Nella grande, anzi grandissima produzione di opere poetiche che si riscontra oggi in Italia, non mancano certamente testi considerevoli e meritevoli di attenzione, accanto ad una moltitudine di libri che soltanto mediamente possono considerarsi appartenenti alla categoria “poesia”, ché di questa hanno poca o addirittura nessuna parvenza.
Altre volte, rare volte, ci si può invece imbattere in capolavori assoluti, almeno da un mio modesto parere del tutto personale, però confortato da decenni di letture, ricerche e approfondimenti della poesia contemporanea. Mi riferisco dunque a Paradigmi della complessità, di Silvia Elena Di Donato, che in questo spazio molto volentieri mi accingo a segnalare. Una raccolta di poesie pregevole, sia per il contenuto e sia per la elegante veste tipografica con la quale la Di Felice Edizioni, casa editrice di tutto rispetto, ha voluto confezionarla. Una colta prefazione di Vincenzo Guarracino, impreziosisce ulteriormente la silloge. Trovo molto significativo il fatto che (finalmente!) la raccolta non è “a tema”, cioè non è dedicata ad un particolare argomento, più o meno attuale, più o meno sentimentale o sociale (l’amore, la famiglia, la donna, l’emigrazione…), che, per quanto interessante e incisivo, a volte può adombrare o banalizzare l’argomento stesso. In Paradigmi della complessità è la Poesia stessa, la poesia pura, a essere argomento di sé stessa e nello stesso tempo tema che avvolge totalmente la realtà e l’esistenza. E un dettato che fonda sullo spessore e sulla potenzialità della parola poetica, sulla sua “verticalità”, la sua essenza, è senza dubbio da considerarsi veramente e pienamente aderente ai criteri con cui si scrive, si deve scrivere, di poesia. Silvia Elena Di Donato è all’interno di questa linea pura, con la sua poetica di Paradigma della complessità, in cui compie un viaggio nella e con la parola, per dire l’essenza del mondo, della realtà circostante, della sua filosofia di vita. Attenta osservatrice del mondo fuori dalle sue stanze, sublima in versi il senso del creato (“Siamo quello che accadiamo… dispiegata geometria della durata…”), dove il tempo e lo spazio si congiungono in un’unica dimensione esistenziale, e dove la materia non pesa, non ha consistenza, bensì trascende sé stessa elevandosi. In tutto questo, l’amore è collante e ponte che unisce e integra la fisicità del creato con quella dimensione d’attesa asintotica d’infinito (“L’eternità inserita nel mondo”…).
Paradigmi della complessità, in un mondo che andrebbe semplicemente compreso e affrontato con la verità del proprio cuore. Con l’unica verità: la poesia.
Riportiamo qui di seguito alcuni brani tratti dal libro
Elegia di un tramonto
Sospesa sulle spalle di Atlante
la luce sferica di un sogno di carta
Parole. E mani
– ancelle e sassi –
– Esperidi d’oro all’estremo
occidente –
Il mondo fuori dalle mie stanze
E respiri a picco sul mare lontano
***
Il breve addio
Strade, rena, passi
fino a qui
dove ora bevo la terra
salata più del mare
manca l’aria
in questa landa
senza parole
e mancano i tuoi baci
– sassi smarriti
sulla riva del mezzogiorno –
li raccoglierà l’attesa
in ceste pazienti
e altre strade, altra rena, altri passi
ti condurranno
ad abitare i tuoi sogni
***
La lente
Siamo quello che accadiamo
e quello che accadremo e già accademmo
dispiegata geometria nella durata
modi
archetipi memorie e mito, cifre
intagli d’infinito
mente parola azione
la bocca dei profeti
la sapienza di Salomone
effetti cause compimenti
rovine sedimenti ed intuizioni
discorsi opinioni ed algoritmi
chiare e distinte mappe o inadeguate
errori di pronuncia e ortografia
scritture provvisorie di un’idea
distese di solitudini e di attese
Siamo quello che accadiamo
e quello che accadremo e già accademmo
congiunzioni non lineari
connessioni sincronicità e metafore
chiarore raro perfetto e benedetto:
l’eternità inserita nel mondo
***
Alfa e omega. O della
finzione suprema
Fingere una finestra
in queste nostre vite
variamente dislocate e riunite
Farsi soglia di corrispondenze
sospesa nell’aria
Guardare adeguatamente
di là da un muro, di là da una siepe:
Svelare l’infinito in ogni parte
del tutto
La materia non pesa: eleva
La commozione è azione: di conoscenza
Così questa poesia: è l’unica verità
***
Il canto del sapiente
Facciamo sogno ogni nostro giorno
noi segmenti di un unico codice
non altrimenti vivi se non cifre
tradotte in pelle e in alfabeti e amori
misurate colonne rastremate
fin sotto al peso delle trabeazioni
o migrazioni senza gravità
come profumo di zagare e acacie
visioni agli occhi dell’aedo cieco
che dall’inizio ci conobbe mito
perfetti paradigmi
della complessità
Clairvoyance
A Federico Leoni, il mio maestro
Portami sulla vetta
che non conosce sospetto
né lingue mutile e confuse
dove si fa chiaro
che non c’è amore sprecato
e ogni senso si squaderna perfetto
nella misura dei fatti
nel tutto che accade
Portami dove non si manca alle promesse
perché non si crede alle delusioni
Portami al punto d’osservazione giusto
dove le parole si fanno mondo che so vivere
e il mondo parole che so dire
E lì tienimi
sull’orlo del cadere
vertigine e funambola che mai cade
Silvia Elena Di Donato, Paradigmi della complessità, Di
Felice Edizioni, 2024; prefazione di Vincenzo Guarracino.
Silvia Elena Di Donato, nata a Pescara nel 1976, vive a Manoppello. Laureata in Lettere classiche e in Filosofia, insegna presso il Liceo Classico “G. B. Vico” di Chieti e cura costantemente interventi di carattere storico e letterario sia su periodici locali sia nell’ambito di rassegne e manifestazioni culturali. Con la raccolta poetica La maschera di Euridice (2018) si aggiudica numerosi premi e riconoscimenti, guadagna diverse recensioni e viene segnalata anche su La Lettura del Corriere della sera; nel 2019 è invitata a presentare la silloge presso il Centro di cultura italiana “Dante Alighieri” di Bahia Blanca, in occasione della settimana della lingua italiana nel mondo, e nello Spazio arti della Casa Alda Merini a Milano.
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