venerdì 12 novembre 2021

Il viaggio nella carnalità dei sentimenti in "La sete della sera", di Agnese Coppola

Di Agnese Coppola, autentica rivelazione poetica di questi ultimi tempi, ci eravamo già occupati avendola inserita nel volume XXVIII dell’Antologia “Transiti Poetici” (antologieditransiti.blogspot.com). La ritroviamo e la riproponiamo qui, con questi brani tratti dal suo recente libro La sete della sera, edito da La Vita Felice nel corrente anno. Un’opera di spessore, che conferma la rapida ascesa della nostra autrice, originaria di Nola ma residente nel milanese dove svolge nella sua attività di docente. Questo libro, che è ulteriormente impreziosito dalle note introduttive di Rossella Tempesta, altro nome di rilievo nel panorama della poesia italiana, e da una accurata postfazione di Roberto Comelli, è senza alcun dubbio un progetto poetico robusto, intelligente ed anche esteticamente ragguardevole; vi si nota un linguaggio poetico di alto profilo, il che dona a tutta la raccolta la giusta aderenza e coerenza all’autentico modo di fare e scrivere poesia: una non plausibilità di immagini e di riflessioni sul mondo e sui sentimenti, una non ovvietà di certe espressioni sdolcinate e scontate, bensì un vigore sempre nuovo e rinnovatore, un dire anche altro partendo da flash iniziali, che riescono a suscitare nel lettore una visione più ampia e ricca rispetto al corpo primario del testo che, come diceva il buon Ungaretti, deve appunto contenere un velato segreto che potrà rivelarsi solo dopo aver interiorizzato e metabolizzato il brano poetico.
Poesie dunque che partono da asserzioni quasi lapidarie, laconiche, ma che poi deflagrano nel suggerire universi ampi gremiti di luci, di afflati emotivi, di sentimenti ma anche di impeti di carnalità e di forti aneliti di vitalità schietta, quasi primitiva, nel senso di potenziale capacità di ricreare, come all’origine, il tempo e i giorni dell’uomo. Indubbiamente, come si afferma anche nella prefazione della Tempesta, c’è in queste poesie un forte accento erotico, ma un erotismo che maggiormente coinvolge e interessa la sfera della genuina e primaria affermazione della vita, come dicevo più sopra, riferendomi al potenziale vitale insito in ciascuno di noi e che preme dall’interno, sollecita costantemente il nostro comportamento, suggerendoci di superare schermature, falsità, convenzioni, omologazioni, in una società come quella attuale dove ogni cosa e ogni sentimento ha perso ormai la patina dell’autenticità.
E in questo universo fortemente richiamato all’essenzialità e alla genuinità dei sentimenti, l’Autrice individua e centra il progetto poetico di tutta la sua raccolta: una vita svestita di tutte le vane apparenze, dei fronzoli ingombranti, dei fardelli imposti e degli inutili e viziosi giri di parole, per lasciare spazio al vero motore dell’esistenza, la forza generatrice dell’amore, intesa nella sua capacità e potenzialità di rigenerare la vita; e come recita Agnese Coppola in un suo testo iniziale: "Amo di Adamo il miele / dalle labbra scivola / e sazia. /Ripide le rapide dorsali / a mani nude tento / lo scalo di roccia e neve…", questo amore totale, che va al di là di ogni aspetto fisico e sentimentale, al di là di ogni idealizzazione trascendentale, si pone, nel dettato poetico dell’autrice, all’origine e al centro della vita, celebrandone anche il profondo piacere fisico che l’accompagna.
La sete della sera è dunque questo viaggio nella carnalità dei sentimenti, narrato a volte con dolcezza, altre con nervose punte di ironia (“…Uomini misurano distanze / tra le vicinanze strette / dei miei monti…”; “Le costellazioni sono lì / da anni e noi siamo / briciole di pane quotidiano, / Dio mastica l’infinito / e ci sputa.”…), e lungo il quale non mancano feed back di ricordi nostalgici (“…ho ombre e fiato / che si allungano sul sorriso / di mio padre, nella ciotola / le nocciole dicono che / padrona è la sera”).
Un’opera letteraria di grande pregio, che si colloca certamente tra le migliori proposte poetiche di questi ultimi tempi, per l’attualità e per l’originalità della trattazione di un tema alquanto complesso come l’amore, senza scadere in facili e piatte etichettature e formalismi di cui sono piene molte scritture poetiche simili, ma anche per il dettato, convincente e avvincente, sobrio ma diretto e colto.

Da La sete della sera proponiamo qui di seguito alcuni brani, invitando i nostri lettori ad esprimere, se lo vorranno, altri graditi commenti o spunti di riflessione.



Amo di Adamo il miele
dalle labbra scivola
e sazia.
Ripide le rapide dorsali
a mani nude tento
lo scalo di roccia e neve.

Il miele di Adamo bagna
petali di pelle bianca

e lascia che la notte vada.

Uomini misurano distanze
tra le vicinanze strette
dei miei monti.



***


Da vicino il fiume
segue l’incostanza
delle tue parole,
il manto animale
tracciato dalle stelle
sulle sinapsi invisibili
di quel vago sapore di-vino.

Da lontano lo spettacolo
di ogni fiume
ha portate regolari;
in contrasto i pagliacci
agitano il sorriso.

E piove la sete della sera.


***


Mi ostino. Dico. Buona notte
sono coriandoli le stelle
grattugiate nella notte.
Le falde faglie a parola
tra i denti battono
Senti. Lo schianto. Il Silenzio.
Gli angoli di luna
affettano gli occhi.
Le costellazioni sono lì
da anni e noi siamo
briciole di pane quotidiano,
Dio mastica l’infinito
e ci sputa.
Ho appeso corde
ai bottoni del cappotto
Ho cucito gli avanzi
che l’universo mi deve.

***


Questo cuore, Vesuvio, s’affetta,
il sangue s’annetta
mani mute mai stanche d’amore.
La ginestra è giallo profumo,
oltre l’orizzonte
le parole sono radici
l’inverno è un ago
cuce con l’acciaio
i miei occhi di seta.
Eppure ricordo
fu del fuoco la cenere.
Ho mangiato i vetri
lo specchio è senza anima.



***


L’oltre arrotonda in me il vuoto.
Non ti muovere! Muoversi è valle
misura le vette, parti dal fondo.
Rovista tra i boschi
i semi sono stati appena piantati.
Aggrappati ai virgulti,
procedi a piedi scalzi
in cima, pre-ci-pi-ta.
Adagio, piano, aspetta
in volo organi a tempo.
Cuore, continua, danza
impazza, pulsa, respira.
L’oltre non è più nel corpo,
è il mio vuoto pieno.



***

Il tempo si allinea in una mano
e l’olio scorre e poi s’inzuppa
nell’ombra del pane, sulla tavola
si confessa un bicchiere di vino.

Domani sarò supplice
ho ombre e fiato
che si allungano sul sorriso
di mio padre, nella ciotola
le nocciole dicono che
padrona è la sera.

Io sono pronta a sgusciare
e intanto il sole cade e
il vento ha promesso
tornerà e non avrà voce.



***


La pioggia arriva quando vuole
la terra ingoia lacrime di miele
e tavole di profumo negli occhi.
Ricorda tutto all’uomo
il suo essere dettaglio
il suo essere ombrellino aperto
per una sola tempesta di anni.
Questa goccia mi ha detto oggi
riconosce il mio lamento
mi farà spazio nel firmamento.


Agnese Coppola, La sete della sera, Ediz. La Vita Felice, 2021; prefazione di Rossella Tempesta; postfazione di Roberto Comelli.

Agnese Coppola è nata a Nola (NA) e si è laureata in Lettere classiche nel 2004. Vive in provincia di Milano dal 2006 dove insegna presso l’Istituto Alessandrini di Abbiategrasso. Curiosa, appassionata e vorace lettrice, scopre il mito di Lilith che determina un’esplosione poetica e il coinvolgimento dei suoi studenti nel progetto “Io sono Lilith”. È co-fondatrice della Rivista internazionale Tam tam bum bum e attiva organizzatrice di eventi culturali, poetici e artistici, come NaviglioInVersi e Ric-amati. Pubblicazioni: Mario, in Vacanze milane (Guerini e Associati, 2012); Ho sciolto i capelli, abbracciami Frida (La ruota edizioni, 2a ediz, 2018); il romanzo Strisce pedonali, (L'Erudita, 2018); Specchi (dialogo poetico) con Gianni Bombaci (Raccolto, 2019); La sete della sera, (La Vita Felice, gennaio 2021). Presente come autrice nel volume Distanze obliterate. Generazioni di poesie sulla rete (puntoacapo 2021).



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