d’animo e finanche sul nostro pensiero, una personalità sensibile quale può essere un artista, o un poeta, non può non rimanere coinvolto emotivamente fino al punto da produrre opere e scritti che evidenziano sostanzialmente uno stato di male-essere, di disagio e di perplessità. Questo può accadere in modo particolare in autori giovani o molto giovani, i quali non possono avvalersi di un periodo di tempo adeguatamente lungo (come negli anziani) per poter in qualche modo, non dico rassegnarsi, ma adeguarsi a questa realtà, razionalizzando e metabolizzando i segnali denigranti che ne provengono.
Salvatore Cantone, giovane poeta di Pomigliano d’Arco, in provincia di Napoli, affronta però questa realtà sentendosene parte integrante, come se avesse già contezza di un’esperienza di vita maturata da lungo tempo, e la osserva e la ispeziona in modo non distaccato ma consapevolmente partecipato, trovandosene completamente immerso. La sua veemenza poetica, condita da una vena di amarezza, quasi di disappunto, lo induce a dichiarare il vuoto preminente, che è in effetti, se vogliamo, peculiarità di questa realtà roboante ma effimera, chiassosa ma inconsistente.
Nessuna cosa è certa. Certo è però l’equilibrio precario che ci fa oscillare tra Vita e Tempo, che il nostro giovane autore associa ad Amore e Morte: vita, in quanto amore o ricerca disperata e vertiginosa ricerca di questo; tempo, sinonimo di morte in quanto limite ineluttabile alla vita stessa. E il poeta si vede ombra dimidiata tra l’una e l’altra, in uno spaziotempo dove non trova né Dio né credi, ma soltanto dubbi e solitudini.
Sono dunque davvero pezzi d’anima disillusa, questi brani che Salvatore Cantone ha raccolto insieme, quasi a voler ricomporre un diafano mosaico che possa, almeno in certa misura, riconfigurare la consistenza della vita. I suoi versi sono serrati, ripidi, lapidari: riassumono tutta l’idea di solitudine e di abbandono dell’autore, pur desideroso di donare a sé stesso e agli altri quella luce da strappare alle stelle, in grado di rischiarare, almeno un poco, l’anima.


Debutto

 

Ogni sera

sono qui

a serrare al petto

questo silenzio,

e non pensare

che sia una scelta

di libero arbitrio

ma una condizione

di perenne abbandono

dalla vita,

condizione in cui credo

e non credo,

ma forse

voglio solo prendermi in giro

come un attore

alla sua prima.

 

***

 

Nichilismo

 

Se a volte mi sembra,

di quanto mi resti

da vivere,

soffocare

per il breve sospiro

di non avere un Dio,

non avere un credo,

non avere qualcosa

in cui credere,

ma essere di questo vuoto

più ricco di tutti,

e possedere solo due cose

a cui appartengo,

la solitudine

e questo nulla.

 

***

 

Identità

 

Il poeta è ombra

che cerca di strappare

stelle alla notte,

e donarle

ad animo in terra.

 

Ma ora, la poesia

termina.

 

Il poeta, triste e disilluso,

rimane solo, solo

con ombra della sua ombra

ed una notte senza stelle.

 

***

 

Baratro

 

Vita e Tempo scivolano

sulle mie membra,

e né Vita,

e né Tempo,

nel loro riandare,

han saputo scuotere

questo corpo.

Rimane di piegarmi

nel dolore lancinante

di una rinuncia;

con capo chino

fare e poi rifare,

per ingannare Vita e Tempo

in cerca di Amore e Morte.

In cerca

di spasmodica Morte

o Amore di vertigine,

per lasciarsi cadere

in un vuoto senza fine.

 

***


Redenzione

 

Ho segnato un solco deciso

una linea retta

tra ciò che sono

e ciò che sembro.

Perfetta condizione

questa dicotomia,

equilibrio

della mia coscienza

in cerca di redenzione,

salvezza dalla follia.


Brani tratti da "Pezzi d'anima disillusa", di Salvatore Cantone, Albatros Edizioni, 2022

mercoledì 8 marzo 2023

L'arguto invito a "Sciogliere le rime", di Stefano Taccone

Sorprende, Stefano Taccone, napoletano classe 1981, con questa davvero voluminosa raccolta poetica dal titolo emblematico, Sciogliete le rime, edita da Campanotto agli inizi di quest’anno. Sorprende, ma fino a un certo punto, conoscendo già la sua destrezza poetica e narrativa, perché l’abbondanza dei suoi versi non oltrepassa mai il limite del già detto, della ridondanza schiumosa e nebbiosa del voler ri-esprimere a tutti i costi, in un flusso impetuoso e incontrollato di versi. Anzi, nonostante le duecento pagine, cosa difficile e insolita per la maggior parte dei libri di poesia (mi riferisco naturalmente a quelli degli autori attuali), il libro di Taccone appare snello e fluido, piacevole da leggere e da rileggere.
Prendendo spunto dal famoso ordine militare “sciogliete le righe”, Stefano Taccone costruisce tutto un mondo attuale pervaso dalle ipocrisie e dalle abitudini che condizionano l’uomo contemporaneo nella sua vita sociale e nel contesto di una realtà omologante e oppressiva, che limita libertà di idee e di comportamenti.
Sciogliete le rime è una raccolta poetica arguta, intelligente, provocatoria persino. Sono versi di denuncia, che mostrano come tutti noi siamo ancora condizionati a certi schemi ripetitivi e banali, a volte privi di ogni illuminazione e creatività personale. Taccone utilizza molto bene un linguaggio poetico ritmato, con giochi di parole basato anche su rime e assonanze, nonché con termini mutuati dal mondo telematico odierno. Un viaggio divertente ma amaro nella realtà di un mondo che sta perdendo i suoi veri valori fondanti, e che Taccone descrive con la speranza che ognuno possa sciogliere le righe e indirizzarsi finalmente verso un mondo non più compartimentato e omologato, ma libero e autenticamente umano.


Storia di un tastinero

 

Tastiera

tasti

che tastano

attraverso test

le teste bianche

e le teste nere

i tasti veri

e i tasti virtuali

le testine oscillanti

e le testate nucleari

che radono al suolo

dalla testa in giù

 

tasti di un bankomat

tasti di un pos

 

tasti di numeri

e tasti di lettere

tasti che preparano

fasti a caratteri speciali

testi laterali

allineamenti orizzontali

 

tasti di un pianoforte

cui spuntano le ali

e non hai più pretesti

per testoni molesti

 


***

 

Strategie di invalidazione

 

Ottieni una username

e scegli una password

per il tuo profilo spam

 

«Io sono Sam»

questa parola non va bene

almeno un carattere numerico

e un carattere spettrale

questa parola è troppo breve

 

ogni tre cateratte letterarie

una cifra risultante

dalla combinazione algoritmica

tra la data e l’ora di nascita

e il ritmo di crescita

delle tue cellule epiteliali

solo così i tuoi dati

saranno preservati

non è una questione ritmica

 

certo potresti dimenticare

è complesso da memorizzare?

allora tutti questi rogiti

digitali su uno spazio neutrale

ma che sia ben chiuso a chiave

ancora una volta virtuale

 

sequenza suggerita:

chiocciolina predone nero freccia in basso

o minuscola con accento circonflesso

poi un tasto che ti venga di riflesso

virgoletta rossa inclinata e spazio vuoto

sole calante torre repressa simbolo di moto

cornicina arancione e fiore di loto

zeta maiuscola con cediglia

arancino verde e sagoma di quadriglia

infine il simbolo che più ti piglia

ora ricopia nello spazio apposito

 

impossibile continuare

inserisci il pedice fecale

e poi spremi invio

ommiodio

risulta inconsistente!

meglio contattare

il numero pisello

 


***


Sciogliete le rime

 

Parlamento ameba

ipnotizzato dai gas

di un banchiere di cuore

 

ma il fuoco nocivo

non gira solo là

avvampa deciso

nelle città e nei campi

scava i letti dei fiumi

rende semplice il guado

la chiamano siccità

 

puntuali le fiamme

avvolgono i boschi

come ogni santa estate

 

hanno la stessa potenza

delle armi di difesa

magari preventiva

la stessa distesa

di sterilità diffusa

si apre all’orizzonte

 

vi chiedo un favore

che non vi so fare

sciogliete le rime

stento ancora a dire

che le cose di prima

non ci saranno più

 

sciogliere per poi

precipitare in un indistinto

smetterla per vivere

senza alcun formalismo

chiudere per meglio

avvertire luce dentro

 

ma poi resto ancora

sospeso al cangiare

del mondo che pare

ancora prematuro

per smettere di sparire

 

(Testi tratti da Sciogliete le rime, di Stefano Taccone, Campanotto Editore, 2023)

Stefano Taccone è nato a Napoli nel 1981. È dottore di ricerca in Metodi e metodologie della ricerca archeologica e storico-artistica. È attualmente docente di Storia dell’arte alle superiori. Ha pubblicato libri di saggi sull’arte, romanzi e raccolte poetiche. Collabora stabilmente con alcune importanti riviste online.






Alda Merini vista da Ninnj Di Stefano Busà