Orbene, sembrerebbe che la nostra brava Autrice, di origine tripolitane, voglia proiettare in qualche modo il suo vissuto, la sua esperienza e di donna e di artista, in un immaginario mondo di là da venire, mondo che le dia la possibilità di eternare, anche nel suo domani più vicino, tutta la ricchezza, tutto il bagaglio emotivo ma anche memoriale della sua vita. E in effetti è così; ma non solo. La Poesia non ha bisogno di collocazioni temporali, e a volte non importano neanche quelle geografiche, una volta superate le barriere della lingua e della cultura di quel determinato contesto nazionale o area continentale. Una poesia è per sempre.
Ma in quest’opera di Carla Malerba, Poesie future, dove appare abbastanza evidente l’intento di creare una sorta di macchina del tempo, una bussola contenente messaggi importanti per una società futura, messaggi sotto forma di poesie che a loro volta sono foriere di memorie e di valori storici e sentimentali ed emozionali rilevanti e fondamentali, esiste un altro filone parimenti significativo, ed è quello del ricordo di “ora”, attuale, in un fluire di versi pregni di “nostos”, un canto melodico che ha come sottofondo lo scenario del mondo mediterraneo, esteso in tutte le sue connotazioni storiche, geografiche e di costume: qui i versi di Carla Malerba si arricchiscono dei suoni e dei colori tipici della sua terra d’origine, non solo, ma anche quasi per antonomasia, di tutte le terre analoghe, dove il sentimento e l’amore puro e ogni sorta di bellezza e di bontà, fungono da impasto fermentante e nutriente per costruire, anzi per ricostruire, mondi nuovi, mondi futuri, per sempre fortemente collegati al proprio cuore d’origine.
È in effetti un viaggio nella storia, nella sua storia ma anche nella cultura di tutti noi, quello di Carla Malerba: un riportarci su sponde di purezza, su spiagge lambite da un mare che è metafora e simbolo di immenso ma anche di ritrovate avventure, di storie e di culture integrate. Al centro di tutto, c’è la nostra Autrice che si perse quella notte in una solitudine di stelle: è dal suo cuore, dal suo profondo essere, che scaturisce poi la volontà e la forza di continuare la ricerca dell’amore, delle origini, del suo nostalgico ma ancora e sempre vivido mondo, per riproporlo a sé stessa e a noi tutti con rinnovata luce e impeto vitale in queste melodiose Poesie future.
per quante volte l’ho scritta
cercherò di non farmi dominare
dalla perversità della rima
o dalle immagini aperte.
Meglio la chiusa parola
che travesta il mistero
meglio celare il pensiero
di ciò che tocca a ciascuno.
***
A volte prende forte
di pensieri
una strana mescolanza.
Ti rammenti
la terra natale?
Anche se non era la tua terra
l’hai amata come tale,
e se non era il tuo
il suo idioma,
lo sentivi familiare.
E sempre
ti segue forte
una solitudine amara,
un doloroso straniamento.
(dalla sezione “Straniamenti”)
***
Che strano gioco
quest’aria senza vento
e questa luce piena nella stanza.
L’estate spande intero
il suo colore
e s’inoltra
il silenzio nelle cose.
Giallo il sole,
lontano un abbaiare,
una sedia nel mezzo della stanza.
(dalla sezione “Straniamenti”)
***
Non bastano
echi dispersi
per ricomporti
nella mia mente.
Mi rimane
il tuo sfocato profilo,
il contorno appena
delle tue mani,
il dubbio della speranza.
Di notte il vento
fa gemere le cose,
un assillo
che avviluppa l’anima.
Di te ora i frammenti
dispongo incerta:
dai giorni chiari
si è compiuto il distacco,
ne prendo atto
e cerco
la parola che non dica.
(dalla sezione “Dove nulla si perde)
***
Quella notte mi persi
in una solitudine di stelle.
Dall’alto mi spioveva
un senso vitale, la mia forza,
il mio dolore umano.
Dalla porta dell’ombra
andavano i miei passi
alla piazzuola.
Misuravo i moti di quel cielo
distante, straniero ai miei.
Ma dalle schegge dei mondi
traluceva un riflesso verso me.
(dalla sezione “Dove nulla si perde)
***
Se vuoi ti cerco
dietro l’angolo retto
all’incrocio dei muri
dove non ti ho mai perso
o torno a prenderti
su quella spiaggia
di un lontano agosto.
E se potessi ancora
dislocarmi
chiederei al gioco
di non escludermi
di darmi
occhi stellati di stupore
per esservi accolta.
Ecco ti trovo
in questi scarti di attimi
in questo mio imperfetto accudimento
spesso avaro di abbandoni.
Ma basta solo l’incresparsi
del tuo labbro
per riconsegnarti a me.
(dalla sezione “Se vuoi ti cerco”)
***
Lascio una terra
persa in acque di infiniti azzurri
in cui pigro trascorre il giorno
e la notte si apre
al connubio dei pollini
che infioreranno rocce e rovi.
Torno ai dolci profili di colline
dove le cime degli alberi
si muovono al vento
e sussurrano accordi.
Qui l’aspro del mare
non giunge.
Ma del vulcano scabro
fiorito nei pendii
di rossi cappelli di fate
porto negli occhi l’alto profilo.
Carla Malerba è nata in Africa Settentrionale e dal 1970
risiede in Italia. A Tripoli, sua città natale, ha frequentato il Liceo
Scientifico Dante Alighieri e ha pubblicato i primi versi su quotidiani locali.
Iscritta alla Facoltà di Lettere Moderne a Catania, interrompe gli studi a
seguito di eventi politici legati al suo paese d’adozione. Si laurea nel 1986 presso
l’Università degli studi di Siena con una tesi sulla poesia per l’infanzia. Ha
insegnato Materie letterarie ad Arezzo, città nella quale vive tuttora. Ha
pubblicato: Luci e ombre (Arti Tipografiche Toscane, Cortona1999), Creatura
d’acqua e di foglie (Calosci, Cortona 2001), Di terre straniere (La Vita
Felice, Milano 2010) e Vita di una donna (ivi, 2015). Alcune sue liriche sono
presenti nell’antologia Novecento non più - Verso il Realismo terminale
(premessa di Guido Oldani, La Vita Felice 2016), nella rivista Pioggia
Obliqua-Scritture d’arte, in Fiordalisi-Menti Sommerse e in Tanti Pensieri.
Scrive racconti brevi, alcuni dei quali sono stati pubblicati su Essere,
periodico del Centro di solidarietà di Arezzo. Ha ricevuto riconoscimenti per
la poesia inedita in alcuni concorsi nazionali tra cui un Premio speciale della
Giuria al Premio “Ossi di seppia” e un secondo Premio per la sezione tematica
al Premio “Le occasioni” 2019.
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