Ed è così che, circolando attorno a concetti e termini per lui fondamentali, come fuoco, riflessi di luce, tramonti, cieli, il nostro giovane Dario si costruisce un mondo arduo, spigoloso, costituito da repentine variazioni di colori e di umori, e dove l’essenzialità della sua esistenza è dilaniata, quasi consumata, dal difficile e precario procedere in avanti.
Una poesia nervosa, complessa, a volte aguzza, direi quasi drammatica, che non lascia spazio a possibili redenzioni o ricostruzioni. Un ribollire di riflessioni, un fermento interiore che cerca di affiorare in superficie e che il nostro giovane autore riesce a gestire incanalando ogni cosa nei suoi versi densi e prorompenti. Una buona poesia, che è cartina al tornasole di uno stato di continuo disagio, e che contemporaneamente segna l’inizio di un cammino poetico interessante e meritoriamente propositivo.
e lingue di fuoco
che scendono in terra
e ardono lo sguardo.
A un occhio –
senza dolere –
sovviene un altro fuoco
che svela il crepuscolo
ed è intensa luce e vera pace.
Il secondo occhio s’incupisce
scruta ombra e passato
di chiuse caverne
e fitte foreste,
sapore di sangue,
un antico sepolcro
che brucia
e brucia
ed è fuoco fatuo
poi – nulla.
***
Sotto un cielo purpureo
le nuvole scorrono rapide
e un canto soffocato
melodia e rimembranza
stanzia, solitario, nel perpetuo divenire
di questi cieli che si rendono feroci
impazienti, come a voler trascinare
la volta celeste, il mondo, il tempo
e le cose vive tenute strette
a un respiro – ormai non più certo.
E con il passare dell’ultima nuvola
il cielo – ora spoglio – è pagina bianca
di un nuovo Dio che sogna silente.
***
Disperso nel nostro labirinto
di luci e di specchi
capii che ogni uomo
è anche un altro uomo
infiniti uomini
sono riflessi in una stessa luce
in uno stesso specchio;
ma nel riflesso di un altro occhio
che mi era impossibile scorgere,
e tuttavia potevo immaginare,
compresi che tutti gli uomini
sono un solo uomo
con lo sguardo rivolto verso Dio
e le sue illimitate ombre.
***
Tra le righe
Ricordi? In uno spazio sconfinato,
lasciammo dei sassolini bianchi
lungo il sentiero mal disposto.
Passo dopo passo,
il sentiero si rese rettilineo
e le cose iniziarono a morire
più in fretta;
mi tenesti la mano e dicesti
che mutare è ciò che tutto compie.
Non fui mai grato a nulla, dunque,
ti persi tra le righe.
In questi anni cammino a ritroso,
e vedo più sassolini che sentiero.
***
Un ultimo sguardo
alle finzioni
del mondo
che sfumano.
Lascio
per sempre
le cose
al loro posto.
Cedo il passo
alla carne marchiata
all’anima che brucia
alle ceneri del cuore.
E sogno di un fuoco
che mi battezzi
mi devasti
sovrasti.
È solo agli occhi
di chi arde davvero
che nelle notti eterne si disvela
l’alfabeto delle stelle danzanti.
(Brani tratti da:
Dario Alessio, Sogno di un fuoco, RPlibri, 2021)
Dario Alessio nasce a Roma nel 1999.
Appassionato di cinema, decide di frequentare l’Istituto Cinematografico “Roberto Rossellini”.
Durante gli studi, sviluppa un profondo interesse per la letteratura.
Pubblica Le viole recise (Il Sextante) nel 2019 con la prefazione di Matteo Tuveri e le illustrazioni di Sara Rogani.
Dario Alessio nasce a Roma nel 1999.
Appassionato di cinema, decide di frequentare l’Istituto Cinematografico “Roberto Rossellini”.
Durante gli studi, sviluppa un profondo interesse per la letteratura.
Pubblica Le viole recise (Il Sextante) nel 2019 con la prefazione di Matteo Tuveri e le illustrazioni di Sara Rogani.
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