È in questa profonda riflessione, a mio parere, il nocciolo del lavoro letterario di Vera Mocella, e non soltanto in questa sua recente pubblicazione intitolata In questa immagine avrò vissuto, edita da RPlibri lo scorso 2023. Vera Mocella, giornalista, docente ma soprattutto poetessa sensibilissima, è infatti da sempre alla ricerca di una spiritualità pura che non rimanga confinata oltre le barriere della materialità, ma che comprenda e integri completamente la nostra realtà nella quotidianità e nella mera ovvietà corporea della vita, con tutte le sue pene, dolori, sogni, superficialità, pochezze ma anche negli slanci di gioia e dei sentimenti più forti. Una spiritualità che ancora di più in questo suo libro si caratterizza essenzialmente come amore, amore puro e completo, in tutte le sue declinazioni. È un amore che permea tutta la realtà, un sentimento che lega, anzi collega, la materia allo spirito universale, che sia Dio nello specifico o anche quella progressione verso un bene universale che ci renda veramente fratelli e consapevoli di una realtà sacra ed escatologicamente salvifica.
E per esprimere questo suo desiderio, che è quasi una necessità interiore, di impregnare tutta la realtà di questo forte e fondamentale sentimento d’amore, Vera Nocella si affida alla parola poetica, ben consapevole che questa, come anche certe altre espressioni artistiche di grande impatto emotivo, può contribuire ad una maggiore comprensione dell’ambito spirituale dell’esistenza umana, del grande mistero del trascendente che comunque tormenta e stimola l’uomo, al di là di ogni credo o religione.
Ma a Vera Mocella non basta la ristretta modalità poetica che si struttura normalmente in versi: in questa pregevole raccolta, troviamo infatti anche brevi testi in prosa, sempre nel rispetto dell’unico grande tema di fondo, che è appunto l’amore, la sensibilità nei confronti della spiritualità. Direi che le due modalità, testo poetico e testo in prosa, si integrano e si completano perfettamente, in quanto vi è “poesia” in entrambe, come del resto afferma anche la prefatrice Claudia Iandolo. Vera Mocella ha infatti il buon talento di saper esprimere con un ottimo dettato poetico sia in versi che in prosa, l’autenticità, la semplicità, la chiarezza e la luminosità del suo pensiero, che evidentemente travalica ogni schema prefissato, per potersi specificare in maniera più capillare, laddove il brano in prosa offre effettivamente un quadro narrativo più disteso, più ampio, più dettagliato, fermo restando il sottofondo squisitamente poetico di tutta la sua scrittura.
E in questa immagine di amore, di spiritualità, di delicatezza e di luce, Vera Mocella trova la sua dimensione, la sua principale e fondamentale ragione d’essere, come il titolo del libro suggerisce e sottolinea.
Non potendo riportare brani in prosa per motivi di lunghezza, proponiamo qui solo alcuni versi tratti dal libro.
Fulgore estremo
Fulgore estremo della giovinezza
mi incalza.
Ramoscelli appuntiti di nostalgia
nel giardino dell’anima.
Il mio amore
è come l’eternità del maggio.
Il Dono delle lacrime
Non so
nella non conoscenza vivo.
Il dono delle lacrime,
cristalli incandescenti del cuore.
Sono atroce destino,
sono meraviglioso destino/
sono fango e polvere sui piedi stanchi.
Più mi avvicino a me stessa
più il cuore trema,
si spaura.
Vorrei rinascere in nuovi giorni,
vorrei rinascere in giorni perduti,
essere uccello o fredda pietra.
Mi appartiene solo l’unicità dell’essere.
Pesante fardello.
Sono di creta le mani,
ragnatele di parole i capelli.
In tutto questo
sconosciuta parola,
tre lettere di fuoco: Dio.
Odo il tuo nome
ovunque
Odo il suono del tuo nome ovunque,
e tutto reca i segni del tuo passaggio,
tutto parla di te.
Persino il sole, oggi,
si è levato in alto per parlarmi di te,
e la fontana del villaggio
cantava a squarciagola il mio amore per te,
anche la cinciallegra ha riso,
e gli alberi
si sono inchinati
al tuo passo
Eterno battito d’ali
Quel che poteva essere
e che non è stato.
Il fuggire veloce dell’anima
l’eterno battito d’ali
degli uccelli nell’aria.
Eterno il battito del cuore
nel mio cuore.
Forza infinita
della giovinezza
nell’approssimarsi dell’estate.
Il tempo è un
segmento
Il tempo è un segmento
in bilico, inquiete, si esercitano
le anime sul filo del destino.
Raggiungere l’attimo,
quell’attimo in cui tutto è chiaro
dovevamo allontanarci
dovevamo perderci
per conoscere e per sapere.
Ora so
di cose sconosciute
prendo il mio cuore
pugnetto di neve e di cenere
e lo mangio.
Fiore della
solitudine
Fiore della solitudine
sei sbocciato
anche stamattina.
Speranza dolce,
nel deserto
che incombe.
Vera Mocella, In questa immagine avrò vissuto, RPlibri, 2023; prefazione di Claudia Iandolo
Vera Mocella, giornalista professionista dal 2006, ha collaborato con “La Repubblica” e “la Nuova Sardegna”, attualmente lavora e collabora per riviste e quotidiani locali, e si occupa prevalentemente di giornalismo culturale e sociale. È impegnata nell’attività di docente, in Piemonte. È presente nella Storia della poesia irpina (dal primo Novecento ad oggi), scritta dal critico Paolo Saggese, Elio Sellino Editore. Ha pubblicato Destini di luce, Libro italiano World (2008). Nel 2012 ha pubblicato Tra pietre troppo dure, Edizioni L’Autore Libri Firenze, che ha riscosso pareri postivi dai media e dalla critica e che è stato recensito nel sito di poesia della Rai, di Luigia Sorrentino. Ha partecipato a numerose manifestazioni letterarie, tra cui: “Il vizio ineluttabile della scrittura” organizzato da Scuderi Editrice. Ha realizzato, nell’aprile 2013, ad Avellino, la manifestazione: “Nel giardino segreto”, letture di Emily Dickinson, accompagnate da musica jazz, in sinergia con Scuderi Editrice. Ha partecipato a numerosi eventi culturali. È presente in riviste specializzate e antologie poetiche. Sue poesie sono raccolte nel periodico culturale “Narrazioni”, in blog come “Fara poesia” e in altri giornali online.
Nessun commento:
Posta un commento