Titolo alquanto impegnativo e, direi, drastico, il “Nero crescente” di Patrizia vuole forse sintetizzare, con un canto poetico a volte laconico, spiccio, confidenziale, ma sempre diretto e profondo, una lunga esperienza amorosa e sentimentale, che d’altra parte pur scuotendo e in qualche modo sconvolgendo la sua quotidianità, ha dato l’opportunità all’autrice di soffermarsi su alcuni importanti aspetti del senso dell’esistere, quali appunto l’amore, i sentimenti, la solitudine, gli abbandoni, e poi la morte. E non a caso Patrizia cita in esergo alla sua raccolta dei versi della Dickinson, affermando che la morte accomuna grandezze fondamentali dell’esistenza, quali la Bellezza e la Verità!
Ma perché Nero crescente? Sembra che i versi di Patrizia Baglione, in questa sua nuova raccolta, vogliano precipitarsi verso un fondo oscuro e inerte, forse la morte, intesa come lenimento da ogni tipo di sofferenza, specialmente amorosa, o in modo più semplice e blando, come stato/luogo di dimenticanza, dove appunto sia possibile livellare e appianare i sentimenti forti, rintuzzarli quasi, fino alla rassegnazione. E in effetti, leggendo questi versi, sembra di procedere via via verso uno stato di pacata accettazione delle cose e dei fatti vissuti: “cosa me ne faccio delle stelle / se poi / vivo solo di occhi / e appena te ne vai / torna buia questa stanza”. In realtà si tratta di un’avvenuta, anche se molto sofferta, maturazione, che porta l’autrice a constatare quasi con freddezza, ma sempre con l’impeto poetico che è di sua propria natura, che la fine di un sentimento forte come l’amore, può essere humus creativo fertile per rigenerare nuova vita. Le si aprono così orizzonti più vasti, fino a farla declamare, con larghi e solenni respiri: “Siamo fuoco e scintille ardenti / tempesta viva / sotto un cielo stellato. Siamo mare. / Metamorfosi continue / alla ricerca di disperata bellezza / mutevolezza lenta / ma radicata. Siamo anche coraggio!”… Ecco: siamo in effetti forme umane dotate di coraggio, bisogna esserlo, per affrontare con serenità e consapevolezza le negatività della vita, le delusioni, gli abbandoni, gli amori fuggiti, tutti aspetti della vita che tendono ad affossarci, a considerare la morte quasi come una liberazione: “Ci accompagna / questa notte / senza tante pretese, attende / con molta pazienza / quasi con aria discreta / ma è freddo / e buio / questa notte fa paura / a giovani e vecchi / che aspettano di morire / su una nera altalena”.
Una poetica intelligente, che pur trattando esperienze personali, non cede al rischio del mero racconto personale, anzi, offre a noi tutti motivi di riflessioni e spunti sociologici, in un contesto esistenziale travagliato e altalenante. La Poesia deve in qualche modo sublimare i fatti e i sentimenti, non riportarli direttamente, ed è così anche la poesia della nostra autrice.
A che serve un cielo di stelle
quando già nel tuo ventre
riesco a vedere aurore
e udire
con note angeliche
voci di fate. Dimmi
cosa me ne faccio delle stelle
se poi
vivo solo di occhi
e appena te ne vai
torna buia questa
stanza.
Sono stata già amata
(un po’ come i vecchi rami)
a mio tempo però
ho dato anch’io
ora sono qui che navigo
tra le acque del fi ume
e continuo a emanare
odore di ciliegio in aprile.
Nessuno mi ha ferita più di te
persino un taglio
copioso e profondo
farebbe meno male
hai solcato la mia esistenza
come lo spazio bianco
attraversato da mille storni.
Nessuno mi è stato più intimo di te
né lo specchio
o la mia solitudine
sono stati mai tanto capaci
il mio spazio
un tempo immacolato
ora
è totalmente ricoperto di polvere
e stracci.
Chissà dove vanno
quelli che muoiono
forse in un limbo, tra
il celeste e il rosa delle nuvole
se ne stanno lì
fermi e buoni, ad attendere
un segnale d’accesso per il cielo.
O forse esausti
a ripetizione si dicono – potevo
fare molto di più
e piangono in loro tutti i giorni.
tempesta viva
sotto un cielo
stellato. Siamo mare.
Metamorfosi
continue
alla ricerca di
disperata bellezza
mutevolezza lenta
ma radicata. Siamo
anche coraggio!
Desiderio che resti
costante la gioia
anziché, qualche sprazzo di luce
di tanto in tanto, qui e là.
Inevitabilmente si sa
scende anche il sipario.
Pervasi così
da uno stato confusionale
come vecchi ubriachi
distratti dal mondo.
Pregare il ritorno di un tempo migliore
restando svegli per ore la notte. Ma
prima che ogni speranza sia andata
dietro la lunga coltre di fumo
un timido uomo si è fatto giorno.
Non nel parto
ma nella vita stessa
si nasce.
Ecco che arriva la notte vera
simile
a quella dei poveri per le strade
con pochissima luce dietro.
Ci accompagna
questa notte
senza tante pretese, attende
con molta pazienza
quasi con aria discreta
ma è freddo
e buio
questa notte fa paura
a giovani e vecchi
che aspettano di morire
su una nera altalena.
Patrizia Baglione, Nero crescente, Edizioni RPlibri 2022,
prefazione di Antonio Bux
Patrizia Baglione
è nata ad Arpino, in provincia di Frosinone, nel 1994. Diplomata in “Tecnico della Grafica
Pubblicitaria” nel 2013. La mia voce,
edito da Quid Edizioni nel 2019, è il suo libro di esordio. Nel febbraio del
2020 pubblica con la Casa Editice Kimerik Malinconia
delle nuvole. Quest’ultima raccolta è stata presentata anche sulla nota
radio Nazionale “RAI Radio Live”. Ha vinto il Premio alla Cultura al “KALOS
2020 - Premio Internazionale di Arte e Letteratura”, a cura del Prof. Massimo
Pasqualone. Da quasi tre anni si dedica anche alla pittura, creando una serie
di dipinti in stile moderno denominata "Collezione di bambole". Ha
avuto modo di esporre in diverse personali e collettive, tra queste la “Venice
Art Gallery” di Venezia a cura del Prof. Giorgio Grasso. Con il dipinto Jole,
ha vinto il Premio Creatività, Palermo Artexpo 2020. Personale della Collezione
nel marzo 2021 all'interno del “Centro Culturale Meridian” a Mosca, in Russia.
Trofeo Leone d'oro per le Arti Visive, Venezia 2021. Giurata del Concorso
artistico letterario "Autori italiani 2021", a cura del giornalista
Fiore Sansalone. Cura e organizza incontri letterari.
Nessun commento:
Posta un commento