Antonio Spagnuolo si colloca senz’altro tra i maggiori poeti del nostro ultimo novecento, con una carriera interamente dedicata alla poesia e alla letteratura, attraverso la creazione e la direzione di riviste letterarie di grande successo e, attualmente, con lo studio, la ricerca e la pubblicazione di riscontri e note critiche sul suo visitatissimo sito internet “Poetrydream” (http://antonio-spagnuolo-poetry.blogspot.com/)
Un ritorno su Transiti che aspettavamo da tempo. Ecco dunque qui di seguito alcuni suoi recenti testi inediti, del mese di luglio scorso, a conferma ancora una volta del suo impeto poetico, una cascata portentosa, irruente, ma dolce e melodiosa come solo un grande poeta sa produrre e modulare.
"Prigioniera"
Era tempo di luci, a volte morbide,
attorno al tuo profilo delineato dai colori,
fra le semplici velature di foschie
lungo le strade del destino.
Le attese segrete, le parole celate,
da offrire alle scoperte della primavera
rincorrono gli sguardi arrossati dal violino,
una fresca memoria.
Il cerchio magico delle tue moine
accende il fuoco di pupille,
nel bruciore che annulla
e nel possesso di qualcosa che rimbalza
al riflesso obliquo degli squarci.
Nel vigore spossante
s’inchioda al polso il gioiello conteso
quando hai tra le mani un pezzo di cielo.
Il cristallo che ripete gli estremi
apre la sorte del tuo sguardo,
precipita a ritroso
dove tutto si piega terribilmente nell'altrove.
"Rovi”
Una matassa di rovi
è questa storia sparsa di rovine fumanti,
questa fantasia che si infrange alle luci del mattino,
dove canne incurvate dal vento
sono semplici versi che possiedono memoria.
Pericolosamente logico il destino
punta ogni azione nello spettro
multicolore dell’illusione, ruotando
nel ciclo alterno delle grandi braccia.
Alla fine gli spigoli silenziosi si affollano
e non sappiamo dove ritroveremo il ricordo
della carne intagliata.
***
“Astrattismo”
Riemergono le ombre e si affollano
negli infiniti tramonti
dove l’attimo vince scomposto
e traccia vertigini di pennelli.
Un fruscio nello scambio dei colori
che sbocciano improvvisi negli opposti.
Inseguo il segno di un’acerba promessa
quando diviene melodia anche il riflesso
dei silenzi che foggiano aquiloni.
Andiamo e non sappiamo dove
con il riverbero delle gocce lucenti,
nel tempo di algoritmi e di speranze
da riallacciare al tocco di una spatola.
Strappato al calendario delle luci
il richiamo che insegna a traversare
profili intagliati e richiami delle meraviglie.
“Vagabondo”
Trappola l’autunno con i boccioli che non potrai toccare!
Che tu possa ritornare è un assurdo, eppure io cerco ancora,
tra le pieghe che le coltri disegnano, le forme della tua carne.
Nel letto, che la morte ha concesso, il tuo nudo è di marmo rosato.
E il tempo sembra interrompere vibrazioni di luci
mentre l’immagine allunga a sbalzi timorosamente.
Nella dissolvenza dell’abbandono ho visto giungere il buio
ad occhi aperti, e resta l’improbabile vagabondaggio
fra le memorie, insieme con l’apprensione del sopravvivere,
vigile e insonne nel terribile frastuono del pensiero.
La divina follia è un festoso scattar dalla tomba
tra i colori dei vetri ed il filtrare dei fiori profumati,
più oltre si udiva il canto di un flauto solitario
lento nello staccare le note in attesa del segreto di un’ora tarda.
Avrei dovuto aspettare il riflesso di un raggio,
ma la fuga gioca con la punta delle scarpe.
“Tenerezza”
Nel riflesso di un’infinita nostalgia
trema il baluginio fra le tue dita,
per ripetere filigrane in contrasto,
ora che l’amicizia è arcobaleno.
Mi sei accanto delicatamente
quasi a ricamare una favola
che sappia ripetere illusioni e memorie
e i tuoi capelli tinti ormai d’argento
rapiscono il mio sguardo nell’arcano sapore
dell’antico.
(Testi inediti, luglio 2021)
Densa e delicata, piena di nuances e sotto intesi, ricordi e nostalgia, poesia di un presente che si aggrappa con forza e parole scelte con cura e grande armonia ad un passato di tenerezza ormai fuggito.
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