Qui la nostra poetessa utilizza la metafora del “corpo libero” per svincolarsi da tutti quei conformismi, impacci, legami materiali, strutture e quant’altro possa in qualche modo reprimere o costringere l’anima, e il cuore, in schemi e moduli che la società normalmente, e purtroppo necessariamente, impone. Non si tratta di denuncia o di rinuncia, bensì di scelta “virtuale” di una dimensione altra, quasi eterea o trascendentale, in cui ritrovarsi nella pienezza dei propri afflati emotivi. Non per nulla il sottotitolo, Esercizi di poesia, è quanto mai indovinato, in questo caso. Infatti, è proprio con la poesia, con la sua frequentazione ed esplicitazione, che in larga misura è possibile indagare e addentrarsi in queste dimensioni altre, dove l’entità, lo spirito o l’anima che dir si voglia, può considerarsi corpo libero che appare alla luce della verità con tutta la sua armonia e la sua schiettezza.
Doris Bellomusto elabora dunque, in questa raccolta, una sorta di scissione dalla fisicità del mondo, ricercandone tra questa la dimensione parallela nella quale è più forte e più grande l’anelito verso la verità del cuore e dei sentimenti: sviscerare il cuore, seguire il vento, annusare nell’aria le stagioni. È questa l’operazione che, costantemente e alla luce della propria poesia, l’autrice, e di conseguenza il lettore, riesce ad innalzarsi al di sopra della mera staticità materiale delle cose e della vita.
E come in un esercizio a corpo libero, la poesia allena la mente e il cuore a ricercare questa intima personale verità.
Propositi
Sviscerare il cuore.
Seguire il vento.
Accarezzare il profilo
delle cose.
Annusare nell’aria
le stagioni.
Aprire il cuore come si apre
all’alba una finestra.
Respirare il cielo.
Pomeriggi d’Aprile
Si dilata il tempo,
scivola
oltre la sua unità di misura
nei pomeriggi d’Aprile.
Raccolgo
con lo sguardo
cose umili e marginali,
le custodisco in seno
come la terra
custodisce i semi.
E mai mi stanco
di continuare a cercare
il quadrifoglio.
L’ora delle cose impossibili
Se mi cercate,
sono nascosta
fra le lettere del mio nome.
Sono nel vento che asciuga capelli e lenzuola;
nella mia fantasia infeltrita,
sulla punta della lingua,
pronta a sciogliermi
in baci e parola
per chiedere alle nuvole che ora è.
È l’ora delle cose impossibili.
A latere
Vivo al margine del foglio
a latere.
Al mio nome risponde nello specchio
un corpo di lettere e parole.
Do il buongiorno alle ortensie
e non so come annunciare
al giardino la mia partenza.
Vado a capo.
Scendo a sud.
A pie’ di pagina
sarò una breve nota
per un po’.
Al confine del mio tempo
dimenticherò le rose e il gelsomino
la passiflora e le ortensie
la salvia e il rosmarino
il glicine, i gerani
le ore e i minuti
le chiavi appese all’ingresso
la casa e tutto il futuro che contiene.
Vado a vivere nel tempo sommerso dell’amore.
Miserere
Alle tre del pomeriggio
aleggia tremula
l’inquieta attesa
della foglia
che non sa cadere
e chiede al vento
Miserere.
La morte
quasi mai è puntuale
si aggrappa
al tempo lieve dei minuti
e bianco è il lutto delle ore
se l’aria è ferma e nevica silenzio.
Fotografia
Se chiudo gli occhi
se mi schiudo al vento
se raccolgo tutto
il tempo nascosto
fra le rughe
se accolgo le premure
di mia madre
se perdono a mio padre
l’eccesso di allegria
avuto in dono
se imparo dal mio gatto
a chiedere l’amore
mordendo le caviglie
se sto così
come qui
stasera sarò salva.
Doris Bellomusto, A corpo libero (Esercizi di poesia),
Edizioni Le Pecore Nere, Rosario, Argentina, 2024. Prefazione di Marina Maggi
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