sabato 12 aprile 2025

L'immediatezza del dire poetico in "Ciliegie" di Francesca Romana Rotella

Con “Ciliegie” la valente poetessa Francesca Romana Rotella continua il suo ammirevole percorso poetico già iniziato con la sua precedente silloge “Un rossetto e un taccuino”, di cui avemmo modo di parlare su Transiti Poetici con una mia nota in proposito (https://transitipoetici.blogspot.com/2024/10/la-dolce-ironia-di-francesca-romana.html), evidenziando come l’autrice si ponesse al centro di un vissuto quotidiano, in una realtà anche minuta e ordinaria, fatta della normalità ripetitiva dei giorni, brava ad osservare e raccogliere immagini e stati d’animo anche i più inusuali.
È interessante notare come la trama e la struttura poetica della nostra autrice non sia cambiata, nelle due raccolte prodotte, e questo è indizio della sua considerevole maturazione, fino ad ora, avendo ormai affermato il suo progetto propositivo e ricavandosi così uno spazio importante e meritato nel panorama della poesia italiana attuale. Ciliegie, dunque, in qualche modo costituisce la naturale continuazione della silloge precedente, come se l’autrice avesse ancora qualcosa da dire, come se il suo discorso e le sue riflessioni poetiche sul mondo non si fossero del tutto esaurite o prosciugate, ma ancora urgenti da esporre. E in realtà penso che sia proprio così. La poesia può avere un flusso inarrestabile, il poeta può continuare a lavorare sugli stessi temi esprimendoli in versi sotto infiniti aspetti, angolature e prospetti, ampliando o restringendo, alludendo o significando in altri modi e dimensioni. E sempre mantenendo il proprio stile di scrittura, la propria impronta formale.
Qui Ciliegie è la verità in tempo reale di un’osservazione a tutto tondo della realtà circostante, narrata al presente (“Nonna mi porta le ciliegie appena lavate”) ma evidentemente riferita ad una realtà nostalgicamente trascorsa, più genuina nelle intenzioni e nelle azioni. L’immediatezza del dire della nostra autrice non fa che denunciare ancora di più un sistema di vita, personale, familiare e persino sociale, frantumato e banalizzato, come quello attuale. Il rammarico, seppur lievemente velato dai versi intelligentemente metaforici, si evidenzia nella chiusa: “ma chi lo dice ora a nonna / che io con quest’occhio non vedo più / la ciliegia, / né la testa sua grigia.
E così la poesia di Francesca Romana Rotella in Ciliegie prosegue nell’attenta osservazione del tutto, dalle strade di Roma all’amore, al desiderio di svincolarsi da una realtà ingombrante per vivere una serenità di cieli azzurri, dalla consapevolezza della fragilità dei castelli di carta, dei sogni e delle illusioni, all’amarezza delle tragedie e dei drammi. Ma il suo dire non è mai mesto, semmai adombrato lievemente di tristezza nei punti in cui esprime maggiore nostalgia. Comunque è un dire poetico fluido, continuo, a volte ironico, in cui riesce a indicare e a far risaltare anche le minime cose, in una quotidianità che va evolvendosi forse senza controllo: la poesia di Francesca Romana riesce magistralmente a fissarla e a rivalutarla, ed è questo uno dei tanti pregi della nostra brava autrice.

Ciliegie

 

Nonna mi porta le ciliegie appena lavate

è arrivata l’estate

e con lei le finestre sempre aperte

l’azzurro prepotente

le luci a casa spente

il sole

il primo amore

le belle di notte

le gonne corte

il frinire delle cicale

le lucciole al Gianicolo 

le lunghe giornate al mare

il gelato leccato, caduto e spiaccicato

Trastevere in festa

la granita al limone, all’amarena, 

a quel che resta.

La mia mano tiene la ciliegia bagnata

appena lavata

nell’estate che è tornata,

ma chi lo dice ora a nonna

che io con quest’occhio non vedo più

la ciliegia, 

né la testa sua grigia.

 

 ***

 

Strade di Roma d’estate

 

Camminando per le strade di Roma

d’estate, sento l’odore del ferro

dei binari che sono caldi

e sanno di sangue.

Sapete che il sangue sa di ferro

e il ferro sa di sangue?

Su queste strade di Roma d’estate

trovo mazzi di fiori secchi

sciarpette colorate, orsacchiotti

e nomi scritti

elenco di chi ha visto come ultima cosa

una strada di Roma

sono Mauro, Stefano, Giulia

e continua…

Figli, fratelli, amici e compagni scomparsi

su queste strade di Roma che ora

d’estate, non sono più affollate

ma rubano vite e inghiottono singhiozzi

strozzano i respiri e perdono i battiti.

Queste strade di Roma vecchie, rotte, bucate

d’asfalto, sampietrini, tombini,

voragini e geyser

strade che ingoiano carne giovane 

che mai più sarà restituita.

Per questo le strade di Roma d’estate

hanno l’odore del ferro

che è l’odore del sangue

che è l’odore di 

Mauro, Stefano, Giulia

e continua…

 

*** 

 

Gli amanti

 

Cosa si dicono di notte gli amanti,

cosa si dicono prima di addormentarsi?

Si promettono fughe

si confessano fantasie 

con le quali vogliono sporcarsi.

Bisbigliano alla luna,

sussurrano al cuscino

parlano a finestre

da cui non possono affacciarsi.

 

 ***

 

Castello di carte

 

Si può biasimare un castello di carte

per essere ciò che è?

Il temporaneo

miracolo equilibrista

di carte da gioco,

sapientemente adagiate 

da abili mani d’artista.

Non è in fondo colpa sua 

se illude e incanta 

per ciò che non è,

l’immagine di un’imponente fortezza,

messinscena dell’umana destrezza,

poiché basta un soffio di bimbo

un’insignificante brezza

ed ecco che traballa, rovina, crolla

e, infine, si spezza.

 

 ***

 

Per volare

 

Per volare è necessaria leggerezza

e io ne ho molta

per questa felice coincidenza

mi trovo spesso a decollare.

A volte raggiungo altezze maestose

vedo aquile in picchiata

puntini anziché persone

ma arriva poi la delusione

la notizia, l’assenza 

mi ricordo che non c’è paracadute.

Spiaccicata in mille pezzi su un prato brutto

riacciuffo frammento per frammento

ogni mio minuscolo pezzetto

e riprendo bipede

in silenzio 

il mio cammino.

 

Brani tratti da:

Francesca Romana Rotella, Ciliegie, Edizioni Ensemble, Roma, 2025. Postfazione di Anna Segre

Francesca Romana Rotella (Roma, 1975) si è laureata in lingue e letterature straniere con una tesi sullo scrittore e poeta spagnolo José Jiménez Lozano. Partecipa a poetry slam in locali dei circuiti romani. Con Ensemble ha pubblicato Un rossetto e un taccuino (2023), la sua prima raccolta poetica

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