Dove può collocarsi la poesia in quest'epoca caratterizzata
prevalentemente dalle estremizzazioni in ogni comparto sociale? Dalle punte più
squallide di un banale e piatto comportamento di fronte alle orripilanti
vicende di guerre, naufragi, migrazioni, malversazioni, omicidi e femminicidi,
alle punte più alte di storie esemplari, di abnegazioni, di sacrifici volti al
raggiungimento del bene altrui, di santità e di promozione della pace e del
benessere per tutti. L'uomo, si sa, è mezzo diavolo e mezzo santo, metà materia
e metà spirito, se vogliamo, e in questi estremi conduce la sua vita e
costruisce la sua storia. L'arte, e dunque anche la poesia, può toccare ambedue
i vertici, l'uno in alto e l'altro, all'opposto, in basso, traducendone le
peculiarità e riproponendole in modo creativo e armonioso.
La poesia dunque è,
a prescindere dalla fonte di "ispirazione", che sia malvagia o benigna, a
prescindere dalle storie fosche o mirabili dell'uomo: attua in sostanza una
sublimazione delle cose, rendendosi indipendente pur parlandone e pur riferendosi
ad esse, a volte direttamente, a volte allegoricamente. Lo spirito della poesia
è tale che riesce a rivitalizzare e a illuminare le cose e l'uomo,
indipendentemente dal loro stato e dalle loro azioni.
In questa prospettiva, il progetto poetico di Adam Vaccaro, nella sua recente raccolta "Tra Lampi e Corti", edita da Marco Saya,
coglie benissimo, a mio avviso, la centralità e l'importanza del dire poetico,
in un mondo frastornato, banalizzato, omologato, direi a volte nientificato,
dai sistemi economici imperversanti e condizionanti. Si tratta di una raccolta
complessa, ben articolata e organizzata, il cui titolo fa riferimento al mondo
dell'arte fotografica (Lampi) e cinematografica (Corti, per dire
cortometraggi), e nulla di più aderente ai suoi intenti poteva trovare l'Autore
volendo alludere ai due principali filoni di cui si compone il libro, e cioè la
parte prettamente poetica, dove il "lampo" è lo scatto fotografico di
un aspetto del mondo o dell'uomo, visto e descritto hic et nunc così come appare, e una parte più descrittiva,
narrabile, quasi come un "corto" cinematografico. Questo assetto
della raccolta di Adam Vaccaro è bene descritto e dettagliato nella pregevole
prefazione di Francesco Muzzioli, il quale afferma che "Tra lampi e corti" allude a diverse strade percorribili (nella
lettura del testo), quale più puntuale
con messa in evidenza istantanea e quale più narrativamente espansa a formulare
brevi storie.
Ma in entrambi i casi, la poesia di Adam Vaccaro è una
poesia consapevolmente alta, sia dal punto di vista stilistico, sia per i
contenuti. Il nostro autore mette bene in risalto le sfumature di indifferenza,
di superficialità e di banalità in cui sono invischiate le nostre esistenze
quotidiane, i nostri comportamenti e persino i nostri linguaggi: una poesia di
denuncia, quindi, o perlomeno anche
una poesia di denuncia, come ad esempio in "Poesia di pietra", dove Vaccaro parla di una Milano (ma alludendo
all'attuale società generalmente prolassata) distratta e insensibile.
La complessità del progetto poetico di Adam Vaccaro in
questa raccolta si evidenzia nelle molteplici parti di cui è composta (Lampi, Tempi, Dediche, Radici di pace,
Quadriglia gitana, Sapori di vino, Corti, Stranieri, Oratorio aquilano, Lezioni
norvegesi), le quali tutte compongono un mosaico ben visibile delle varie
tematiche umane e sociali, da cui Vaccaro ha tratto spunti per la sua pregevole
scrittura, mostrando il lato debole di questa umanità ma anche squarci di luce,
indulgenze e speranze.
Lo stile è personalissimo, originale, colto. C'è, nelle
poesie della raccolta, un largo uso dell'enjambement
che sorprende piacevolmente il lettore, ed inoltre è evidente la grande
padronanza della tecnica poetica, di figure retoriche particolari come la paronomasia e di altri accorgimenti che
rendono il testo squisitamente intrigante e accattivante, come è giusto che sia
per una poesia che non debba limitarsi ad una semplice esposizione di
sentimenti e di situazioni, prerogativa questa di gran parte del panorama
poetico dilettantistico attuale.
Molto ancora ci sarebbe da dire sulla poesia di Adam Vaccaro
e in particolare su questa ricca e interessante raccolta, ma lasciamo ai nostri
affezionati lettori l'opportunità di aggiungere ulteriori riflessioni e
commenti dopo aver letto i brani seguenti, tratti appunto da "Tra Lampi e
Corti".
Poesia di pietra
Milano è poco più di niente, pensa
il distratto che corre con le cuffie
sulla sua capacità di sentire. Poi
senza più fiato si accascia
in questo slargo di sassi
con la montagna di guglie bianche
che lo guarda e qualcosa si accende
s'illumina anche in lui l'immagine
di una poesia di pietra
lanciata a meraviglia del cielo
alla sua plateale indifferenza
2 febbraio 2015
Improvviso
Camminando lungo queste strade larghe
O quasi cunicoli la polvere alla luce calante
Di questa sera lupa di un'umanità furfante
S'alzava e disegnava forme di un'utopia
Impossibile imprevista e resistente nella
Mente che non parla da sola ma ascolta
Cosa possono dire le stesse cose che ci
Appaiono inerti – polvere di morte che
Improvvisamente si alza e ritrova il volo
3 aprile 2016
Ventagli d'amore e
d'inganno
Dicono che il vento si fa vento
per farsi canto senza parole
sapiente che sa già tutte le loro
accese illusioni che sanno cucciarsi
e farsi anima, prima sotto pelle e poi,
piano, fino al cuore, fino a farsi liquore
che scende scende e inventa altri suoni
con odori e lampi abbracciati a ferite
dolci e feroci, incancellabili.
Che riconoscerai anche se ti rapiranno l'anima,
per farne schiava in luoghi sconosciuti, mentre
ti racconteranno di un'altra libertà ornata di altre
parole d'incanto che ti diranno, tu sei nel massimo
sogno di essere oltre e altro, finalmente il vero te,
il re che hai sempre cercato in parole ignote
il più sconosciuto e tanto in alto e fuori di te
che ti sembrerà di volare come una foglia – completa
mentre preda di un vento alieno che fa di te il suo canto
Aprile 2014
I bottoni di Peppino
Non sapeva peppino quel mattino
presto di novembre – statua di pietra
sulla valigia – dove il treno e il destino
dal Sud avrebbero fatto un punto.
Sapeva solo il sapore di una polvere
che brillava ancora bianca nel cuore
e nei pugni colmi di bottoni abban
donati ai compagni di un gioco
con pietre piatte e mucchietti
di bottoni – bottini da conquistare e
mostrare – guarda! – e ricominciare
La domanda e il punto si sciolsero
in uno stanzone pieno di un'altra
polvere su scatole e cartoni pieni
di bottoni – mille occhi a Nord
di una fabbrica abbandonata
Carboni incendiarono il cuore di
peppino alla vista di quel paradiso
di tesori e bottini neppure sognati
mentre suo padre diceva – forza!
pulire e buttare – buttare e disfarsi
di quel mare di cento colori per fare
posto a letti tavolo e sedie mentre
gli occhi brillavano come madreperla
senza poter dire a nessuno – guarda! –
e ricominciare
Scale in me
Scale che abitano in me – Rivedo
Quella scala in penombra che sale
Verso volte di angosce costrette
E la scala in pietra inerpicata
Alla dimora d'origine con la sua
Scala di legno in cima puntata a
Quel basso sottotetto del cielo –
Regno di giostre di topinastri tra
Legnaie e altre claustre anse di tepore
Come le austere stanze dei nonni –
E poi poi scale ampie e scale strette
Delle cento aule da Bonefro a Fermo a
Milano, di rutilanti densi umori saperi
ancora ignoti – Scale vitali e scale a
Scendere in precipizi dell'anima
Così balbettante insieme ai tacchi
Su scalini immersi nel buio prima
Che in fondo una luce brillasse
Scendesse a illuminare i piedi
Ansiosi di risalire e farsi arpioni
Verso sogni d'umano e d'eros fino
Agli ultimi gradini prima della porta
Aperta dal tuo sorriso-promessa
Premessa di un'eco di paradiso
Maggio 2015
L'angelo ignoto
Due volte ignaro come in sogno volando
nell'improvviso aprendo un altro mondo
Ragazzi a squarciagola cantando
su salti catenacci e bici oscillanti
s'una striscia bianca – come pane
risate e sapor di farina – mi accolse
un manto d'incanto tra polvere e sassi
che incolume si fece e denso abbraccio
Poi quando ormai la fronte era più piena
ritrovai una chiara e soffice mano che
della lamiera d'un cofano fece volo e
mi spinse riverso su un nero asfalto
senz'anima e logoro di sogni eppure
quasi materno porto e misterioso
Non saprò mai la mano che mi accompagnò
in quei voli né potrò mai dirne la dolcezza
Luglio 2008
Mira a Milano
Ho alle spalle deserti e savane
che cantano in me col vento
che non sento più – tra urla e
fischi su queste strade altre
deserte di amore mentre corro
a infilarmi in questo tubo di ferro
cercando di ricordare le facce
impolverate e le vesti colorate che
non so se sono state cancellate
dal turbine che mi ha portato
fino a qua e mi strizza il cuore
come questo straccio che raccoglie
le mie lacrime invisibili per chi
sarà insieme a me domattina
di nuovo come ogni mattina
in cerca di una cosa – di un po'
di dignità di lavoro e pace
Giugno 2008
Testi tratti da "Tra Lampi e Corti", di Adam Vaccaro, Marco Saya Edizioni, Milano, 2019.
Prefazione di Francesco Muzzioli; postfazione di Eleonora Fiorani.
Adam Vaccaro,
poeta e critico nato in Molise nel 1940, vive a Milano da più di 50 anni. Ha
pubblicato varie raccolte di poesie, tra le ultime: La casa sospesa, Novi Ligure 2003, La piuma e l'artiglio, Editoria&Spetatcolo, Roma 2006; Seeds, New York 2014, scelta da Alfredo
De Palchi per Chelsea Editions, con traduzione e introduzione di Sean Mark. Ha
realizzato inoltre pubblicazioni d'arte con Romolo Calciati e altri, con
prefazioni di Dante Maffia, Eleonora Fiorani, Gio Ferri e Mario Lunetta. Con
Giuliano Zosi e altri musicisti, ha realizzato concerti di musica e poesia.
Collabora a riviste e giornali, siti e blog, con testi poetici e saggi critici.
Per tale versante, ha pubblicato Ricerche
e forme di Adiacenza, Asefi Terziaria, Milano 2001. Ha avuto premi e
riconoscimenti, tra cui il Premio Astrolabio del 2007, ed è stato tradotto in
spagnolo e in inglese.
Ha fondato e presiede Milanocosa
(www.milanocosa.it), dal 2000, Associazione
con cui ha curato molte iniziative e pubblicazioni: Poesia in azione, Bunker Poetico, alla 49a Biennale
d'Arte di Venezia 2001; "Scritture/Realtà
– Linguaggi e discipline a confronto", 2003; 7 parole del mondo contemporaneo, 2005; Milano: Storia e Immaginazione, 2011; Il giardiniere contro il becchino, Atti del convegno 2009 su Antonio
Porta, 2012. Cura la Rivista online Adiacenze,
materiali di ricerca e informazione culturale del Sito di Milanocosa.
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