mercoledì 29 gennaio 2025

La presentazione del libro "Repertorio del perdurare" di Ketti Martino. Libreria Mancini, Napoli

Ketti Martino è voce poetica possente, riconosciuta in ambito nazionale e meritevole di essere annoverata tra i poeti più importanti e significativi, in quanto ha una sua propria originale linea di dettato poetico, sia per contenuti che per forma espressiva.
Dopo la pubblicazione di notevoli raccolte poetiche, con case editrici ben note come La Vita Felice e Oedipus, ora giunge a questa interessante raccolta dal titolo emblematico, Repertorio del perdurare, con la quale, a mio parere, riprende in qualche modo il suo discorso filosofico ed esistenziale sulle difficoltà, i disagi e i compromessi che la vita, nell’odierna società, ci mostra.
Ovunque noi siamo, è il sottotitolo della raccolta, che bene individua e sottolinea queste forze negative che in qualche modo sembrano condizionare l’ego, costringendolo a ritornare sui suoi passi, a riconsiderare pedissequamente l’esistenza, a cercare disperatamente nuove strade e nuove soluzioni di vita. La felicità e la realizzazione di sé non sembra siano proprio dietro l’angolo. Questa sofferenza, questo disagio, ovunque noi siamo, è iscritto nel nostro diario quotidiano, nel nostro repertorio di vita, e perdurano all’infinito, senza accennare a un disvelamento, ad una chiarità all’orizzonte.
Abbiamo mandato a mente tutti i doveri: / la commozione per la voce che ci chiama / la condanna dell’età crudele / il disordine della mutevolezza. Così afferma la nostra autrice in una sua poesia iniziale, ed è qui, a mio parere, che si concentra il suo progetto poetico che poi prende man mano forma e significato in tutta la raccolta. Noi viviamo incasellati in una società che, per vari motivi ma soprattutto per ordinare e regolare i nostri comportamenti e il nostro agire in seno al consesso civile, inevitabilmente ci condiziona e ci limita; ciò naturalmente è necessario e accettabile, dal punto di vista del vivere in comunità e nel rispetto dei regolamenti e delle leggi, ma a volte contrasta l’intima aspirazione del tutto personale ad uscire fuori, ad evadere da questi inscatolamenti. È possibile questa fuga dalla monotonia e dalla ripetitività dell’esistenza, con l’esplicitazione della poesia, che qui è indicazione, denuncia e confutazione allo stesso tempo, di uno stato d’essere incompleto, limitato, circoscritto. La poesia di Ketti Martino è qui cartina al tornasole di questo stato: è consapevolezza delle negatività che ci affliggono ogni giorno, nel loro incessante perdurare. Ma è anche un invito ad una possibile redenzione, laddove la sincerità e la schiettezza dell’uomo, veicolate necessariamente dall’arte e dalla poesia, potranno liberarlo da ogni schema prefissato, da ogni falso stereotipo.
In effetti, la poetica di Ketti Martino in questa raccolta, è l’amara constatazione che l’uomo rivolge principalmente le sue attenzioni alle cose minime e routinarie della quotidianità, in un repertorio di azioni e di comportamenti fin troppo aderenti ad una schematizzazione omologata e stereotipata che la società impone, trascurando o sottovalutando invece le meraviglie della vita e del creato, tutto ciò che può emozionarci e che ci possa ricondurre alla nostra vera umanità!
Il libro di Ketti Martino, suddiviso in tre sezioni, è anche un viaggio nei ricordi e nei sentimenti, nelle impressioni suscitate da altri panorami, altre realtà sociali e dai viaggi compiuti in altre città.
Un repertorio dove permane, perdura e si evidenzia, il suo grande afflato per la vita e per la poesia che ne è portavoce perenne!


 

Abbiamo mandato a mente tutti i doveri:

la commozione per la voce che ci chiama

la condanna dell’età crudele

il disordine della mutevolezza.

Abbiamo visto quanto è umiliante

stare in piedi, soli,

senza ripari

e quanto convenga invece ripensarsi

in una tranquilla ombra, con la gente

che ci scorre accanto

(i passi come un gioco):

in una piazza grigia

i piccioni in ritirata

e nessuno a godere di questa amputata vita

in cui manca sempre una voce a ricordarci

che non amiamo inutilmente

anche quando ce ne andiamo

 

 ***

 

Fingiamo di parlare di fioriture,

di galassie e di metafore.

Non ci accorgiamo delle città dorate

che affondano come irrisolti enigmi

non ci accorgiamo che non c’è ferocia più possente

della parola dimezzata che ci attraversa

che ci ricrea fragili, disarmati eroi di fronte alle rovine

col filo di saliva che riluce sulle labbra.

E anche ora, sventrati nei sogni e in ogni fibra,

non chiediamo dell’inciampo, del vortice senza confine,

del crepaccio che non riusciamo a risalire.

 

(senza merce di scambio che non noi stessi

non esiste assoluzione: in terra nuova si vive

senza grazia e conoscenza)

 

*** 

 

 

Stamattina una voce di novembre

innaturale

è arrivata a dire lo sconforto.

Dagli occhi di una finestra vuota

anche le foglie - in manto - mi hanno ricordato

che non ci rivedremo

che non risorgeremo più

tra i libri

sotto la pioggia

sotto un ponte illuminato a neve

a commentare la luce che tra le crepe sbianca.

Nel frastuono della stanza, l’attesa

si raccoglie dietro i denti e nella gola

dove la lingua avvolge il nome

mentre io muoio

ancora una volta

infinite volte

muoio.

 

 ***

 

È arrivata la luce e ha bucato le pesanti tende;

i rumori della strada non ci hanno mai lasciati;

in bilico, dove il mare è dimenticata traccia

e il fiume è fedele alla paura,

accade che si pratichi un esercizio antico,

un’arte del fare veloci le cose

veloci quel tanto ché ognuno si salvi

a un passo dal vuoto.

 

La pace, qui, è onda di oceano,

azzardo in un cimitero di notte

in un parco senza gioia

in un taxi qualunque dove si tace

per discrezione

per disinteresse

per abitudine.

 

Londra

 

Ketti Martino, Repertorio del perdurare, Controluna Edizioni, 2024

Il libro è stato presentato nella Cartolibreria Mancini di Napoli, il 27 gennaio 2025, nell'ambito della Rassegna "Un caffè da Mancini", ideata e condotta da Gennaro Guaccio e Giuseppe Vetromile.

Ketti Martino è nata a Napoli. Laureata in Filosofia e abilitata in Psicologia Sociale, ha insegnato nella scuola pubblica. Ha pubblicato raccolte poetiche tra cui ricordiamo I poeti hanno unghie luride; Del distacco e altre impermanenze; Il ramo più preciso del tempo. Ha curato l’antologia poetica La poesia è una città. Suoi testi sono stati tradotti in inglese e spagnolo e inseriti in riviste internazionali.

 


 


Nessun commento:

Posta un commento

Alda Merini vista da Ninnj Di Stefano Busà