Anna Martinenghi, in Faccio cose del secolo scorso, edito da Controluna nel 2023, sensibile più che mai a queste differenze, sembra voglia mettere a confronto due realtà, due modi diversi di considerare la vita e i comportamenti, le logiche e tutto quanto ha differenziato un’epoca passata, ma neanche tanto lontana, da quella attuale in cui viviamo: una società che va degradandosi e banalizzandosi in cose futili e superflue e che non ha più il succo né la pienezza né il sapore delle cose semplici e dirette. L’Autrice, così, con un dettato poetico vivace e divertito, quasi scherzoso, ma in cui non manca una celata amarezza e una certa ironia, cerca di recuperare dal passato questi valori per attualizzarli nel presente: “Sono figlia della carta / della plastica / della Vinavil sulle mani”. Il valore della sua poetica è nel porre in risalto azioni e stati d’animo, comportamenti che avevano in sé una ricchezza creativa notevole, atti che stimolavano l’intelligenza e la manualità, come scrivere sulla carta o usare la colla per riparare oggetti. Cose che attualmente nessuno fa più. Un recupero di un senso dell’esistenza che, attualmente, nessun “algoritmo” è in grado di ristabilire e che soltanto la poesia, la parola poetica, ha la potenzialità e la capacità di rievocare, eternando l’essenzialità dell’uomo e del creato.
Faccio cose del
secolo scorso
Faccio cose del secolo scorso
non fotografo il cibo
dimentico di filmare il concerto
ho un’agenda nella borsa
e scrivo cartoline che non arrivano
della plastica
della Vinavil sulle
mani
di Amazon su Postalmarket
e dei lavoretti col Das
ma non ho sposato Simon Le Bon
Ho visto i televisori crescere
i telefoni rimpicciolire
con molti soldi
potrei comperare un biglietto per lo spazio
Nella collana del tempo
sono un anello del mezzo
stringo una mano
a chi è passato attraverso le guerre
e l’altra a chi vedrà la fine
di questi cento anni
Serve spazio per la poesia
Serve spazio per la poesia
vuoti di pensiero
sgombero di parole
serve rastrellare le foglie
ascoltare i silenzi
serve il bianco fra le parole
come neve a cambiare il paesaggio
serve ogni dolore inutile
e ciascun abbraccio che lo consola
serve essere caduti molte volte
e molte volte aver ricominciato
serve rabbia e dolcezza
tutte le emozioni di cui siamo fatti
servono paura e coraggio
in misure sempre sbagliate
serve tracciare cerchi
per capire il dentro e il fuori
serve ridere tanto e tantissimo amare
anche quando è un errore
anche quando fa male
la poesia è lì
nello spazio che insegna
ciò che davvero siamo
Cose che l’algoritmo non sa
Ci sono cose che l’algoritmo non sa (vivaddio!)
il profumo delle lenzuola pulite
il primo bagno della stagione nuova
le alzatacce per le vacanze
le lucette di Natale
il sonno dei neonati
i campi di papaveri e girasoli
Se sai tutto algoritmo
proponimi di andare a funghi
un viaggio low cost per le lumache
il nero delle noci sulle mani
fammi un pacchetto perfetto
un biglietto con la calligrafia di chi amo
spediscimi una fornitura di profumo di pane
un abbraccio di chi è andato avanti
Inscatolami
standardizzami
profilami
suggeriscimi
il miglior baracchino sul fiume
la piazza che amo
le gonne che fanno frush frush
la bancarella di collane pattone
la nostalgia delle macchine vecchie
(Oh! La Ritmo caro algoritmo!)
La vita è troppo breve per moltissime cose
La vita è troppo breve
per moltissime cose
le scarpe brutte
la pessima musica
le persone moleste e noiose
le sale d’attesa di muri grigi
A coltivar dolori
pensa già il destino
così noi apparecchiamo a festa
pranzi di ceramiche belle
piccole gioie radunate
giri di cucchiai
nello scuro del caffè
La vita è troppo breve
per moltissime cose
da far sparire
conta imparare a vivere
per ciò che vale
Siamo qui per la luce
altrimenti a cosa servirebbe
girare intorno al sole?
Faccio poesia con ciò che posso
Faccio poesia con ciò che posso
acqua e farina/matite e carboncino
le ombre stese alla finestra
il posarsi lieve del pettirosso
Faccio poesia col passo dei vecchi
col canto delle monete nelle tasche
i bottoni lenti a staccare
le pieghe della sottoveste
i promemoria sul calendario
Faccio poesia
di bestemmie al bar
di mani callose e giornate storte
con la fame di vivere dei ragazzini a stormi
Faccio poesia con ciò che curo
persone/amori/piante da rinvasare
procuro un po’ di spazio
due lacrime a innaffiare
una riga di luce giù dagli occhi
Faccio poesia con ciò che posso
non ne faccio affatto
conta ciò che lei fa a me
Nel 2007 ha vinto il concorso indetto dalla Casa Editrice Cinquemarzo di Viareggio, pubblicando la sua prima raccolta in versi liberi Didascalie a cui sono seguite la silloge Nuda (2009) e Parole povere (2010). Nel 2010 a seguito della vittoria della XXI edizione del concorso letterario organizzato dall'associazione culturale "Il paese che non c'è" di Bergamo ha pubblicato la silloge Fotosensibile con l'editore Franco Colacello di Bergamo.
Nel 2011 la nuova raccolta di poesie Il cielo di scorta e altre offerte della settimana è stata segnalata al Premio nazionale "Scrivere donna 2011" presieduto dalla poetessa Maria Luisa Spaziani; tale raccolta è stata poi pubblicata nel maggio 2013 da Linee Infinite Ediz. di Lodi. Nel 2013 con il testo teatrale Habla con Eva ha vinto il premio “Portale sipario” nel Concorso “Autori Italiani” organizzato dalla Fondazione Teatro Italiano Carlo Terron di Milano in collaborazione con la rivista “Sipario”. Nel 2017 ha pubblicato la raccolta di racconti Sei troppo grande per capire certe cose, Edizioni del Gattaccio, Milano. Nel 2020 con Giorgia Ferrari e Chiara Nobilia ha curato l'antologia poetica Con-tatto in risposta al Covid19. Nel 2021 ha vinto il premio Bukowski nella Sezione poesia con la raccolta O2. Ossigeno pubblicata da Giovane Holden Edizioni. Nel 2022 la stessa raccolta ha vinto il Contropremio Carver per la poesia edita.
Nel 2023 ha pubblicato la raccolta Faccio cose del secolo scorso con Controluna Edizioni di Poesia.
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