Un desiderio di libertà e di autenticità traspare nei componimenti poetici di Claudia Olivero, poetessa torinese, autrice della raccolta “Per baciarti a occhi chiusi non servono gli occhiali”, di cui riportiamo qui di seguito alcuni brani. La schiettezza del dire poetico della Olivero è una caratteristica che accomuna molti autori, ed è cosa buona e pregevole quando la poesia riesce a mostrare aspetti e situazioni anche particolarmente privati, intimi, personali e delicati, senza peraltro sconfinare nella banalità o, nel caso opposto, in un esagerato e inopportuno esibizionismo. La poesia, quella autentica, è giusta misura di tutte le cose, è verità artistica, e proprio per questo, tramite essa ogni scenario e ogni dettato, in qualsiasi ambito umano, sociale e sentimentale, può essere accettato. Se è buona poesia. E quella di Claudia Olivero è senz’altro buona poesia, in questo senso. In ogni modo, la nostra autrice riesce con pochi versi ad accumulare una tensione lirica davvero sorprendente, dove l’”io” narrante si scompone e si ricompone negli atti più semplici, o forse più complessi, sotto certi aspetti, del rapporto uomo-donna, partendo da questo tipo di relazione ma con la grazia di generalizzarlo e a sublimarlo nella relazione più ampia che lega e collega ogni uomo all’altro uomo: il sentimento di fratellanza, di amicizia, di amore. E questo rapporto è analizzato dalla Olivero fin nella sua più segreta essenzialità, nei gesti di tutti i giorni, anche nelle cose circoscritte che fanno da scenario abitudinario, nelle minuzie che però diventano oggetti determinanti, quasi cartine al tornasole per individuare e accertare l’esistenza di quell’umore sentimentale che lega due persone. Ecco dunque gli occhiali, divenuti superflui se l’amore è sincero e fidato. Ecco dunque l’inutilità del fragore e dell’impetuosità nel rapporto, mentre si cerca la semplicità, la serenità solare e la autenticità.
Claudia Olivero è dunque poetessa che sa affrontare con determinazione e spontaneità il dialogo profondo ed essenziale tra lei e l’altro, tra lei e le cose di tutto il giorno, tra lei e il suo stesso riflesso, il suo “me”, che è punto d’osservazione critico d’un mondo che sfugge sovente ad ogni sorta di legame sincero e di rispetto reciproco. E lo fa con un versificare nervoso e rapido, ma denso di significati e di rimandi che inducono alla riflessione.
Ed è proprio ai nostri lettori che rivolgiamo l’invito ad aggiungere ulteriori riflessioni e graditi commenti, dopo aver letto i brani che seguono, tratti dall’e-Book Per baciarti a occhi chiusi non servono gli occhiali, Brè Editore.
Ombelico, capezzoli, occhi
Mi sbottono la pelle
per poggiarla
su certi pensieri
resto di scheletro
e carne
in vortici il ronzio d’api
ascolto immobile:
è abisso intorno
il raccontarsi
***
Occhiali
Così mi vedo
spogliata
davanti a una finestra
e i suoi vetri spessi:
occhiali speciali
per richiamare in silenzio
quel mondo
da un mero punto di vista.
Che sia il tuo,
poco cambia.
Alle mie spalle un cortile
giallo e ancora,
nel sole estivo -
prospettive ineguali:
non c’è ombra
nonostante sconnessi riverberi -
apparentemente distratti.
Nonostante
le nubi.
***
Non lo sai
Non lo sai
che puoi essere vento e tempesta
(e io i panni stesi)
e poi d’improvviso la calma assoluta
(e io m’ingarbuglio
prendo il volo, pesante,
mi faccio portare
fin dove si può).
Ma tu non lo sai
d’esser stato vento e tempesta
mentre cercavo la calma assoluta.
***
L’abitudine di noi
L’abitudine di questa casa,
quella di noi
forse un giorno cadrà male
sui miei fianchi
come un abito troppo stretto.
Il gesto comune di aprire la porta
e richiuderla
appesantirà la mia mano
divenuta sabbia,
divenuta marmo.
È per questo che dobbiamo partire
e farlo spesso
e guardare altri occhi,
esplorare altri cuori:
per ritornare ogni volta
nell’unica casa, attraversando
quell’unica porta.
***
Cantami!
Per ogni singola ora
trascorsa lontana da me
per ogni minuto, secondo
per ogni singolo gesto
rivolto fuori da te
Cantami
come dovessi ora
lasciare qui la mia pelle
fuggire nuda
attraverso ogni muro
mai eretto, mai abbattuto.
Cantami fino a non avere più
voce, cantami
per non lasciarti ferire.
Cantami,
avverami
fammi esistere
ora
in ogni pensiero
di ogni piccolo uomo
in ogni parte del vasto mondo.
Cantami:
ancora insegnami la tua voce -
che già conosco
in quegli attimi
che paiono ore
in cui troppo forti
sento
le onde del corpo,
la loro risacca.
Me
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