Così spiega Tiziana Colusso nella sua nota introduttiva, riportata anche in quarta di copertina, a proposito di “Corpo conduttore”, la sua recente raccolta edita da Progetto Cultura. Si tratta dunque di una raccolta molto originale, un poemetto, come giustamente lo definisce l’autrice, composto da 33 brani (chiamati variazioni) suddivisi in tre sezioni: “Nigredo”, “Albedo” e “Rubedo”, termini mutuati dalle antiche pratiche degli alchimisti.
Con grande intuizione e padronanza della materia poetica, Tiziana Colusso in questo poemetto ripercorre, attraverso le tre fasi alchemiche di decomposizione (nigredo), di purificazione (albedo) e di ricongiungimento finale (rubedo, pietra filosofale), una possibile evoluzione umana e spirituale, partendo da una disgregazione (kintsugi: termine giapponese che sta ad indicare la ricomposizione di frammenti con un collante composto da polvere d’oro), e attraverso una sorta di catarsi (albedo), giunge alla completa evoluzione in cui materia e spirito sono finalmente uniti.
Centralità di questo interessante e originale poemetto è il corpo evidenziato nelle sue varie fasi di trasformazione, un corpo conduttore sensibile alla materia che si degrada, ma attento e capace anche di emanciparsi, attraverso le esperienze della vita, fino ad assumere una gradualità spirituale che gli doni la consapevolezza di far parte integrante del cosmo.
Da grande studiosa delle filosofie orientali in merito alla ricerca del senso della vita e dell’evoluzione, Tiziana Colusso ha voluto così ricostruire il percorso dell’uomo nella società attuale, tenendo conto delle sue molteplici variazioni materiali e spirituali, immerso come è in una realtà che sovente gli è estranea e inspiegabile, ma sempre alla ricerca di un orizzonte di pace e di consapevolezza di sé in quanto essere, e del mondo in quanto culla del Tutto.
Proponiamo qui di seguito alcuni brani tratti dal libro
I
Tempio del buio denso della carne –
da ogni fessura cola la luce
kintsugi che non ripara le ferite
ma le trasforma in oro sapienziale
VI
Carne sorella senza destino –
pensavo guardandoti guaire
goffamente umana, tua unica
lingua un modulato vocalizzo
e una risata rauca, sconnessa.
Intorno alla tua malattia bisbigli
nei corridoi fruscianti di suore
nebbia di non conoscenza fitta
come se terribile fosse il nome
e non la cosa, i cromosomi
di una sorella inattingibile
(dalla sezione "Nigredo")
XIV
Buio, tamburi, il suono si propaga
fulmineo nel flusso, tunnel valvole
rallentamenti e poi a precipizio,
fulmini repentini, codici morse
intermittenti, danza nelle cellule.
Attività febbrili nelle cavità,
un esser qui percorso da scosse
flussi, energie invisibili
anche al microscopio, partecipi
di una materia potenziale
non dimensionata, intuitiva
flusso di pensiero primordiale
cellule connesse da esoterici
impulsi vitali, già prima
di evolversi in individui
involucri dotati di braccia
zampe o rami, esseri esiliati
dalla materia originaria
in una diaspora cieca – e ancora
durerà la materia smisurata
anche quando l’ultimo vivente
con una forma e un nome sarà
ricordo sbiadito, sbriciolato nulla
(dalla sezione "Albedo")
XXVII
Ogni opera è un arto fantasma
che duole di pensieri immortali
come marmo, eppure evanescenti
instabili, anfibi – ogni opera
è alchimia, ma solidificata
in una forma appassisce presto –
farfalla a vivo crocifissa.
I corpi saranno polvere, macerie
i musei, i colori solo orme
che il tempo cancella con il suo eterno
mantra – non avrai altro Dio che questa
impermanenza struggente, preziosa
(dalla sezione "Rubedo")
Tiziana Colusso, Corpo conduttore, Edizioni Progetto
Cultura, 2025, con una nota di Antonio Casciaro.
Tiziana Colusso è laureata in Letteratura Comparata presso
La Sapienza di Roma e si è specializzata alla Sorbona di Parigi. Nel 2009 ha
fondato la rivista “Formafluens – International Literary Magazine”. Ha
pubblicato narrativa, poesia, testi teatrali, fiabe, saggistica, in totale una
quindicina di monografie (la più recente è “Lengua de striga. Teatro delle
voci”, 2024). Suoi testi sono tradotti in sedici lingue, pubblicati in varie
riviste e antologie estere, e raccolti nel volume “La lingua langue” (2025).

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