domenica 27 giugno 2021

Una nota di Margherite Doubois su "Rebecca", di Gerardo Aluigi, RPlibri

Ospitiamo qui molto volentieri una interessante nota critica di Margherite Doubois sulla recente raccolta di poesie di Gerardo Aluigi, intitolata "Rebecca", edita da RPlibri di Rita Pacilio.

---------------------------------------

Rebecca è il titolo del recente lavoro poetico di Gerardo Aluigi edito da RPlibri, piccola casa editrice indipendente che cura nei minimi dettagli la qualità della carta e dei contenuti. Rebecca è un nome femminile che ci rimanda immediatamente al personaggio biblico presente nel libro della Genesi. Rebecca è la moglie di Isacco e la madre di Giacobbe ed Esaù, considerata nel Talmud la progenitrice del popolo ebraico (attraverso Giacobbe) e del popolo romano (attraverso Esaù). Il fascino di questo nome ci fa pensare alla bellezza della donna, al simbolismo della sua generosità che, come in poesia, non è mai fine a se stessa. L’ospitalità e l’operosità di Rebecca, infatti, sono leggibili metaforicamente nella raccolta poetica di Aluigi in cui la coscienza del nostro tempo dà fiato alla sceneggiatura della memoria storico/emozionale accogliendo ogni evento nostalgico senza indugio e con ampiezza di movimento metrico per meglio carpire ogni sfumatura dell’animo umano.

Sulla pagina bianca ogni penna dirà

il dolore che non capiranno

l’amore perduto
la riva, il mare e la brezza

che ti avvolge
mentre aspettiamo la parola

per capovolgere il mondo.

 

Sull’aletta di copertina si legge: Rebecca è una raccolta di poesie che custodisce la luce misteriosa dell’alba dopo la lunga notte. L’autore fa fluttuare la parola assoluta e naturale tra sogni e realtà creando un prezioso zigzag tra il tempo perduto, i ricordi e le magiche certezze irraggiungibili. Gerardo Aluigi lega a un unico filo, sia lo strazio dell’esperienza dell’assenza e della solitudine, sia la bellezza della vita abbandonandosi ai bisbigli della felicità passata e vissuta in cui torna l’amore che resta l’unico cardine per orientare il futuro. Questo lavoro, dunque, ha una funzione conservativa che ci consente di stupirci continuamente di fronte al sentimento primario, l’amore, che resiste, persiste e paziente ci tiene per mano tra la veglia e il sogno.

 

***

Le nostre ombre sapevano toccarsi,

nude si baciavano
aspettando che la timidezza sparisse

quando il silenzio ci svestiva

con il solo occhio che aveva.

 

***

Vorrei parlare al mio destino,

sfondare la sua porta
chiedergli di cambiare la mia vita

aspettare giorni e notti

perché lei potrebbe passare.  

 

***

Questo batticuore che non rallenta,

è l’ansia che divora il mio destino

una necessità che ci tiene vivi.

 

Così lottiamo per non annegare

pregando che un fulmine non ci colpisca.

 ----------------------------------------------------------------------------------

Gerardo Aluigi è nato nel 1950 e vive a Pagani (SA).

Appassionato di poesia ha pubblicato nel 2008 la raccolta Gli argini del silenzio - LietoColle e nel 2015 Nudi, come il dolore - Guida Edizioni.

È presente in alcune antologie poetiche nazionali.
I suoi testi partono da una profonda ferita, così come lui stesso ama ribadire.

Nessun commento:

Posta un commento

Alda Merini vista da Ninnj Di Stefano Busà