lunedì 5 settembre 2022

Il "Nero crescente" di Patrizia Baglione

Dopo La mia voce (Quid Edizioni, 2019) e Malinconia delle nuvole (Kimerik, 2020), Patrizia Baglione, poetessa di Veroli (Fr) molto impegnata ed esperta operatrice culturale, presenta questa nuova raccolta poetica, Nero crescente, edita da RPlibri con una prefazione di Antonio Bux. Un passo in avanti, non c’è dubbio, e con grande merito; del resto, già ne avevamo pronosticato l’avvio verso la notorietà, parlandone in una nota su Transiti Poetici dello scorso anno.
Titolo alquanto impegnativo e, direi, drastico, il “Nero crescente” di Patrizia vuole forse sintetizzare, con un canto poetico a volte laconico, spiccio, confidenziale, ma sempre diretto e profondo, una lunga esperienza amorosa e sentimentale, che d’altra parte pur scuotendo e in qualche modo sconvolgendo la sua quotidianità, ha dato l’opportunità all’autrice di soffermarsi su alcuni importanti aspetti del senso dell’esistere, quali appunto l’amore, i sentimenti, la solitudine, gli abbandoni, e poi la morte. E non a caso Patrizia cita in esergo alla sua raccolta dei versi della Dickinson, affermando che la morte accomuna grandezze fondamentali dell’esistenza, quali la Bellezza e la Verità!
Ma perché Nero crescente? Sembra che i versi di Patrizia Baglione, in questa sua nuova raccolta, vogliano precipitarsi verso un fondo oscuro e inerte, forse la morte, intesa come lenimento da ogni tipo di sofferenza, specialmente amorosa, o in modo più semplice e blando, come stato/luogo di dimenticanza, dove appunto sia possibile livellare e appianare i sentimenti forti, rintuzzarli quasi, fino alla rassegnazione. E in effetti, leggendo questi versi, sembra di procedere via via verso uno stato di pacata accettazione delle cose e dei fatti vissuti: “cosa me ne faccio delle stelle / se poi / vivo solo di occhi / e appena te ne vai / torna buia questa stanza”. In realtà si tratta di un’avvenuta, anche se molto sofferta, maturazione, che porta l’autrice a constatare quasi con freddezza, ma sempre con l’impeto poetico che è di sua propria natura, che la fine di un sentimento forte come l’amore, può essere humus creativo fertile per rigenerare nuova vita. Le si aprono così orizzonti più vasti, fino a farla declamare, con larghi e solenni respiri: “Siamo fuoco e scintille ardenti / tempesta viva / sotto un cielo stellato. Siamo mare. / Metamorfosi continue / alla ricerca di disperata bellezza / mutevolezza lenta / ma radicata. Siamo anche coraggio!”… Ecco: siamo in effetti forme umane dotate di coraggio, bisogna esserlo, per affrontare con serenità e consapevolezza le negatività della vita, le delusioni, gli abbandoni, gli amori fuggiti, tutti aspetti della vita che tendono ad affossarci, a considerare la morte quasi come una liberazione: “Ci accompagna / questa notte / senza tante pretese, attende / con molta pazienza / quasi con aria discreta / ma è freddo / e buio / questa notte fa paura / a giovani e vecchi / che aspettano di morire / su una nera altalena”.
Una poetica intelligente, che pur trattando esperienze personali, non cede al rischio del mero racconto personale, anzi, offre a noi tutti motivi di riflessioni e spunti sociologici, in un contesto esistenziale travagliato e altalenante. La Poesia deve in qualche modo sublimare i fatti e i sentimenti, non riportarli direttamente, ed è così anche la poesia della nostra autrice.
Proponiamo ora qui di seguito alcuni brani tratti dal libro:


A che serve un cielo di stelle

quando già nel tuo ventre

riesco a vedere aurore

e udire

con note angeliche

voci di fate. Dimmi

 

cosa me ne faccio delle stelle

se poi

vivo solo di occhi

e appena te ne vai

torna buia questa stanza.

 

 ***

 

Sono stata già amata

(un po’ come i vecchi rami)

a mio tempo però

ho dato anch’io

 

ora sono qui che navigo

tra le acque del fi ume

e continuo a emanare

odore di ciliegio in aprile.

 

 ***

 

Nessuno mi ha ferita più di te

persino un taglio

copioso e profondo

farebbe meno male

 

hai solcato la mia esistenza

come lo spazio bianco

attraversato da mille storni.

 

Nessuno mi è stato più intimo di te

né lo specchio

o la mia solitudine

sono stati mai tanto capaci

 

il mio spazio

un tempo immacolato

ora

è totalmente ricoperto di polvere

e stracci.

 

 ***

 

Chissà dove vanno

quelli che muoiono

forse in un limbo, tra

il celeste e il rosa delle nuvole

 

se ne stanno lì

fermi e buoni, ad attendere

un segnale d’accesso per il cielo.

 

O forse esausti

a ripetizione si dicono – potevo

fare molto di più

e piangono in loro tutti i giorni.

 

 ***

 

 Siamo fuoco e scintille ardenti

tempesta viva

sotto un cielo stellato. Siamo mare.

Metamorfosi continue

alla ricerca di disperata bellezza

mutevolezza lenta

ma radicata. Siamo anche coraggio!

Desiderio che resti

costante la gioia

anziché, qualche sprazzo di luce

di tanto in tanto, qui e là.

Inevitabilmente si sa

scende anche il sipario.

Pervasi così

da uno stato confusionale

come vecchi ubriachi 

distratti dal mondo.

Pregare il ritorno di un tempo migliore

restando svegli per ore la notte. Ma

prima che ogni speranza sia andata

dietro la lunga coltre di fumo

un timido uomo si è fatto giorno.

Non nel parto

ma nella vita stessa

si nasce.

 

 ***

 

Ecco che arriva la notte vera

simile

a quella dei poveri per le strade

con pochissima luce dietro.

 

Ci accompagna

questa notte

senza tante pretese, attende

con molta pazienza

quasi con aria discreta

 

ma è freddo

e buio

questa notte fa paura

a giovani e vecchi

che aspettano di morire

su una nera altalena.

 

Patrizia Baglione, Nero crescente, Edizioni RPlibri 2022, prefazione di Antonio Bux


Patrizia Baglione è nata ad Arpino, in provincia di Frosinone, nel 1994. Diplomata in “Tecnico della Grafica Pubblicitaria” nel 2013. La mia voce, edito da Quid Edizioni nel 2019, è il suo libro di esordio. Nel febbraio del 2020 pubblica con la Casa Editice Kimerik Malinconia delle nuvole. Quest’ultima raccolta è stata presentata anche sulla nota radio Nazionale “RAI Radio Live”. Ha vinto il Premio alla Cultura al “KALOS 2020 - Premio Internazionale di Arte e Letteratura”, a cura del Prof. Massimo Pasqualone. Da quasi tre anni si dedica anche alla pittura, creando una serie di dipinti in stile moderno denominata "Collezione di bambole". Ha avuto modo di esporre in diverse personali e collettive, tra queste la “Venice Art Gallery” di Venezia a cura del Prof. Giorgio Grasso. Con il dipinto Jole, ha vinto il Premio Creatività, Palermo Artexpo 2020. Personale della Collezione nel marzo 2021 all'interno del “Centro Culturale Meridian” a Mosca, in Russia. Trofeo Leone d'oro per le Arti Visive, Venezia 2021. Giurata del Concorso artistico letterario "Autori italiani 2021", a cura del giornalista Fiore Sansalone. Cura e organizza incontri letterari.




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